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Sci d’erba

Un’ alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?

Sci d’erba, un’alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?

Confesso che non ne avevo mai sentito parlare, né avevo mai visto nulla. Da quando ho realizzato il sogno della casa in montagna ho iniziato a vedere aspetti del territorio montano che non conoscevo e sono incappata anche in una tappa della Coppa del Mondo di Sci d’Erba a Tambre, in Alpago provincia di Belluno.

Come già – almeno spero – saprete come associazione è da molto che ci occupiamo di valorizzazione dei territori e di turismo sostenibile; perciò, lo sci d’erba mi ha incuriosita molto.

Partiamo dal territorio in questione, l’Alpago, nello specifico Tambre cittadina che deve la sua storia e il suo sviluppo al legame con la Foresta del Cansiglio. Nei periodi più recenti il turismo dell’area si è sempre più stretto intorno alle bellezze naturali e allo sport.

Per lo sci dobbiamo partire dalla frazione di Col Indes, 1230 slm, un tempo dotata di una pista che non è più adatta allo sci alpino invernale. Cosa è successo?  Gli impianti sono ormai arrugginiti.  Ho trovato una serie di articoli (del 2011/2012, si veda in calce) relativi a un progetto di collegamento sciistico degli impianti tra Col Indes e Piancavallo. Il progetto, per fortuna, non è mai stato approvato. Con la neve che passa da “troppa o niente”, sarebbe stato solo uno spreco di denaro.

Come detto poc’anzi, bellezze naturali e sport sono i fattori trainanti della zona. La bellezza dell’area è dovuta alla pace e alla tranquillità della seconda foresta più grande d’Italia: il Cansiglio, 7000 ettari di faggi e abeti secolari. Sentieri da percorrere a piedi, in mountain bike (per inciso, ho visto anche molte bici elettriche) oppure a cavallo. Per gli sport invernali vi sono di tracciati per lo sci da fondo, ma anche ciaspole, o slitte trainate da cani sono una bella alternativa. Sempre se c’è neve… il tempo diciamo che fa le bizze.

Sport e condizioni meteo, e questo mi fa ritornare al nostro Sci d’Erba. La Coppa è stata una piacevole sorpresa e potrebbe – con tutti il se del caso – costituire una alternativa per lo sci nel futuro. Che ci piaccia o meno, la situazione neve in montagna sta diventando critica, gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti – sia in montagna che in pianura – e si devono cercare alternative  strutturali per provare, e ribadisco provare, a gestire un cambiamento che ci è già sfuggito di mano. E’ perentorio “ri-disegnare” anche  il comparto turistico che va gestito

Lo sci d’erba non è una novità, se ne parlava già tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, ed era soprattutto una alternativa fuori stagione per gli atleti dello sci invernale. Ci sono le potenzialità per fare un salto in avanti? Per il turismo e per territori meno conosciuti può rappresentare un fattore di sviluppo? Si badi bene, che per sviluppo intendo sempre uno sviluppo sostenibile (si veda più sotto l’articolo Ma i luoghi hanno un’anima?)

Difficile a dirsi. Al momento vi è una mancanza di conoscenza/consapevolezza da parte degli sciatori “classici” e degli amanti dello sci in generale, dall’altra, per pensare a una gestione turistica vera e propria, le infrastrutture devono essere completamente ripensate. Per certo lo sci d’erba sta acquisendo una rilevanza maggiore e rappresenta una alternativa sostenibile a proposte come le piste sintetiche (dry slope skiing)

Che ne pensate? Lo Sci d’erba è una strada percorribile?

Qui sotto una serie di link ad articoli di approfondimento sul territorio del Cansiglio, sullo sci d’erba e sul turismo sostenibile

Is grass skiing the answer to a sport threatened by climate change?

Sciare sulla plastica? O scoprire un’altra montagna? Il caldo impone un piano B

Col Indes-Piancavallo: punto e a capo

Cansiglio: dopo anni di mobilitazione no alle piste di collegamento degli impianti tra il Col Indes e Piancavallo

Foresta del Cansiglio

La sesta R: Ripensare, Riprogettare

Il turismo va demonizzato o glorificato?

