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Costruzioni e turismo sostenibile

Costruzioni e turismo sostenibile, titolo un po’ modificato di questo articolo che ripropongo – tratto dal Quaderno 11 – e che ripercorre molte tappe della nostra storia. Da Norcia al sisma in Centro Italia del 2016, dalla mappatura dei sentieri – per un turismo inclusivo e sostenibile – alle Local Guides e il mondo di Google. E, non ultimo, la differenza a cui tengo molto tra identità e anima dei luoghi.

La tecnologia per la mappatura è un po’ cambiata ma di base resta veramente tutto. Una cosa, invece, non esiste più, anche se l’idea era più che buona. La start up Storie – citata nell’articolo – per la costruzione di edifici sostenibili non esiste più. Diciamo che avere aperto a febbraio 2019 non è stata una grande fortuna.

Tornando però a Progetto Re-Cycle, le attività per il turismo sostenibile continuano e per questo vi invito a segnalarci sempre nuovi sentieri. Qui il link al progetto #accessiblelife

 Buona lettura!

Costruzioni e turismo sostenibile

Mappatura digitale dei sentieri e costruzioni sostenibili per un turismo lento e sostenibile

Ora che mi accingo a scrivere e rivedo il titolo del mio intervento a “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente” la mia reazione è “E che cavolo, ho scritto un titolo che sembra un film della Wertmüller

In effetti condensare in un titolo più di due anni di vita, vissuta intensamente, non è proprio semplice . Se a questo ci aggiungo che siamo una APS “cross over” – nel senso che siamo talmente trasversali come approcci e tematiche che ormai alla domanda “di che cosa vi occupate” rispondo “siamo cross over” – forse il titolo alla Wertmüller ci sta bene. Con il termine “riciclo” copriamo aree tematiche piuttosto vaste che vanno dalla rivalorizzazione dei territori alla creazione di momenti di confronto sulla sostenibilità, per questo specifico progetto sarà sufficiente dire che lavoriamo sulla digitalizzazione di sentieri con un focus particolare su percorsi accessibili a tutti.

 Proviamo ad andare con un po’ di ordine, per fare chiarezza partirò dalla fine del mio lungo titolo, in ordine cronologico.

L’inizio

Dicembre 2016, siamo a Norcia dove gran parte degli attori protagonisti della nostra storia si incontreranno e dove incontreremo per la prima volta il mondo delle Local Guides di Google[1] che tanta parte avrà nel nostro racconto digitale. E’ in quel momento che conosciamo le foto 360 e le mappe su Google Maps, la digitalizzazione del territorio, la mappatura dei sentieri e la VR (Realtà Virtuale).

Nel dicembre 2016 vedremo anche per la prima volta le fotocamere 360 che ora utilizziamo per mappare, caricare su Maps e rendere fruibile in VR i territori delle 3 regioni che sono coinvolte nel progetto: Veneto, Umbria, Marche

Costruzioni e turismo sostenibile

L’idea non ci è venuta subito, ci abbiamo impiegato quasi un anno. Quando raccontiamo tutto il nostro percorso mi sto rendendo sempre più conto che tendiamo a renderlo troppo semplice, molto più semplice di quanto sia stato e sia, ad oggi, in realtà. Posso invece assicurare che c’è una montagna di fatica dietro a tutte quelle foto, e un’altrettanta montagna di chilometri percorsi. La primissima foto “incriminata” della mappatura, la foto da cui è partito tutto è questa che vedete qui  sotto. Si tratta di un sentiero per persone con disabilità motoria che conduce a Forca di Presta, Monti Sibillini vicino a Caselluccio di Norcia. I sentieri che andiamo perciò a mappare sono sentieri per persone con disabilità motoria, perché riteniamo che il futuro del turismo debba essere un turismo “lento, sostenibile e inclusivo”

Come procediamo

  • Localizziamo e mappiamo  i sentieri scattando le famose foto 360

Non è sempre facile scoprire i sentieri, bisogna recarsi sul posto . Credetemi, nel “digitale” c’è tanto “reale”, in termini di ore di lavoro, fatica e autentiche scarpinate. Per i sentieri più lunghi si utilizza anche un altro tipo di fotocamera, agganciata a un caschetto e si percorre il sentiero in bicicletta. A volte ci è capitato di arrivare in posti talmente brutti che non abbiamo scattato nemmeno le foto, un viaggio a vuoto.

  • Carichiamo su Google Maps con Street View

Sul fatto di caricare su Google Maps a suo tempo si era scatenata una diatriba tra “utilizziamo Maps” oppure “creiamo una APP dedicata” . Alla fine si è scelto NO APP, per alcuni semplici motivi. Attenzione, semplici ma non banali. Una APP per essere utile e “avere successo” deve essere scaricata da miglia di persone. Ci sono molte APP nate e morte perché nessuno le scaricava.

Per avere molti sentieri dovremo necessariamente iniziare a rivolgerci anche ad altri “utenti” che dovranno caricare a loro volta i sentieri. Come faccio a verificare le info che caricano? Quali livelli di sicurezza devo avere? Su Maps, semplicemente il problema si risolve a monte

  • Solo virtuale? Un approccio di questo tipo non fa correre il rischio di creare dei “turisti da divano?”

Dal nostro punto di vista i luoghi devono essere VISITATI perché ACCESSIBILI. La virtualizzazione del territorio va rinforzata con il racconto elaborato con video, testi e, perché no, la creazione di eventi Accessibili e Sostenibili

  • Coinvolgimento di Proloco e Comuni di piccoli borghi. Lavoriamo quando ci è possibile in collaborazione con Proloco e Comuni. Il rischio di spopolamento nelle zone montane di Umbria e Marche a causa del sisma del 2016 non è così diverso dal rischio di spopolamento delle montagne venete

Perché la mappatura dei sentieri

Lo abbiamo accennato nel precedente paragrafo: serve rallentare o invertire il rischio di spopolamento nelle zone montane e nei borghi più piccoli. Con un flusso turistico ben gestito, di turismo lento. Pensiamo a chi viaggia in bicicletta o a sentieri famosi come il Cammino di Santiago di Compostela. In Veneto abbiamo un flusso turistico enorme su Venezia ma pochi dei turisti “mordi e fuggi” hanno voglia di vedere altro. Ci piacerebbe far conoscere anche altro, con un approccio più rispettoso del territorio, invertire la tendenza del turismo di massa. Cambiare il modo di viaggiare, invertire una tendenza , valorizzare  luoghi piccoli e sconosciuti – talvolta sconosciuti anche a chi ci abita vicino – collegandoli  in un’unica mappa tenendo sempre a mente la strada dell’inclusione e dell’accessibilità alle persone con disabilità è il nostro modo per contribuire al cambiamento.

