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Agricoltura 4.0 e recupero zone industriali

Agricoltura 4.0 e recupero zone industriali, cosa può c’entrare l’agricoltura con i capannoni? Sergio Martin, in questo articolo ripreso dal Quaderno 11, ci spiega i vantaggi delle serre aeroponiche costruite dove? Ma nei capannoni dismessi!

In questo ultimo periodo si sente parlare sempre più spesso di cambiamenti climatici. Caldo infernale che si alterna a intensi temporali, grandinate, uragani.

Le mezze stagioni sembra che non esistano più.

La certezza che non avremo futuro, se non si fa in fretta qualcosa per cambiare il nostro modo di vivere, è insita in ognuno di noi. Le ultime proiezioni, ci dicono che nel 2030 avremo ben 8,5 miliardi di persone sul pianeta Terra che andranno sfamate. Sfortunatamente però, negli ultimi 40 anni siamo riusciti a perdere ben il 33% del suolo agricolo e a consumare circa il 70% dell’acqua nell’agricoltura. Per mantenere alta la produzione agricola, si deve fare oltretutto un largo uso di pesticidi. Di quello che alla fine si riesce a produrre, circa un terzo della frutta e verdura si deteriora nel trasporto prima di arrivare sui banchi vendita dei supermercati.

Uno scenario inquietante, forse è tempo di pensare ad una nuova agricoltura!

Agricoltura 4.0

La richiesta del consumatore è quella di prodotti qualitativamente migliori, a basso impatto ambientale e di poterli trovare sugli scaffali tutto l’anno. Per fare ciò occorre limitare il consumo d’acqua e di pesticidi, ricreare l’ambiente ideale per le diverse coltivazioni ottimizzandone le rese.

Una nuova agricoltura 4.0

Oggi un sistema esiste, noi lo abbiamo adottato in una serra che abbiamo sviluppato, e si chiama aeroponia. Nelle serre aeroponiche (in inglese “vertical farm”) le piante vengono fatte crescere in “aria”, su più livelli, vengono illuminate da file di led che emanano la loro luce preferita, le radici vengono nebulizzate con la soluzione nutritiva più idonea alla tipologia di pianta e di età della stessa. La soluzione nutritiva in eccesso viene recuperata e corretta, integrando i minerali usati dalle piante per crescere. In questa maniera il consumo di acqua è ridotto di oltre il 75%. Agendo sulle quantità di minerali, si può persino dare un sapore più o meno intenso alla produzione, assecondando i gusti dei consumatori.

Non essendoci un substrato di coltivazione non ci sono neanche problemi di muffe o di attacchi di parassiti che non sanno dove annidarsi. Per questo i pesticidi non vengono utilizzati. La temperatura, l’umidità, la CO2 sono anch’esse controllate dal sistema che le mantiene ai livelli ottimali.

La tecnologia

Praticamente tutti i fattori che incidono sulla crescita delle piante sono registrati, monitorati e controllati. Ci mancava però ancora qualcosa: bisognava avere l’esperienza dell’agricoltore. La tecnologia anche in questo caso ci ha dato una mano. Abbiamo installato diverse telecamere e abbiamo scattato, a distanza di qualche minuto una dall’altra durante numerosi cicli di coltivazione, migliaia di fotografie. Il confronto fra queste, basato sul colore, sulla forma, sulla grandezza della pianta e delle sue foglie, ci ha permesso di trovare le ricette ideali per i diversi tipi di coltivazione. Il nostro agricoltore è adesso un computer sempre attento a mantenere le condizioni ideali di crescita e pronto a risolvere eventuali patologie delle piante. Il lato negativo del sistema è che richiede ovviamente tanta energia. Ma questo alla fine si è tramutato in un altro vantaggio: non essendoci la necessità della terra il tutto può venire costruito in città, magari in aree industriali dismesse. La coltivazione diventa a km 0 ed è di fatto meglio del biologico.

Agricoltura 4.0 e capannoni dismessi

Le distese di campi potrebbero essere riconvertite a bosco e ripopolate da animali che ormai difficilmente sapremmo riconoscere. Speriamo soltanto di riuscire a cambiare in tempo!

Per leggere Agricoltura 4.0 e recupero zone industriali e tutti i Quaderni seguite questo link

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