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Marzotto e la formazione tecnica.

Di Ethel Lotto
Il Lanificio Marzotto ha seguito la formazione delle sue maestranze fin dalla fondazione, prima mettendo a punto un modello di apprendistato in azienda, poi favorendo a Valdagno la nascita dello storico istituto tecnico a indirizzo tessile. L’eredità materiale e culturale di questa esperienza è stata indagata durante il workshop Tessile Pedemontano e Temporary Hosting dagli studenti dei corsi di laurea in moda dell’Università Iuav di Venezia. Il workshop stabilisce una serie di relazioni tra i molteplici attori che operano a vari livelli su un territorio segnato dalla presenza della manifattura tessile, sperimentando la formula della residenza temporanea per attivare scambi fra realtà produttive, istituzioni per la ricerca, giovani talenti e idee innovative.

Il rapporto di Marzotto con la formazione segue le trasformazioni dell’industria, dalla nascita nell’Ottocento del primo Lanificio di Valdagno, una piccola tessitura fondata da Luigi Marzotto per la produzione di panni per l’albergo di sua proprietà, fino all’attuale articolata organizzazione del Gruppo. La relazione è così stretta che influenza anche la definizione della Città dell’Armonia, costruita a Valdagno tra il 1927 e il 1937 per volere di Gaetano Marzotto, con il Centro Studi, il quartiere delle istituzioni scolastiche che occupa tre isolati con gli edifici dell’asilo, delle scuole elementari e medie, il liceo e l’istituto tecnico, e si definisce come un manifesto del ruolo che la famiglia riveste nello sviluppo dell’istruzione a Valdagno, ruolo preminente nel campo della formazione tecnica tessile.

Lo stabilimento Marzotto visto dalla Città dell’Armonia © Francesco de Luca
Lo stabilimento Marzotto visto dalla Città dell’Armonia © Francesco de Luca

Dal 1836, quando tutte le fasi di lavorazione vengono allocate in un unico luogo, con la costruzione del complesso produttivo a nord di Valdagno, fino al suo completamento nel 1869, la trasmissione delle competenze tecniche passa dalla tradizione ereditaria nelle case delle famiglie operaie che lavorano a cottimo, all’interno dell’opificio. Nella fabbrica il trasferimento del saper fare è affidato agli operai veterani che istruiscono gli apprendisti secondo un percorso di formazione che esplora tutti i passaggi della produzione, dalle procedure rudimentali fino a quelle specializzate per il funzionamento dei telai.

Modello originale dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca
Modello originale dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca

A partire dal 1921 la formazione tecnica esce progressivamente dalla fabbrica con l’istituzione di una Scuola operaia di primo grado, dove nella fase iniziale si tengono solo le lezioni teoriche, mantenendo la pratica nell’ambito della fabbrica. Qui è allestito uno spazio dedicato, la sala scuola, fornito di venti telai dei diversi tipi usati nell’opificio, dove gli apprendisti portano a termine la loro istruzione pratica in un periodo variabile dai tre ai cinque anni, a seconda delle attitudini. Gaetano Marzotto, alla guida della manifattura, consapevole del valore aggiunto della preparazione teorica, inizia a sostituire gli allievi della sala scuola dello stabilimento con quelli della scuola operaia, corrispondendo agli allievi migliori l’indennità di apprendisti, secondo un’ottica meritocratica.

Ingresso dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca
Ingresso dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca

Alla fine degli anni venti anche le attività formative pratiche vengono spostate all’interno della scuola, che si trasforma in Scuola di Avviamento, secondo un modello di derivazione belga che sostiene un’idea di addestramento dove la pratica avviene in ambienti simili a quelli della fabbrica, così che l’allievo possa essere in grado di riconoscere il ciclo produttivo e il macchinario utilizzato una volta assunto come apprendista.

L’interesse del Lanificio Marzotto per la scuola è manifesto, al punto che ora vengono assunti solo apprendisti tessitori che siano contemporaneamente iscritti alla scuola, inoltre la direzione stabilisce che si iscrivano e frequentino il corso anche i giovani che si stanno formando in fabbrica. L’obiettivo è avere a disposizione maestranze specializzate capaci di rispondere alle necessità sorte in seguito al grande piano di rinnovamento tecnologico e impiantistico del Lanificio avviato nel 1921, che contempla l’acquisizione di telai e macchine dalla Francia e dall’Inghilterra e il ricorso a maestranze straniere, che faticano non solo a inserirsi ma anche a formare gli operai locali. Servono quindi sia meccanici e falegnami, per la manutenzione e la riparazione dei telai e delle macchine, sia tessitori specializzati. Il corso per maestranze tessili si propone di integrare con conoscenze teoriche e tecnologiche e pratica di laboratorio le competenze professionali dell’apprendista e dell’operaio per presentare agli stabilimenti tessili giovani preparati che possano divenire in breve tempo assistenti e caposala.
Gaetano Marzotto insiste affinché il corso per operai tessili abbia un carattere strettamente laboratoriale, nel 1929 offre alla scuola cinquanta telai meccanici e diversi macchinari per la filatura, così che lezioni teoriche e pratiche si possano svolgere nello stesso luogo e con gli stessi insegnanti. Nella pratica la scuola funziona come una piccola azienda a cui il Lanificio fornisce le commesse e le materie prime, ritirando e pagando il prodotto finito.

