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Sisma, paesaggio umano e urbano

Sisma, paesaggio umano e urbano è il primo articolo del nuovo Quaderno Q16 “Paesaggi umani, paesaggi urbani” da luglio scaricabile qui

Il 30 ottobre 2016 alle ore 7:40 una scossa di terremoto di magnitudo 6.5 colpì Norcia e le aree limitrofe. Una scossa ben più forte di quella che solo pochi giorni prima (il 24 agosto) aveva colpito lo stesso territorio distruggendo Amatrice. Il Centro Italia nelle ore del 24 agosto vide rase al suolo intere aree abitate e subì notevoli perdite sia in termini di vite umane che di palazzi e luoghi pregni d’arte.

I soccorsi sono partiti subito come anche le promesse di ricostruzione e riorganizzazione del territorio. A oggi, interi paesi presentano ancora i danni del sisma e non vedono concluse le opere di ricostruzione.

Il terremoto del 2016: i danni

Il paese di Norcia ha subito gravi danni al patrimonio artistico e culturale, tra questi l’emblema è la Basilica di San Benedetto. Alcune frazioni come San Pellegrino, Campi di Norcia e Castelluccio di Norcia sono state quasi completamente distrutte.

sisma paesaggio
sisma paesaggio

La lenta ricostruzione

La macchina degli aiuti si mise in moto sin dalle prime ore, grande il dispiego di mezzi della protezione civile e militare intervenuti per portare aiuti e porre in sicurezza le aree devastate dalle scosse principali e dai successivi sciami sismici.

sisma paesaggio

Rispetto alle precedenti gestioni, si ricordi il terremoto de L’Aquila, il Governo decise di decentrare le opere di ricostruzione attuando una politica di maggiore autonomia per i comuni colpiti. Una scelta che implicava passaggi procedurali e approvazioni successive. Pochi mesi dopo i sindaci dichiararono i procedimenti eccessivamente lenti e burocratici.

A oggi sono numerose le opere rimaste incompiute, i ritardi si ripercuotono anche sull’economia del territorio causando perdita di posti di lavoro e contrazione del comparto turistico.

La popolazione ha dovuto affrontare in un primo momento il trauma dell’evento improvviso e devastante, seguito dalla delusione dinanzi ai ritardi nella realizzazione delle opere e della normale ripresa delle attività economiche e produttive.

Solo nel 2019 la Basilica di San Benedetto è stata indicata come luogo di culto “simbolo” e per questo oggetto di uno stanziamento speciale per la ristrutturazione. Nel 2021 sono stati approvati definitivamente i piani d’intervento e le opere di ristrutturazione. Nel 2024 si dovrebbero terminare i lavori per la ricostruzione (così come era) dello strutturale della stessa Basilica, lasciando in sospeso i vani attigui come il cenobio. Il Commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini, nel 2021, ha presentato un progetto pilota che vedrà coinvolto Castelluccio di Norcia. Un progetto innovativo, replicabile in altre aree, che prevede la ricostruzione degli edifici su delle lastre che isoleranno sismicamente le nuove opere. Un progetto che punta a preservare il territorio salvaguardando le opere in esso comprese.

Come è cambiato il territorio

Gli eventi sismici del 2016 hanno prodotto numerose variazioni alla morfologia del territorio. Il terremoto ha prodotto una variazione del suolo che interessa un’area di oltre mille chilometri quadrati [1], l’area di Norcia ha subìto uno spostamento verso ovest con delle faglie di superficie che arrivano fino a 180 centimetri. Aree in cui il livello collinare o montuoso si è ridotto e in cui i corsi d’acqua hanno subìto variazioni. L’apertura e la chiusura di sorgenti naturali ha provocato un mutamento anche delle economie che ruotano attorno a queste fonti idriche.

A questi danni si somma un cambio del territorio dovuto agli effetti della ricostruzione, la superficie occupata da abitazioni è notevolmente aumentata fino a raddoppiare in diverse aree. Questo a scapito delle aree verdi che erano prima orgoglio della zona e che circondavano l’area cittadina di Norcia. Un danno ambientale che ha ripercussioni sugli ecosistemi oltre che sul clima. Si pensi a come sono cambiate le sorgenti e l’utilizzo del verde. O a come sono aumentati gli spostamenti, quando prima del sisma ci si muoveva di più a piedi perché era tutto più vicino. E’ aumentato l’uso di condizionatori d’estate e del riscaldamento d’inverno, e abbiamo avuto la rappresentazione concreta di come è cambiato il clima dell’area: per un anno non c’è stato un filo di nebbia.

