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Territorio da abitare

Territorio da abitare

Il 19 maggio 2025 ho avuto l’opportunità di moderare, nell’ambito del Festival Dello Sviluppo Sostenibile 2025 promosso da ASviS, l’incontro Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare, con uno sguardo particolare ai territori montani. Quelle “terre alte” divise tra overtourism e spopolamento, due fenomeni apparentemente in contrasto tra di loro che ci raccontano come l’approccio a un territorio estremamente complesso e fragile debba tenere conto di numerosi aspetti, tutti interconnessi tra di loro.

Da quella giornata è scaturita la volontà di dare un seguito a quel confronto attraverso un Quaderno.

Non solo per parlare di “terre alte”, ma anche per collegare la tematica ad aspetti più ampi. “Venezia è bellissima ma non ci vivrei”, o i turisti che si lamentano che “in questo luogo ci sono troppi turisti”, dimenticandosi del fatto che alcuni di quei turisti sono proprio loro, sono solo alcuni dei messaggi emblematici e contraddittori da cui partire. Senza dimenticarsi che, in quei luoghi, c’è anche qualcuno che ci vive, e che forse dovrebbe avere anche il diritto di esprimersi.

Ma anche qua le opinioni sono spesso divergenti. C’è chi vede il turismo come una risorsa, chi come una mucca da mungere, chi come una opportunità, chi come un fastidio. Per altri il turismo è visto come la causa principale dei disagi e dei prezzi alle stelle per gli alloggi, una situazione che costringe chi è nato in quei territori e vorrebbe viverci a trasferirsi altrove. Perciò non solo “attrazione turistica”, ma anche e soprattutto “vita”, “lavoro”, “cibo”, “cultura locale”, quelle piccole cose che di quel territorio costituiscono l’anima, quelle piccole cose senza le quali quel territorio semplicemente non esisterebbe come tale.

Dall’altro lato abbiamo luoghi che si spopolano, non perché non siano belli, ma perché non offrono prospettive a chi ci vive.

Tante tematiche, che devono necessariamente essere prese in considerazione assieme, perché affrontarne solo una parte porta spesso a causare uno squilibrio, peggiorando in realtà la situazione generale di quel territorio.

In tutto questo non dobbiamo dimenticare che i territori stessi non sono elementi statici. Gli interventi dell’uomo, quelli diretti e quelli indiretti, influenzano pesantemente la situazione di criticità delle aree più fragili. Basta pensare alla Tempesta Vaia, della quale nelle aree Alpine del Nordest si pagano ancora le conseguenze, o delle sempre più forti alluvioni in Emilia-Romagna.

È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi.” A dirlo non sono io. Le parole sono di Papa Francesco, e fanno parte della Esortazione Apostolica Laudate Deum, del 4 ottobre 2023.

Territorio da abitare. Questo potrebbe essere il filo che collega i vari interventi di questo quaderno. Senza dimenticare che il turismo è un elemento chiave in molti di queste aree, dove gli alloggi turistici influenzano in modo significativo la situazione abitativa generale.

Abitare il turismo o essere abitati dal turismo?

È questa la domanda da cui parte Antonella Grana[1] per analizzare, partendo dall’esperienza di Barcellona, la dicotomia tra le città in cui non c’è più spazio per i residenti e i territori, soprattutto montani, in cui lo spopolamento avviene per mancanza di prospettive. Quali scelte hanno fatto le varie capitali turistiche Europee, e qual è l’insegnamento che ne possiamo trarre? Antonella si sposta poi nelle aree montane, dove “Se da una parte vediamo un grande affollamento turistico, dall’altra vi sono luoghi in cui il turismo scarseggia,

Negli anni, come Progetto Re-Cycle, abbiamo parlato del turista come “cittadino temporaneo”, ma anche di come le località turistiche debbano pensare a forme diverse di accoglienza, per arrivare a un turismo che dobbiamo incominciare a immaginare “sostenibile”. In questa ottica si pone anche il nostro progetto Turistico 20.0 – il turismo dalle scuole al territorio. “Il progetto si concentra sul turismo sostenibile, ha l’obiettivo di valorizzare il territorio e di mettere in relazione il Nord e il Sud del Paese, coinvolgendo anche i futuri operatori turistici: studenti e studentesse di scuole turistiche.

Modificare il rapporto, o meglio “creare un rapporto” effettivo tra comunità locali, strutture ricettive e turisti potrebbe essere un primo passo per cambiare le attuali dinamiche, e creare una forma di turismo più consapevole e meno conflittuale.

La carta di budoia

La Carta di Budoia è l’iniziativa che ci viene raccontata da Alessandro Pellegrini[1]. Si tratta di un documento di impegno volontario sottoscritto da numerosi comuni alpini, italiani e non solo, con l’obiettivo di affrontare in modo concreto i cambiamenti climatici a livello locale.

Territorio da abitare

La Carta di Budoia non è solo una dichiarazione di intenti, ma uno strumento pratico che riconosce il ruolo fondamentale delle amministrazioni locali nel creare resilienza e affrontare le sfide poste dal clima, in particolare in un ambiente fragile come quello montano.

I comuni che aderiscono alla Carta si impegnano a:

  • Attuare misure di adattamento ai cambiamenti climatici nelle proprie attività di pianificazione territoriale.
  • Valutare i rischi e le opportunità legati al clima per il proprio territorio.
  • Promuovere il dibattito pubblico e aumentare la consapevolezza di cittadini e visitatori sui rischi e le opportunità connesse ai cambiamenti climatici.

Un territorio più sicuro e sostenibile diventa di conseguenza un luogo più attraente per viverci. La prevenzione dei rischi e il miglioramento della qualità della vita sono fattori fondamentali per contrastare lo spopolamento e incentivare le persone, in particolare i giovani, a rimanere o a tornare in montagna.

il futuro del mercato immobiliare: verso un abitare consapevole e sostenibile.

I luoghi dove abitare sono quelli di cui ci parla Chiara Pegge[1], nel raccontarci il futuro del mercato immobiliare: verso un abitare consapevole e sostenibile.

Abitazioni dove la sostenibilità e il risparmio energetico sono elementi ormai imprescindibili, e dove il concetto di casa Smart sta sempre più prendendo piede nel mercato. Sostenibilità che significa anche ridurre, e possibilmente evitare il consumo di suolo, preferendo la riqualificazione (retrofit) delle abitazioni esistenti alla costruzione di abitazioni nuove. Il patrimonio Immobiliare Italiano è infatti obsoleto e circa 1/3 delle abitazioni non sono occupate[2].

Territorio da abitare

ENEA ci dice che [1]oltre il 60% di tale parco edilizio ha più di 45 anni, ovvero è precedente alla Legge 373/1976, prima legge sul risparmio energetico

Se mettiamo assieme le due informazioni capiamo bene che la sfida per il futuro del mercato immobiliare di cui ci parla nel dettaglio Chiara è proprio quella di recupero dell’enorme patrimonio esistente, rendendolo efficiente e sostenibile.

Una visione del futuro che arriva direttamente dall’Unione Europea, con la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia. “Un’ondata di ristrutturazioni per l’Europa: inverdire gli edifici, creare posti di lavoro e migliorare la vita

Oltre al valore strettamente economico, Chiara ci parla anche del valore Storico del patrimonio Immobiliare, e di come questo debba essere considerato non un handicap ma una opportunità.

Chiudo questa introduzione con una nota personale: ho di recente acquistato, e riqualificato, un immobile degli anni ’70 in un’area montana con bassissima densità di popolazione, con un turismo diviso tra i giornalieri che vogliono passare una giornata in montagna per passeggiate e (perché no?) per qualche esperienza culinaria, e quelli che hanno acquistato una casa per passare più tempo possibile nel territorio. Per cui mi sento molto vicino a questi tre interventi, ed ho accettato con piacere l’invito a scrivere questa breve intervento.

Territorio da abitare

Buona lettura

Territorio da abitare è inserito nel Q19 Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare che sarà pubblicato a breve. Per leggere tutti i Quaderni cliccare QUI


[1] Rapporto ENEA Luglio 2024: La consistenza del parco immobiliare nazionale


[1] Chiara Pegge – Titolare CP Real Estate

[2] Rapporto Istat 1° agosto 2024: “Quasi un’abitazione su tre non è occupata. Più della metà costruita nella seconda metà dello scorso secolo”


[1] Alessandro Pellegrini, sindaco del comune di Capizzone dal 2014 al 2024


[1] Antonella Grana, Fondatrice e Presidente di Progetto Re-Cycle

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Abitare il turismo

Abitare il turismo o essere abitati dal turismo?