Modello originale dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca
Modello originale dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca

Nel 1933 la Scuola di Avviamento diventa Scuola tecnica industriale per tessitori e meccanici e nel 1936 trasloca nel nuovo edificio nella “Città dell’Armonia”, che alle aule per le lezioni teoriche e agli spazi direzionali e di servizio affianca un articolato sistema di laboratori. Nello stesso edificio si trova anche la Scuola Pratica Libera di Tessitura, un corso triennale per giovani provvisti di licenza elementare, che offre una formazione strettamente tecnica per preparare ragazzi che compiuti i quattordici anni possano entrare in fabbrica con competenze tali da ridurre il periodo di apprendistato. Gaetano Marzotto, che nell’attività della Scuola Pratica chiaramente prosegue fuori dallo stabilimento l’esperienza della sala scuola, sovvenziona l’istituzione che si finanzia anche tessendo per il Lanificio. Nel 1939 all’interno dell’istituto inizia la sua attività l’Azienda Speciale, un progetto nato con lo scopo di sostenere la preparazione degli allievi alla fine del percorso formativo, offrendo loro l’opportunità di lavorare nei laboratori della scuola fino all’assunzione in fabbrica, nel caso non trovino subito un impiego. L’ Azienda fino al 1943 lavora in esclusiva per il Lanificio Marzotto, poi apre la sua attività ad altri clienti, rimanendo attiva all’interno della scuola fino alla fine degli anni sessanta. Il valore intrinseco di questo organismo indipendente è di ampliare il campo di studi e soprattutto quello della sperimentazione, sia degli allievi che del corpo docenti, mettendoli in contatto diretto con il sistema della produzione industriale, al punto che quando la Montecatini brevetta la nuova fibra artificiale “meraclon”, affida all’Azienda Speciale la parte sperimentale della lavorazione, prima di commissionare alla Marzotto la produzione industriale.

Edificio dei laboratori di tessitura dell'Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” e del Museo delle Macchine Tessili di di Valdagno © Francesco de Luca”
Edificio dei laboratori di tessitura dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” e del Museo delle Macchine Tessili di di Valdagno © Francesco de Luca”

La Scuola Tecnica per Tessitori nel 1946 diventa Istituto Tecnico Industriale “V.E. Marzotto”, ad indirizzo tessile laniero e chimico industriale. Negli anni cinquanta l’istituto, grazie anche all’incremento di iscrizioni favorito dall’apertura del pensionato studentesco nel 1953, sempre grazie all’intervento di Gaetano Marzotto, si avvia a divenire un centro di rilevanza non solo nazionale per chi desideri una formazione specializzata in ambito tessile-laniero, ne deriva un problema di spazi e di attrezzature, risolto con un progetto organico, che prevede la costruzione di un nuovo capannone e l’aggiornamento di macchine e strumentazioni, possibile grazie ai finanziamenti di Gaetano Marzotto e del Lanificio Rossi di Schio. Negli anni sessanta i rapporti tra Manifatture Lane Marzotto e Istituto Tecnico Industriale sono tali che i docenti e i tecnici della scuola visitano regolarmente lo stabilimento per pratiche di aggiornamento sui macchinari all’avanguardia e i tecnici della fabbrica tengono lezioni di approfondimento all’istituto, che a sua volta opera lavorazioni sperimentali sui telai a mano per la manifattura Marzotto, mentre il Lanificio dona all’istituto macchinari dismessi, ma utili alla didattica. Fin dalla nascita dell’istituto l’interesse e l’impegno di Marzotto verso questa istituzione è confermato dalla presenza di operai dello stabilimento all’interno della scuola come docenti e tecnici di laboratorio.

Laboratorio di tessitura dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca
Laboratorio di tessitura dell’Istituto Tecnico Industriale “V. E. Marzotto” di Valdagno © Francesco de Luca

Quando Marzotto decide di entrare nel campo dell’abbigliamento pronto, con l’implementazione nel 1951 nello stabilimento del Maglio di un reparto Confezioni seguito dall’apertura nel 1959 di uno stabilimento a Salerno e uno a Noventa Vicentina, affianca un centro per confezioniste a Salerno. Anche l’Istituto Tecnico di Valdagno, sollecitato da Marzotto, mette a punto un corso per confezionisti, che verrà però attivato come corso per l’addestramento professionale per l’industria a Noventa Vicentina.

