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Il Tè delle cinque… alle 18:00

Eccoci giunti alla terza edizione del “Tè delle Cinque”. Questa sarà un’edizione specialissima ed ecco il perché in estrema sintesi:

Il Tè delle Cinque alle 18

Le tematiche che Progetto Re-Cycle porta avanti da tempo saranno trattate in modo approfondito e con ospiti importanti. Ecco il dettaglio delle giornate e a questo link il programma che potete scaricare

Il Tè delle cinque… alle 18:00 – a cura di Antonella Grana

Il Tè delle cinque

28 settembre

Ambiente, inclusione e turismo sostenibile. Quali prospettive future? Cosa abbiamo appreso dalla pandemia?

Ermes Tuon – Progetto Re-Cycle – Un nuovo modo di comunicare l’accessibilità: il video e la mappa dei sentieri accessibili a tutti #disentieroinsentiero

Alberto Corsini – Vicesindaco San Giorgio delle Pertiche –Chiara Pegge – ScriptaXmanent – Buone pratiche per l’ambiente e il benessere della comunità locale

Fabio Casilli – Respire le turisme de demain – associazione internazionale – Ripensare al turismo: la pandemia come fattore scatenante per un nuovo turismo più sostenibile

Emanuele Persiani – Valnerina On line APS – La Piana di Castelluccio di Norcia durante la fioritura e l’impatto del turismo di massa

Erminio Quartiani – Vicepresidente generale CAI Club Alpino Italiano – Sostenibilità e turismo montano

Il Tè delle cinque

29 settembre

Le discipline artistiche per l’inclusione. Come il linguaggio dell’arte sia in grado di far superare gli ostacoli

Gerolamo Piergiovanni – musicista – Musica come io sono

Tina De Falco – docente – Arte come io sono

Francesca Nunzi– attrice – Teatro come io sono

30 settembre

Sostenibilità e produzione sostenibile: un traguardo possibile?

Mario Paronetto – consulente Assindustria Veneto Centro – Il progetto “Modelli di sviluppo sostenibile”

Carlos Veloso Dos Santos AD di Amorim Cork Italia – Testimonianza di un’azienda aderente al progetto

Carlo Gaino – Synthesis Design – Il design industriale come strumento essenziale per una produzione sostenibile

Sergio Martin – Othervisio – Un progetto di climatizzazione sostenibile

Il Tè delle cinque
1 ottobre

 A cura di Carla Bordini Bellandi – Riorganizzare modelli e spazi dedicati alle attività umane (arte, cultura, spettacolo, lavoro, convivialità, abitare): cosa cambia, osservandoli da una prospettiva sostenibile e dopo l’avvento dell’emergenza Covid19.

Silvia Pezzoli, Urbanista, Responsabile dell’area Sostenibilità ambientale del Consorzio Poliedra – Politecnico di Milano

Nuovi modelli per l’abitare sostenibile: il progetto Climate KIC Circular Housing

Gianpietro Sacchi, Architetto, Strategic Consultant, Direttore Corsi Alta Formazione HO.RE.CA., POLI.design fondato dal Politecnico di Milano

Strategie sostenibili per gestire la crisi COVID19 nel mondo HORECA

Nicola Nottoli, Architetto e Art Director nell’ambito degli allestimenti museali e per la valorizzazione del bene culturale

Sistemi modulari per lo spazio pubblico per una nuova generazione di allestimenti a impatto-quasi-zero

greenlance – Cristian D’Affuso, Founder e referente area eventi sostenibili,

Promuovere la sostenibilità nell’organizzazione degli eventi: nuove sfide dopo il Covid19

Vi siete persi gli altri Tè? Qui la serie completa

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Il Tè delle Cinque – Fase due

Il “Tè delle Cinque” – 10 minuti per parlare del DOPO – arriva alla seconda edizione.

Con i primi 10 incontri in streaming abbiamo raggiunto il nostro obiettivo di ascoltare e mettere in relazione Persone di ambiti diversi: da imprenditori a operatori del Terzo Settore, da consulenti a amministratori di Enti Pubblici. Ora con la seconda edizione aggiungiamo musicisti, tour operator e commercianti. Come Progetto Re-Cycle APS crediamo fermamente nell’importanza dell’ interazione tra il mondo rappresentato dalla cultura e dal Non Profit con il mondo delle aziende e del profit per generare un cambiamento.