In questo articolo espanderò i concetti legati all’overtourism, già enunciati durante il Festival ASviS 2025, concentrandomi su due aspetti principali:

  • La mancanza di abitazioni per i residenti a causa della proliferazione di B&B e strutture di locazione turistica.
  • La montagna, con luoghi che rischiano l’abbandono in contrapposizione alla narrazione turistica legata a una dimensione favolistica.
Abitare il turismo - vista di Tambre in Alpago

Ormai è sotto gli occhi di tutti, ed è diventato un argomento di forte risonanza, il contrasto tra comunità locali e turisti, perciò, tra chi abita e chi occupa per brevi periodi lo spazio abitativo. Si tratta di esigenze completamente diverse che devono imparare a coesistere: il turismo è una risorsa economica fondamentale, ma un eccesso di turismo impedisce persino ai visitatori di godere appieno dei luoghi che scelgono di esplorare. Questo aspetto dei turisti stessi che criticano il troppo turismo mi ha colpita molto e l’ho sentito per la prima volta in un’intervista a Ada Colau, ex sindaca di Barcellona, che ha iniziato a gestire la situazione urbana/turistica della città nel 2015. L’approccio iniziale è consistito in  un questionario/ sondaggio sottoposto ai turisti stessi. Cosa è emerso? Apprezzamenti per la città perché bella ma… troppo turismo. Sentire dire dagli stessi turisti che c’è troppo turismo, inquieta un po’. [1]

Il caso Barcellona

A Barcellona la tensione dei cittadini verso i turisti è palpabile, visto che hanno “sparato” ai malcapitati visitatori con le pistole ad acqua. Una tensione simile inizia a essere percepita anche a Venezia, dove comunque, ed è un parere personale, l’amministrazione pubblica continua solo a “ciacoare” (chiacchierare) e il biglietto d’ingresso è diventato un ulteriore balzello che mi fa venire in mente “Non ci resta che piangere” con la gag “Quanti siete, che volete? Un fiorino”.

Sarebbe forse il caso di iniziare ad ascoltare le parti coinvolte, sia residenti che turisti? Perché non usufruire di esperienze già fatte in altre città?  Con Venezia mi fermo qui, e torno al caso Barcellona che utilizzerò come esempio da tenere in considerazione.

A Barcellona è stato scelto di cambiare modello turistico, sulla scorta anche dei dati del sondaggio citato all’inizio, e di attuare un forte intervento pubblico per non lasciare il settore in mano solo all’industria privata, perché sì, il turismo è un’industria gestita soprattutto da grossi gruppi privati.

Il concetto portato avanti dall’amministrazione è semplice: gli appartamenti servono anche per viverci, non solo per i turisti. Se spariscono i residenti, spariscono anche i panifici, i negozietti: in breve, sparisce quella che è l’anima della città. E su questo concetto di anima, concetto inclusivo – contrapposto a identità, concetto divisivo – dei luoghi, ho scritto io stessa più volte.[2] Una città priva di anima diventa semplicemente un marchio e scompare.

L’amministrazione ha pertanto iniziato a stringere sugli affitti brevi e a sviluppare un piano urbanistico anche per l’accoglienza. La città deve essere di tutti, è un bene comune e non può essere depredata. Si sono perciò sviluppate delle regole specifiche che anche il nuovo sindaco, Jaume Collboni, sta portando avanti. Non si possono affittare appartamenti turistici in edifici abitati anche da altri condomini, e non sono consentite locazioni turistiche nelle zone centrali. Le licenze attive scadranno a novembre 2028 e non verranno rinnovate. Gli affitti turistici su Airbnb sono consentiti solo con una licenza turistica (HUT), obbligatoria da esporre negli annunci, pena multe fino a 60.000 €. Nuove licenze potrebbero essere concesse solo in aree periferiche meno turistiche. Dal 2029 ci si attende di poter reinserire circa 10.000 alloggi nel mercato residenziale.

Nei proprietari di immobili scatta la domanda: “Ma allora come, tu Comune mi dici cosa devo fare della mia proprietà?” Sì, perché, come si diceva, la città è un Bene Comune. D’altro canto, però, “proprietario, non ti lascio solo”. Ada Colau, durante la sua amministrazione, ha stabilito regole specifiche per chi affitta a canone concordato e, a supporto dei proprietari, il Comune ha istituito anche una garanzia per morosità o per mancanza di affittuari.

Il resto d’Europa

Come si stanno muovendo altre città europee? Molte metropoli stanno introducendo normative più stringenti per contrastare l’overtourism e la carenza di alloggi. Non per questo non si riconosce che gli affitti brevi siano una risorsa economica. Ma, come sempre, le risorse vanno gestite.

A Madrid, il “Piano Reside” del 2024 vieta nuove licenze per alloggi turistici in edifici residenziali del centro storico, consentendole altrove solo in edifici con accesso indipendente. È obbligatoria la registrazione nel Registro de Empresas Turísticas, con esposizione del numero di registrazione, pena sanzioni fino a 50.000 €.

Ad Amsterdam, dal 2025 è possibile affittare la propria residenza principale per un massimo di 30 notti all’anno (che diventeranno 15 nei quartieri centrali dal 2026). È necessario un permesso per affitti superiori, con un limite di quattro ospiti e notifica obbligatoria al Comune per ogni soggiorno.

Berlino ha regolamenti severi: dal 2018, è consentito affittare la propria residenza principale per brevi periodi, ma con limiti per le seconde case e l’obbligo di un numero di registrazione. Per affittare un intero appartamento è richiesto un permesso ZAS dal municipio, con sanzioni fino a 100.000 € per uso non autorizzato. L’affitto di una stanza nella propria abitazione principale (meno del 50% della superficie) non richiede il permesso ZAS, ma necessita comunque di notifica al comune e numero di registrazione.

A Parigi, il limite per l’affitto della residenza principale è di 120 giorni all’anno, con l’obbligo di registrazione municipale e l’ottenimento di un numero di registrazione da esporre negli annunci. Le sanzioni per la violazione delle regole sono severe, con multe fino a 20.000 € per la falsificazione dei dati.

Abitare il turismo - vista della Senna e della Tour Eiffel

A Bruxelles, il Comune sta valutando atti amministrativi per limitare l’uso turistico degli immobili nel centro storico. È obbligatorio dichiarare l’attività e ottenere un numero di registrazione regionale, oltre a rispettare standard di sicurezza e igiene. [3]

In Italia per gli affitti turistici brevi è obbligatorio ottenere il CIN – Codice Identificativo Nazionale, che si richiede tramite la Banca Dati Nazionale delle Strutture Ricettive e degli Immobili in Locazione Breve (BDSR).  Per garantire la sicurezza degli ospiti, è necessario che l’immobile sia dotato di dispositivi anti-monossido ed estintori. Le presenze vanno comunicate alla Questura tramite il portale Alloggiati Web entro 24 ore dall’arrivo. È fondamentale verificare le eventuali ulteriori restrizioni locali imposte dai Comuni e la presentazione della SCIA se l’attività è svolta in forma imprenditoriale.  I contratti di locazione turistica di durata inferiore a 30 giorni non vanno registrati. Al contrario, quelli di durata superiore ai 30 giorni, o contratti multipli che complessivamente superano i 30 giorni nello stesso anno, richiedono la registrazione all’Agenzia delle Entrate.

A inizio anno la tendenza degli affitti brevi ha subito una frenata soprattutto nelle grandi città. Le ragioni sono molteplici, tra cui le nuove regole introdotte dal Ministero del Turismo (la più importante è il CIN, diventato obbligatorio e operativo dal 1 gennaio 2025) e l’incertezza economica. I turisti sembra preferiscano prenotare a ridosso della partenza per trovare prezzi più competitivi. Per riuscire a capire la tendenza turistica del 2025 è comunque necessario attendere i dati consolidati dopo la fine dell’anno.

Dal troppo turismo all’abbandono dei luoghi

Se da una parte vediamo un grande affollamento turistico, dall’altra vi sono luoghi in cui il turismo scarseggia, come scarseggiano anche le case per i residenti. Mi riferisco in particolare ai luoghi di montagna. Code per andare a Cortina o alle Tre Cime di Lavaredo, mentre vi sono luoghi come l’Alpago, molto belli ma lontani dai grandi flussi turistici. Per fortuna, mi viene da dire…  

Abitare il turismo - vista di Santa Croce  al Lago

La montagna è un mondo a sé. Dopo il Covid e con Instagram e affini si è assistito all’assalto di orde in ciabatte – che poi cadono lungo i sentieri e chiamano gli elicotteri del soccorso – che vogliono andare in un luogo per scattarsi la foto e postarla. Potrebbero essere ovunque, l’importante è la foto. In questi contesti è entrata purtroppo la dinamica della narrazione, o se preferite lo storytelling. Prendo da un mio articolo precedente:

Il modo in cui la montagna viene raccontata ha un impatto significativo sulla percezione che ne hanno le persone e sul tipo di turismo che attrae.