Ingresso del Museo delle Macchine Tessili di Valdagno © Francesco de Luca
Ingresso del Museo delle Macchine Tessili di Valdagno © Francesco de Luca

Fino agli anni settanta l’Istituto Tecnico di Valdagno riesce ad assecondare le esigenze della manifattura tessile adattandosi alle sue trasformazioni con lo spostamento dell’indirizzo formativo dall’area tessile a quella chimico industriale, consapevole che gli orientamenti per superare la fase di stagnazione dell’industria, indirizzati all’automazione e alla diversificazione nelle confezioni, non possono trovare risposta nei vecchi indirizzi didattici.

Museo delle Macchine Tessili di  di Valdagno © Francesco de Luca"
Museo delle macchine tessili di di Valdagno © Francesco de Luca”

Fino a questo momento è possibile seguire l’interesse e l’impegno di Marzotto nella formazione tecnica attraverso i documenti conservati nell’archivio dell’Istituto Tecnico Industriale che testimoniano una relazione costante tra manifattura e istituto stesso. In coincidenza con le trasformazioni aziendali, che attraverso una serie di acquisizioni a partire dagli anni ottanta, hanno portato all’attuale assetto del gruppo secondo un modello di impresa-rete, è difficile tracciare il percorso seguito da Marzotto nella formazione, almeno fino alla fine degli anni novanta quando l’attenzione del Gruppo si indirizza verso forme di collaborazione tra industria, università e centri di ricerca, come attesta Massimo Lolli, Direttore Risorse Umane del Gruppo Marzotto, che in un’intervista (Cavalca Altan, 2002) dichiara che: “Ci dovrebbe essere una forte comunicazione sulle opportunità che offre il settore moda, sollecitare lo stato, le imprese, università, centri studi a lavorare nell’ottica del consorzio […].”
In questa prospettiva nel 2003 il Gruppo Marzotto organizza un Master Sistema Moda finanziato dal Fondo Sociale Europeo con l’obiettivo di fornire una formazione completa, non solo per sviluppare abilità tecniche ma anche gestionali e personali. La propensione a percorrere la strada della formazione attraverso il coinvolgimento delle università e dei centri di ricerca offre al Gruppo Marzotto l’opportunità di trasmettere i valori della cultura manifatturiera italiana e contemporaneamente consente all’azienda di attingere alle risorse creative dei giovani talenti.

La centrale elettrica dello stabilimento Marzotto vista dalla Città dell’Armonia © Francesco de Luca
La centrale elettrica dello stabilimento Marzotto vista dalla Città dell’Armonia © Francesco de Luca

In questa prospettiva nel 2011 il Gruppo Marzotto, in collaborazione con l’Università di Padova e l’Università del Michigan, ha messo a punto un progetto che coinvolge venticinque studenti universitari e neo-laureati, selezionati attraverso una call internazionale, per lavorare in team su temi strategici per l’innovazione dell’industria tessile, con l’obiettivo di tracciare una mappa delle possibili linee d’azione del Gruppo Marzotto.

Con obiettivi diversi ma in un’ottica affine opera “Linen Yarn”, un progetto del 2013 dedicato al lino e centrato sulla sostenibilità ambientale, che ha coinvolto gli studenti di tre scuole di moda internazionali: Central Saint Martins di Londra, Università Iuav di Venezia e Polimoda di Firenze. Messo a punto dal Gruppo Marzotto con Pitti Immagine, è stato presentato a Pitti Uomo 84 con l’intento di raccontare una nuova storia del lino, grazie alle sperimentazioni dei giovani coinvolti nel progetto e, nell’ottica del reciproco scambio e della contaminazione, avvicinare gli studenti a un’azienda tradizionale, mettendoli a contatto con quelle che sono le problematiche della produzione industriale.

Condivide questo orientamento anche il progetto “Looking for Designer”, una recente iniziativa del Gruppo Marzotto che mira alla selezione di giovani talenti per un percorso di formazione, che è stato definito tenendo conto che nel panorama contemporaneo della manifattura tessile è in atto un mutamento dei moderni concetti di produzione e sempre più la tecnologia convive e si confronta con una attitudine lenta e di ricerca, prevede quindi che l’attività progettuale e creativa sia articolata in azioni di team working e comprenda il confronto con gli archivi aziendali e una serie di incontri, visite e approfondimenti tematici e con esperti del mondo tessile. Il progetto ha evidenziato come il vero discriminante per la selezione e l’inserimento nelle aziende del Gruppo, sia la conoscenza delle tecniche e delle tecnologie tessili, soprattutto per le divisioni a indirizzo laniero, attualmente in fase di forte crescita. L’azienda ricerca giovani con un percorso formativo che associ sapere manuale a una preparazione superiore di tipo accademico e scientifico, una formula offerta dai programmi formativi delle scuole ad indirizzo tessile e moda soprattutto inglesi e tedesche.

