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Costruzioni e turismo sostenibile

Costruzioni e turismo sostenibile, titolo un po’ modificato di questo articolo che ripropongo – tratto dal Quaderno 11 – e che ripercorre molte tappe della nostra storia. Da Norcia al sisma in Centro Italia del 2016, dalla mappatura dei sentieri – per un turismo inclusivo e sostenibile – alle Local Guides e il mondo di Google. E, non ultimo, la differenza a cui tengo molto tra identità e anima dei luoghi.

La tecnologia per la mappatura è un po’ cambiata ma di base resta veramente tutto. Una cosa, invece, non esiste più, anche se l’idea era più che buona. La start up Storie – citata nell’articolo – per la costruzione di edifici sostenibili non esiste più. Diciamo che avere aperto a febbraio 2019 non è stata una grande fortuna.

Tornando però a Progetto Re-Cycle, le attività per il turismo sostenibile continuano e per questo vi invito a segnalarci sempre nuovi sentieri. Qui il link al progetto #accessiblelife

 Buona lettura!

Costruzioni e turismo sostenibile

Mappatura digitale dei sentieri e costruzioni sostenibili per un turismo lento e sostenibile

Ora che mi accingo a scrivere e rivedo il titolo del mio intervento a “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente” la mia reazione è “E che cavolo, ho scritto un titolo che sembra un film della Wertmüller

In effetti condensare in un titolo più di due anni di vita, vissuta intensamente, non è proprio semplice . Se a questo ci aggiungo che siamo una APS “cross over” – nel senso che siamo talmente trasversali come approcci e tematiche che ormai alla domanda “di che cosa vi occupate” rispondo “siamo cross over” – forse il titolo alla Wertmüller ci sta bene. Con il termine “riciclo” copriamo aree tematiche piuttosto vaste che vanno dalla rivalorizzazione dei territori alla creazione di momenti di confronto sulla sostenibilità, per questo specifico progetto sarà sufficiente dire che lavoriamo sulla digitalizzazione di sentieri con un focus particolare su percorsi accessibili a tutti.

 Proviamo ad andare con un po’ di ordine, per fare chiarezza partirò dalla fine del mio lungo titolo, in ordine cronologico.

L’inizio

Dicembre 2016, siamo a Norcia dove gran parte degli attori protagonisti della nostra storia si incontreranno e dove incontreremo per la prima volta il mondo delle Local Guides di Google[1] che tanta parte avrà nel nostro racconto digitale. E’ in quel momento che conosciamo le foto 360 e le mappe su Google Maps, la digitalizzazione del territorio, la mappatura dei sentieri e la VR (Realtà Virtuale).

Nel dicembre 2016 vedremo anche per la prima volta le fotocamere 360 che ora utilizziamo per mappare, caricare su Maps e rendere fruibile in VR i territori delle 3 regioni che sono coinvolte nel progetto: Veneto, Umbria, Marche

Costruzioni e turismo sostenibile

L’idea non ci è venuta subito, ci abbiamo impiegato quasi un anno. Quando raccontiamo tutto il nostro percorso mi sto rendendo sempre più conto che tendiamo a renderlo troppo semplice, molto più semplice di quanto sia stato e sia, ad oggi, in realtà. Posso invece assicurare che c’è una montagna di fatica dietro a tutte quelle foto, e un’altrettanta montagna di chilometri percorsi. La primissima foto “incriminata” della mappatura, la foto da cui è partito tutto è questa che vedete qui  sotto. Si tratta di un sentiero per persone con disabilità motoria che conduce a Forca di Presta, Monti Sibillini vicino a Caselluccio di Norcia. I sentieri che andiamo perciò a mappare sono sentieri per persone con disabilità motoria, perché riteniamo che il futuro del turismo debba essere un turismo “lento, sostenibile e inclusivo”

Come procediamo

  • Localizziamo e mappiamo  i sentieri scattando le famose foto 360

Non è sempre facile scoprire i sentieri, bisogna recarsi sul posto . Credetemi, nel “digitale” c’è tanto “reale”, in termini di ore di lavoro, fatica e autentiche scarpinate. Per i sentieri più lunghi si utilizza anche un altro tipo di fotocamera, agganciata a un caschetto e si percorre il sentiero in bicicletta. A volte ci è capitato di arrivare in posti talmente brutti che non abbiamo scattato nemmeno le foto, un viaggio a vuoto.