“Attenti al lupo”: una narrazione, legata a paure ancestrali e a una visione della montagna come luogo selvaggio e pericoloso, può allontanare un certo tipo di turismo e non valorizza la ricchezza della fauna e il ruolo ecologico del lupo. Aggiungo, anzi, che mette in pericolo il povero lupo.

“Paese delle fate”: una narrazione idilliaca e stereotipata che non coglie la complessità e le sfide reali della vita in montagna, oltre a poter generare aspettative irrealistiche nei turisti.

In montagna gli “attori” legati al turismo sono almeno tre:

  • Comunità locali ospitanti.
  • Seconde case, dove abbiamo persone “quasi locali” perché vi trascorrono lunghi periodi, oppure case vuote e molto spesso abbandonate.
  • Turisti stagionali o giornalieri.

Mettere d’accordo queste identità così diverse non è una cosa semplice. Il mio parere è piuttosto elementare: perché non iniziare a proporre dei questionari mirati? Partire da dati certi può essere un buon inizio per creare un’offerta che sviluppi i territori senza esporli al rischio dell’overtourism e per consentire alle comunità ospitanti di vivere il loro territorio. Per una attività di questo tipo devono necessariamente entrare in gioco le amministrazioni locali.

Cambiare la narrazione

Quale tipo di turismo vogliamo? Se da un lato si rischia il “modello Venezia” anche sulle vette, dall’altro si rischia anche lo spopolamento delle località meno note. Si può arrivare a un equilibrio e, se si può, cosa serve?

Tanto per cominciare, una pianificazione con un marketing territoriale fatto bene. E fate attenzione: ho detto marketing e non comunicazione. Un piano di marketing che tenga conto anche dell’impatto ambientale e degli stakeholder, della stagionalità. Solo dopo aver pianificato si può procedere a una comunicazione mirata e, se le linee strategiche sviluppate a monte sono chiare, anche la comunicazione avrà un impatto positivo sia sul target individuato che sul territorio.

Degli ottimi esempi che ho conosciuto direttamente sono i campionati di sci d’erba[4] che si svolgono a Tambre d’Alpago, che puntano a destagionalizzare l’offerta e ad attrarre il turismo sportivo. Altri esempi, particolari e non trascurabili, sono i set cinematografici realizzati in zone poco frequentate o conosciute in modo minore. Di recente Ridley Scott era in Cansiglio per il suo nuovo film. Da questo punto di vista temo un po’ l’effetto Instagram, ma la sensazione generale è che le amministrazioni locali siano piuttosto presenti e che gestiscano, o che almeno ci provino, a portare avanti una visione di Bene Comune e a evitare l’effetto Instagram.

Abitare il turismo - Sci d'erba

In questa visione di Bene Comune si inserisce anche il progetto Primavera Casa[5].

Il progetto Primavera Casa mira a ripopolare la Valbelluna – con attività di raccolta dati e consulenza rivolte a proprietari, aziende e comunità locali – affrontando il problema delle numerose case sfitte nella regione. Con una casa su tre non occupata, l’obiettivo è trasformare i paesi in luoghi vivaci e accoglienti, contrastando lo spopolamento e la difficoltà per molte persone a trovare alloggio. L’iniziativa intende riaprire queste abitazioni vuote, creando un futuro più ricco per la comunità e riconoscendo i costi, sia materiali che immateriali, delle case non occupate per proprietari e comunità.

E il turista che ruolo ha in questa storia? Un concetto interessante da cui partire è quello del cittadino temporaneo:

  1. Mi impegno a essere un cittadino temporaneo responsabile.
  2. Ho cura dei luoghi abitati dalla natura e dall’uomo.
  3. Leggo le storie e le memorie attraverso gli occhi di chi le ha vissute.
  4. Ascolto il suono di quello che vedo, le parole di chi vi abita.
  5. Guardo e cerco l’anima di questo luogo, la sua comunità.
  6. Mi nutro dei dialoghi che insieme generiamo.
  7. Condivido il sapere che questa terra mi insegna.
  8. Partecipo al suo futuro, consapevole del passato.
  9. Affido a questo luogo la ricchezza che sono.
  10. Porto con me il cittadino che sono diventato.[6]

Il concetto è bello, ma la sua attuazione non è semplice. Sono almeno tre anni che spingo su questo. In città come Venezia non credo sia attuabile, però si può partire da questo concetto per elaborare – da parte, ancora una volta, dell’amministrazione pubblica – un minimo sindacale di “Manifesto del Turista Rispettoso“, con alcuni punti in comune per tutte le zone turistiche e altri più specifici per le singole aree. Un banale elenco di “DO’s and Don’ts” per rendere la cosa internazionale potrebbe essere un primo passo. Un secondo passo potrebbe essere il coinvolgimento delle strutture ricettive che a loro volta coinvolgono i propri ospiti con questionari brevi e mirati. Inoltre, se partiamo dal fatto che nelle zone meno frequentate gran parte delle strutture ricettive sono a conduzione familiare si potrebbe anche avere un ottimo spaccato della comunità locale.

Questo no, non è difficile da fare, basta volerlo.

Abitare il turismo è inserito nel Q19 Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare che sarà pubblicato a breve. Per leggere tutti i Quaderni cliccare QUI


[6] (Decalogo del cittadino temporaneo, Matera 2019)


[5] https://primaveracasa.eu/


[4] Campionati Italiani Assoluti di SuperG e le Finali della Coppa del Mondo FIS di sci d’erba dal 5 al 7 settembre 2025


[3] Lodgify (2025) – Regolamenti affitti brevi – https://www.lodgify.com/blog/it/regolamenti-affitti-brevi-mondo/


[2] “… il concetto di anima che vedo come concetto inclusivo, che accoglie chi arriva ma che abbraccia anche chi abita quei luoghi. Per dirla in altre parole potremmo definirla il Genius Loci, lo spiritello che abita i luoghi.” Grana, A. (2024) – Ma i luoghi hanno un’anima? –  Q18 il prato edizioni

“Parlare di identità può creare divisione- pensate a nazioni, regioni, città diverse ognuna con una propria identità/storie, un senso di appartenenza più al luogo che ai valori che esso rappresenta- l’anima no, è un livello più intimo ed emozionale, valoriale, non può far dividere le persone ma solo unirle.”  Grana, A. (2023) _ Turista o viaggatore? Identità o anima? – Q14 il prato edizioni


[1] Piazza Pulita (2025) La7 https://www.la7.it/100minuti/video/ada-colau-se-non-ci-sono-i-cittadini-non-esiste-la-citta-26-05-2025-597951

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Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare

L’incontro online del 19 maggio 2025 Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare si pone al centro di una riflessione sempre più urgente: come conciliare lo sviluppo con la tutela dei nostri territori, in un’ottica di piena sostenibilità. Il futuro che desideriamo abitare passa inevitabilmente per un ripensamento del nostro rapporto con l’ambiente, con le comunità locali e con le risorse che ci circondano.

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare

Programma

Con la moderazione di Ermes Tuon di Progetto Re-Cycle, esploreremo diverse prospettive con il contributo di:

  • Antonella Grana di Aida Marketing&Formazione ci condurrà in una riflessione sul futuro del Turismo e Territorio nelle località montane. Analizzeremo le sfide e le opportunità per un turismo che sappia valorizzare senza snaturare, cercando un equilibrio tra la vivacità dello sviluppo e la qualità della vita delle comunità locali. Possiamo evitare un “modello Venezia” in montagna e contrastare lo spopolamento? La risposta potrebbe risiedere in una pianificazione oculata e partecipativa.
  • Chiara Pegge di CP Real Estate ci introdurrà al Mercato Immobiliare Sostenibile, illustrando i nuovi approcci per un abitare consapevole e rispettoso del territorio. Vedremo come la crescente attenzione all’efficienza energetica, ai materiali sostenibili e all’armonia con il paesaggio stia ridefinendo gli standard del settore immobiliare.
  • Alessandro Pellegrini, Vicepresidente di Alleanza nelle Alpi, ci parlerà dell’importanza di Tutelare e Valorizzare il Patrimonio Locale attraverso la salvaguardia dell’identità territoriale. L’esperienza della Carta di Budoia ci mostrerà come la collaborazione tra comuni alpini possa essere un modello per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e promuovere la prevenzione e l’adattamento.
  • Infine, Roberto Ervas, architetto ed ecologo umano dello Studio Associato Ecinque, ci offrirà una visione che va Oltre la Mappa, considerando il territorio come un’entità viva e complessa, spesso sofferente a causa degli squilibri antropici. Ci inviterà ad abbracciare modelli ecoumani e biosociali, focalizzandosi su un approccio multisistemico e integrato.