Quali azioni a tutela del territorio

L’Italia si estende su un’area ad alto rischio sismico, i terremoti non possono essere previsti ma potremmo fare molto per ridurre gli eventuali danni.

L’utilizzo delle moderne tecnologie consente non solo la progettazione di edifici più sicuri ma anche l’utilizzo di materiali più adeguati, in grado di resistere e assorbire l’onda d’urto senza arrivare alla distruzione.

Ciò non è del tutto sufficiente poiché il territorio deve essere anche tutelato attraverso opere di ordinaria manutenzione, come a esempio la pulizia dei letti di fiumi e torrenti al fine di ridurre il rischio di inondazioni. La mancanza del letto del torrente Torbidone, a Norcia, ha dato luogo, dopo il sisma, a un laghetto che poi è stato bonificato con l’intervento del genio militare.

Il rispetto dell’importanza delle aree verdi è essenziale: non sono solo un polmone, ma grazie alle radici, le piante e gli alberi possono ridurre il rischio di frane e smottamenti delle pareti stradali. Le aree verdi, con la ricostruzione, vengono spesso abbattute per far spazio a nuovi edifici. Ciò accade sia in ambienti rurali, sia in ambiti più urbani.

Il rispetto del nostro territorio è sempre più posto alla ribalta delle cronache a causa di eventi improvvisi che trovano le loro cause nell’assenza di cura e rispetto dell’ambiente.

Mantenere le aree verdi è un ausilio importante per la tutela del clima. L’incremento di fenomeni atmosferici incontrollati che causano notevoli danni sta diventando una delle principali emergenze che ci troviamo ad affrontare.

In questo senso, speriamo vivamente, che le prossime amministrazioni porranno delle attenzioni maggiori rispetto a quanto avvenuto finora. Occorrerà valutare la piantumazione di un maggior quantitativo di alberi per rendere le nostre città sia SMART, come promuovono i bandi attuali, sia SOSTENIBILI e ADATTE alla vita quotidiana, aspetto che dovrebbe rappresentare l’obiettivo di ogni buon “padre di famiglia”. Nel rispetto dell’ambiente e del territorio, nella riduzione del rischio di eventi imprevisti e per la salvaguardia della salute.

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[1] Si veda https://www.agi.it/cronaca/terremoto_suolo_deformato_per_oltre_1_000_km_quadrati-1213251/news/2016-11-02/

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Binario morto

Binario morto è l’articolo introduttivo al Quaderno 15 “Turismo tra rivincita e rigenerazione” in uscita a maggio e che potrete trovare qui

Binario morto

Binario morto… No, non preoccupatevi anche se il titolo suona un po’ lugubre in questo Quaderno andremo a raccontare di binari che ritornano a vivere.

Per questa pubblicazione ci trasferiamo in Francia dove saremo “ospitati” alla Recyclerie un posto che ho avuto il piacere di conoscere personalmente e che ha qualcosa in comune con Progetto Re-Cycle. Se guardate bene già il logo somiglia moltissimo al nostro.

La Recyclerie rappresenta il primo binario di questo racconto. Quando l’ho visitata a marzo 2022 ero stata favorevolmente colpita dal fatto che questa struttura si era sviluppata lungo un binario e una stazione dismessa. La Recyclerie, come ci racconta Fabrizia Greta Silvestri è sorta, all’inizio come azienda agricola, lungo la vecchia cinta ferroviaria di Parigi nel diciottesimo Arrondissement. Già parlare di un’azienda agricola a Parigi per me è un sogno. 

