Categorie
blog

La Carta di Budoia

La Carta di Budoia di Alessandro Pellegrini già Sindaco Comune di Capizzone (BG)

La Carta di Budoia è un documento volontario sottoscritto da Comuni e reti di Comuni alpini, firmata il 24 giugno 2017 a Budoia (Friuli ‑ Venezia Giulia) durante la conferenza Internazionale dell’associazione Alleanza nelle Alpi in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Segretariato della Convenzione delle Alpi.

La Carta di Budoia - foto delle Alpi viste dall'aereo

Si pone come obiettivo quello di fare delle Alpi un territorio esemplare in materia di adattamento e prevenzione dei cambiamenti climatici. La Carta si ispira a strategie e accordi di multilivello, provenienti dalla governance globale (COP21 e COP22), europea (Strategia UE di adattamento, Comunicazione COM 2013/216), nazionale (Strategia Nazionale di Adattamento, PNACC Italia) e alpina (dichiarazioni e linee guida della Convenzione delle Alpi)

I firmatari della Carta quali Comuni alpini e relative associazioni si impegnano a:

  • Valutare rischi e opportunità climatiche sul proprio territorio comunale, accrescendo la comprensione dei possibili impatti locali.
  • Analizzare e interpretare politiche e misure amministrative per valutarne l’efficacia nella gestione attuale e futura degli impatti del cambiamento climatico, al fine di sviluppare una “strategia locale di adattamento” coerente con piani regionali, nazionali ed europei.
  • Integrare misure di adattamento nelle attività di pianificazione comunale (urbanistica, gestione del territorio, ecc.).
  • Intensificare la cooperazione istituzionale, dialogando e collaborando con altri Comuni, enti regionali, nazionali, europei e internazionali allo scopo di condividere conoscenze, strumenti e buone pratiche.
  • Promuovere la consapevolezza pubblica, stimolando il dibattito tra cittadini, residenti e visitatori sui rischi e le opportunità legate ai cambiamenti climatici a livello locale.
  • Cercare risorse finanziarie, attraverso progetti e finanziamenti a vari livelli, per sostenere le attività di adattamento climatico.
  • Sperimentare azioni-pilota e misure di resilienza insieme ad altri livelli di governo territoriale, in modo da rendere l’adattamento concreto e replicabile in contesti simili.

In generale, perseguire l’obiettivo di rendere le Alpi un modello virtuoso di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Come si è sviluppata la Carta di Budoia

La Carta di Budoia - il manuale

È stato lanciato un progetto specifico per applicare la Carta di Budoia in alcune aree-pilota: Morbegno (Bassa Valtellina), Capizzone (Valle Imagna), Alte Valli Chisone e Susa, Monte Bianco, e Alto Livenza.

L’obiettivo era valutare la coerenza tra strumenti locali, regionali e nazionali e suggerire misure pratiche da adottare nei diversi contesti alpini.

Sono stati organizzati eventi istituzionali a livello locale per condividere i risultati e stimolare l’adesione di altri Comuni. Con i dati raccolti e le idee sviluppate è stata pubblicata una guida: il “Manuale di Budoia”.

Nel 2025, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente ha pubblicato un Manuale di attuazione della Carta, pensato per supportare tecnici e uffici comunali nel tracciare i profili di rischio, valutare la validità degli strumenti di pianificazione e definire modalità operative per l’adattamento locale.

Il Manuale rende lo spirito della Carta di Budoia operativo, coerente con il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e le linee guida alpine.

Per il biennio 2025‑2026, con l’Italia alla Presidenza della Convenzione delle Alpi, Carta e Manuale di Budoia saranno punti di riferimento per temi chiave come biodiversità, ghiacciai/permafrost, qualità della vita in montagna, e cooperazione trans montana.

Alcuni Comuni (anche in Valle d’Aosta, come Courmayeur nel 2019 con ben 19 Comuni valdostani firmatari) hanno aderito formalmente alla Carta, spesso tramite delibere amministrative e con dialogo istituzionale

Il Comune di Capizzone (BG) è uno dei primi firmatari italiani, insieme a Budoia, Ostana e Usseaux.

Capizzone – Comune pilota nella Carta di Budoia

Area pilota per l’adattamento climatico

Capizzone è stato individuato come area pilota per lo sviluppo di una metodologia che consente ai Comuni alpini italiani di selezionare e adattare misure di resilienza climatica coerenti con il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e con le linee guida alpine.