Il Té delle Cinque

Facciamo che questa pausa forzata ci renda un Paese migliore. Evitiamo le polemiche sterili e condividiamo idee, partiamo dalle idee per lavorare su un futuro migliore. Il messaggio sui nostri modelli di consumo e di business, sui nostri stili di vita dovrebbe esserci arrivato forte e chiaro, non ripetiamo errori che abbiamo già fatto.  Ridisegniamo e rivalorizziamo ciò che già esiste, partiamo da quanto c’è di buono.

Tè SECONDA EDIZIONE

I martedì e venerdì dal 19 maggio al 19 giugno

Seguici sulla pagina FB e YouTube

Federico Brocani – Marchecraft –  “L’artigianato ai tempi del Covid-19” – 19 maggio

Dott.ssa Cristina Fasolo – Studio F4D – “Contributo a fondo perduto? Sì, lo voglio” – 22 maggio

Maestro Nello Salza e Maestro Silvano Zabeo “Far musica-fase 2” – 26 maggio  presenta Chiara Pegge

Silvia Grigolin – Family Way APS – “Associazioni e Covid 19:  i  problemi delle famiglie adesso e domani” – 29 maggio

Fabio Casilli – Tour Operator –   “ L’Italia vista dall’estero” – 5 giugno

Rosy Turati – Epos servizi traduzioni/interpretariato-  “Comunicazione multilingua efficace: quali sono le novità?”  – 9 giugno

Dominga Pesce – Infinite Dolcezze “Street food: problemi e sfide da gestire a causa del COVID” – 12 giugno

Roberta Bignone- Il Flauto magico ADS –  “ La psicomotricità relazionale dopo il Covid 19” – 16  giugno

Paola Giorgia Ascani –Avvocato – “ L’alba del giorno dopo: quale Europa?”    – 19  giugno

A cura di Antonella Grana

Per i video della prima edizione del “Tè delle Cinque” clicca qui

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Il tè delle cinque – 10 minuti per parlare del “dopo”

Il tè delle cinque – dialoghi informali su FB, LinkedIn e YouTubecon imprenditori, consulenti e persone che operano nel Terzo Settore.

10 minuti al giorno, alle cinque del pomeriggio a partire dal 18 aprile 2020.

Perché abbiamo pensato a questi incontri?

Per confrontarci senza il bisogno di “insegnare” qualcosa, per mettere insieme le forze da prospettive diverse, per facilitare l’interazione tra il mondo della cultura e il mondo delle istituzioni, dei cittadini e delle aziende e parlare anche di sostenibilità e di sviluppo di nuove opportunità partendo da ciò che già esiste, come trovate nella mission di Progetto Re-Cycle.

Gli incontri virtuali, brevissimi proprio per un tè in compagnia, inizieranno il 18 aprile alle 17.00. Potrete seguire in streaming oppure vedere la registrazione che condivideremo on line.

Gli incontri in calendario sono otto ma siamo più che disponibili a ospitarne altri. Se desiderate dare un po’ del vostro tempo per condividere informazioni che possono essere utili ad altri inviateci una mail a info@progettorecycle.org

Il tè delle cinque

Il programma

Antonella De Santis – Proloco Bolognola –  Luci di speranza a 1409 m slm  (18/04)

Cristina Gentili  – Sindaco comune Bolognola – Un piccolo comune da ricostruire   (20/04)

Giorgio Gaino _ Storie e Synthesis Design– INDUSTRIA 4.0 per il dopo: ripensare gli oggetti ri_partendo (bene) dalla cultura industriale    (22/04)    

Chiara Pegge – ScriptaXmanent   I luoghi della cultura: quali prospettive per il futuro? (24/04)

Mario Burrascano e Massimo Davi- Uomo & Ambiente –  La ripartenza operativa post COVID-19: riflessi legali e gestionali    (27/04)

Sara Carraro – MateriaPrimA+Reattivaia, un sistema di edilizia naturale “attiva” (29/04)

Emanuele Persiani – ABC on lineSegnaliamo ai clienti che abbiamo riaperto sul web! (30/04)

Giovanni Grimaldi – Urban Dog srlQuali prospettive e come farci “sentire”: mercato locale o globale?   (04/05)

Antonella Grana – Aida Marketing e Storie –  Il marketing delle “patacche” ai tempi del COVID-19  (06/05)

Carla A. Bordini Bellandi – ricercatrice visiva –  La scoperta della lentezza – abbigliamento consapevole vs fast fashion (08/05)

Si ringraziano per il supporto ScriptaXmanent e Valnerina On line

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Burano, da qualche parte sopra l’arcobaleno

Burano e i colori dell’arcobaleno per dare un po ‘di luce a questi giorni strani . Visto che non possiamo spostarci continuiamo con le nostre passeggiate fotografiche in un ambiente che sta diventando giorno dopo giorno più sostenibile.