Desideriamo, ripartendo dai sentieri, ridare l’identità/ANIMA dei luoghi, urgenza che abbiamo riscontrato soprattutto nei luoghi del sisma del 2016 dove tutto è andato distrutto. All’inizio parlavo di identità dei luoghi, ora sto sostituendo identità con ANIMA. Ho notato purtroppo che parlando di identità andava perso il senso di inclusione che invece volevo trasmettere. Si parla, a sproposito, di identità veneta, umbra, italiana, tedesca , metteteci tutto quello che volete. Il risultato finale se ragiono in questi termini è che non includo ma escludo. Da qui il passaggio ad ANIMA che ha un valore più simbolico ed emotivo, più inclusivo visto che parlo di emozioni

Costruzioni sostenibili

Nel nostro percorso a ritroso del titolo, ma cronologicamente corretto, arriviamo alle costruzioni sostenibili, diamo una tangibilità alla sostenibilità. Da questo momento in poi saranno altre “Storie” che è il nome della start up che abbiamo costituito pochi mesi fa, micro impresa formata da due persone di Progetto Re-Cycle e un altro amico. In estrema sintesi:

. I materiali di costruzione sono ricavati da scarti/macerie o edifici dismessi

. I materiali, per ciò che riguarda soprattutto le zone del sisma, sono ricavati in loco, e, nelle nostre intenzioni,  lavorati da manodopera del posto

. caratteristica principale è la velocità di costruzione. Da un  nucleo iniziale essenziale si può arrivare a uno sviluppo successivo senza abbattere nulla e sprecare risorse

. I materiali sono ecocompatibili, per costruzioni antisismiche

. Il percorso è ciclico e ripetibile. Costruisco, demolisco, recupero il materiale, ricavo nuovo materiale

Da questo momento in  poi saranno però altre «Storie», Progetto Re-Cycle si ferma, qui come è giusto che sia, per prosguire per i propri “sentieri” reali, digitali e metaforici


[1] Le persone che a livello volontario inseriscono foto, recensioni, informazioni in Google Maps

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Era già tardi sei anni fa

Era già tardi sei anni fa. Oggi dove siamo?

Non sembra essere cambiato molto in questi ultimi 6 anni. Il 29 Ottobre 2018 la tempesta Vaia abbatte 14 milioni di alberi nelle Alpi. È solo il primo dei tanti eventi estremi che soprattutto negli ultimi due anni hanno devastato con una frequenza sempre maggiore non solo il nostro paese, ma l’intero pianeta. L’anno più piovoso, più arido, più caldo, più freddo degli ultimi xx anni è quello che sentiamo dire quasi quotidianamente nelle news, tanto da non farci quasi più caso, come se questo tipo di informazioni sia diventato parte ormai del “rumore di fondo” quotidiano.

Cinque anni fa, quasi esattamente un anno dopo Vaia, ci siamo incontrati per fare il punto sulla situazione durante l’evento “Ci vuole un Fiore – 100 ore per l’ambiente. Da quei cinque giorni è nato il nostro Quaderno 11: “È già tardi?Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente”

Oggi iniziamo con il condividere uno degli articoli del Quaderno, legato all’ambiente attraverso il mondo delle Guide Locali di Google Maps e agli strumenti tecnologici ad esso collegati.

Vale la pena di “Pulire il mondo?” 

Gli strumenti tecnologici – breve introduzione

Il mio approccio personale, e poi quello di Progetto Re-Cycle, alla tecnologia digitale di Google Maps, nasce dopo il sisma del 2016 in Marche, Umbria e Lazio. Cercavamo uno strumento che ci permettesse l’interazione / integrazione con il territorio, e la diffusione delle informazioni in modo visuale. Da qui la scelta di entrare nella community di Local Guides, dove poter interagire direttamente con Google. Non lavoriamo per Google, ma ne utilizziamo gli strumenti (accessibili a tutti) e proponiamo miglioramenti, che talvolta vengono accolti.

Era Dicembre 2018 quando, nel Quaderno 9 “L’uomo di plastica” raccontavamo di Local Guides Clean the World. Ve le ricordate, le Guide Locali che puliscono il mondo, come ci ha chiamato TeleVenezia dopo la pulizia della spiaggia di Jesolo?

Era già tardi sei anni fa. Spiaggia devastata

Bene, eccoci ancora qua. Nel frattempo qualcosa è cambiato, qualcosa è cresciuto, non solo sotto l’aspetto dimensionale (gli interventi di pulizia da 50 che erano sono quasi triplicati) ma soprattutto nell’aspetto qualitativo. Parliamo ancora di pulizia, ma nel frattempo abbiamo iniziato a farci, e a fare, altre domande:

  • Vale la pena di pulire? In questo modo, non facciamo da sponda a chi, forte del fatto che qualcuno pulirà, continua a non prendersi cura dei propri rifiuti, o peggio, continua a lanciarli dalla macchina invece di conferirli in modo appropriato? Quello che noi facciamo, come volontari, è probabilmente rimuovere uno zero virgola di tutti i rifiuti abbandonati Perciò, perché lo facciamo? O meglio, “perché lo fate” come ci chiedono in molti? “Perchè lo fate?” è la domanda/risposta che mi viene più spontanea, e che vorrei rivolgere io a chi lancia i rifiuti dal finestrino.
  • Non ci sono altri modi? Modi più istituzionali, e più efficaci? Sicuramente sì. Il primo si chiama educazione. Educazione alla consapevolezza, più che educazione civica. Alcune delle storie che state leggendo in questo quaderno ci parlano di una macchina in discesa, con i freni oramai consumati, che si sta indirizzando sempre più velocemente verso il precipizio. Quella macchina siamo noi, stiamo frenando con i piedi, e dobbiamo esserne consapevoli. Non stiamo guardando un film apocalittico, siamo noi i protagonisti, che ci piaccia o no, di quel film. E alla fine del film, quella parola sullo schermo scritta in grande non ci permette di uscire dalla sala. Quella parola va capita nel suo pieno significato: FINE

Perciò la consapevolezza è il primo, piccolo passo, che tutti dobbiamo fare. Un passo che da solo ci porterà a compiere tutti gli altri passi necessari.

  • Ma come facciamo noi da soli a farci carico di tutto questo? Non ci sono Enti, Governi, Istituzioni Nazionali e sovranazionali, che dovrebbero farsi carico di questi argomenti? Sì, ci sono. Sono eletti da noi, e pagati da noi, e per poterli indirizzare noi dovremmo essere consapevoli. “A ognuno il suo”, era solita dire mia mamma. “Tu fai la tua parte, e vedrai che gli altri faranno la loro”. Cito ancora dal Quaderno 9 “se ognuno di noi si prende cura della propria Casa, possiamo certamente dire che tutti assieme puliamo il mondo

Puliamo il mondo. Questo ci fa tornare al punto di partenza, a quelle “Guide Locali che puliscono il mondo”, in una commistione fra tecnologia, quella di Google Maps, e volontariato, quello delle persone che con i loro contributi aggiornano le informazioni. Perciò, da Guida Locale, mi pongo un’altra domanda. Una domanda che in realtà ho già fatto, non a me stesso, ma direttamente a Jen Fitzpatrik, Vice Presidente senior di Google Maps. Era il 18 Ottobre 2018, il luogo Silicon Valley e l’evento era Connect Live, una tre giorni di incontri ai quali Google aveva invitato le 150 migliori Guide Locali del Mondo.

