È davvero così importante comunicare? È sempre utile comunicare o a volte è preferibile un ossequioso silenzio?
Correva il 1967 quando fu pubblicato il testo La pragmatica della comunicazione umana scritto da Watzlawick, Beavin e Jackson della scuola di Palo Alto in California. In questo testo si postulano i 5 assiomi della comunicazione.
Il primo assioma dice esattamente che “non si può non comunicare”. Diventa evidente che qualsiasi atto diventa comunicativo, anche il silenzio. Data l’impossibilità di non comunicare conviene a questo punto farlo al meglio e, soprattutto, presidiare i luoghi di conversazione che si ritengono strategici per il proprio business (social network, media tradizionali, luoghi fisici, piazze, vetrine…).
In un tempo come il nostro, dove spesso ci troviamo in overloading di informazioni, una comunicazione chiara, semplice ed efficace diventa essenziale per la costruzione di un’identità.
Come Associazione Progetto Re-Cycle abbiamo sentito forte il bisogno di comunicare la nostra visione e i nostri obiettivi che potremmo, sposando la linea della semplicità e sintesi, riassumere intorno alle parole “riciclo” e “riuso” come cultura e opportunità di business.
Nella cultura italiana associamo la parola “business“ al “fare i soldi”. In realtà business si traduce come “fare impresa”.C’è un sostanziale differenza di obiettivo. Fare impresa è guardare il futuro, è gettare le basi per un benessere diffuso e fruibile anche da chi gravita intorno all’impresa stessa. Quello che noi ci proponiamo è creare connessioni tra realtà affini, guidate dai medesimi valori.
Scrivevo poche righe sopra dell’importanza del presidio e della sua essenzialità.
Presidiare gli snodi comunicativi permette di governare le possibili evoluzioni e derive del messaggio che vogliamo dare. Senza la nostra presenza permettiamo che lo facciano altri e che altre forze trasformino e a volte deformino quello che stiamo comunicando.
Diventa altresì importante che il messaggio sia veritiero e che rappresenti la nostra identità. Sembra una banalità ma non lo è affatto. Quante volte infatti abbiamo storto il naso leggendo un messaggio e pensando all’ipocrisia di chi l’ha detto, scritto o disegnato?
Forti di questa consapevolezza abbiamo cercato con Progetto Re-Building di comunicare con delicatezza e determinazione il nostro obiettivo di sostegno alle popolazioni del centro Italia colpite dal sisma iniziato il 24 agosto 2016 e non ancora concluso.
Comunicare significa creare connessioni possibili con i destinatari e i fruitori del nostro messaggio. Significa gettare il seme per possibili relazioni.
Come si comunica dunque il riciclo, il riuso e la ri-costruzione di ciò che ci sta a cuore?
La prima risposta semplice è praticandolo e vivendolo ogni giorno.
Possiamo infatti comunicare qualcosa che non abbiamo sperimentato? Certamente sì, ma il messaggio risulterebbe sicuramente meno forte e il rischio di non toccare le corde giuste è altamente probabile.
In virtù di questa convinzione, siamo stati nei luoghi colpiti dal sisma di persona, con il nostro presidente Antonella Grana. E adesso possiamo raccontarlo e comunicarlo.
Non dimentichiamo che le materie prime con le quali costruiamo i nostri oggetti, le nostre case, le strade non sono infinite, prima o poi cesseranno. Ma infiniti potrebbero essere i modi di riutilizzare quelle che abbiamo già immesso nei nostri cicli produttivi.
Abbiamo la tecnologia per vivere in un mondo pulito, abbiamo le idee e i nostri cervelli sono sempre all’opera per continuare la ricerca del nostro benessere.
La Terra è la nostra casa. In una casa pulita si cresce e si prospera. In una casa sporca ci si ammala e si muore.
Ed è per crescere che crediamo nella diffusione di una cultura e di una formazione sul riciclo, il riuso, sulla rilettura dei nostri territori, sulla valorizzazione e sul riuso di competenze a tutti i livelli.
Vale la pena raccontare e comunicare queste cose?
Io, noi, crediamo di sì.
Watzlawick, P., Helmick Beavin, J., & Jackson, D. D. A. (1971). Pragmatica della comunicazione umana: studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi. (M. Ferretti, Trad.). Roma: Astrolabio. (Pubblicato originariamente nel 1967).