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare è inserito nel contesto del Festival ASviS dello Sviluppo Sostenibile

Questo evento è un invito a confrontarci su come costruire un futuro in cui la prosperità vada di pari passo con la salute del pianeta e il benessere delle sue comunità. Vi aspettiamo online il 19 maggio alle ore 18:00

Per registrarsi compilate il form a questo link https://forms.gle/K44fUVYfeusUrbCn9

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare
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E venne il giorno

E venne il giorno, articolo dal Q9 (2018) che spazia dal film di M. Night Shyamalan alla catastrofe di Vaia per porre l’accento sulla relazione tra essere umano e territorio. Alla mancanza di capacità (e di strategia) di  valorizzarlo – assieme ad arte e cultura – e di renderlo un vero patrimonio per un turismo sostenibile. Vi sono esempi virtuosi? Sì, per fortuna ci sono. Nell’articolo un esempio in Umbria e l’altro in Trentino. Buona lettura.

E venne il girno. Fotogramma dal film
An inexplicable and unstoppable event threatens not only humankind . . . but the most basic human instinct of them all: survival.

New York, Central Park.
Una mattina come tante. Gente che corre,gente che legge, passeggia. La normalità. È in questa normalità che iniziano ad accadere stranezze.
Persone che si immobilizzano improvvisamente, camminano all’indietro, cadono in un palese stato confusionale.
Fino a quando cominciano a togliersi la vita nei modi più assurdi.
Si scatena il panico a New York e nel resto della nazione.


La prima ipotesi è un attacco terroristico ma man mano il contagio si espande in altre città e l’ipotesi viene accantonata. Inizia la fuga dalle città ma, stranamente, anche i centri più piccoli sono contagiati.
Nei protagonisti una illuminazione: si tratta di una neurotossina prodotta dalle piante.
L’attacco come è iniziato si blocca improvvisamente. Scampato pericolo? Non proprio, è stato solo un primo avvertimento. Il film si chiude con una scena simile alla scena iniziale di Central Park, questa volta siamo a Parigi.
L’avvertimento non è stato sufficiente, la Natura si sta difendendo dalla minaccia rappresentata dall’Uomo.

Vaia

Ci spostiamo in Italia, sulle montagne del Nord Est e sulle coste venete. Non ci sono state vittime tra gli uomini ma una strage tra alberi e animali che non hanno trovato scampo alla furia del vento e dell’acqua. Negli occhi di tutti ci sono le immagini degli abeti abbattuti, la foresta dei violini, dove Stradivari si recava a scegliere il legno migliore per costruire i suoi strumenti.

Non tutti si sono resi conto di ciò che avveniva a valle e di quanto i fiumi in piena scaricavano sulle coste. Una montagna di legname, pesci che sono stati portati a riva e una quantità incredibile di plastica. L’intrico di rami e plastica aveva un che di irreale. Se da una parte è stata la furia della Natura, dall’altra l’uomo (italiano) ci ha messo la sua.

E vnne il giorno. Foto spiaggia con detriti e plastica

Strano paese l’Italia.
Un patrimonio ambientale e culturale immenso, mari, monti, laghi, architettura, opere d’arte eppure questa Italia continua a non valorizzare, peggio a distruggere, ciò che ha. Voglio immaginare che il Turismo che faceva capo al Ministero dei Beni Culturali sia stato assorbito dal Ministero dell’Agricoltura per valorizzare meglio il territorio, ma sto solo immaginando (sperando?). Ciò che è nato, hanno commentato alcuni, è il Ministero dell’Agriturismo e, senza nulla togliere agli agriturismi, la visione turistico-culturale-strategica non si capisce quale sia. Magari sono io a non capire, anzi sono sempre io, in molti degli ambienti che frequento,
tentando di portare una voce esterna, tentando di capire cosa vorrebbe un potenziale turista, risulto molto spesso poco allineata al sentire comune.

Uomo, ambiente e arte/cultura

Una diversa fruizione del territorio e della cultura di un territorio non è impresa impossibile.
Lo stesso Progetto Re-Cycle, l’associazione, ha avuto inizio con una rilettura, con il PRIN Re-Cycle Italy, in chiave nuova di quanto c’era
già a disposizione in termini di conoscenze, strutture, territori.
In progetti di questo tipo c’è sempre un grande coinvolgimento di università, di aziende, e poi? Belle conferenze, pubblicazioni (chissà
chi le leggerà, o forse fanno punteggio?) …e? Ci si dimentica sempre di una cosa, la base di tutto, e cioè chi dovrebbe essere il fruitore finale.

Vogliamo chiamarlo cliente? Turista? Più semplicemente persone (penso ai tanti stranieri) con il desiderio di conoscere la grande cultura della nostra penisola? Tanto per chiarirsi: l’Italia offre di tutto. Oltre ai musei più classici e belli, alcuni poco conosciuti (sto pensando al Museo di Este e al patrimonio culturale e artistico che c’è sotto il suolo di Este, il quartiere residenziale Romano in mezzo alle villette anni 6o ne è un esempio) ci sono alternative meno, chiamiamole, istituzionali.

E venne il giorno. Scavi romani in centro a Este

Ci riempiamo la bocca di musei diffusi, musei etnografici, ecomusei ma qualcuno si è mai chiesto una banalità: ma come ci arrivano lì quelle persone? Ci sono collegamenti stradali, mezzi pubblici? Come promuovo il mio museo diffuso, ecomuseo, che non fa parte di un circuito famoso?
In questi ultimi anni ne ho visitati più di qualcuno di questi musei.
Onestamente di alcuni non ricordo proprio nulla. La solita storia trita e ritrita del bel tempo che fu (era poi così bello? Non ne sono sicura), gli antichi mestieri, i giochi di una volta (una volta…quando?). Personale, molto spesso volontario e del tutto inadeguato, carenza di informazioni,
orari di aperture e chiusure “in libertà”. Forte sensazione che una volta finiti i finanziamenti, la cosa sarà fatta morire di morte naturale.


Il rischio che vedo in questo tipo di approccio è trattare la cultura del territorio non come aggregazione di una comunità ma solo come un racconto del “bel tempo che fu” dimenticandosi di lavorare su una cultura come elevazione di un popolo.
Insistere su dei microcosmi, su piccole enclave che sono simili tra loro, ma preferiscono vedere le differenze più delle similitudini, porta a una chiusura, a voler salvaguardare il proprio orto piuttosto che addentrarsi in un mondo più vasto.
Un mondo che invece è fatto di relazioni, di un flusso continuo di dare e avere, di causa ed effetto. I cambiamenti climatici (anche se c’è chi lo nega) che hanno colpito a monte, hanno dimostrato tutta la noncuranza dell’uomo anche a valle, anzi a riva, arenando oltre ai detriti una montagna di plastica.
Era “plasticamente” visibile la colpa della chiusura e “dell’orto”.

Museo della Canapa

Ciò non significa che non vi siano esperienze positive di “riciclo” della cultura di un territorio. Come esempio (quasi) positivo posso citare il Museo della Canapa a Sant’Anatolio di Narco (PG).

Sapevo già qualcosa sulla canapa che avevo intercettato in bioarchitettura e per le bioplastiche, sulla sua funzione di pulizia del terreno e dell’utilizzo pressoché completo di tutte le parti della pianta. Al museo mi si è aperto un mondo anche sui filati di canapa. Alla fine ho anche scoperto di avere un asciugamano della mia bisnonna che era tessuto proprio in canapa.
Belli anche i materiali multimediali, le sale con le attrezzature, buona la crostata in parte impastata con la farina di canapa, suggestiva l’installazione delle Spinning Dolls che ricordava dei dervishi danzanti.

Spinning dolls che ricordano dervishi danzanti

Perché il mio “quasi” allora? Se un amico non mi avesse detto dell’esistenza del museo non lo avrei mai scovato, arrivarci non è del tutto
intuitivo. Questo museo ha per davvero lavorato sul “riciclare/ recuperare” le conoscenze e valorizzare con esse il proprio territorio e resta in ogni caso un buon esempio di racconto del territorio partendo da ambiente e tradizioni.
Con qualche piccola accortezza in più, tipo parcheggi, segnaletica potrebbe incentivare più persone, non del posto, a visitarlo. Ancora una volta l’urgenza di “aprire” maggiormente verso l’esterno.