  • Cosa fa Google Maps per l’ambiente?al momento non abbiamo un programma” è stata la risposta. “Va bene, allora cercherò di prepararne uno io” è stato il mio pensiero, al quale ho iniziato a lavorare proprio da quel 18 di Ottobre. Da qui nasce “Waste report on Google Maps

Lo avevamo anticipato, mentre era in via di elaborazione, nel Q9C’è anche un progetto più importante, ma è prematuro parlarne adesso, spero però di poterne scrivere tra qualche mese

Waste report

Perciò, eccoci qua. A raccontare di come una App unica, diffusa in tutto il mondo, che tutti abbiamo già, potrebbe domani diventare la nostra interfaccia con chi i rifiuti li dovrebbe raccogliere. Al momento è un’idea, o per meglio dire una proposta, per aggiungere una piccola ma importante funzione a Google Maps: un pulsante per segnalare i rifiuti abbandonati.

Ce ne sono tante di App per l’ambiente, perchè una in più? Me la sono sentita fare cento volte, questa domanda, da quando ho lanciato la proposta, e aperto il dibattito nella community delle Local Guides. Proprio perché ce ne sono tante, ognuna legata alla propria zona, una diversa dall’altra, ognuna da scaricare. E mi sono immaginato uno di noi che, in viaggio, si imbatte in un sacco di rifiuti abbandonati e, con profondo senso civico, cerca di:

  • capire dove si trova
  • scoprire chi si occupa dei rifiuti in quella zone
  • trovare il sito e scaricare l’App di segnalazione, per poter finalmente inviare una foto.

Voi lo fareste? Quante volte, durante un ipotetico viaggio di 300 chilometri, sareste disposti a ripetere la stessa procedura? Perciò sì, un’App globale, non una in più. Una App che tutti noi abbiamo già, con una funzione in più: Segnalare.

Non è necessario che io sappia a chi inviare la segnalazione: in base alla mia posizione, l’informazione verrà inviata all’autorità locale competente. Questo semplifica il ruolo dell’utente e lo rende possibile ed efficace

In questo modo riempi la mappa di immagini di rifiuti, è la seconda obiezione, penalizzando il turismo. Nessuna immagine sarà mostrata. Lo scopo delle immagini è semplicemente di informare chi deve intervenire su cosa si deve aspettare. Al contrario, la mia aspettativa è di poter creare, con l’aiuto di questi dati (numero di segnalazioni, tempo di reazione, ecc.) una mappa che ci aiuti a capire meglio i comportamenti globali nei confronti dell’ambiente, ma anche l’efficienza delle strutture di raccolta, in modo da poter servire per aiutare a migliorare il sistema globale di gestione dei rifiuti

Era già tardi sei anni fa. Waste reporting

Una mappa che, attraverso la raccolta di dati statistici, potrebbe raccontarci molto sulle abitudini, ma anche sulle criticità di un’area, e sulla effettiva efficienza di un sistema. Una mappa che potrebbe risultare premiante, anche con un ritorno sul turismo, per chi agisce in modo efficace.

Non a costo zero, come mi piacerebbe dire, ma sicuramente con un costo molto inferiore di quello attuale, in cui ognuno “fa da se” senza interessarsi di quello che accade fuori del proprio orticello.
Solo una proposta, per oggi. Se domani però, nell’aprire la vostra App di navigazione, dovreste trovare un pulsante con scritto “segnala rifiuti”, beh, ricordatevi di questo articolo. Potrete anche voi dire “io lo sapevo già

Questo lo scrivevo sei anni fa. Ora vi ripeto: “Era già tardi sei anni fa. Oggi dove siamo?” Voi, come state agendo?

Per leggere tutti i Quaderni disponibili cliccate QUI

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Sci d’erba

Un’ alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?

Sci d’erba, un’alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?

Confesso che non ne avevo mai sentito parlare, né avevo mai visto nulla. Da quando ho realizzato il sogno della casa in montagna ho iniziato a vedere aspetti del territorio montano che non conoscevo e sono incappata anche in una tappa della Coppa del Mondo di Sci d’Erba a Tambre, in Alpago provincia di Belluno.

Come già – almeno spero – saprete come associazione è da molto che ci occupiamo di valorizzazione dei territori e di turismo sostenibile; perciò, lo sci d’erba mi ha incuriosita molto.

Partiamo dal territorio in questione, l’Alpago, nello specifico Tambre cittadina che deve la sua storia e il suo sviluppo al legame con la Foresta del Cansiglio. Nei periodi più recenti il turismo dell’area si è sempre più stretto intorno alle bellezze naturali e allo sport.

Per lo sci dobbiamo partire dalla frazione di Col Indes, 1230 slm, un tempo dotata di una pista che non è più adatta allo sci alpino invernale. Cosa è successo?  Gli impianti sono ormai arrugginiti.  Ho trovato una serie di articoli (del 2011/2012, si veda in calce) relativi a un progetto di collegamento sciistico degli impianti tra Col Indes e Piancavallo. Il progetto, per fortuna, non è mai stato approvato. Con la neve che passa da “troppa o niente”, sarebbe stato solo uno spreco di denaro.

Come detto poc’anzi, bellezze naturali e sport sono i fattori trainanti della zona. La bellezza dell’area è dovuta alla pace e alla tranquillità della seconda foresta più grande d’Italia: il Cansiglio, 7000 ettari di faggi e abeti secolari. Sentieri da percorrere a piedi, in mountain bike (per inciso, ho visto anche molte bici elettriche) oppure a cavallo. Per gli sport invernali vi sono di tracciati per lo sci da fondo, ma anche ciaspole, o slitte trainate da cani sono una bella alternativa. Sempre se c’è neve… il tempo diciamo che fa le bizze.

Sport e condizioni meteo, e questo mi fa ritornare al nostro Sci d’Erba. La Coppa è stata una piacevole sorpresa e potrebbe – con tutti il se del caso – costituire una alternativa per lo sci nel futuro. Che ci piaccia o meno, la situazione neve in montagna sta diventando critica, gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti – sia in montagna che in pianura – e si devono cercare alternative  strutturali per provare, e ribadisco provare, a gestire un cambiamento che ci è già sfuggito di mano. E’ perentorio “ri-disegnare” anche  il comparto turistico che va gestito

Lo sci d’erba non è una novità, se ne parlava già tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, ed era soprattutto una alternativa fuori stagione per gli atleti dello sci invernale. Ci sono le potenzialità per fare un salto in avanti? Per il turismo e per territori meno conosciuti può rappresentare un fattore di sviluppo? Si badi bene, che per sviluppo intendo sempre uno sviluppo sostenibile (si veda più sotto l’articolo Ma i luoghi hanno un’anima?)