Ma i luoghi hanno un’anima?

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Binario morto

Binario morto è l’articolo introduttivo al Quaderno 15 “Turismo tra rivincita e rigenerazione” in uscita a maggio e che potrete trovare qui

Binario morto

Binario morto… No, non preoccupatevi anche se il titolo suona un po’ lugubre in questo Quaderno andremo a raccontare di binari che ritornano a vivere.

Per questa pubblicazione ci trasferiamo in Francia dove saremo “ospitati” alla Recyclerie un posto che ho avuto il piacere di conoscere personalmente e che ha qualcosa in comune con Progetto Re-Cycle. Se guardate bene già il logo somiglia moltissimo al nostro.

La Recyclerie rappresenta il primo binario di questo racconto. Quando l’ho visitata a marzo 2022 ero stata favorevolmente colpita dal fatto che questa struttura si era sviluppata lungo un binario e una stazione dismessa. La Recyclerie, come ci racconta Fabrizia Greta Silvestri è sorta, all’inizio come azienda agricola, lungo la vecchia cinta ferroviaria di Parigi nel diciottesimo Arrondissement. Già parlare di un’azienda agricola a Parigi per me è un sogno. 

Binario morto

Al netto di tutte le differenze, la presenza dei binari mi ha fatto pensare subito alla (nostra) Treviso – Ostiglia, una ciclo-pedonale che è stata recuperata lungo una ex ferrovia militare e valorizzata di recente.  Le opere non sono del tutto completate (a marzo 2023 la ciclabile è percorribile da Treviso a Montegalda (VI) per circa 56 km) ma posso personalmente affermare che la Treviso – Ostiglia è diventata un punto di incontro e, durante il Covid, un attimo di serenità e di evasione.

La Recyclerie è invece una struttura di ristorazione/accoglienza, ha iniziato come azienda agricola ed è partita dal concetto di “fare comunità”. Per riagganciarci al turismo sostenibile – goal 8.9 dell’Agenda ONU 2030 – non si può prescindere dal concetto della comunità ospitante per uno sviluppo turistico armonico. È per questo che la Recyclerie mi ha colpito tantissimo: per il coinvolgimento dei clienti, degli abitanti del quartiere di Clignancourt e, in ultima analisi, dei turisti come me che vivono un’esperienza diversa.

Binario morto

Il turismo esperienziale può essere considerato il trait-d’union tra il binario morto di Parigi e il binario morto della Treviso – Ostiglia. Per turismo esperienziale intendiamo un turismo che prevede molteplici attività durante una vacanza, attività che permettono al turista di connettersi a livello umano, emotivo e spirituale al luogo che lo ospita. Stiamo parlando di nicchie di mercato ma cosa è meglio: tante nicchie messe assieme o un turismo “affollato”?

Revenge tourism

Di questo tipo di turismo “affollato” ce ne parla Fabio Casilli con il suo articolo sul Revenge Tourism.

Turismo di rivincita, anche se mi viene meglio chiamarlo di vendetta. Un aspetto del turismo che si è evidenziato dopo il Covid, questa voglia spasmodica di partire i cui risultati sono città sovraffollate con, di conseguenza, un’offerta turistica che rischia di diventare caotica e di bassa qualità. Un’offerta che ha dovuto fare i conti, sia in Francia che in Italia, con la mancanza di personale legata al forzato cambio di lavoro causato dal Covid. Mancanza dello staff senior (in Francia il mercato immobiliare legato alle Olimpiadi del 2024 ha assorbito parte del personale del settore turistico) e mancanza di competenze sul campo dello staff junior.

Di nuovo si pone la domanda “dove sta andando il turismo?”

Per Fabio Casilli la rivincita ha fatto da leva a una revisione generale del turismo, sia da parte degli operatori che dei clienti. I bisogni dei clienti sono cambiati, c’è un orientamento maggiore verso la sostenibilità, il cambiamento dei bisogni ha forzato il cambiamento degli operatori.