Aggiornamento del 2025: il sito del museo è stato risistemato ed è stata inserita la scheda Maps

Arte Sella

Un’alternativa meno canonica alla cultura del territorio, anzi meglio territorio e cultura, si trova in Trentino. Esempio di un approccio all’ “Arte dell’Ambiente” è il bellissimo e conosciutissimo Arte Sella. Arte Sella non ha bisogno di presentazioni Mi soffermerò pertanto solo su un particolare: la facilità di raggiungere Arte Sella e l’armonia che regna in tutto l’ambiente, dalle strade ai ristoranti, ai parcheggi che si incontrano prima di arrivare ad Arte Sella. E’ la realizzazione di un concetto che mette insieme Uomo, Ambiente, Arte ed Economia di un territorio dove uno è di supporto all’altro. Una possibilità di sviluppo di un territorio in modo bello, sostenibile ed economicamente e culturalmente rilevante da esportare, declinato in modi adatti per ciascun luogo, in altre parti d’ Italia.

Arte Sella

A meno che non sia già tardi. Anche Arte Sella è stata danneggiata dal maltempo. Gruppi di volontari si stanno dando da fare per riportare tutto all’originaria bellezza. Sicuramente tornerà tutto bellissimo. Ma… E’ stato un caso eccezionale o un avvertimento?

E venne il giorno ….

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La prima foto è tratta dal web ed è un fotogramma del film: Tutte le altre foto sono di Antonella Grana ed Ermes Tuon.

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Vintage skin – la materia reinventata

Vintage skin – la materia reinventata di Kiara Baldan è un articolo tratto dal Quaderno 12 che riproponiamo. Sia l’articolo che il Quaderno ci parlano di riciclo, lavoro e passione per le attività manuali. Kiara, che ho risentito recentemente, ha fatto definitivamente della sua passione il suo lavoro. Rispetto a pochi anni fa – in pratica pre-Covid – i suoi mercati di riferimento si stanno lentamente modificando. I mercatini sono molto legati, oltre che alle festività, ai flussi turistici. Dalla scorsa estate sta prendendo forma uno spostamento, correlato alla tipologia di turisti interessati agli oggetti artigianali, dalle località balneari a quelle di montagna. Visto l’interesse di Progetto Re-Cycle verso un turismo più sostenibile, tale cambiamento sarà di sicuro oggetto delle nostre attenzioni.

Ma torniamo al Quaderno.

Le tre storie – tra cui Vintage skin la materia reinventata – che lo compongono sono state scritte da persone che creano oggetti, anzi opere dell’ingegno, bellissime. Opere che dietro hanno una storia e persone altrettanto belle con una loro filosofia di vita e di lavoro. In due casi il “piano B” di vita e lavorativo è diventato il “piano A”, i mercatini sono divenuti un vero e proprio lavoro, in un’altra storia invece la vita professionale è diversa e i mercatini sono il luogo in cui far emergere la propria passione per una filosofia di vita che racchiude una grande sensibilità, anzi amore, per il proprio luogo di origine.

Il tratto comune, anzi, è meglio dire i tratti comuni che legano il Quaderno possono essere sintetizzati su tre aspetti:

1.            La ricerca di materiali particolari di riciclo. A esempio, Giuseppe ci racconta di lenzuola di canapa acquistate a Parigi, Claudia di bottoni della nonna, tessuti e pelli vintage, Kiara di pelle ed ecopelle che poi decorerà

2.            La grande competenza e manualità con cui lavorare i materiali per giungere alla creazione delle opere

3.            Sapere utilizzare le potenzialità della rete e dei social. Un occhio al passato, certo, ma con la dimestichezza degli strumenti moderni per comunicare in modo efficace e capillare

Per scaricare tutto il Quaderno 12 Artigiani di Strada cliccare qui

Introduzione a cura di Antonella Grana

Vintage SKIN – la materia reinventata

Disegno da sempre. Disegno perché non posso farne a meno.

Disegno perché disegnare per me è espressione della mia interiorità che vuole incontrare il mondo esterno creando un ponte sinergico con chi dal mio disegno accetta di lasciarsi coinvolgere avvolgere e toccare. È un viaggio iniziato più di 40 anni fa quando ancora bimba usavo i colori, tutti i colori, su qualsiasi superficie senza distinzione e limitazione alcuna perché disegnare era, ed è tuttora, dare espressione e voce ad ogni emozione ogni parola ogni gesto che iniziano dentro me… così negli anni in piena libertà sono arrivati i primi disegni  importanti, quelli che poi si incorniciano perché hanno un significato forte e particolare perché dentro hanno un pezzo d’anima che deve essere suggellata e non può passare inosservata… e poi le prime mostre i primi concorsi, le proposte, le selezioni, le immense soddisfazioni le collaborazioni.

Vintage SKIN - la materia reinventata

Poi le sfide personali, la necessità di sperimentare altre strade artistiche per entrare ancora più in profondità  ed evolversi per poter tirare fuori e dare il meglio di se stessi… il nuovo approdo alla scultura su legno su pietra e plasmare l’argilla hanno determinato un’apertura importante che non potevano mancare nel percorso.

Il materiale

La vita irrompe con le sue contingenze imponendo delle scelte – anche a livello lavorativo – ma non ha il potere di fermare quella necessità atavica di disegnare che è il motore di tutto e che riesce anzi a trasformare e trasformarsi dando vita a Vintage SKIN un progetto che raccoglie la parte artistica e la plasma in creatività e design. Otto anni fa l’intuizione di provare ad arricchire con il disegno una superficie diversa da quelle fino ad ora utilizzate: pelle ed ecopelle riciclate da vecchi divani e vecchie poltrone. Inizia una nuova impresa creativa, una sperimentazione avvincente, una ricerca continua ed appassionata che rappresenta a tutti gli effetti la possibilità di reinventarsi e creare un piano B lavorativo, che si evolve nel tempo in piano A, e che mi permette sempre e comunque di disegnare. A oggi il piano A – che ha anche una pagina FB – mi permette di esporre principalmente in Veneto, in particolare a Treviso, Jesolo e alcune località montane.

L’origine del nome

Vintage Skin, un nome che volutamente è nato come come fosse un gioco di parole che si incontrano e contengono un significato denso: Vintage per individuare la materia prima – la pelle ed ecopelle -che ha già avuto una vita e che ora rinasce e viene reinventata attraverso la mia pelle personale quindi la mia esperienza, la professionalità, il vissuto ovvero SKIN.

L’idea e lo studio iniziali riguardano la forgiatura della pelle in piccoli oggetti di uso comune quali portachiavi, porta documenti, agende, book notes per impreziosirli successivamente attraverso disegni effettuati con inchiostri indelebili e poi fissati impiegando speciali vernici protettive. Vintage SKIN incontra il favore del pubblico che sceglie le creazioni proposte iniziando fin da principio a richiedere articoli sempre più personalizzati e diversi dando vita così all’idea di creare nuovi articoli: borse, zaini, portafogli, pochette di manifattura artigianale fornite al grezzo e poi disegnate sempre rigorosamente a mano con la tecnica ormai tipica e caratteristica di Vintage Skin.

La filosofia di Vintage SKIN punta principalmente sull’unicità di ogni creazione sotto l’aspetto sia formale che artistico perché ogni singolo pezzo è disegnato interamente a mano risultando quindi non ripetibile. La scelta dei soggetti è principalmente legata alla mia passione per l’oriente di cui ne rappresento elementi floreali ed ornamentali attraverso la scelta di colori specifici ben studiati. Vintage SKIN segue le stagioni e si reinventa continuamente proponendo sempre nuovi mood e nuove idee da offrire al pubblico che diventa parte importante di questo processo creativo ricco di energia e positività.

Vintage SKIN - la materia reinventata

Il fil rouge sono io o meglio le mie mani di natura ambidestra che disegnano e amano creare in accordo con il cuore, l’anima, la ragione, la passione e tutta la Bellezza che sempre ci salverà!

Per scaricare Vintage skin – la materia reinventata e tutti i Quaderni cliccare qui

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Costruzioni e turismo sostenibile

Costruzioni e turismo sostenibile, titolo un po’ modificato di questo articolo che ripropongo – tratto dal Quaderno 11 – e che ripercorre molte tappe della nostra storia. Da Norcia al sisma in Centro Italia del 2016, dalla mappatura dei sentieri – per un turismo inclusivo e sostenibile – alle Local Guides e il mondo di Google. E, non ultimo, la differenza a cui tengo molto tra identità e anima dei luoghi.

