Editoriale

Di Francesca Toso

Quando nel 1951 venne fondata la CECA (Comunità Economica Carbone e Acciaio), il riciclo era un concetto non ancora esistente e lontano da ogni immaginazione. L’evoluzione delle politiche di sostenibilità a livello di metodologie produttive, di risultati industriali e di attenzione all’ambiente, hanno portato ad una lunga serie di cambiamenti sociali: l’Unione Europea è diventata un riferimento esemplare per la capacità di scambio di merci e di persone, la condivisione di idee e di spazi permessa con la Convenzione di Schengen a partire dal 1990.

Oggi la condivisione dei valori che hanno contribuito a costruire un così lungo periodo di pace e collaborazione si trova in un momento di crisi, come dimostrato dalla Brexit e dal dilagare di sentimenti populisti all’interno degli stati membri, conseguenze più o meno dirette dello stato di panico derivante dallo scarso impegno nella gestione e nell’accoglienza dei flussi migratori quanto dell’incapacità di rialzarsi delle industrie dopo la crisi economica del 2008.

Ogni momento di crisi presenta tuttavia grandi opportunità, già nel 2011 Rifkin individuava l’avvento della Terza Rivoluzione Industriale in relazione ad un’economia e una produzione sempre più orientate al digitale, evidenziando come la sostenibilità ambientale dovesse avere un posto rilevante nella determinazione delle politiche industriali per permettere di salvaguardare l’ecosistema e non solamente un sistema di consumismo globalizzato.

Riflettendo sul rapporto tra economia e società, ci siamo chieste in che modo le discipline progettuali si pongono rispetto alla produzione di beni per un pubblico sempre più globale, le cui esigenze variano sulla base della posizione geografica, della cultura di appartenenza e dell’immaginario al quale fanno riferimento, ma soprattutto se attraverso l’architettura, l’ingegneria e il design sia possibile innescare un cambiamento nella mentalità produttiva, orientandola verso un pensiero circolare nel quale ogni azione e ogni conseguenza sono considerate parte di un processo in continuo divenire.

Abbiamo chiesto agli autori raccolti in questo numero di presentarci il loro approcci alla progettazione attraverso esempi di casi studio e metodologie condivise a livello internazionale, con l’intento di offrire ai lettori una panoramica attraverso la quale avvicinarsi alla progettazione sistemica come concetto chiave per la comprensione dell’economia circolare.

La prima riflessione sull’economia circolare è di Franconi, che si interroga sulle differenze tra i concetti di Riciclo e Sovraciclo, distinguendo e provando a definire le due pratiche e i rispettivi ruoli attraverso una revisione della letteratura accademica.

Il contributo di Pigosso, Rodrigues e McAloone, in lingua inglese, accompagna il lettore nel mondo dell’Economia Circolare attraverso l’analisi di dodici pratiche gestionali usate come guida alle industrie nella transizione alla mentalità sistemica necessaria per avvicinarsi ai nuovi modelli economici.

Il contributo di Cristiano e Gonella presenta l’analisi emergetica di uno specifico caso studio, ovvero la valutazione del progetto edilizio della struttura socio-sanitaria dell’associazione umanitaria Emergency a Khartoum, in Sudan, secondo principi di analisi del valore dell’investimento non solo in termini quantitativi o qualitativi bensì di energia coinvolta direttamente o indirettamente per la creazione di prodotti, sistemi, servizi.

Nel ringraziare gli autori per l’entusiasmo e la professionalità con le quale hanno contributo alla creazione di questo numero di Progetto Re-Cycle, ci auguriamo che sia per i lettori un’esperienza costruttiva e fonte di curiosità per approfondimenti futuri.