Difficile a dirsi. Al momento vi è una mancanza di conoscenza/consapevolezza da parte degli sciatori “classici” e degli amanti dello sci in generale, dall’altra, per pensare a una gestione turistica vera e propria, le infrastrutture devono essere completamente ripensate. Per certo lo sci d’erba sta acquisendo una rilevanza maggiore e rappresenta una alternativa sostenibile a proposte come le piste sintetiche (dry slope skiing)

Che ne pensate? Lo Sci d’erba è una strada percorribile?

Qui sotto una serie di link ad articoli di approfondimento sul territorio del Cansiglio, sullo sci d’erba e sul turismo sostenibile

Is grass skiing the answer to a sport threatened by climate change?

Sciare sulla plastica? O scoprire un’altra montagna? Il caldo impone un piano B

Col Indes-Piancavallo: punto e a capo

Cansiglio: dopo anni di mobilitazione no alle piste di collegamento degli impianti tra il Col Indes e Piancavallo

Foresta del Cansiglio

La sesta R: Ripensare, Riprogettare

Il turismo va demonizzato o glorificato?

Ma i luoghi hanno un’anima?

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Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024

Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 di Chiara Ceccon (docente di discipline turistiche aziendali ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Il progetto di ricerca e formazione avviato da Aida Marketing e Formazione, Progetto Re-Cycle e Paesi e Poesie, in collaborazione con alcune scuole venete e calabresi e due comuni, Zero Branco (TV) in Veneto e Caulonia (RC) in Calabria, ha portato all’analisi dei dati dei questionari raccolti. I questionari hanno posto, agli studenti delle sei scuole coinvolte, alcune domande relative al loro rapporto con il territorio e a come vivono il turismo sostenibile.

Da una prima analisi emerge che gli studenti delle scuole secondarie superiori di secondo grado, in particolare del triennio, desiderano fare esperienza attraverso la conoscenza del territorio, immergendosi nella natura e tenendo d’occhio i loro budget.

I ragazzi di questa generazione hanno bisogno di svagarsi per contrastare la noia, l’impegno scolastico e sportivo, organizzando per sé e per gli amici viaggi per conoscere meglio sia la zona in cui vivono sia le strutture ricettive, quali agriturismi e alberghi, B&B e campeggi perché offrono numerosi servizi di accoglienza. I servizi di accoglienza sono risultati un elemento fondamentale per tutti gli studenti.

La maggior parte degli studenti è d’accordo nel far apprezzare ai potenziali turisti la storia e il folklore del territorio, rispettando l’ambiente.

Il rapporto tra turismo e territorio dipende molto da come i ragazzi sono stati abituati dai loro genitori e dalla loro cultura di base. Infatti, si nota la differenza tra coloro che hanno viaggiato fin da bambini, rispetto a coloro i cui genitori non hanno avuto le possibilità economiche e materiali e non si sono potuti permettere di affrontare viaggi di qualsiasi genere.

Ci sono ragazzi che hanno già fatto esperienza in varie strutture, mentre altri non sono mai stati in hotel a tre o quattro stelle e probabilmente non ci sono nemmeno mai entrati, tranne, forse, per la frequenza degli stage di alternanza, i cosiddetti percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento.

PCTO 2024

I percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO 2024)

A questo proposito, quest’anno nel nostro Istituto Martini di Castelfranco Veneto, le classi terze del corso Turismo sono state invitate a visitare una cantina vitivinicola nelle colline del Prosecco per capire cosa significa fare turismo esperienziale ed enogastronomico. Hanno inoltre visitato un hotel quattro stelle a Venezia per apprendere i vari servizi e il confort che viene proposto soprattutto ai turisti stranieri.

Queste visite aziendali rientrano in una Unità didattica di apprendimento in cui gli alunni hanno realizzato un piccolo catalogo per illustrare alcune escursioni in questi due luoghi tanto amati.

In entrambe le esperienze i ragazzi sono rimasti entusiasti e la maggior parte ha precisato che l’esperienza diretta li ha coinvolti e che la rifarebbero; altresì, hanno appreso quanto possa essere difficile gestire strutture di accoglienza sia di tipo ricettivo che ristorativo.

Sostenibilità e accoglienza

Con i PCTO gli studenti hanno avuto modo di avere un primo approccio “dal vero” di quanto messo in atto da Regione Veneto e strutture ricettive

Per esempio, nel caso UNESCO ed enoturismo, la Regione Veneto e la Presidente dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Marina Montedoro, ha ribadito “il pieno rispetto del Patrimonio che siamo chiamati a tutelare e portare nel mondo come bandiera veneta di bellezza e sostenibilità. In questa direzione vanno tutte le azioni di valorizzazione del territorio che si stanno attuando come Associazione: dallo sviluppo di percorsi a piedi, a cavallo e in bici alla creazione di hub logistici per ridurre la pressione del trasporto pesante”.

PCTO 2024

Per quanto riguarda l’esperienza negli hotel veneziani, gli ospiti sono invogliati alla piacevolezza del confort e del relax, attraverso l’accoglienza in tutte le sue espressioni. Gli addetti alla reception e gli head concierge sono a disposizione 24 ore su 24 in varie strutture proponendo servizi di vario genere e gli studenti hanno percepito questo valore aggiunto che contraddistingue la nostra cultura italiana.

Potete trovare Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

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Ma i luoghi hanno un’anima?

Ma i luoghi hanno un’anima? Introduzione al Q18

Me lo sono chiesta sempre più spesso di recente, ne avevo anche scritto qualche tempo fa, quando avevo già fatto una distinzione tra identità e anima.

La risposta alla domanda è un SI, senza ombra di dubbio da parte mia. Però, davvero, me lo sto chiedendo sempre più frequentemente. E allora provo a rispondermi. Di nuovo.

Parto da lontano. Con il PNRR ormai è tutto un bando per i borghi, per il turismo sostenibile e chi più ne ha più ne metta. Il mio lavoro mi porta anche a occuparmi di bandi e sul turismo ne ho viste di tutti i colori.

In ordine sparso ecco alcune amenità:

· Facciamo una App… se la scaricano in mille sarà già tanto.

· Facciamo un portale… ok quello di Stargate (il film) mi sta bene. Gli altri portali invece si mettono in concorrenza tra loro creando una immagine caotica e frammentata. Pensare a chi dovrebbe utilizzarlo è troppa fatica.

Ma i luoghi hanno un'anima

· Facciamo una rete … da pesca e per giunta bucata? Forse sì, visto che chi fa parte di una rete stenta a trovare – data, in molti casi, la mancanza di coordinamento- un modo per organizzarsi.