Burano e la laguna veneta dove la natura sta riconquistando il suo posto

Alcune note

Scrivere di Venezia e della sua Laguna non è del tutto semplice. Venezia e la Laguna, e le altre isole come Burano all’interno della laguna, fanno parte di un ecosistema complesso con molte caratteristiche diverse. L’eterogeneità di ciò che chiamiamo Venezia è chiaramente visibile facendo clic su questo link.

Mestre, sulla terraferma, rappresenta la parte industriale / commerciale dell’area.

Venezia, la cui unicità è intaccata da un sovraffollamento turistico, al contrario di Lio Piccolo, la zona rurale della Laguna, dove tranquillità e natura sono i protagonisti assoluti.
Venezia, la folla e le feste del Carnevale solo un mese fa, da una parte e il silenzio della natura dall’altra.

La natura che sta rivendicando il suo posto, ora che dobbiamo #restareacasa. Se ci pensiamo per un attimo… l’essere umano è IL virus … Dobbiamo ricordare questo quando questa pandemia finirà, dobbiamo ricordare il suono del silenzio e l’aria fresca. Ora è giunto il tempo di riconsiderare i nostri processi produttivi e la nostra stessa vita in ​​modo sostenibile.

Ma ora andiamo a Burano e nelle sue case colorate come un arcobaleno

Burano

Se si guarda la cartina, si vedranno molte piccole isole nella Laguna di Venezia. In alcune Isole, una parte dell’economia veneziana è ancora attiva, mentre altre sono in uno stato di completo abbandono. Oggi raggiungeremo Burano, il piccolo centro abitato più lontano da Venezia

Burano e arcobaleno

Per raggiungere Burano si deve ovviamente usare un traghetto, un “vaporetto”

Quando si inizia a vedere una macchia di colori sull’acqua, ecco quella è Burano. Perché Burano è questo: una scatola di pastelli con le persone che vivono dentro. Ci si può confondere nei vicoli e lungo i canali di questa colorata piccola Venezia. Il senso dell’orientamento si perde dopo pochi minuti, nei vicoli che sembrano uguali, seppur diversi.


Burano arcobaleno e canali

Per orientarsi basta guardare il Campanile che è chiaramente visibile da ogni vicolo del villaggio. Inclinato da un’angolazione impossibile, come una specie di “Torre di Pisa” veneziana, sembra essere l’unico edificio con il suo colore naturale.

Burano arcobaleno e campanile

E infine quando, seguendo il campanile, si raggiunge la piazza principale, si capisce per cosa Burano è famosa: i merletti. 

A Burano hanno prodotto merletti praticamente da sempre. La scuola del merletto fu fondata nel 1875 e dopo tre anni contava già più di cento studenti. Ancora oggi, i merletti di Burano sono tra i più esclusivi e costosi al mondo.


Burano arcobaleno e merletti

Ci fermiamo qui. Vale davvero la pena visitare Burano e il suo arcobaleno, ricordiamoci sempre però di tutto il suo ecosistema. Fragile che va rispettato e preservato. Ne riparleremo prossimamente 

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Venezia la laguna e il turismo sostenibile

Prendo spunto dagli avvenimenti recenti per raccontare di Venezia, la laguna veneta e il turismo sostenibile

Negli  ultimi mesi c’è stato un gran parlare – a volte a sproposito – di Venezia, l’acqua alta e la laguna. La portata dell’ultima acqua alta ha reso più che mai evidente come sia in atto un grande e pericoloso cambiamento e che parlare di sostenibilità sia ormai un “atto dovuto e necessario”. Ora, senza volere entrare in cose che non mi competono, voglio tranquillizzare tutti gli amici, specialmente stranieri: no, non c’è il rischio di affogare. A meno che non vi mettiate a nuotare in canale, o vi tuffiate da un ponte, ma questa va sotto il nome di imbecillità. Al limite se vi piace sguazzare a piedi nudi nell’acqua alta potreste incrociare una pantegana e prendervi il “samoro nero” ma per il resto tutto bene, potete continuare a visitare Venezia. Sto scherzando … ma è per sottolinare il comportamento assurdo di certi turisti. Un po’ di rispetto in più non guasterebbe. Mi rendo conto di essere un tantino perfida ma abbiamo tutti – come esseri umani – le nostre colpe verso Venezia e verso il pianeta.