  • Carichiamo su Google Maps con Street View

Sul fatto di caricare su Google Maps a suo tempo si era scatenata una diatriba tra “utilizziamo Maps” oppure “creiamo una APP dedicata” . Alla fine si è scelto NO APP, per alcuni semplici motivi. Attenzione, semplici ma non banali. Una APP per essere utile e “avere successo” deve essere scaricata da miglia di persone. Ci sono molte APP nate e morte perché nessuno le scaricava.

Per avere molti sentieri dovremo necessariamente iniziare a rivolgerci anche ad altri “utenti” che dovranno caricare a loro volta i sentieri. Come faccio a verificare le info che caricano? Quali livelli di sicurezza devo avere? Su Maps, semplicemente il problema si risolve a monte

  • Solo virtuale? Un approccio di questo tipo non fa correre il rischio di creare dei “turisti da divano?”

Dal nostro punto di vista i luoghi devono essere VISITATI perché ACCESSIBILI. La virtualizzazione del territorio va rinforzata con il racconto elaborato con video, testi e, perché no, la creazione di eventi Accessibili e Sostenibili

  • Coinvolgimento di Proloco e Comuni di piccoli borghi. Lavoriamo quando ci è possibile in collaborazione con Proloco e Comuni. Il rischio di spopolamento nelle zone montane di Umbria e Marche a causa del sisma del 2016 non è così diverso dal rischio di spopolamento delle montagne venete

Perché la mappatura dei sentieri

Lo abbiamo accennato nel precedente paragrafo: serve rallentare o invertire il rischio di spopolamento nelle zone montane e nei borghi più piccoli. Con un flusso turistico ben gestito, di turismo lento. Pensiamo a chi viaggia in bicicletta o a sentieri famosi come il Cammino di Santiago di Compostela. In Veneto abbiamo un flusso turistico enorme su Venezia ma pochi dei turisti “mordi e fuggi” hanno voglia di vedere altro. Ci piacerebbe far conoscere anche altro, con un approccio più rispettoso del territorio, invertire la tendenza del turismo di massa. Cambiare il modo di viaggiare, invertire una tendenza , valorizzare  luoghi piccoli e sconosciuti – talvolta sconosciuti anche a chi ci abita vicino – collegandoli  in un’unica mappa tenendo sempre a mente la strada dell’inclusione e dell’accessibilità alle persone con disabilità è il nostro modo per contribuire al cambiamento.

Desideriamo, ripartendo dai sentieri, ridare l’identità/ANIMA dei luoghi, urgenza che abbiamo riscontrato soprattutto nei luoghi del sisma del 2016 dove tutto è andato distrutto. All’inizio parlavo di identità dei luoghi, ora sto sostituendo identità con ANIMA. Ho notato purtroppo che parlando di identità andava perso il senso di inclusione che invece volevo trasmettere. Si parla, a sproposito, di identità veneta, umbra, italiana, tedesca , metteteci tutto quello che volete. Il risultato finale se ragiono in questi termini è che non includo ma escludo. Da qui il passaggio ad ANIMA che ha un valore più simbolico ed emotivo, più inclusivo visto che parlo di emozioni

Costruzioni sostenibili

Nel nostro percorso a ritroso del titolo, ma cronologicamente corretto, arriviamo alle costruzioni sostenibili, diamo una tangibilità alla sostenibilità. Da questo momento in poi saranno altre “Storie” che è il nome della start up che abbiamo costituito pochi mesi fa, micro impresa formata da due persone di Progetto Re-Cycle e un altro amico. In estrema sintesi:

. I materiali di costruzione sono ricavati da scarti/macerie o edifici dismessi

. I materiali, per ciò che riguarda soprattutto le zone del sisma, sono ricavati in loco, e, nelle nostre intenzioni,  lavorati da manodopera del posto

. caratteristica principale è la velocità di costruzione. Da un  nucleo iniziale essenziale si può arrivare a uno sviluppo successivo senza abbattere nulla e sprecare risorse

. I materiali sono ecocompatibili, per costruzioni antisismiche

. Il percorso è ciclico e ripetibile. Costruisco, demolisco, recupero il materiale, ricavo nuovo materiale

Da questo momento in  poi saranno però altre «Storie», Progetto Re-Cycle si ferma, qui come è giusto che sia, per prosguire per i propri “sentieri” reali, digitali e metaforici


[1] Le persone che a livello volontario inseriscono foto, recensioni, informazioni in Google Maps

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Era già tardi sei anni fa

Era già tardi sei anni fa. Oggi dove siamo?