· Valorizziamo il territorio. Ottimo. Manca sempre il come. Mai avuto il bene di sentire qualcuno dare delle indicazioni chiare sul COME.

· Last but not least, finiti i soldi del bando, amici o nemici come prima.

Il progetto con le scuole

Con il progetto Turistico 20.0 – il turismo dalle scuole al territorio e con il questionario somministrato alle ragazze e ai ragazzi di sei scuole turistiche tra Calabria e Veneto, abbiamo sondato, tra le altre cose, quale sia il significato gli studenti danno al turismo sostenibile. In breve, è emersa la percezione legata all’ambiente ma la parte legata alle persone/alla società è stata soltanto sfiorata.

La sostenibilità si collega anche a come valorizzare il territorio, persone che lo abitano comprese, resta sempre il dubbio sul “come”. E allora?

Identità o anima

Qui mi riaggancio alla mia domanda iniziale e introduco la variabile identità. Si usa sempre più spesso il vocabolo identità legandolo ai luoghi. A mio parere questo vocabolo è divisivo, si cercano le caratteristiche che differenziano un luogo da un altro piuttosto ciò che li accomuna. Un fenomeno che trovo preoccupante poiché ho la netta impressione – girando per borghi – che stiano diventando tutti uguali, con promozioni simili e con un forte accento sull’enogastronomia e i prodotti tipici. Non fraintendetemi, i prodotti tipici vanno benissimo ma quando, per spingere un prodotto e un territorio, mi invento “il cammino delle colline del prosecco” capite che i turisti/pellegrini a sentire una cosa del genere restano senza parole – i cammini partono da presupposti spirituali ben diversi – e, inoltre, se si parla con chi abita quelle colline la risposta è “sì, sì che vadano a camminare o in bici quando non passano con i pesticidi…”. Per dovere di cronaca mi hanno anche riferito che la situazione di irrorazione di sostanze per il trattamento delle vigne sta iniziando a essere gestita meglio.

In ogni caso ci troviamo di fronte a un classico esempio di social washing da una parte – chi abita quelle zone ha parecchi problemi ma l’immagine che si dà è diversa – e di più classico green washing di posti che sono sicuramente meravigliosi ma di cui si fa un altrettanto meraviglioso ed eccessivo story telling. Un gran peccato perché in questo caso la valorizzazione del luogo non sta portando effettivi vantaggi alla popolazione, e non sto parlando dei vantaggi economici, perché quelli di sicuro qualcuno li ha. Sto invece introducendo il concetto di anima che vedo come concetto inclusivo, che accoglie chi arriva ma che abbraccia anche chi abita quei luoghi. Per dirla in altre parole potremmo definirla il Genius Loci, lo spiritello che abita i luoghi. Sto però divagando troppo sul filosofico. Vediamo di riassumere:

· L’identità è divisiva e punta sulle caratteristiche tangibili. Ricordo a questo proposito, il periodo del sisma in centro Italia. Avevamo organizzato con associazioni del posto una manifestazione a cui aveva partecipato anche un campanaro con le campane recuperate da varie chiese. Aveva iniziato a suonare una serie di melodie e ricordo bene l’affermazione “alla fine la melodia è uguale ma ogni paese dice che la sua è diversa, la loro campana è diversa”. Ecco ci fermiamo alla campana e non sentiamo la musica. A ognuno il suo campanile verrebbe da dire. Che strano, mi ricorda tanto il campanilismo.

· L’anima è qualcosa che va oltre, è la melodia che unisce. Io credo che per parlare di turismo sostenibile per tutti – turisti e abitanti – sia necessario trovare questa melodia. Ed è una melodia che parte dalla parola “rispetto” per gli altri e per i luoghi. Se continuiamo a spingere nella direzione sbagliata anche per i borghi, il rischio è di massificare tutto. Dopo il Covid la spinta generale sembrava verso un turismo più sostenibile. Da una parte si sta realizzando, dall’altra i luoghi più, chiamiamoli intimi, rischiano il turismo di massa appena diventano conosciuti, come a esempio, alcune aree della laguna veneta. Solo creando una alleanza tra abitanti e turisti potrò finalmente parlare di turismo sostenibile. Gli strumenti e i metodi ci sono. In ogni  caso  il punto di partenza resta, per me, più prettamente valoriale che meramente tecnico.

Ma i luoghi hanno un'anima

Veniamo ora a questo Quaderno che racconta con quattro articoli, più un articolo introduttivo di Lucia Ammendolia, il turismo sostenibile ed esperienziale.

Il focus della pubblicazione è su luoghi da scoprire, visti dal punto di vista di studenti di scuole turistiche. In un primo articolo Chiara Ceccon ci porterà con i suoi allievi – dell’istituto Martini di Castelfranco Veneto – attraverso le esperienze che hanno svolto quest’ anno sul territorio. Sempre dell’istituto Martini, Benedetta Strippoli ci condurrà sul sentiero della sostenibilità con “Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili?

Chiudono questa carrellata sul turismo due articoli della III A dell’istituto Mazzotti di Treviso: “Vi presento il mio territorio: Casale sul Sile e Quarto d’Altino, Territorio Alto Sile”. Farete delle belle passeggiate accompagnati dagli itinerari creati dai ragazzi.

Un mio invito ai ragazzi e ragazze, operatori turistici di domani. Cercate sempre l’anima nel lavoro che farete.

Buona lettura

Si ringraziano le docenti: Chiara Ceccon, Nicoletta Cioffi e Anna Candelù per la collaborazione

Potete trovare Ma i luoghi hanno un’anima? Nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

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Le guide ambientali escursioniste

Le guide ambientali escursioniste è il secondo articolo del Q17 “Scuola, professioni e trend del turismo” da ottobre scaricabile qui

Le attività delle guide ambientali escursioniste nei Monti Sibillini e in Valnerina

La natura va amata, compresa e soprattutto rispettata e proprio per queste motivazioni, unite alla volontà di far parlare del mio territorio, dal 2019 ho iniziato il percorso per diventare una guida ambientale escursionista. Prima di parlarvi delle mie attività però vorrei spiegarvi cosa è, e cosa fa una GAE.

Le guide ambientali escursioniste (GAE) sono professionisti che si occupano di guidare le persone in escursione e in varie attività all’aria aperta. Non fanno però solo questo. 

Il compito di una GAE può essere molto vario e si differenzia da guida a guida, da territorio a territorio. Oltre ad essere una guida in un sentiero possono fornire al contempo informazioni naturalistiche, storiche e culturali.

Le guide ambientali escursioniste

Le attività delle Guide

Le attività delle guide ambientali escursioniste, anche in Valnerina e nei Monti Sibillini, sono molto varie e dipendono dalle esigenze e dalle richieste dei visitatori. Di sicuro, tra le attività principali, ci sono le escursioni a piedi, che possono prevedere diversi livelli di difficoltà e durata: dalle semplici passeggiate per famiglie e principianti, alle escursioni di più giorni per escursionisti esperti.