Spero davvero che la cosa sia duratura e che non ci stiamo avviando invece verso il binario morto di un turismo vecchio stile con un po’ di green washing. Non ci vorrà molto tempo per scoprirlo.

Destination management

Quando parlo di turismo preferisco farlo con il Destination Management che prevede la gestione di un territorio e la sua valorizzazione con il supporto di operatori che conoscono bene il luogo in cui operano. Importantissimo il ruolo delle OGD – Organizzazioni di Gestione della Destinazione- che dovrebbero dare un impulso effettivo al territorio di appartenenza.  Al momento invece, almeno per quanto riguarda il Veneto, non riesco a vedere nessuna gestione efficace. Tante idee e ben confuse. Una promozione che prevede anche influencer – divertenti – che parlano in veneto e che sono capiti dai veneti ma non da altri. Mi sfugge il nesso su come si spingano le persone da fuori a venire in Veneto, evitando possibilmente di accalcarsi a Venezia. Di sicuro è un mio limite di comprensione

Le attività e i luoghi “oltre Venezia” potrebbero essere davvero tanti e vari. Eccoci, dunque, a far rientrare in campo le proposte di turismo esperienziale, termine che, confesso, detesto cordialmente da quanto è utilizzato a vanvera. Sta di fatto che è necessario proporre qualcosa che resti nella memoria.

Per tornare al nostro binario iniziale potremmo dire che la Recyclerie e l’Ostiglia sono racconti di ferrovie, per me la ferrovia, sopra ogni cosa, racconta il “senso del viaggio”

Binario morto

Racconti su rotaie

Non mi possono non tornare alla mente i viaggi estivi di ritorno – con mia mamma che all’epoca era ancora “foresta” (=non veneta) – al Sud. 

Il Trieste- Lecce era sovraffollato, quando andava bene mio papà riusciva a prenotare dei posti. Se andava male…pazienza. La parte migliore doveva ancora arrivare, quando da Foggia prendevamo la littorina con i sedili in legno. Il ritorno a Venezia/Mestre era, se possibile, ancora più memorabile: il delirio più totale con “i pacchi da giù” da portare su.  Viaggi scomodi, tanto, e treni sporchi. Ma la ferrovia racconta e fa ricordare storie e fa anche comunità. Avete presente in “Benvenuti al Sud” la scena dell’ingorgo sulla Salerno – Reggio Calabria? Ecco, in tante ore di treno era più o meno così, ma questo era esattamente il “senso del viaggio”, lunghissimo, scomodissimo e condiviso con estranei con i quali ci scambiavamo i panini.

Cosa significa questo? Semplice, un’esperienza deve essere vera. Da qui la mia critica al turismo esperienziale: troppe “esperienze wow” sono fasulle e sono dannose per gli operatori seri.

L’ultimo binario

L’ultimo binario morto di questo Quaderno è la foto di copertina di questa introduzione. Si tratta dell’orologio della Vecchia Stazione che ospita il museo dell’impressionismo, il Museé d’Orsay.  Le opere sono fantastiche ma altrettanto fantastico è il lavoro di ristrutturazione e di valorizzazione del museo stesso.  Una prova in più del fatto che da un binario morto può esserci nuova vita.

Bon voyage

Questo Quaderno è dedicato alla V N del 1983 dell’Istituto Tecnico Turistico F. Algarotti di Venezia. I viaggi in treno delle gite e per alcuni, me compresa, in treno anche fino a Londra!

Per scaricare i Quaderni editi da il prato cliccare qui

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Passata è la tempesta: il Piave

Passata è la tempesta: il Piave, dove siamo ritornati dopo la piena per vedere se davvero è “ Passata la tempesta[1]”

Ricorderete certamente la piena devastante a novembre 2018 e l’ecatombe di alberi in montagna.

Nelle settimane seguenti, subito dopo la tempesta, gruppi di volontari avevano pulito il litorale di Jesolo, un gruppo era guidato anche dal nostro Ermes. A distanza di qualche mese siamo andati a verificare la situazione lungo il Piave, precisamente tra San Biagio di Callalta e Ponte di Piave in provincia di Treviso.