Grazie alla sua partecipazione è stata condotta un’analisi critica della coerenza tra gli strumenti normativi/regionali e gli strumenti di pianificazione locali.

È stata fornita all’Amministrazione comunale una guida operativa per individuare e implementare azioni efficaci di adattamento. Sono stati promossi eventi istituzionali per restituire i risultati ottenuti e favorire l’adesione di altri Comuni.

Nel 2017, Capizzone ha sottoscritto formalmente la Carta, impegnandosi a: valutare rischi e opportunità climatiche per il territorio comunale; integrare misure di adattamento nei processi di pianificazione; promuovere consapevolezza pubblica e dialogo istituzionale.

A seguito del processo di adesione alla Carta di Budoia è stato finanziato dal Ministero dell’Ambiente una nuova ricerca volta allo sviluppo economico locale chiamato “Compass” confrontandosi con una analoga esperienza sviluppa nella “Biosfera del Vorarlberg” in Austria.

Per garantire uno sviluppo che sia coerente nel tempo e fondato su basi solide, è importante che il Comune individui una vocazione che sia chiara e coerente con il proprio territorio. Una volta definita la vocazione deve stabilire delle linee di azione che riguardino i diversi ambiti che vanno a toccare tutti i servizi che il Comune deve fornire ai vari stakeholder (residenti, turisti, operatori economici dei vari settori, etc.).

Quindi, se la vocazione di Capizzone vuole essere una vocazione legata alla sostenibilità, è importante che prenda come riferimento l’AGENDA 2030 dell’ONU, che esplica chiaramente come il concetto di sostenibilità non sia soltanto legato all’ambiente, ma coinvolga tutti i settori. L’Agenda è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target o traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.

Almeno alcuni di essi dovrebbero essere presi come riferimento primario ed essere posti come obiettivo imprescindibile da raggiungere entro il 2030, in modo tale che il Comune di Capizzone realizzi un percorso coerente verso la sua vocazione di sostenibilità.

Standard di servizi

Ovviamente il Comune non ha competenza diretta su tutti gli ambiti che permettono di offrire servizi alla comunità, come per esempio l’accesso ai vari comuni vallari, la cui strada primaria è sotto il controllo della Provincia di Bergamo, o il servizio pubblico anch’esso non svolto direttamente dal Comune, o le reti idriche, fognaria ed elettrica, tutte infrastrutture su cui il Comune non ha un controllo diretto. Nonostante ciò, è comunque importante che l’Amministrazione valuti quali sono gli standard minimi da garantire e monitori se vengono rispettati. In caso gli standard non vengano garantiti gli amministratori devono fare pressione, aprire tavoli di confronto, magari anche in rete con gli altri Comuni dell’area vallare, per riuscire a ottenere un incremento degli standard offerti sul territorio in modo tale che si possa riuscire ad incrementare l’attrattività dell’area.

Proprio per questo è importante che l’Amministrazione, dopo aver individuato la vocazione di Capizzone, individui tutti i soggetti che possono essere sulla stessa linea e che condividono le stesse priorità, in modo totale o parziale, così da poter costruire delle reti che possano incrementare le risorse a disposizione, sia a livello di persone sia a livello di risorse economiche e, quindi, permettano una più facile attuazione di quello che è il percorso da seguire.

La partecipazione a bandi

Molto spesso i Comuni, soprattutto quelli più piccoli che hanno risorse minori, colgono occasioni e quindi realizzano progetti, in occasione di bandi. Dal punto di vista pratico ciò significa che i progetti, e le eventuali reti ad essi connessi, vengono creati sotto la spinta della partecipazione al bando, con tempi ridotti, che non permettono di strutturare appieno la progettualità e di cogliere al meglio le potenzialità che potrebbe esprimere. Proprio per questo è importante riuscire ad invertire l’ottica, ovvero tracciare un percorso di sviluppo e intessere già delle reti solide, in modo tale che i progetti e le reti siano chiari e sviluppati appieno. Fatto ciò, si andranno a cercare i fondi specifici, nonché a stimolare i soggetti che possono erogare dei fondi, come possono essere per esempio Regione, Comunità Montana, o le fondazioni, senza dimenticare i fondi dell’UE.