Durante le escursioni, le guide ambientali escursioniste forniscono agli escursionisti informazioni sulla flora, la fauna, la geologia e la storia della zona, rendendo così l’escursione una vera e propria esperienza educativa. Spiegano anche l’importanza della conservazione dell’ambiente e delle buone pratiche di escursionismo sostenibile.

Oltre alle escursioni a piedi, le guide ambientali escursioniste possono organizzare altre attività come, a titolo di esempio, attività educative (anche per i bambini), il birdwatching, la divulgazione delle regole e delle attività proprie di una zona, attività a tutela di flora e fauna selvatica, il trekking con le ciaspole (molto apprezzate le attività sulla neve anche dai bambini), il nordic walking e molto altro ancora. Queste attività permettono ai visitatori di scoprire la natura e il paesaggio in modo diverso e avvincente, trasformando allo stesso tempo una passeggiata in natura in un’esperienza turistica di qualità.

Le guide ambientali escursioniste possono essere anche collegate alle associazioni, ai parchi naturali, alle riserve, ai centri visita, alle aziende turistiche specializzate e ad altre strutture che promuovono il turismo nella zona. Molte guide ambientali escursioniste sono anche liberi professionisti che possono proporre e organizzare escursioni su misura per gruppi o privati.

Le Guide e il turismo

In generale, le attività delle guide ambientali escursioniste contribuiscono a far conoscere e valorizzare le bellezze naturalistiche e culturali dei propri territori. Nello specifico tra i Monti Sibillini e la Valnerina queste guide promuovono l’omonimo Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Regionale del fiume Nera, le svariate aree protette e i siti Natura 2000, promuovendo un turismo di qualità e sostenibile con la conservazione dell’ambiente. Un altro compito che spetta alle “guide” è quello di responsabilizzare il turista, anche nei confronti della sua stessa sicurezza, per contribuire allo sviluppo di un turismo eco-friendly, sostenibile e soprattutto responsabile.

Le guide ambientali escursioniste

Sempre più spesso, grazie ai social network che condividono informazioni anche senza andarle a cercare, e grazie agli strumenti tecnologici (APP e dispositivi GPS) si può “andare” in montagna con uno spirito di avventura senza conoscere quasi nulla, purtroppo avendo un bassissimo livello di sicurezza. Un esempio tra le centinaia (perché si parla davvero di molti casi) è il soccorso di un ragazzo di appena 30 anni che a fine luglio, nonostante il sentiero principale sia realizzato anche da bambini, ha dovuto chiamare il soccorso tramite elicottero perché partendo senza avere la giusta conoscenza del sentiero e della montagna è rimasto bloccato tra le rocce.

Eco-friendly

Non conoscendo le regole del buonsenso alcuni lasciano rifiuti a terra pensando che essendo “materiale organico” non sia un problema (esempio bucce di frutti), nella peggiore delle ipotesi un turista “poco amante della natura” lascia anche rifiuti differenti. Personalmente, mi è capitato di vedere sacchetti di raccolta di escrementi di animali abbandonati a terra con dentro i rifiuti.

Sicurezza

Sono decine gli escursionisti che cercano di andare in montagna (e parliamo comunque di montagne che arrivano a quasi 2500 m slm) con scarpe inadatte, sneakers o addirittura ciabatte e, nonostante gli avvertimenti, spesso continuano imperterriti la loro avventura in solitaria. Alcuni vogliono andare in alta quota anche con bambini piccoli, altri cercano di arrivare in una zona inesplorata nonostante la propria inesperienza.

Per esempio, per arrivare da Foce alla cima del Monte Vettore occorre praticare un dislivello di circa 1500m con un itinerario da circa 12km, con dei tratti abbastanza rischiosi. Spesso gli utenti meno esperti pensano che sia superfluo portare acqua o viveri. Altri escursionisti cercano ristoranti in quota dove a volte ci sono solo dei ripari di emergenza.

L’errore più eclatante è quando si cerca di imitare qualcuno che, pubblicando una foto nei social network, mette in evidenza quanto sia bello un ambiente e quanto è stato “facile per lui” raggiungerlo.

Sostenibilità

Un turismo non sostenibile è anche quello che può danneggiare irrimediabilmente un ambiente, portando in zone tutelate materiali inquinanti, lasciando rifiuti, danneggiando (anche inavvertitamente) i sentieri, infastidendo la fauna e rovinando la flora.

La mia attività per il territorio

Come avevo accennato in apertura dell’articolo, la mia scelta di diventare guida è stata dettata dalla voglia di promuovere il territorio.

Durante tutto l’anno lavoro in un ufficio di web marketing, fotografia e servizi alle aziende. Sono sempre in contatto costante con le informazioni riguardanti le richieste e le proposte dal territorio. Da 4 anni ho iniziato quindi l’attività di guida proprio per questo scopo, frequentando un corso di formazione come Guida AIGAE e Guida del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Le attività di una guida AIGAE

In qualità di guida AIGAE (una guida GAE iscritta all’associazione Italiana guide ambientali escursionistiche, quindi AIGAE), come libero professionista, ho la possibilità di proporre le attività come guida per gruppi privati o, come accade spesso, per solo una o due persone (escursionisti che prediligono visitare il territorio in solitaria o coppie). La mia non è una attività che organizza prevalentemente gruppi raccolti in una data fissa, ma una attività pensata per accompagnare il turista nel momento in cui ne ha bisogno, quando si trova in zona. Si tratta perciò di un servizio personalizzato.

Le attività di una Guida del Parco

La responsabilità verso il territorio, la costanza nel divulgare le regole locali, la presenza sul posto per aiutare anche le attività locali. Questo è in sintesi il ruolo della Guida del Parco. Una figura esperta e responsabile che possa aiutare l’Ente Parco nei momenti di divulgazione e che possa essere sul territorio quando le aziende devono organizzare delle attività. La persona con cui ci si può incontrare per parlare o la persona che può fare da interprete ambientale

Un’offerta turistica, per tutti, costante e destagionalizzata

Tramite la presenza di proposte specifiche in determinati momenti dell’anno (come tour di primavera o escursioni sulle montagne in estate, tour fotografici nel foliage o attività di scoperta delle aziende locali) le persone che cercano una “scusa” per uscire di casa trovano svariate proposte che creano anche un indotto economico e che possono rappresentare un volano di ripresa anche per quei territori che vengono penalizzati dalla loro posizione come “area interna”.

Allo stesso tempo la condivisione di foto e i consigli che la guida GAE sviluppa nel web risultano utili a tutte le organizzazioni nella zona, permettendo di promuovere il turismo anche nei confronti di tutti coloro che non sono direttamente coinvolti con il mondo dell’outdoor ma che possono voler condividere una proposta correlata al territorio.

Anche qui occorre stabilire dei limiti e delle regole di buona condotta, occorre identificare gli ambienti che possono ospitare il turista e gli ambienti più fragili che invece dovrebbero rimanere più isolati.