Prendo ancora spunto dall’acqua alta e da tutte le polemiche che ci sono state anche per la raccolta fondi di Mentana poichè a “Venezia sono tutti ricchi”. A parte che non mi risulta sia proprio così comunque, tanto per chiarire, “Venezia è patrimonio dell’umanità” fine della storia. La raccolta fondi è andata a Pellestrina che fa sempre parte di Venezia ma non è certo centro storico. C’è un mondo intero che si trova al di fuori delle mete turistiche conosciute, bellissimo e (quasi…) incontaminato, un ambiente naturale che va valorizzato e visitato, sempre con grande rispetto per preservarlo.

E da qui parto per raccontare un ambiente diverso, con una sua poesia. Un ambiente che per me dà il suo massimo nel periodo invernale quando, con il cielo terso, le montagne abbracciano il mare. Oggi andremo in una piccola parte della laguna veneta che rientra nel parco turistico di Cavallino Treporti

Venezia la laguna  e il turismo sostenibile

Lio Piccolo

D’inverno c’è poca gente, è un po’ difficile trovare un posto aperto dove mangiare, ma lo scenario è assolutamente eccezionale e ci si può accontentare di un panino. Eccoci perciò andare alla scoperta di Lio Piccolo

Lio Piccolo, un borgo nella laguna“, recita così il cartello delle informazioni turistiche. In effetti è microscopico. Alcune case, Palazzo Boldù, la Chiesa di Santa Maria della Neve, il Campanile. Pittoresco ma il punto di forza principale è il paesaggio della laguna, il labirinto di canali e la quiete che regna sovrana.

Venezia la laguna  e il turismo sostenibile

Grazie a questa quiete sono tornati – o forse sono arrivati per la prima volta, non lo so – i fenicotteri rosa. Non si tratta dell’unica specie presente, in tutta l’area è un tripudio di uccelli, abbiamo visto molte garzette e aironi cinerini. I feniocotteri siamo riusciti a vederli solo da lontano, era troppo tardi per tentare di avvicinarsi ormai il sole stava calando. Ci riproveremo

Ed è proprio “in sul calar del sole” che i colori diventano spettacolari. Un gioco di luci e ombre, il rosso del cielo che si riflette sull’acqua, una rete da pesca che è “all’ombra dell’ultimo sole”.

Venezia la laguna  e il turismo sostenibile
Venezia la laguna  e il turismo sostenibile

Laguna e sostenibilità

Non vale la pena spostarsi un po’ da Venezia – poi ci si torna non c’è problema – per ammirare anche ciò che la circonda? Venezia senza la laguna non esisterebbe, la laguna è un sistema complesso che va preservato, valorizzato e fatto conoscere. E soprattutto rispettato. L’acqua alta, anzi granda come l’ultima di novembre, è solo uno dei problemi che ha reso visibile al mondo la fragilità di Venezia. Ma ce ne sono anche altri. Solo come esempio l’aumento della temperatura dell’acqua della laguna e il conseguente cambiamento della fauna ittica. Cambiamento climatico, crisi climatica sono argomenti che abbiamo già trattato nel Q11 ma che vale la pena citare di nuovo

Come associazione ci piace far conoscere il nostro territorio – anche con i suoi problemi – e il territorio Italiano in generale. Crediamo in un turismo sostenibile, un turismo lento che si sposta anche a piedi o in bicicletta – e queste zone sono più che adatte – ci aspettiamo (solo) che le persone siano rispettose. Non chiediamo molto. Perciò eccoci qui a passeggiare tra Venezia e la laguna Veneta. Buona passeggiata! Divertitevi, camminate e ascoltate il silenzio

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La sesta R: Ripensare, Riprogettare

Al principio erano 3. Le tre R che rappresentavano i principi cardine del rispetto dell’ambiente:

Riduci la quantità di rifiuti che produci. Un riconoscimento della difficoltà di un mondo senza rifiuti, ridurre non è il massimo che si possa ottenere ma sicuramente è il principio cardine per iniziare a gestire i passi successivi.