Non sembra essere cambiato molto in questi ultimi 6 anni. Il 29 Ottobre 2018 la tempesta Vaia abbatte 14 milioni di alberi nelle Alpi. È solo il primo dei tanti eventi estremi che soprattutto negli ultimi due anni hanno devastato con una frequenza sempre maggiore non solo il nostro paese, ma l’intero pianeta. L’anno più piovoso, più arido, più caldo, più freddo degli ultimi xx anni è quello che sentiamo dire quasi quotidianamente nelle news, tanto da non farci quasi più caso, come se questo tipo di informazioni sia diventato parte ormai del “rumore di fondo” quotidiano.

Cinque anni fa, quasi esattamente un anno dopo Vaia, ci siamo incontrati per fare il punto sulla situazione durante l’evento “Ci vuole un Fiore – 100 ore per l’ambiente. Da quei cinque giorni è nato il nostro Quaderno 11: “È già tardi?Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente”

Oggi iniziamo con il condividere uno degli articoli del Quaderno, legato all’ambiente attraverso il mondo delle Guide Locali di Google Maps e agli strumenti tecnologici ad esso collegati.

Vale la pena di “Pulire il mondo?” 

Gli strumenti tecnologici – breve introduzione

Il mio approccio personale, e poi quello di Progetto Re-Cycle, alla tecnologia digitale di Google Maps, nasce dopo il sisma del 2016 in Marche, Umbria e Lazio. Cercavamo uno strumento che ci permettesse l’interazione / integrazione con il territorio, e la diffusione delle informazioni in modo visuale. Da qui la scelta di entrare nella community di Local Guides, dove poter interagire direttamente con Google. Non lavoriamo per Google, ma ne utilizziamo gli strumenti (accessibili a tutti) e proponiamo miglioramenti, che talvolta vengono accolti.

Era Dicembre 2018 quando, nel Quaderno 9 “L’uomo di plastica” raccontavamo di Local Guides Clean the World. Ve le ricordate, le Guide Locali che puliscono il mondo, come ci ha chiamato TeleVenezia dopo la pulizia della spiaggia di Jesolo?

Era già tardi sei anni fa. Spiaggia devastata

Bene, eccoci ancora qua. Nel frattempo qualcosa è cambiato, qualcosa è cresciuto, non solo sotto l’aspetto dimensionale (gli interventi di pulizia da 50 che erano sono quasi triplicati) ma soprattutto nell’aspetto qualitativo. Parliamo ancora di pulizia, ma nel frattempo abbiamo iniziato a farci, e a fare, altre domande:

  • Vale la pena di pulire? In questo modo, non facciamo da sponda a chi, forte del fatto che qualcuno pulirà, continua a non prendersi cura dei propri rifiuti, o peggio, continua a lanciarli dalla macchina invece di conferirli in modo appropriato? Quello che noi facciamo, come volontari, è probabilmente rimuovere uno zero virgola di tutti i rifiuti abbandonati Perciò, perché lo facciamo? O meglio, “perché lo fate” come ci chiedono in molti? “Perchè lo fate?” è la domanda/risposta che mi viene più spontanea, e che vorrei rivolgere io a chi lancia i rifiuti dal finestrino.
  • Non ci sono altri modi? Modi più istituzionali, e più efficaci? Sicuramente sì. Il primo si chiama educazione. Educazione alla consapevolezza, più che educazione civica. Alcune delle storie che state leggendo in questo quaderno ci parlano di una macchina in discesa, con i freni oramai consumati, che si sta indirizzando sempre più velocemente verso il precipizio. Quella macchina siamo noi, stiamo frenando con i piedi, e dobbiamo esserne consapevoli. Non stiamo guardando un film apocalittico, siamo noi i protagonisti, che ci piaccia o no, di quel film. E alla fine del film, quella parola sullo schermo scritta in grande non ci permette di uscire dalla sala. Quella parola va capita nel suo pieno significato: FINE

Perciò la consapevolezza è il primo, piccolo passo, che tutti dobbiamo fare. Un passo che da solo ci porterà a compiere tutti gli altri passi necessari.