A parte alcuni tratti, minimi, il luogo risulta pulito. La furia dell’acqua si può ancora notare da alcuni particolari come l’erba ammassata e oggetti non consueti che restano “appollaiati” sui rami. Sono presenti alcuni oggetti di plastica ma sono veramente una minima parte.

Passata è la tempesta: il Piave

Per il resto il paesaggio ha un aspetto lunare e per certi versi labirintico. Sembra davvera che la tempesta sia passata e che il Piave sia tornato tranquillo

La luce fa dei giochi strani, altrettanto strani gli oggetti che abbiamo trovato verso il crepuscolo. Sembrano quasi entrati a far parte del paesaggio naturale. Mettiamola come vogliamo ma sarà sempre la Natura ad avere la meglio sull’ essere umano…


[1] Giacomo Leopardi “La quiete dopo la tempesta”

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Storie: dal Veneto ai Sibillini

Come abbiamo fatto ad arrivare dal Veneto ai Sibillini? Per poi tornarci? Ci sono aspetti comuni che legano i territori? Di certo ci sono le storie di persone e territori.

Visivamente non c’è proprio nulla che accomuna le due regioni, (per l’esattezza sono tre: Veneto, Marche e Umbria) basta guardare queste foto. Le Dolomiti stesse, seppur montagne, non somigliano di certo ai Sibillini, più antichi e levigati. La nostra laguna, i nostri fiumi sono proprio tutta un’altra cosa. Eppure, ci sono cose che sono comuni. Sono le Storie, storie legate al territorio e legate alle persone.

 

Venice – the lagoon

 

fiume Sile

La prima volta che arrivammo nel cratere del sisma eravamo a Norcia, 10 dicembre 2016, lo ricordo bene perché da quella data si sono intersecate le storie di Progetto Re-Cycle e quelle delle Local Guides, i volontari che aggiornano le mappe di Google Maps. Le LG sono persone in carne e ossa, non esseri smaterializzati o avatar, che utilizzano il “virtuale” per dare un’altra lettura del reale. Non tutti sono così “filosofici” nel dare questa lettura, ma io lo sono.

Dall’incontro con le LG si è sviluppato Re-building (anzi è il contrario. Lo avevamo già in testa ma ci mancava il come farlo), la “costruzione” di una cassaforte della memoria virtuale con immagini geolocalizzate su una mappa condivisa, delle zone colpite dal sisma. La mappa è in lavorazione continua, il bello di questo tipo di tecnologia è che puoi continuare a sviluppare e a migliorare. Da quel momento è risultato naturale confluire nella rilettura dei territori (non solo quelli colpiti dal sisma ma anche altri in Veneto) perciò abbiamo iniziato a parlarne nell’accezione che si trova nel Manifesto stesso di Progetto Re-Cycle “ripartire da ciò che già esiste per avviare nuovi cicli di vita”.

 

King of the world

Siamo tornati di recente, a fine aprile 2018, in Umbria e nelle Marche in particolare a Norcia e a Bolognola (MC). La ricostruzione, o un quantomeno simil ritorno alla normalità, procede a macchia di leopardo. Sono state fatte alcune cose, altre restano da fare. Il senso di “Donne dei Sibillini, bellezza e dignità del territorio” (il 10 giugno a Pintura di Bolognola – Macerata  https://www.facebook.com/events/1729682707099136/ ) è ripartire valorizzando persone, in particolare donne, e territorio che rappresentano il grande tesoro dell’area.

 

Near Bolognola

View of Fargno trail

 

Dal mio punto di vista, anche un po’ aziendale se volete (tutta colpa del mio lavoro), solo attraverso una modalità di fruizione del territorio che intersechi aspetti “reali” con aspetti “virtuali”, potremo iniziare a parlare di rilettura vera, con un forte substrato culturale, dei territori e delle persone (e aziende) che lo abitano. Qui sto iniziando a sconfinare in “cultura d’impresa”…

 

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