La tecnologia per la mappatura è un po’ cambiata ma di base resta veramente tutto. Una cosa, invece, non esiste più, anche se l’idea era più che buona. La start up Storie – citata nell’articolo – per la costruzione di edifici sostenibili non esiste più. Diciamo che avere aperto a febbraio 2019 non è stata una grande fortuna.

Tornando però a Progetto Re-Cycle, le attività per il turismo sostenibile continuano e per questo vi invito a segnalarci sempre nuovi sentieri. Qui il link al progetto #accessiblelife

 Buona lettura!

Costruzioni e turismo sostenibile

Mappatura digitale dei sentieri e costruzioni sostenibili per un turismo lento e sostenibile

Ora che mi accingo a scrivere e rivedo il titolo del mio intervento a “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente” la mia reazione è “E che cavolo, ho scritto un titolo che sembra un film della Wertmüller

In effetti condensare in un titolo più di due anni di vita, vissuta intensamente, non è proprio semplice . Se a questo ci aggiungo che siamo una APS “cross over” – nel senso che siamo talmente trasversali come approcci e tematiche che ormai alla domanda “di che cosa vi occupate” rispondo “siamo cross over” – forse il titolo alla Wertmüller ci sta bene. Con il termine “riciclo” copriamo aree tematiche piuttosto vaste che vanno dalla rivalorizzazione dei territori alla creazione di momenti di confronto sulla sostenibilità, per questo specifico progetto sarà sufficiente dire che lavoriamo sulla digitalizzazione di sentieri con un focus particolare su percorsi accessibili a tutti.

 Proviamo ad andare con un po’ di ordine, per fare chiarezza partirò dalla fine del mio lungo titolo, in ordine cronologico.

L’inizio

Dicembre 2016, siamo a Norcia dove gran parte degli attori protagonisti della nostra storia si incontreranno e dove incontreremo per la prima volta il mondo delle Local Guides di Google[1] che tanta parte avrà nel nostro racconto digitale. E’ in quel momento che conosciamo le foto 360 e le mappe su Google Maps, la digitalizzazione del territorio, la mappatura dei sentieri e la VR (Realtà Virtuale).

Nel dicembre 2016 vedremo anche per la prima volta le fotocamere 360 che ora utilizziamo per mappare, caricare su Maps e rendere fruibile in VR i territori delle 3 regioni che sono coinvolte nel progetto: Veneto, Umbria, Marche

Costruzioni e turismo sostenibile

L’idea non ci è venuta subito, ci abbiamo impiegato quasi un anno. Quando raccontiamo tutto il nostro percorso mi sto rendendo sempre più conto che tendiamo a renderlo troppo semplice, molto più semplice di quanto sia stato e sia, ad oggi, in realtà. Posso invece assicurare che c’è una montagna di fatica dietro a tutte quelle foto, e un’altrettanta montagna di chilometri percorsi. La primissima foto “incriminata” della mappatura, la foto da cui è partito tutto è questa che vedete qui  sotto. Si tratta di un sentiero per persone con disabilità motoria che conduce a Forca di Presta, Monti Sibillini vicino a Caselluccio di Norcia. I sentieri che andiamo perciò a mappare sono sentieri per persone con disabilità motoria, perché riteniamo che il futuro del turismo debba essere un turismo “lento, sostenibile e inclusivo”

Come procediamo

  • Localizziamo e mappiamo  i sentieri scattando le famose foto 360

Non è sempre facile scoprire i sentieri, bisogna recarsi sul posto . Credetemi, nel “digitale” c’è tanto “reale”, in termini di ore di lavoro, fatica e autentiche scarpinate. Per i sentieri più lunghi si utilizza anche un altro tipo di fotocamera, agganciata a un caschetto e si percorre il sentiero in bicicletta. A volte ci è capitato di arrivare in posti talmente brutti che non abbiamo scattato nemmeno le foto, un viaggio a vuoto.

  • Carichiamo su Google Maps con Street View

Sul fatto di caricare su Google Maps a suo tempo si era scatenata una diatriba tra “utilizziamo Maps” oppure “creiamo una APP dedicata” . Alla fine si è scelto NO APP, per alcuni semplici motivi. Attenzione, semplici ma non banali. Una APP per essere utile e “avere successo” deve essere scaricata da miglia di persone. Ci sono molte APP nate e morte perché nessuno le scaricava.

Per avere molti sentieri dovremo necessariamente iniziare a rivolgerci anche ad altri “utenti” che dovranno caricare a loro volta i sentieri. Come faccio a verificare le info che caricano? Quali livelli di sicurezza devo avere? Su Maps, semplicemente il problema si risolve a monte

  • Solo virtuale? Un approccio di questo tipo non fa correre il rischio di creare dei “turisti da divano?”

Dal nostro punto di vista i luoghi devono essere VISITATI perché ACCESSIBILI. La virtualizzazione del territorio va rinforzata con il racconto elaborato con video, testi e, perché no, la creazione di eventi Accessibili e Sostenibili

  • Coinvolgimento di Proloco e Comuni di piccoli borghi. Lavoriamo quando ci è possibile in collaborazione con Proloco e Comuni. Il rischio di spopolamento nelle zone montane di Umbria e Marche a causa del sisma del 2016 non è così diverso dal rischio di spopolamento delle montagne venete

Perché la mappatura dei sentieri

Lo abbiamo accennato nel precedente paragrafo: serve rallentare o invertire il rischio di spopolamento nelle zone montane e nei borghi più piccoli. Con un flusso turistico ben gestito, di turismo lento. Pensiamo a chi viaggia in bicicletta o a sentieri famosi come il Cammino di Santiago di Compostela. In Veneto abbiamo un flusso turistico enorme su Venezia ma pochi dei turisti “mordi e fuggi” hanno voglia di vedere altro. Ci piacerebbe far conoscere anche altro, con un approccio più rispettoso del territorio, invertire la tendenza del turismo di massa. Cambiare il modo di viaggiare, invertire una tendenza , valorizzare  luoghi piccoli e sconosciuti – talvolta sconosciuti anche a chi ci abita vicino – collegandoli  in un’unica mappa tenendo sempre a mente la strada dell’inclusione e dell’accessibilità alle persone con disabilità è il nostro modo per contribuire al cambiamento.

Desideriamo, ripartendo dai sentieri, ridare l’identità/ANIMA dei luoghi, urgenza che abbiamo riscontrato soprattutto nei luoghi del sisma del 2016 dove tutto è andato distrutto. All’inizio parlavo di identità dei luoghi, ora sto sostituendo identità con ANIMA. Ho notato purtroppo che parlando di identità andava perso il senso di inclusione che invece volevo trasmettere. Si parla, a sproposito, di identità veneta, umbra, italiana, tedesca , metteteci tutto quello che volete. Il risultato finale se ragiono in questi termini è che non includo ma escludo. Da qui il passaggio ad ANIMA che ha un valore più simbolico ed emotivo, più inclusivo visto che parlo di emozioni

Costruzioni sostenibili

Nel nostro percorso a ritroso del titolo, ma cronologicamente corretto, arriviamo alle costruzioni sostenibili, diamo una tangibilità alla sostenibilità. Da questo momento in poi saranno altre “Storie” che è il nome della start up che abbiamo costituito pochi mesi fa, micro impresa formata da due persone di Progetto Re-Cycle e un altro amico. In estrema sintesi:

. I materiali di costruzione sono ricavati da scarti/macerie o edifici dismessi

. I materiali, per ciò che riguarda soprattutto le zone del sisma, sono ricavati in loco, e, nelle nostre intenzioni,  lavorati da manodopera del posto

. caratteristica principale è la velocità di costruzione. Da un  nucleo iniziale essenziale si può arrivare a uno sviluppo successivo senza abbattere nulla e sprecare risorse

. I materiali sono ecocompatibili, per costruzioni antisismiche

. Il percorso è ciclico e ripetibile. Costruisco, demolisco, recupero il materiale, ricavo nuovo materiale

Da questo momento in  poi saranno però altre «Storie», Progetto Re-Cycle si ferma, qui come è giusto che sia, per prosguire per i propri “sentieri” reali, digitali e metaforici


[1] Le persone che a livello volontario inseriscono foto, recensioni, informazioni in Google Maps

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Sci d’erba

Un’ alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?

Sci d’erba, un’alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?

Confesso che non ne avevo mai sentito parlare, né avevo mai visto nulla. Da quando ho realizzato il sogno della casa in montagna ho iniziato a vedere aspetti del territorio montano che non conoscevo e sono incappata anche in una tappa della Coppa del Mondo di Sci d’Erba a Tambre, in Alpago provincia di Belluno.