Riusa per uno scopo diverso quello che già possiedi e che non è più utile per lo scopo iniziale. Un prolungamento della vita di quello che possiedi. Regala o scambia quello che a te non serve più, ma che può invece servire ad altri

Ricicla tutto quello che non puoi riusare, attraverso la suddivisione dei rifiuti e il compostaggio

Con l’aumento della consapevolezza, sono state introdotte altre due R. Il cambiamento di principio è evidente, in quanto i nuovi concetti hanno un impatto potenziale importante sul mercato, e quindi sull’economia mondiale.

Recupera / Ripara. Quasi un’estensione di Riusa / Ricicla, con la consapevolezza che il nostro pianeta non è un mondo a “risorse infinite”, e che il concetto di “buttalo e comprane uno di nuovo, tanto costa meno che ripararlo” non è praticabile all’infinito. Pensate solo a quante stampanti avete cambiato.

Rifiuta l’acquisto di prodotti che non abbiano la possibilità di essere Riusati / Riparati. Il rifiuto è destinato a diventare la regola cardine, la prima della lista, quella che può effettivamente cambiare il modo di concepire la produzione di beni, non fosse che …..

…. Non fosse che la consapevolezza va a scontrarsi con una variabile molto potente: il prezzo. Comprare prodotti usa e getta fa bene all’economia, i prodotti usa e getta costano poco, sono sempre nuovi, e soprattutto fanno lavorare l’industria, e con l’industria fanno lavorare noi.
Di fronte a questo la nostra consapevolezza si affievolisce, la responsabilità personale viene sostituita da un concetto più generalista che demanda ai Governi il ruolo di prendere delle decisioni, trasformandoci da attori del cambiamento a spettatori passivi delle scelte di altri.

La sesta R

Un passo indietro

Dobbiamo fare un passo indietro, per comprendere questo concetto, e capire cosa abbiamo sbagliato.

Negli anni ‘60 e ‘70, quelli del boom economico, l’orientamento era indirizzato alla produzione di beni di consumo accessibili a tutti. Una casa per tutti, con bagno, riscaldamento, elettrodomestici. Un’automobile per tutti, liberi finalmente di spostarci e di viaggiare. Ovvietà, al giorno d’oggi, ma non quando la spirale dei consumi è iniziata. Energia, ne serviva tanta di energia, ma l’accesso ai combustibili fossili la rendeva economica, facile da avere. La plastica sembrava un modo democratico di produzione di beni durevoli e a basso costo e l’inquinamento un prezzo accettabile da pagare.

Oggi sappiamo che non era così, e che l’uso sconsiderato di energia – un’energia che i paesi del primo mondo utilizzano in maniera estrema e che i paesi emergenti vogliono poter utilizzare anche loro allo stesso modo – ha spostato l’equilibrio termico del pianeta, e lo ha fatto in un modo molto più veloce di quanto ci si aspettasse. Il problema di fondo, che viene spesso deviato su questioni “secondarie” è che in questo momento, con la riduzione di quegli specchi naturali che sono i ghiacci, il nostro pianeta riflette molta meno energia solare di quanto facesse in passato, e si scalda perciò sempre più velocemente, rendendo quasi patetico il pensiero di “fermarsi” ai consumi energetici attuali.

Non è più un problema di “risorse energetiche”, il punto è che l’utilizzo di quelle risorse dovrà scendere drasticamente, per poter anche solo immaginare di rallentare il riscaldamento del pianeta.

Un nuovo modo di pensare – La sesta R

Non si tratta più solo di ridurre i consumi di energia, si tratta di Ripensare, Riprogettare, Ridisegnare un modo di vivere, dandogli una forma che al momento non possiamo neppure immaginare.

La sesta R

L’idea che possiamo “mantenere lo status quo” in un modo “più rispettoso dell’ambiente“ è una contraddizione in termini, che non ci porterà da nessuna parte. Certo, pensare Green è importante, fare la propria parte è importante, perché fa crescere la consapevolezza, ma “mettersi a posto la coscienza” non ci porterà da nessuna parte se non cominciamo a pensare che la nostra vita dovrà cambiare radicalmente, che ci piaccia oppure no. La nostra vita cambierà comunque, è ineludibile

Lasciate ogni speranza ….? Assolutamente no. Abbandonare la tecnologia? Neppure. Sarà proprio la tecnologia, in mano a menti meno condizionate delle nostre, la speranza di una evoluzione del nostro modo di vivere.