  • Ma come facciamo noi da soli a farci carico di tutto questo? Non ci sono Enti, Governi, Istituzioni Nazionali e sovranazionali, che dovrebbero farsi carico di questi argomenti? Sì, ci sono. Sono eletti da noi, e pagati da noi, e per poterli indirizzare noi dovremmo essere consapevoli. “A ognuno il suo”, era solita dire mia mamma. “Tu fai la tua parte, e vedrai che gli altri faranno la loro”. Cito ancora dal Quaderno 9 “se ognuno di noi si prende cura della propria Casa, possiamo certamente dire che tutti assieme puliamo il mondo

Puliamo il mondo. Questo ci fa tornare al punto di partenza, a quelle “Guide Locali che puliscono il mondo”, in una commistione fra tecnologia, quella di Google Maps, e volontariato, quello delle persone che con i loro contributi aggiornano le informazioni. Perciò, da Guida Locale, mi pongo un’altra domanda. Una domanda che in realtà ho già fatto, non a me stesso, ma direttamente a Jen Fitzpatrik, Vice Presidente senior di Google Maps. Era il 18 Ottobre 2018, il luogo Silicon Valley e l’evento era Connect Live, una tre giorni di incontri ai quali Google aveva invitato le 150 migliori Guide Locali del Mondo.

  • Cosa fa Google Maps per l’ambiente?al momento non abbiamo un programma” è stata la risposta. “Va bene, allora cercherò di prepararne uno io” è stato il mio pensiero, al quale ho iniziato a lavorare proprio da quel 18 di Ottobre. Da qui nasce “Waste report on Google Maps

Lo avevamo anticipato, mentre era in via di elaborazione, nel Q9C’è anche un progetto più importante, ma è prematuro parlarne adesso, spero però di poterne scrivere tra qualche mese

Waste report

Perciò, eccoci qua. A raccontare di come una App unica, diffusa in tutto il mondo, che tutti abbiamo già, potrebbe domani diventare la nostra interfaccia con chi i rifiuti li dovrebbe raccogliere. Al momento è un’idea, o per meglio dire una proposta, per aggiungere una piccola ma importante funzione a Google Maps: un pulsante per segnalare i rifiuti abbandonati.

Ce ne sono tante di App per l’ambiente, perchè una in più? Me la sono sentita fare cento volte, questa domanda, da quando ho lanciato la proposta, e aperto il dibattito nella community delle Local Guides. Proprio perché ce ne sono tante, ognuna legata alla propria zona, una diversa dall’altra, ognuna da scaricare. E mi sono immaginato uno di noi che, in viaggio, si imbatte in un sacco di rifiuti abbandonati e, con profondo senso civico, cerca di:

  • capire dove si trova
  • scoprire chi si occupa dei rifiuti in quella zone
  • trovare il sito e scaricare l’App di segnalazione, per poter finalmente inviare una foto.

Voi lo fareste? Quante volte, durante un ipotetico viaggio di 300 chilometri, sareste disposti a ripetere la stessa procedura? Perciò sì, un’App globale, non una in più. Una App che tutti noi abbiamo già, con una funzione in più: Segnalare.

Non è necessario che io sappia a chi inviare la segnalazione: in base alla mia posizione, l’informazione verrà inviata all’autorità locale competente. Questo semplifica il ruolo dell’utente e lo rende possibile ed efficace

In questo modo riempi la mappa di immagini di rifiuti, è la seconda obiezione, penalizzando il turismo. Nessuna immagine sarà mostrata. Lo scopo delle immagini è semplicemente di informare chi deve intervenire su cosa si deve aspettare. Al contrario, la mia aspettativa è di poter creare, con l’aiuto di questi dati (numero di segnalazioni, tempo di reazione, ecc.) una mappa che ci aiuti a capire meglio i comportamenti globali nei confronti dell’ambiente, ma anche l’efficienza delle strutture di raccolta, in modo da poter servire per aiutare a migliorare il sistema globale di gestione dei rifiuti

Era già tardi sei anni fa. Waste reporting

Una mappa che, attraverso la raccolta di dati statistici, potrebbe raccontarci molto sulle abitudini, ma anche sulle criticità di un’area, e sulla effettiva efficienza di un sistema. Una mappa che potrebbe risultare premiante, anche con un ritorno sul turismo, per chi agisce in modo efficace.

Non a costo zero, come mi piacerebbe dire, ma sicuramente con un costo molto inferiore di quello attuale, in cui ognuno “fa da se” senza interessarsi di quello che accade fuori del proprio orticello.
Solo una proposta, per oggi. Se domani però, nell’aprire la vostra App di navigazione, dovreste trovare un pulsante con scritto “segnala rifiuti”, beh, ricordatevi di questo articolo. Potrete anche voi dire “io lo sapevo già

Questo lo scrivevo sei anni fa. Ora vi ripeto: “Era già tardi sei anni fa. Oggi dove siamo?” Voi, come state agendo?