Binario morto

Al netto di tutte le differenze, la presenza dei binari mi ha fatto pensare subito alla (nostra) Treviso – Ostiglia, una ciclo-pedonale che è stata recuperata lungo una ex ferrovia militare e valorizzata di recente.  Le opere non sono del tutto completate (a marzo 2023 la ciclabile è percorribile da Treviso a Montegalda (VI) per circa 56 km) ma posso personalmente affermare che la Treviso – Ostiglia è diventata un punto di incontro e, durante il Covid, un attimo di serenità e di evasione.

La Recyclerie è invece una struttura di ristorazione/accoglienza, ha iniziato come azienda agricola ed è partita dal concetto di “fare comunità”. Per riagganciarci al turismo sostenibile – goal 8.9 dell’Agenda ONU 2030 – non si può prescindere dal concetto della comunità ospitante per uno sviluppo turistico armonico. È per questo che la Recyclerie mi ha colpito tantissimo: per il coinvolgimento dei clienti, degli abitanti del quartiere di Clignancourt e, in ultima analisi, dei turisti come me che vivono un’esperienza diversa.

Binario morto

Il turismo esperienziale può essere considerato il trait-d’union tra il binario morto di Parigi e il binario morto della Treviso – Ostiglia. Per turismo esperienziale intendiamo un turismo che prevede molteplici attività durante una vacanza, attività che permettono al turista di connettersi a livello umano, emotivo e spirituale al luogo che lo ospita. Stiamo parlando di nicchie di mercato ma cosa è meglio: tante nicchie messe assieme o un turismo “affollato”?

Revenge tourism

Di questo tipo di turismo “affollato” ce ne parla Fabio Casilli con il suo articolo sul Revenge Tourism.

Turismo di rivincita, anche se mi viene meglio chiamarlo di vendetta. Un aspetto del turismo che si è evidenziato dopo il Covid, questa voglia spasmodica di partire i cui risultati sono città sovraffollate con, di conseguenza, un’offerta turistica che rischia di diventare caotica e di bassa qualità. Un’offerta che ha dovuto fare i conti, sia in Francia che in Italia, con la mancanza di personale legata al forzato cambio di lavoro causato dal Covid. Mancanza dello staff senior (in Francia il mercato immobiliare legato alle Olimpiadi del 2024 ha assorbito parte del personale del settore turistico) e mancanza di competenze sul campo dello staff junior.

Di nuovo si pone la domanda “dove sta andando il turismo?”

Per Fabio Casilli la rivincita ha fatto da leva a una revisione generale del turismo, sia da parte degli operatori che dei clienti. I bisogni dei clienti sono cambiati, c’è un orientamento maggiore verso la sostenibilità, il cambiamento dei bisogni ha forzato il cambiamento degli operatori.

Spero davvero che la cosa sia duratura e che non ci stiamo avviando invece verso il binario morto di un turismo vecchio stile con un po’ di green washing. Non ci vorrà molto tempo per scoprirlo.

Destination management

Quando parlo di turismo preferisco farlo con il Destination Management che prevede la gestione di un territorio e la sua valorizzazione con il supporto di operatori che conoscono bene il luogo in cui operano. Importantissimo il ruolo delle OGD – Organizzazioni di Gestione della Destinazione- che dovrebbero dare un impulso effettivo al territorio di appartenenza.  Al momento invece, almeno per quanto riguarda il Veneto, non riesco a vedere nessuna gestione efficace. Tante idee e ben confuse. Una promozione che prevede anche influencer – divertenti – che parlano in veneto e che sono capiti dai veneti ma non da altri. Mi sfugge il nesso su come si spingano le persone da fuori a venire in Veneto, evitando possibilmente di accalcarsi a Venezia. Di sicuro è un mio limite di comprensione

Le attività e i luoghi “oltre Venezia” potrebbero essere davvero tanti e vari. Eccoci, dunque, a far rientrare in campo le proposte di turismo esperienziale, termine che, confesso, detesto cordialmente da quanto è utilizzato a vanvera. Sta di fatto che è necessario proporre qualcosa che resti nella memoria.

Per tornare al nostro binario iniziale potremmo dire che la Recyclerie e l’Ostiglia sono racconti di ferrovie, per me la ferrovia, sopra ogni cosa, racconta il “senso del viaggio”

Binario morto

Racconti su rotaie

Non mi possono non tornare alla mente i viaggi estivi di ritorno – con mia mamma che all’epoca era ancora “foresta” (=non veneta) – al Sud. 