Un modo di vivere diverso, che non sono in grado di raccontare. Per ora lo posso soltanto immaginare …..

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Sostenibilità e un fiore

Sostenibilità e un fiore, a Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente – l’evento che nelle 100 e passa ore di interventi ha cercato di rispondere (e fare domande) su questo tema.

Sostenibilità, un termine che abbraccia concetti che sono difficili da riassumere se non ricorrendo ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Anche tenendo come “bussola” l’Agenda è comunque complicato riuscire a tirare le fila delle cinque giornate dello scorso giugno. Abbiamo pertanto deciso di dare la struttura di Aria, Terra, Acqua agli interventi che pubblichiamo a conclusione del percorso. Ci diventa più semplice declinare così la complessità di quanto è stato trattato

Aria

Tre articoli che trattano dell’elemento aria. L’aria distruttiva della tempesta Vaia – di Therry Robert Luciani -, l’aria estremamente inquinata dalle polveri sottili – Salvatore Patti – e infine le coltivazioni “in aria” delle serre aeroponiche – Sergio Martin.

Terra

Sostenibilità e un fiore

La terra, la sezione più nutrita di articoli. Sono 6 pezzi che intersecano visioni, sensibilità e approcci diversi ma complementari tra loro. Si inizia con un pezzo che tratta di alimentazione, allevamenti intensivi e le serate musicali di “Ci vuole un fiore” – Stefano Pesce. Si passa poi ad altri due pezzi che si concentrano sull’area di Mestre – Venezia e Marghera e che ci porteranno a “visitare” le imprese e la sostenibilità dei processi produttivi – Gabriella Chiellino– per arrivare alla sostenibilità di una comunità e di un territorio – Gruppo di lavoro Piave. Gli ultimi tre articoli si concentraranno su progetti per “pulire il mondo” – Ermes Tuon, arrivare a un turismo sostenibile anche con l’utilizzo di strumenti digitali – Antonella Grana– e da ultimo come riutilizzare il territorio veneto che risulta tra i più cementificati – Federico Della Puppa.

Acqua

Ultima sezione con tre articoli. La laguna di Venezia e i tipi di pesce che si trovano e si trovavano. Gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno vedere sulla popolazione ittica – Riccardo Fiorin. Si torna a Mestre con il sogno/bisogno di un’area verde: il parco del Marzenego – Carla Dalla Costa. E da ultimo un pezzo che parla di arte che viene dal fiume e dal mare – Barbara Cremaschi

La sostenibilità e un fiore. Può bastare un fiore? Si può fare qualcosa? Questa era la domanda di partenza. Sì anche se “è già tardi”. Alcuni continuano a non volere vedere il problema/i problemi causati dalle attività umane

Eppure tutti possiamo fare qualcosa, grande o piccola che sia in base alle nostre sensibilità e capacità. Basta voler cambiare…

Scarica da qui il Q11 “E’ già tardi? Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente

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100 ore per l’Ambiente

100 ore per l’Ambiente, l’evento che si è svolto dal 5 al 9 giugno, il cui titolo  completo era Ci vuole un fiore- 100 ore per l’ambiente. L’intero calendario delle cinque giornate è stato inserito nel programma del Festival Asvis – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Il festival è l’evento italiano più importante dedicato all’ Agenda 2030.

In effetti può bastare un fiore come per la foto di copertina, per cambiare la prospettiva. I fiorellini blu si trovano davanti a una zona devastata in Italia. Non faremo vedere la devastazione, non preciseremo il luogo, ciò che basta sapere è che “Ci vuole un fiore”

100 ore per l'Ambiente

Abbiamo raccolto gran parte degli interventi delle 5 giornate, che si sono svolte al Negozio Piave 67, in un video di qualche minuto, tra un paio di mesi usciremo con una pubblicazione. Ciò che resta importante e che è emerso con prepotenza durante le giornate è che per l’ambiente ma soprattutto per l’umanità “non c’è più tempo” e che “dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare” e di conseguenza di agire

Ma… può bastare un fiore per ricominciare? No, non è per nulla sufficiente, resta in ogni caso una speranza da cui ricominciare. Speranza da supportare con azioni concrete, come abbiamo capito a giugno.