Attività di rete locale

La guida spesso si trova a parlare con altre aziende locali, creando collaborazioni e partnership con alberghi, ristoranti, agriturismi e altre attività turistiche della zona. Si riesce così a ottenere una diffusione delle notizie locali grazie, a esempio, a iniziative come gli sconti reciproci o dei pacchetti combinati per aumentare la visibilità dell’area e attrarre più visitatori.

Alla base di queste attività occorre sempre considerare che la passione è indispensabile. L’amore per la natura circostante e per l’ambiente è un caposaldo delle attività che conducono la guida in montagna e successivamente tutti i visitatori.

Spero che anche voi vorrete conoscere una guida ambientale escursionista nella Valnerina e nei Monti Sibillini, spero che anche per voi possa esserci la passione per andare a passare qualche ora nel silenzio della montagna.

Il Q17 e ” Le guide ambientali escursioniste” saranno disponibili da ottobre. Per gli altri numeri già disponibili dei Quaderni editi da il prato cliccare qui

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Binario morto

Binario morto è l’articolo introduttivo al Quaderno 15 “Turismo tra rivincita e rigenerazione” in uscita a maggio e che potrete trovare qui

Binario morto

Binario morto… No, non preoccupatevi anche se il titolo suona un po’ lugubre in questo Quaderno andremo a raccontare di binari che ritornano a vivere.

Per questa pubblicazione ci trasferiamo in Francia dove saremo “ospitati” alla Recyclerie un posto che ho avuto il piacere di conoscere personalmente e che ha qualcosa in comune con Progetto Re-Cycle. Se guardate bene già il logo somiglia moltissimo al nostro.

La Recyclerie rappresenta il primo binario di questo racconto. Quando l’ho visitata a marzo 2022 ero stata favorevolmente colpita dal fatto che questa struttura si era sviluppata lungo un binario e una stazione dismessa. La Recyclerie, come ci racconta Fabrizia Greta Silvestri è sorta, all’inizio come azienda agricola, lungo la vecchia cinta ferroviaria di Parigi nel diciottesimo Arrondissement. Già parlare di un’azienda agricola a Parigi per me è un sogno. 

Binario morto

Al netto di tutte le differenze, la presenza dei binari mi ha fatto pensare subito alla (nostra) Treviso – Ostiglia, una ciclo-pedonale che è stata recuperata lungo una ex ferrovia militare e valorizzata di recente.  Le opere non sono del tutto completate (a marzo 2023 la ciclabile è percorribile da Treviso a Montegalda (VI) per circa 56 km) ma posso personalmente affermare che la Treviso – Ostiglia è diventata un punto di incontro e, durante il Covid, un attimo di serenità e di evasione.

La Recyclerie è invece una struttura di ristorazione/accoglienza, ha iniziato come azienda agricola ed è partita dal concetto di “fare comunità”. Per riagganciarci al turismo sostenibile – goal 8.9 dell’Agenda ONU 2030 – non si può prescindere dal concetto della comunità ospitante per uno sviluppo turistico armonico. È per questo che la Recyclerie mi ha colpito tantissimo: per il coinvolgimento dei clienti, degli abitanti del quartiere di Clignancourt e, in ultima analisi, dei turisti come me che vivono un’esperienza diversa.

Binario morto

Il turismo esperienziale può essere considerato il trait-d’union tra il binario morto di Parigi e il binario morto della Treviso – Ostiglia. Per turismo esperienziale intendiamo un turismo che prevede molteplici attività durante una vacanza, attività che permettono al turista di connettersi a livello umano, emotivo e spirituale al luogo che lo ospita. Stiamo parlando di nicchie di mercato ma cosa è meglio: tante nicchie messe assieme o un turismo “affollato”?

Revenge tourism

Di questo tipo di turismo “affollato” ce ne parla Fabio Casilli con il suo articolo sul Revenge Tourism.

Turismo di rivincita, anche se mi viene meglio chiamarlo di vendetta. Un aspetto del turismo che si è evidenziato dopo il Covid, questa voglia spasmodica di partire i cui risultati sono città sovraffollate con, di conseguenza, un’offerta turistica che rischia di diventare caotica e di bassa qualità. Un’offerta che ha dovuto fare i conti, sia in Francia che in Italia, con la mancanza di personale legata al forzato cambio di lavoro causato dal Covid. Mancanza dello staff senior (in Francia il mercato immobiliare legato alle Olimpiadi del 2024 ha assorbito parte del personale del settore turistico) e mancanza di competenze sul campo dello staff junior.

Di nuovo si pone la domanda “dove sta andando il turismo?”

Per Fabio Casilli la rivincita ha fatto da leva a una revisione generale del turismo, sia da parte degli operatori che dei clienti. I bisogni dei clienti sono cambiati, c’è un orientamento maggiore verso la sostenibilità, il cambiamento dei bisogni ha forzato il cambiamento degli operatori.

Spero davvero che la cosa sia duratura e che non ci stiamo avviando invece verso il binario morto di un turismo vecchio stile con un po’ di green washing. Non ci vorrà molto tempo per scoprirlo.

Destination management

Quando parlo di turismo preferisco farlo con il Destination Management che prevede la gestione di un territorio e la sua valorizzazione con il supporto di operatori che conoscono bene il luogo in cui operano. Importantissimo il ruolo delle OGD – Organizzazioni di Gestione della Destinazione- che dovrebbero dare un impulso effettivo al territorio di appartenenza.  Al momento invece, almeno per quanto riguarda il Veneto, non riesco a vedere nessuna gestione efficace. Tante idee e ben confuse. Una promozione che prevede anche influencer – divertenti – che parlano in veneto e che sono capiti dai veneti ma non da altri. Mi sfugge il nesso su come si spingano le persone da fuori a venire in Veneto, evitando possibilmente di accalcarsi a Venezia. Di sicuro è un mio limite di comprensione

Le attività e i luoghi “oltre Venezia” potrebbero essere davvero tanti e vari. Eccoci, dunque, a far rientrare in campo le proposte di turismo esperienziale, termine che, confesso, detesto cordialmente da quanto è utilizzato a vanvera. Sta di fatto che è necessario proporre qualcosa che resti nella memoria.

Per tornare al nostro binario iniziale potremmo dire che la Recyclerie e l’Ostiglia sono racconti di ferrovie, per me la ferrovia, sopra ogni cosa, racconta il “senso del viaggio”

Binario morto

Racconti su rotaie

Non mi possono non tornare alla mente i viaggi estivi di ritorno – con mia mamma che all’epoca era ancora “foresta” (=non veneta) – al Sud. 