Il Trieste- Lecce era sovraffollato, quando andava bene mio papà riusciva a prenotare dei posti. Se andava male…pazienza. La parte migliore doveva ancora arrivare, quando da Foggia prendevamo la littorina con i sedili in legno. Il ritorno a Venezia/Mestre era, se possibile, ancora più memorabile: il delirio più totale con “i pacchi da giù” da portare su.  Viaggi scomodi, tanto, e treni sporchi. Ma la ferrovia racconta e fa ricordare storie e fa anche comunità. Avete presente in “Benvenuti al Sud” la scena dell’ingorgo sulla Salerno – Reggio Calabria? Ecco, in tante ore di treno era più o meno così, ma questo era esattamente il “senso del viaggio”, lunghissimo, scomodissimo e condiviso con estranei con i quali ci scambiavamo i panini.

Cosa significa questo? Semplice, un’esperienza deve essere vera. Da qui la mia critica al turismo esperienziale: troppe “esperienze wow” sono fasulle e sono dannose per gli operatori seri.

L’ultimo binario

L’ultimo binario morto di questo Quaderno è la foto di copertina di questa introduzione. Si tratta dell’orologio della Vecchia Stazione che ospita il museo dell’impressionismo, il Museé d’Orsay.  Le opere sono fantastiche ma altrettanto fantastico è il lavoro di ristrutturazione e di valorizzazione del museo stesso.  Una prova in più del fatto che da un binario morto può esserci nuova vita.

Bon voyage

Questo Quaderno è dedicato alla V N del 1983 dell’Istituto Tecnico Turistico F. Algarotti di Venezia. I viaggi in treno delle gite e per alcuni, me compresa, in treno anche fino a Londra!

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Revenge Tourism o…forget tourism ?

Revenge tourism o… forget tourism? La ripartenza del settore nel dopo Pandemia

Revenge tourism

Revenge Tourism o…forget tourism ? La ripartenza del settore nel dopo Pandemia di Fabio Casilli è il secondo articolo del Quaderno 15 “Turismo tra rivincita e rigenerazione” in uscita a maggio e che potrete trovare qui

Lo scenario

Il settore del turismo negli ultimi anni, ossia da fine 2019 a oggi, ha subito un vero e proprio tsunami che ha modificato in maniera profonda il modo di “fare” turismo, sia da parte di chi ne usufruisce in quanto turista/viaggiatore, le cui esigenze sono radicalmente cambiate, che da parte di chi ne ha fatto il suo mestiere.

In effetti, la sicurezza sanitaria “prima” non appariva nemmeno tra i primi venti criteri di scelta.

Al di là degli effetti devastanti della pandemia, della gravità del Covid come malattia, al suo propagarsi nel mondo a una velocità e con una facilità inimmaginabili fino ad allora, importanti e non meno gravi sono stati gli effetti terribili da un punto di vista psicologico.

Dopo mesi, anni in cui siamo stati privati di ogni minima libertà personale, dove nell’interesse del gruppo, ogni singola persona era controllata inquadrata e limitata in ogni sua minima attività, un senso di oppressione, di insofferenza ai luoghi chiusi, soprattutto se affollati, si è sviluppata e generalizzata un po’ dovunque.
Anche il perimetro delle nostre – rarissime – uscite era limitato, e una sensazione di disagio, di paura e di sospetto erano molto diffuse.

In questo contesto talmente catastrofico, come nemmeno nei nostri peggiori incubi avremmo mai potuto immaginare, il turismo è stato totalmente annientato, bloccato.
È stato stimato che il 90% degli aerei nel mondo fosse rimasto a terra. Migliaia di alberghi e strutture ricettive chiuse, agenzie di viaggi, tour operator e operatori turistici di ogni tipo ridotti a una inattività totale e sull’orlo del fallimento.

Nessuno svago, solo oppressioni e paure, fobie.

Sono stati due anni in cui anche nei mesi immediatamente successivi alla fine delle restrizioni, la paura dominava le decisioni di ogni tipo, anche, e soprattutto per quanto riguardava i viaggi.