In questo senso bisogna invertire l’ottica, ovvero non realizzare ciò che ci permettono i bandi, ma sfruttare i bandi per ciò che vogliamo realizzare. In questo modo si eviterà anche di portare sotto stress le risorse, che sono spesso limitate, perché si possono sovrapporre tempistiche di bandi diversi a cui si vuole partecipare, rendendo quindi di difficile attuazione per gli uffici tutto ciò che si vorrebbe fare, arrivando ad essere costretti a rinunciare all’opportunità di partecipare ad alcuni bandi, anche se si ritengono primari rispetto alla propria programmazione, così come a volte si perdono i contributi perché l’attuazione viene svolta in modo non corretto, oppure si effettua una rendicontazione non in linea con le richieste del bando.

Il Local Development Compass

Il Local Development Compass (La bussola per lo sviluppo locale avviata dalla passata Amministrazione) è uno strumento finalizzato alla creazione di un piano di sviluppo sostenibile a livello comunale. Quasi tutte le aree di azione dei Comuni sono interessate da rapidi sviluppi e complesse interazioni. La protezione del clima e l’adattamento ai cambiamenti climatici rappresentano oggigiorno sfide aggiuntive, e ciò richiede una rete di dipartimenti più forte. Allo stesso tempo, tali sfide aprono nuove strade per contribuire attivamente al miglioramento della qualità della vita e del livello di sostenibilità.

Il Local Development Compass offre un’analisi strutturata che riunisce tutti i campi di azione di un Comune e li considera congiuntamente.

Sulla base della situazione attuale, le misure interdipartimentali vengono sviluppate e ordinate per priorità.

Valutazioni periodiche consentono di verificare l’avanzamento e adattare la pianificazione alle esigenze locali.

Processi ben definiti consentono di sviluppare una pianificazione flessibile e reattiva all’evolversi delle priorità. Ciò promuove una pianificazione lungimirante e sostenibile su orizzonti temporali più lunghi.

Nella bussola per lo sviluppo locale sono stati definiti in totale otto campi d’azione per la valutazione e la pianificazione generale e interdipartimentale.

Informazioni, cifre chiave ed esempi di buone pratiche per i singoli campi di azione, sono disponibili sul sito del progetto: https://ld-compass.org/

Lo scopo è quello di fornire spunti e suggerimenti per l’implementazione pratica e facilitare lo scambio di esperienze con altre comunità.

Il Local Development Compass è uno strumento sviluppato appositamente per i territori alpini e montani, per questo si può definire ideale per supportare la strategia di sviluppo di un comune montano come Capizzone.

Gli elementi e gli obbiettivi essenziali per lo sviluppo locale che sono stati analizzati si possono così sintetizzare:

PROTEGGERE E SVILUPPARE LA NATURA, L’AMBIENTE E IL PAESAGGIO

Il paesaggio naturale e culturale delle zone montuose, come Alpi e Prealpi, è la base della vita e dell’economia di chi ci abita, preservarlo e svilupparlo in modo sostenibile è un compito centrale per le istituzioni che le rappresentano. La creazione di aree protette, l’implementazione di azioni mirate a mitigare le conseguenze del cambiamento climatico in modo rispettoso dell’ambiente, la promozione della mobilità sostenibile per ridurre il traffico motorizzato individuale, rappresentano la base per uno sviluppo sostenibile e duraturo.

RENDERE LE COMUNITÀ ATTRAENTI COME AREE ECONOMICHE

Attraverso uno sviluppo economico sostenibile, le comunità montane possono creare le basi per adattarsi meglio alle sfide future. Il rafforzamento e lo sviluppo di una gamma di servizi sulla base di un’offerta commerciale a kmØ permettono di creare nuovi posti di lavoro e mantenere quelli esistenti. Allo stesso tempo, bisogna sensibilizzare e motivare la popolazione locale a dare un contributo alla creazione del valore locale per ottenere una crescita organica della domanda interna.

MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA DELLE PERSONE NELLE ALPI

Un’interazione sociale equa, basata sulle pari opportunità, rafforza la coesione in una comunità: riuscire ad incoraggiare i cittadini a partecipare alla vita sociale rappresenta un obiettivo ulteriore per l’attuazione di strategie innovative e progetti pilota soprattutto per i servizi di interesse pubblico come la mobilità, l’istruzione e la salute.