Come già – almeno spero – saprete come associazione è da molto che ci occupiamo di valorizzazione dei territori e di turismo sostenibile; perciò, lo sci d’erba mi ha incuriosita molto.

Partiamo dal territorio in questione, l’Alpago, nello specifico Tambre cittadina che deve la sua storia e il suo sviluppo al legame con la Foresta del Cansiglio. Nei periodi più recenti il turismo dell’area si è sempre più stretto intorno alle bellezze naturali e allo sport.

Per lo sci dobbiamo partire dalla frazione di Col Indes, 1230 slm, un tempo dotata di una pista che non è più adatta allo sci alpino invernale. Cosa è successo?  Gli impianti sono ormai arrugginiti.  Ho trovato una serie di articoli (del 2011/2012, si veda in calce) relativi a un progetto di collegamento sciistico degli impianti tra Col Indes e Piancavallo. Il progetto, per fortuna, non è mai stato approvato. Con la neve che passa da “troppa o niente”, sarebbe stato solo uno spreco di denaro.

Come detto poc’anzi, bellezze naturali e sport sono i fattori trainanti della zona. La bellezza dell’area è dovuta alla pace e alla tranquillità della seconda foresta più grande d’Italia: il Cansiglio, 7000 ettari di faggi e abeti secolari. Sentieri da percorrere a piedi, in mountain bike (per inciso, ho visto anche molte bici elettriche) oppure a cavallo. Per gli sport invernali vi sono di tracciati per lo sci da fondo, ma anche ciaspole, o slitte trainate da cani sono una bella alternativa. Sempre se c’è neve… il tempo diciamo che fa le bizze.

Sport e condizioni meteo, e questo mi fa ritornare al nostro Sci d’Erba. La Coppa è stata una piacevole sorpresa e potrebbe – con tutti il se del caso – costituire una alternativa per lo sci nel futuro. Che ci piaccia o meno, la situazione neve in montagna sta diventando critica, gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti – sia in montagna che in pianura – e si devono cercare alternative  strutturali per provare, e ribadisco provare, a gestire un cambiamento che ci è già sfuggito di mano. E’ perentorio “ri-disegnare” anche  il comparto turistico che va gestito

Lo sci d’erba non è una novità, se ne parlava già tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, ed era soprattutto una alternativa fuori stagione per gli atleti dello sci invernale. Ci sono le potenzialità per fare un salto in avanti? Per il turismo e per territori meno conosciuti può rappresentare un fattore di sviluppo? Si badi bene, che per sviluppo intendo sempre uno sviluppo sostenibile (si veda più sotto l’articolo Ma i luoghi hanno un’anima?)

Difficile a dirsi. Al momento vi è una mancanza di conoscenza/consapevolezza da parte degli sciatori “classici” e degli amanti dello sci in generale, dall’altra, per pensare a una gestione turistica vera e propria, le infrastrutture devono essere completamente ripensate. Per certo lo sci d’erba sta acquisendo una rilevanza maggiore e rappresenta una alternativa sostenibile a proposte come le piste sintetiche (dry slope skiing)

Che ne pensate? Lo Sci d’erba è una strada percorribile?

Qui sotto una serie di link ad articoli di approfondimento sul territorio del Cansiglio, sullo sci d’erba e sul turismo sostenibile

Is grass skiing the answer to a sport threatened by climate change?

Sciare sulla plastica? O scoprire un’altra montagna? Il caldo impone un piano B

Col Indes-Piancavallo: punto e a capo

Cansiglio: dopo anni di mobilitazione no alle piste di collegamento degli impianti tra il Col Indes e Piancavallo

Foresta del Cansiglio

La sesta R: Ripensare, Riprogettare

Il turismo va demonizzato o glorificato?

Ma i luoghi hanno un’anima?

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Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024

Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 di Chiara Ceccon (docente di discipline turistiche aziendali ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Il progetto di ricerca e formazione avviato da Aida Marketing e Formazione, Progetto Re-Cycle e Paesi e Poesie, in collaborazione con alcune scuole venete e calabresi e due comuni, Zero Branco (TV) in Veneto e Caulonia (RC) in Calabria, ha portato all’analisi dei dati dei questionari raccolti. I questionari hanno posto, agli studenti delle sei scuole coinvolte, alcune domande relative al loro rapporto con il territorio e a come vivono il turismo sostenibile.

Da una prima analisi emerge che gli studenti delle scuole secondarie superiori di secondo grado, in particolare del triennio, desiderano fare esperienza attraverso la conoscenza del territorio, immergendosi nella natura e tenendo d’occhio i loro budget.

I ragazzi di questa generazione hanno bisogno di svagarsi per contrastare la noia, l’impegno scolastico e sportivo, organizzando per sé e per gli amici viaggi per conoscere meglio sia la zona in cui vivono sia le strutture ricettive, quali agriturismi e alberghi, B&B e campeggi perché offrono numerosi servizi di accoglienza. I servizi di accoglienza sono risultati un elemento fondamentale per tutti gli studenti.

La maggior parte degli studenti è d’accordo nel far apprezzare ai potenziali turisti la storia e il folklore del territorio, rispettando l’ambiente.

Il rapporto tra turismo e territorio dipende molto da come i ragazzi sono stati abituati dai loro genitori e dalla loro cultura di base. Infatti, si nota la differenza tra coloro che hanno viaggiato fin da bambini, rispetto a coloro i cui genitori non hanno avuto le possibilità economiche e materiali e non si sono potuti permettere di affrontare viaggi di qualsiasi genere.

Ci sono ragazzi che hanno già fatto esperienza in varie strutture, mentre altri non sono mai stati in hotel a tre o quattro stelle e probabilmente non ci sono nemmeno mai entrati, tranne, forse, per la frequenza degli stage di alternanza, i cosiddetti percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento.

PCTO 2024

I percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO 2024)

A questo proposito, quest’anno nel nostro Istituto Martini di Castelfranco Veneto, le classi terze del corso Turismo sono state invitate a visitare una cantina vitivinicola nelle colline del Prosecco per capire cosa significa fare turismo esperienziale ed enogastronomico. Hanno inoltre visitato un hotel quattro stelle a Venezia per apprendere i vari servizi e il confort che viene proposto soprattutto ai turisti stranieri.

Queste visite aziendali rientrano in una Unità didattica di apprendimento in cui gli alunni hanno realizzato un piccolo catalogo per illustrare alcune escursioni in questi due luoghi tanto amati.

In entrambe le esperienze i ragazzi sono rimasti entusiasti e la maggior parte ha precisato che l’esperienza diretta li ha coinvolti e che la rifarebbero; altresì, hanno appreso quanto possa essere difficile gestire strutture di accoglienza sia di tipo ricettivo che ristorativo.

Sostenibilità e accoglienza

Con i PCTO gli studenti hanno avuto modo di avere un primo approccio “dal vero” di quanto messo in atto da Regione Veneto e strutture ricettive

Per esempio, nel caso UNESCO ed enoturismo, la Regione Veneto e la Presidente dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Marina Montedoro, ha ribadito “il pieno rispetto del Patrimonio che siamo chiamati a tutelare e portare nel mondo come bandiera veneta di bellezza e sostenibilità. In questa direzione vanno tutte le azioni di valorizzazione del territorio che si stanno attuando come Associazione: dallo sviluppo di percorsi a piedi, a cavallo e in bici alla creazione di hub logistici per ridurre la pressione del trasporto pesante”.

PCTO 2024

Per quanto riguarda l’esperienza negli hotel veneziani, gli ospiti sono invogliati alla piacevolezza del confort e del relax, attraverso l’accoglienza in tutte le sue espressioni. Gli addetti alla reception e gli head concierge sono a disposizione 24 ore su 24 in varie strutture proponendo servizi di vario genere e gli studenti hanno percepito questo valore aggiunto che contraddistingue la nostra cultura italiana.

Potete trovare Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

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Ma i luoghi hanno un’anima?

Ma i luoghi hanno un’anima? Introduzione al Q18

Me lo sono chiesta sempre più spesso di recente, ne avevo anche scritto qualche tempo fa, quando avevo già fatto una distinzione tra identità e anima.

La risposta alla domanda è un SI, senza ombra di dubbio da parte mia. Però, davvero, me lo sto chiedendo sempre più frequentemente. E allora provo a rispondermi. Di nuovo.

Parto da lontano. Con il PNRR ormai è tutto un bando per i borghi, per il turismo sostenibile e chi più ne ha più ne metta. Il mio lavoro mi porta anche a occuparmi di bandi e sul turismo ne ho viste di tutti i colori.

In ordine sparso ecco alcune amenità:

· Facciamo una App… se la scaricano in mille sarà già tanto.