Per leggere tutti i Quaderni disponibili cliccate QUI

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Sostenibilità e un fiore

Sostenibilità e un fiore, a Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente – l’evento che nelle 100 e passa ore di interventi ha cercato di rispondere (e fare domande) su questo tema.

Sostenibilità, un termine che abbraccia concetti che sono difficili da riassumere se non ricorrendo ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Anche tenendo come “bussola” l’Agenda è comunque complicato riuscire a tirare le fila delle cinque giornate dello scorso giugno. Abbiamo pertanto deciso di dare la struttura di Aria, Terra, Acqua agli interventi che pubblichiamo a conclusione del percorso. Ci diventa più semplice declinare così la complessità di quanto è stato trattato

Aria

Tre articoli che trattano dell’elemento aria. L’aria distruttiva della tempesta Vaia – di Therry Robert Luciani -, l’aria estremamente inquinata dalle polveri sottili – Salvatore Patti – e infine le coltivazioni “in aria” delle serre aeroponiche – Sergio Martin.

Terra

Sostenibilità e un fiore

La terra, la sezione più nutrita di articoli. Sono 6 pezzi che intersecano visioni, sensibilità e approcci diversi ma complementari tra loro. Si inizia con un pezzo che tratta di alimentazione, allevamenti intensivi e le serate musicali di “Ci vuole un fiore” – Stefano Pesce. Si passa poi ad altri due pezzi che si concentrano sull’area di Mestre – Venezia e Marghera e che ci porteranno a “visitare” le imprese e la sostenibilità dei processi produttivi – Gabriella Chiellino– per arrivare alla sostenibilità di una comunità e di un territorio – Gruppo di lavoro Piave. Gli ultimi tre articoli si concentraranno su progetti per “pulire il mondo” – Ermes Tuon, arrivare a un turismo sostenibile anche con l’utilizzo di strumenti digitali – Antonella Grana– e da ultimo come riutilizzare il territorio veneto che risulta tra i più cementificati – Federico Della Puppa.

Acqua

Ultima sezione con tre articoli. La laguna di Venezia e i tipi di pesce che si trovano e si trovavano. Gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno vedere sulla popolazione ittica – Riccardo Fiorin. Si torna a Mestre con il sogno/bisogno di un’area verde: il parco del Marzenego – Carla Dalla Costa. E da ultimo un pezzo che parla di arte che viene dal fiume e dal mare – Barbara Cremaschi

La sostenibilità e un fiore. Può bastare un fiore? Si può fare qualcosa? Questa era la domanda di partenza. Sì anche se “è già tardi”. Alcuni continuano a non volere vedere il problema/i problemi causati dalle attività umane

Eppure tutti possiamo fare qualcosa, grande o piccola che sia in base alle nostre sensibilità e capacità. Basta voler cambiare…

Scarica da qui il Q11 “E’ già tardi? Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente

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L’ascesa – faticosa…

L’ascesa è il termine che si è subito palesato vedendo le foto 360 ed è anche il termine che rende meglio di altri la “salita faticosa” (e sì una certa fatica c’è) di Progetto Re-Cycle. Non ci siamo fermati e da pochi giorni siamo diventati una APS – Associazione di promozione sociale – che ci consentirà di portare avanti i progetti in corso ( e quelli nuovi in arrivo) in modo più incisivo.

La nostra storia non è lineare, tutt’altro. Abbiamo iniziato come rivista scientifica, nel 2015,  poi abbiamo aggiunto l’associazione  – fine 2016 – ed ora questo ulteriore passaggio. Una cosa è certa: il cambiamento non ci spaventa

L'ascesa

Dire cos’è Progetto Re-Cycle, trovare la nostra identità – anche se preferiamo anima – e come si sta evolvendo è stato laborioso. Incasellare qualcosa che non c’è – non c’era – e spiegarlo ,a volte è stato anche divertente. Ragionare di cultura e di processi economici, di associazione, società e impresa per qualcuno è ancora oggi probabilmente incomprensibile. Abbiamo però trovato dei nostri simili e anche una gran bella bussola: l’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Alcuni dei goal sono anche i nostri.

L' Ascesa

Seguitici e, perché no, supportatete i nostri vecchi progetti e quelli che arriveranno. Alla fine non sono solo NOSTRI progetti ma anche VOSTRI! Anche se l’ascesa sarà faticosa… forse… ma intanto continuate a guardare un po’ di foto “strane” di mappature

A presto

L'ascesa - faticosa
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