La Carta di Budoia - Alessandro Pellegrini - Alleanza nelle Alpi
CONTRIBUIRE ALL’ATTUAZIONE DEI PRINCIPI CHE STANNO ALLA BASE DI “ALLEANZA NELLE ALPI”

Il lavoro della rete comunitaria si basa sui principi dell’Alleanza nelle Alpi, un accordo internazionale tra i paesi alpini e l’UE per lo sviluppo sostenibile della regione alpina. La loro attuazione dovrebbe essere piena di vita: tutti possono contribuire a plasmarla – nella comunità. Alleanza nelle Alpi è una delle 16 organizzazioni di osservatori ufficiali. La rete di comunità è attivamente coinvolta negli organi della Convenzione delle Alpi, partecipa allo scambio tra gli Stati alpini e fa rete con le altre organizzazioni di osservatori.

A seguito di una dettagliata analisi dei dati raccolti ed il confronto con le realtà locali ha portato le seguenti conclusioni.

Per realizzare una programmazione di medio e lungo periodo sarebbe importante realizzare un piano marketing che vada ad analizzare più nel profondo il contesto non solo specifico del comune, ma anche quello ampio in cui va a inserirsi, le caratteristiche su cui si può fondare lo sviluppo e, quindi, sia i punti di forza che di debolezza, così come le opportunità le minacce, per chiarire quali sono tutte le attività da svolgere in modo più puntuale.

Sarebbe interessante che il piano marketing fosse realizzato con i Comuni che saranno individuati come soggetti che condividono le stesse priorità e che hanno la stessa volontà di sviluppo, in modo tale che venga preso in considerazione un’area più ampia rispetto al singolo comune di Capizzone e possa perciò risultare più attrattiva e abbia più capacità di azione sia dal punto di vista di risorse economiche, che delle risorse umane disponibili, oltre che con un’offerta più ampia (commerciale, turistica, naturalistica, i servizi, etc.).

È importante sottolineare che il piano marketing permette di indagare anche il punto di vista di tutti gli stakeholder del territorio tramite interviste dirette o indagini campionarie. Si riesce in questo modo ad avere un punto di vista che non è esclusivamente autoreferenziale, come quello che presenta questa metodologia di screening, perché avere anche il punto di vista degli altri soggetti che operano sul territorio e che vivono il territorio è fondamentale per raccogliere spunti interessanti che possono allargare la visione per uno sviluppo che vada a soddisfare tutti coloro che vivono e investono nell’area.

A questa iniziativa di base si sommano poi quelle negli ambiti specifici, come ad esempio un migliore monitoraggio delle abitazioni e delle famiglie (anche mediante una differente strutturazione delle tasse locali) e una maggiore adozione di processi e strumenti digitali di gestione delle informazioni.

La Carta di Budoia è inserita nel Q19 Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare che sarà pubblicato a breve. Per leggere tutti i Quaderni cliccare QUI

Categorie
blog

100 ore per l’Ambiente

100 ore per l’Ambiente, l’evento che si è svolto dal 5 al 9 giugno, il cui titolo  completo era Ci vuole un fiore- 100 ore per l’ambiente. L’intero calendario delle cinque giornate è stato inserito nel programma del Festival Asvis – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Il festival è l’evento italiano più importante dedicato all’ Agenda 2030.

In effetti può bastare un fiore come per la foto di copertina, per cambiare la prospettiva. I fiorellini blu si trovano davanti a una zona devastata in Italia. Non faremo vedere la devastazione, non preciseremo il luogo, ciò che basta sapere è che “Ci vuole un fiore”

100 ore per l'Ambiente

Abbiamo raccolto gran parte degli interventi delle 5 giornate, che si sono svolte al Negozio Piave 67, in un video di qualche minuto, tra un paio di mesi usciremo con una pubblicazione. Ciò che resta importante e che è emerso con prepotenza durante le giornate è che per l’ambiente ma soprattutto per l’umanità “non c’è più tempo” e che “dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare” e di conseguenza di agire

Ma… può bastare un fiore per ricominciare? No, non è per nulla sufficiente, resta in ogni caso una speranza da cui ricominciare. Speranza da supportare con azioni concrete, come abbiamo capito a giugno.

Buona visione e a presto – un paio di mesi – con la raccolta degli interventi

© 2024 Da un’idea di AidA Marketing&Formazione PI 03513900260 | Privacy policy | Website powered by ABC OnLine

Pin It on Pinterest