· Facciamo un portale… ok quello di Stargate (il film) mi sta bene. Gli altri portali invece si mettono in concorrenza tra loro creando una immagine caotica e frammentata. Pensare a chi dovrebbe utilizzarlo è troppa fatica.

Ma i luoghi hanno un'anima

· Facciamo una rete … da pesca e per giunta bucata? Forse sì, visto che chi fa parte di una rete stenta a trovare – data, in molti casi, la mancanza di coordinamento- un modo per organizzarsi.

· Valorizziamo il territorio. Ottimo. Manca sempre il come. Mai avuto il bene di sentire qualcuno dare delle indicazioni chiare sul COME.

· Last but not least, finiti i soldi del bando, amici o nemici come prima.

Il progetto con le scuole

Con il progetto Turistico 20.0 – il turismo dalle scuole al territorio e con il questionario somministrato alle ragazze e ai ragazzi di sei scuole turistiche tra Calabria e Veneto, abbiamo sondato, tra le altre cose, quale sia il significato gli studenti danno al turismo sostenibile. In breve, è emersa la percezione legata all’ambiente ma la parte legata alle persone/alla società è stata soltanto sfiorata.

La sostenibilità si collega anche a come valorizzare il territorio, persone che lo abitano comprese, resta sempre il dubbio sul “come”. E allora?

Identità o anima

Qui mi riaggancio alla mia domanda iniziale e introduco la variabile identità. Si usa sempre più spesso il vocabolo identità legandolo ai luoghi. A mio parere questo vocabolo è divisivo, si cercano le caratteristiche che differenziano un luogo da un altro piuttosto ciò che li accomuna. Un fenomeno che trovo preoccupante poiché ho la netta impressione – girando per borghi – che stiano diventando tutti uguali, con promozioni simili e con un forte accento sull’enogastronomia e i prodotti tipici. Non fraintendetemi, i prodotti tipici vanno benissimo ma quando, per spingere un prodotto e un territorio, mi invento “il cammino delle colline del prosecco” capite che i turisti/pellegrini a sentire una cosa del genere restano senza parole – i cammini partono da presupposti spirituali ben diversi – e, inoltre, se si parla con chi abita quelle colline la risposta è “sì, sì che vadano a camminare o in bici quando non passano con i pesticidi…”. Per dovere di cronaca mi hanno anche riferito che la situazione di irrorazione di sostanze per il trattamento delle vigne sta iniziando a essere gestita meglio.

In ogni caso ci troviamo di fronte a un classico esempio di social washing da una parte – chi abita quelle zone ha parecchi problemi ma l’immagine che si dà è diversa – e di più classico green washing di posti che sono sicuramente meravigliosi ma di cui si fa un altrettanto meraviglioso ed eccessivo story telling. Un gran peccato perché in questo caso la valorizzazione del luogo non sta portando effettivi vantaggi alla popolazione, e non sto parlando dei vantaggi economici, perché quelli di sicuro qualcuno li ha. Sto invece introducendo il concetto di anima che vedo come concetto inclusivo, che accoglie chi arriva ma che abbraccia anche chi abita quei luoghi. Per dirla in altre parole potremmo definirla il Genius Loci, lo spiritello che abita i luoghi. Sto però divagando troppo sul filosofico. Vediamo di riassumere:

· L’identità è divisiva e punta sulle caratteristiche tangibili. Ricordo a questo proposito, il periodo del sisma in centro Italia. Avevamo organizzato con associazioni del posto una manifestazione a cui aveva partecipato anche un campanaro con le campane recuperate da varie chiese. Aveva iniziato a suonare una serie di melodie e ricordo bene l’affermazione “alla fine la melodia è uguale ma ogni paese dice che la sua è diversa, la loro campana è diversa”. Ecco ci fermiamo alla campana e non sentiamo la musica. A ognuno il suo campanile verrebbe da dire. Che strano, mi ricorda tanto il campanilismo.

· L’anima è qualcosa che va oltre, è la melodia che unisce. Io credo che per parlare di turismo sostenibile per tutti – turisti e abitanti – sia necessario trovare questa melodia. Ed è una melodia che parte dalla parola “rispetto” per gli altri e per i luoghi. Se continuiamo a spingere nella direzione sbagliata anche per i borghi, il rischio è di massificare tutto. Dopo il Covid la spinta generale sembrava verso un turismo più sostenibile. Da una parte si sta realizzando, dall’altra i luoghi più, chiamiamoli intimi, rischiano il turismo di massa appena diventano conosciuti, come a esempio, alcune aree della laguna veneta. Solo creando una alleanza tra abitanti e turisti potrò finalmente parlare di turismo sostenibile. Gli strumenti e i metodi ci sono. In ogni  caso  il punto di partenza resta, per me, più prettamente valoriale che meramente tecnico.

Ma i luoghi hanno un'anima

Veniamo ora a questo Quaderno che racconta con quattro articoli, più un articolo introduttivo di Lucia Ammendolia, il turismo sostenibile ed esperienziale.

Il focus della pubblicazione è su luoghi da scoprire, visti dal punto di vista di studenti di scuole turistiche. In un primo articolo Chiara Ceccon ci porterà con i suoi allievi – dell’istituto Martini di Castelfranco Veneto – attraverso le esperienze che hanno svolto quest’ anno sul territorio. Sempre dell’istituto Martini, Benedetta Strippoli ci condurrà sul sentiero della sostenibilità con “Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili?

Chiudono questa carrellata sul turismo due articoli della III A dell’istituto Mazzotti di Treviso: “Vi presento il mio territorio: Casale sul Sile e Quarto d’Altino, Territorio Alto Sile”. Farete delle belle passeggiate accompagnati dagli itinerari creati dai ragazzi.

Un mio invito ai ragazzi e ragazze, operatori turistici di domani. Cercate sempre l’anima nel lavoro che farete.

Buona lettura

Si ringraziano le docenti: Chiara Ceccon, Nicoletta Cioffi e Anna Candelù per la collaborazione

Potete trovare Ma i luoghi hanno un’anima? Nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

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I Tè delle 5: turismo e sostenibilità

Avevamo già trattato dell’argomento nel corso del Festival ASviS del 2020. In questa nuova edizione del Tè delle 5 torneremo a parlare di turismo e sostenibilità, dando voce soprattutto agli amministratori locali e a esperti del settore.

Spazieremo dall’ospitalità diffusa fino ad arrivare alla “croce e delizia” del rilancio dei territori dopo il Covid.

Cosa possono fare gli amministratori pubblici? Ci sono possibilità turistiche per i Comuni più piccoli e poco conosciuti della provincia Italiana? Il PNRR serve, o non serve per nulla? E’ difficile da gestire per chi ha poche risorse umane nel proprio organico? Quanto può essere importante l’ospitalità diffusa e il Paese Albergo proprio per i Comuni più piccoli?

I Tè delle 5: turismo e sostenibilità

A tutto questo risponderemo a partire dal 24 maggio per 6 puntate. Saremo, come sempre,  online sul canale YouTube (iscrivetevi per avere le notifiche) e sulla pagina FB (seguiteci).

Questo il programma dei nuovi “Tè delle 5:turismo e sostenibilità”

24/05/2022 (ore 17.30) Piergiorgio Dal Ben – Assessore al turismo Comune di Monastier (TV) –

Riscoprire il territorio del Comune del Gioco

27/05/2022 (ore 17.30) Chiara Pegge – Presidente ScriptaXmanent (PD)-

La musica per le api e il valore del territorio alpino

31/05/2022 (ore 17.30) Lucia Ammendolia – Consulente Turistico –

Turismo a misura di luogo

06/06/2022 (ore 17.30) Carlo Frascà – Responsabile progetto Paese Alberga di Caulonia (RC) – e Rosario Zurzolo – Titolare Cooperativa Jungi Mundi di Camini (RC)-

Cultura e territorio e Inclusione e sviluppo

13/06/2022 (ore 17.30)  Luca Durighetto – Sindaco Zero Branco (TV) –

Prospettive turistiche e progetti aggregativi

16/06/2022 (ore 17.30) Cristina Gentili – Sindaca di Bolognola (MC) –

Ricerca, formazione, digitale e cultura per il territorio montano

I Tè delle 5: turismo e sostenibilità

Come sempre a coordinare le attività e dialogare con i nostri ospiti ci sarà Antonella Grana, presidente Progetto Re-Cycle

Desiderate proporre degli argomenti? Scriveteci! info@progettorecycle.org

Nel frattempo venite a trovarci alle 17.30 al nostro canale YouTube e alla nostra pagina FB

PS Piccola anticipazione… Stiamo programmando un Tè in presenza!

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