Buona visione e a presto – un paio di mesi – con la raccolta degli interventi

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L’ascesa – faticosa…

L’ascesa è il termine che si è subito palesato vedendo le foto 360 ed è anche il termine che rende meglio di altri la “salita faticosa” (e sì una certa fatica c’è) di Progetto Re-Cycle. Non ci siamo fermati e da pochi giorni siamo diventati una APS – Associazione di promozione sociale – che ci consentirà di portare avanti i progetti in corso ( e quelli nuovi in arrivo) in modo più incisivo.

La nostra storia non è lineare, tutt’altro. Abbiamo iniziato come rivista scientifica, nel 2015,  poi abbiamo aggiunto l’associazione  – fine 2016 – ed ora questo ulteriore passaggio. Una cosa è certa: il cambiamento non ci spaventa

L'ascesa

Dire cos’è Progetto Re-Cycle, trovare la nostra identità – anche se preferiamo anima – e come si sta evolvendo è stato laborioso. Incasellare qualcosa che non c’è – non c’era – e spiegarlo ,a volte è stato anche divertente. Ragionare di cultura e di processi economici, di associazione, società e impresa per qualcuno è ancora oggi probabilmente incomprensibile. Abbiamo però trovato dei nostri simili e anche una gran bella bussola: l’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Alcuni dei goal sono anche i nostri.

L' Ascesa

Seguitici e, perché no, supportatete i nostri vecchi progetti e quelli che arriveranno. Alla fine non sono solo NOSTRI progetti ma anche VOSTRI! Anche se l’ascesa sarà faticosa… forse… ma intanto continuate a guardare un po’ di foto “strane” di mappature

A presto

L'ascesa - faticosa
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Effetto farfalla dall’Italia al Costa Rica

Effetto farfalla, quando anche le piccole azioni possono generare grandi cambiamenti.

In un paese piccino piccino (no, non è lo stesso del Racconto di Natale in anticipo), sulle verdi colline del Friuli Venezia Giulia, c’erano (e ci sono ancora) molte – ma davvero tante, proprio tante, farfalle.

Si possono vedere farfalle ovunque, sui muri delle case, nelle strade e nella loro casa. La casa delle farfalle è davvero grande, tre grandi appartamenti con alberi, piante, acqua (in effetti è un tantino umido) e farfalle che volano dappertutto o che riposano su alcuni fiori.

Prima di arrivare nei loro appartamenti le farfalle hanno viaggiato  a lungo, hanno attraversato l’oceano ma erano farfalle – bambine e non si ricordano del loro lungo viaggio. Conoscono solo il paese piccino, piccino sulle verdi colline. E le farfalle sono felici così.

Effetto farfalla
Effetto farfalla

Era talmente ovvio iniziare con la descrizione delle tre serre e delle  farfalle che ho scelto di iniziare con una breve storia per raccontare la vera, bella storia di “La Casa delle Farfalle” di Bordano.

” La Casa delle Frafalle” è stata fondata nel 2003, è un eco-museo ed è la più grande d’Italia. Le tre serre ospitano tre diversi ecosistemi: la giungla africana, le foreste pluviali asiatiche e australiane e l’Amazzonia. L’aspetto più particolare che ho scoperto visitando “la Casa” è il progetto “The Bosque Nuevo“. Bosque Nuevo è un allevamento di farfalle situato in Costa Rica. Il progetto è innovativo: la vendita di “farfalle- bambine” (pupe) ha l’obiettivo di permettere di acquistare terreni coltivati ​​e di riconvertirli in foresta originaria.

Effetto farfalla

Le fattorie delle farfalle hanno creato un’economia alternativa che sostituisce quando possibile l’allevamento del bestiame o la coltivazione.

La cittadina di Bordano

La piccola città di Bordano ha una sua storia che collega eventi passati e questo nuovo approccio all’economia. Bordano fu colpita dal terremoto nel 1976 e quasi completamente ricostruita nel 1983, ora ci vivono circa 700 persone. Le farfalle autoctone sono una presenza importante grazie a un microclima molto particolare

Nel 1996 la Regione Friuli Venezia Giulia avviò un progetto che includeva la street art, l’obiettivo era la valorizzazione artistico-culturale e naturalistica del luogo. Il soggetto della street art… indovinate un po’ … farfalle!

Sembra davvero che l’effetto farfalla si sia avverato. Lo sbattere delle ali di una farfalla ha generato effetti molto grandi da un lato all’altro dell’oceano

Effetto farfalla
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