In questo panorama si inserisce il workshop di progettazione “Tessile Pedemontano e Temporary Hosting”, workshop organizzato nell’ottobre 2014 nell’ambito di Re-Cycle Veneto Lab, un progetto attivato dall’unità dell’Università Iuav di Venezia all’interno della ricerca nazionale Recycle Italy, che ha costituito una rete di gruppi di lavoro per la sperimentazione di processi e progetti di riciclo nel Veneto, relazionandosi con aziende e imprese che operano sul territorio nei diversi segmenti delle attività produttive con la collaborazione della Regione Veneto attraverso finanziamenti del Fondo Sociale Europeo.

Il workshop “Tessile Pedemontano e Temporary Hosting” ha messo a confronto istituzioni che si occupano di formazione dei tecnici e dei creativi nel settore del tessile e dell’abbigliamento al fine di sperimentare nuove forme di connessione e di scambio fra industria, scuole e università. Da un lato, attraverso l’esempio dello storico Istituto Tecnico Industriale V.E. Marzotto e dell’annesso Museo delle Macchine Tessili fondato nel 1999 per testimoniare la storia tecnologica e la cultura materiale di un settore produttivo che ha segnato profondamente città e territorio, ha analizzato un modello didattico per la formazione di periti e chimici del tessile strettamente connesso alla nascita e alle trasformazioni di un’industria tessile. Dall’altro un modello legato alla cultura del design e della moda, come i corsi di laurea in Design della moda dell’Università Iuav di Venezia, una proposta formativa che nasce in un periodo di crisi della manifattura e di contemporanea ricerca di nuovi ruoli e nuove figure nel quadro di una realtà in profonda trasformazione. All’interno dell’università alcune esperienze didattiche e di ricerca sul design del tessuto istituiscono relazioni attraverso indagini d’archivio e a partire dal patrimonio delle manifatture dislocate sul territorio veneto. In questo quadro si collocano: “Archivi vivi”, un progetto in collaborazione con il comune di Schio; la mostra “Elda Cecchele: In forma di tessuto, negli spazi del Lanificio Conte” (2010); il workshop “Under the Cover”, in collaborazione con l’Archivio Lanerossi, e l’omonima mostra allestita a Venezia nelle Sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana; e anche i workshop e le mostre in collaborazione con il Lanificio Paoletti di Follina: “Refuso Tessile” (2013) e “Storytelling-Storymaking” (2014). Un terzo modello, quello sperimentale del temporary hosting, derivato dal modello delle residenze d’artista, si delinea come uno strumento di connessione tra impresa e diverse realtà che si occupano di formazione.

La riflessione sulle ipotesi progettuali e sulle metodologie di sviluppo del workshop ha individuato come modalità di restituzione del lavoro la costruzione di una serie di quaderni curati dagli studenti, che riflettono sulle tecniche abbandonate e ipotizzano la loro riattivazione nel nuovo ciclo della sperimentazione lenta, oppure considerano la progettazione del tessuto a partire dal design dell’abito e della modellistica e indagano nuove connessioni fra designer nell’industria tessile e designer nell’industria dell’abbigliamento, oppure lavorano a ipotesi di progettazione integrale o riflettono sull’identità di marca per suggerire nuovi percorsi alla produzione aziendale.

Le relazioni innescate dal workshop “Tessile Pedemontano e Temporary Hosting” tra università, industria e istituzioni dedicate alla formazione tecnica dislocate sul territorio hanno concretizzato un primo confronto tra i bisogni e l’offerta formativa in ambito tessile del territorio che ha evidenziato la possibilità – necessità di mettere a punto un progetto formativo capace di coniugare in maniera innovativa ed efficace le esigenze e le specificità dei diversi attori coinvolti, aprendo a un nuovo un percorso di ricerca focalizzato alla definizione di una piattaforma di collaborazione che coinvolga una rete di attori ai vari livelli dell’industria manifatturiera, della formazione e delle istituzioni che operano sul territorio in grado di progettare, sviluppare e gestire e un modello di formazione evoluto e innovativo.

Un tema che si inserisce nel dibattito in atto sulle potenzialità di sviluppo legate alle industrie culturali e creative e che riflette su un modello integrato di produzione che prevede la collaborazione tra artigianato, industria e creatività, e dove la formazione è un elemento generatore di connessione e sviluppo, e dimostra la necessità di interventi di connessione tra industria, università e istituzioni culturali e formative.

Bibliografia

Cavalca Altan, E., (2002) L’anima del vestito nuovo, Milano: Franco Angeli.