Il Trieste- Lecce era sovraffollato, quando andava bene mio papà riusciva a prenotare dei posti. Se andava male…pazienza. La parte migliore doveva ancora arrivare, quando da Foggia prendevamo la littorina con i sedili in legno. Il ritorno a Venezia/Mestre era, se possibile, ancora più memorabile: il delirio più totale con “i pacchi da giù” da portare su.  Viaggi scomodi, tanto, e treni sporchi. Ma la ferrovia racconta e fa ricordare storie e fa anche comunità. Avete presente in “Benvenuti al Sud” la scena dell’ingorgo sulla Salerno – Reggio Calabria? Ecco, in tante ore di treno era più o meno così, ma questo era esattamente il “senso del viaggio”, lunghissimo, scomodissimo e condiviso con estranei con i quali ci scambiavamo i panini.

Cosa significa questo? Semplice, un’esperienza deve essere vera. Da qui la mia critica al turismo esperienziale: troppe “esperienze wow” sono fasulle e sono dannose per gli operatori seri.

L’ultimo binario

L’ultimo binario morto di questo Quaderno è la foto di copertina di questa introduzione. Si tratta dell’orologio della Vecchia Stazione che ospita il museo dell’impressionismo, il Museé d’Orsay.  Le opere sono fantastiche ma altrettanto fantastico è il lavoro di ristrutturazione e di valorizzazione del museo stesso.  Una prova in più del fatto che da un binario morto può esserci nuova vita.

Bon voyage

Questo Quaderno è dedicato alla V N del 1983 dell’Istituto Tecnico Turistico F. Algarotti di Venezia. I viaggi in treno delle gite e per alcuni, me compresa, in treno anche fino a Londra!

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I Tè delle 5: turismo e sostenibilità

Avevamo già trattato dell’argomento nel corso del Festival ASviS del 2020. In questa nuova edizione del Tè delle 5 torneremo a parlare di turismo e sostenibilità, dando voce soprattutto agli amministratori locali e a esperti del settore.

Spazieremo dall’ospitalità diffusa fino ad arrivare alla “croce e delizia” del rilancio dei territori dopo il Covid.

Cosa possono fare gli amministratori pubblici? Ci sono possibilità turistiche per i Comuni più piccoli e poco conosciuti della provincia Italiana? Il PNRR serve, o non serve per nulla? E’ difficile da gestire per chi ha poche risorse umane nel proprio organico? Quanto può essere importante l’ospitalità diffusa e il Paese Albergo proprio per i Comuni più piccoli?

I Tè delle 5: turismo e sostenibilità

A tutto questo risponderemo a partire dal 24 maggio per 6 puntate. Saremo, come sempre,  online sul canale YouTube (iscrivetevi per avere le notifiche) e sulla pagina FB (seguiteci).

Questo il programma dei nuovi “Tè delle 5:turismo e sostenibilità”

24/05/2022 (ore 17.30) Piergiorgio Dal Ben – Assessore al turismo Comune di Monastier (TV) –

Riscoprire il territorio del Comune del Gioco

27/05/2022 (ore 17.30) Chiara Pegge – Presidente ScriptaXmanent (PD)-

La musica per le api e il valore del territorio alpino

31/05/2022 (ore 17.30) Lucia Ammendolia – Consulente Turistico –

Turismo a misura di luogo

06/06/2022 (ore 17.30) Carlo Frascà – Responsabile progetto Paese Alberga di Caulonia (RC) – e Rosario Zurzolo – Titolare Cooperativa Jungi Mundi di Camini (RC)-

Cultura e territorio e Inclusione e sviluppo

13/06/2022 (ore 17.30)  Luca Durighetto – Sindaco Zero Branco (TV) –

Prospettive turistiche e progetti aggregativi

16/06/2022 (ore 17.30) Cristina Gentili – Sindaca di Bolognola (MC) –

Ricerca, formazione, digitale e cultura per il territorio montano

I Tè delle 5: turismo e sostenibilità

Come sempre a coordinare le attività e dialogare con i nostri ospiti ci sarà Antonella Grana, presidente Progetto Re-Cycle

Desiderate proporre degli argomenti? Scriveteci! info@progettorecycle.org

Nel frattempo venite a trovarci alle 17.30 al nostro canale YouTube e alla nostra pagina FB

PS Piccola anticipazione… Stiamo programmando un Tè in presenza!

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Sostenibilità e un fiore

Sostenibilità e un fiore, a Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente – l’evento che nelle 100 e passa ore di interventi ha cercato di rispondere (e fare domande) su questo tema.

Sostenibilità, un termine che abbraccia concetti che sono difficili da riassumere se non ricorrendo ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Anche tenendo come “bussola” l’Agenda è comunque complicato riuscire a tirare le fila delle cinque giornate dello scorso giugno. Abbiamo pertanto deciso di dare la struttura di Aria, Terra, Acqua agli interventi che pubblichiamo a conclusione del percorso. Ci diventa più semplice declinare così la complessità di quanto è stato trattato

Aria

Tre articoli che trattano dell’elemento aria. L’aria distruttiva della tempesta Vaia – di Therry Robert Luciani -, l’aria estremamente inquinata dalle polveri sottili – Salvatore Patti – e infine le coltivazioni “in aria” delle serre aeroponiche – Sergio Martin.

Terra

Sostenibilità e un fiore

La terra, la sezione più nutrita di articoli. Sono 6 pezzi che intersecano visioni, sensibilità e approcci diversi ma complementari tra loro. Si inizia con un pezzo che tratta di alimentazione, allevamenti intensivi e le serate musicali di “Ci vuole un fiore” – Stefano Pesce. Si passa poi ad altri due pezzi che si concentrano sull’area di Mestre – Venezia e Marghera e che ci porteranno a “visitare” le imprese e la sostenibilità dei processi produttivi – Gabriella Chiellino– per arrivare alla sostenibilità di una comunità e di un territorio – Gruppo di lavoro Piave. Gli ultimi tre articoli si concentraranno su progetti per “pulire il mondo” – Ermes Tuon, arrivare a un turismo sostenibile anche con l’utilizzo di strumenti digitali – Antonella Grana– e da ultimo come riutilizzare il territorio veneto che risulta tra i più cementificati – Federico Della Puppa.

Acqua

Ultima sezione con tre articoli. La laguna di Venezia e i tipi di pesce che si trovano e si trovavano. Gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno vedere sulla popolazione ittica – Riccardo Fiorin. Si torna a Mestre con il sogno/bisogno di un’area verde: il parco del Marzenego – Carla Dalla Costa. E da ultimo un pezzo che parla di arte che viene dal fiume e dal mare – Barbara Cremaschi

La sostenibilità e un fiore. Può bastare un fiore? Si può fare qualcosa? Questa era la domanda di partenza. Sì anche se “è già tardi”. Alcuni continuano a non volere vedere il problema/i problemi causati dalle attività umane

Eppure tutti possiamo fare qualcosa, grande o piccola che sia in base alle nostre sensibilità e capacità. Basta voler cambiare…

Scarica da qui il Q11 “E’ già tardi? Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente

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