La ripartenza

Il turismo è ripartito molto lentamente, ma inesorabilmente.
La gente dopo tanto tempo rinchiusa e repressa, aveva sviluppato una volontà di muoversi, spostarsi, viaggiare, come mai prima.

Il bisogno di ritrovare una vita “normale” ha spinto all’eccesso la volontà di uscire.
A questo fenomeno di volontà quasi spasmodica di viaggiare è stato dato un nome che spiega molto bene lo stato d’animo che abbiamo avuto tutti quando abbiamo potuto riprendere a farlo: revenge tourism, turismo di “rivincita”.

Revenge tourism

Rivincita sul fatto di poter di nuovo partire liberamente, anche se non tutti i paesi hanno riaperto le frontiere subito. Rivincita in un certo senso sulla vita che riprendeva i suoi diritti dopo essere stata per troppo tempo depressa.

In teoria stiamo quindi parlando di un qualcosa che dovrebbe essere considerato come positivo per tutto il settore.

In realtà, come in tutte le cose, l’eccesso non è mai positivo.


Se quindi da un lato l’assenza totale di attività è stata terrificante e distruttrice di un’economia che in maniera generale è spesso fragilizzata da tanti fattori esterni – pandemia, ma anche attentati, catastrofi naturali, situazioni politiche delicate… – anche la ripresa non è (stata?) esente da problemi.

L’assenza di attività ha fatto sì che moltissime aziende del settore che sono riuscite a non chiudere – impresa non semplice, soprattutto in paesi in cui il turismo non è stato sostenuto, come in Italia e in Francia a esempio, da consistenti aiuti da parte dello stato – abbiano dovuto ridurre in maniera importante la loro forza lavoro.
Parte di queste persone che si sono trovate senza più avere una fonte di reddito, hanno deciso di cambiare settore.

Nel momento in cui l’attività è ripresa quindi, la rapida ripartenza dei volumi di richieste di prenotazione, ha messo in luce un altro problema di non poco conto.

Competenze ed equilibrio vita/lavoro

Molti di quelli che avevano lasciato il turismo, infatti, hanno trovato un nuovo equilibrio e una nuova sicurezza economica in altri lavori e non se la sono sentita di lasciare le nuove certezze per tornare in un settore che per molti di loro era stato il lavoro di una vita e una vera e propria passione.

Tutto ciò ha creato un vuoto di competenze. Le persone che avevano lasciato non sono tornate, chi usciva dalle scuole ha trovato lavoro ma non aveva le capacità e l’esperienza dei loro predecessori. La fragilità mostrata ancora una volta da un mondo troppo spesso indebolito e messo in difficoltà da fattori esterni non prevedibili, ha fatto sì che si creasse un disamore anche da parte dei giovani per un universo che in precedenza ne aveva fatto sognare molti.

Oltre a tutto ciò, il lungo periodo di inattività forzata, ha modificato in maniera profonda l’approccio della gente al mondo del lavoro in generale e nel turismo in particolare, dove spesso gli operatori del settore non conoscono orari e hanno giornate lavorative molto lunghe.

Oramai la precedenza è data alla qualità della vita e non al lavoro a ogni costo. I ristoranti hanno avuto e hanno ancora difficoltà a trovare personale disposto a lavorare fino a tarda sera o durante il fine settimana per stipendi considerati come inadeguati rispetto alle rinunce che impongono

Alcune strutture, alberghi, ristoranti, esercizi turistici di vario tipo, sono arrivati addirittura a dover scegliere di non riaprire per mancanza di personale.

La situazione si è poi piano, piano normalizzata, creando anche una dinamica in certi casi virtuosa. Le aziende si sono dovute riorganizzare e modernizzare per poter fare lo stesso lavoro con meno personale e molte di loro sono state piacevolmente sorprese di vedere che sono tornate ai fatturati pre-pandemia, se non in certi casi anche superiori, con meno personale.

Possiamo quindi dire che il revenge tourism è in ogni caso un successo sul medio-lungo termine.
Ha obbligato i professionisti a tenere conto dei paradigmi precedentemente troppo spesso trascurati come l’equilibrio vita/lavoro e, su impulso della clientela, anche della sostenibilità, l’impatto sull’ambiente e sulle popolazioni locali, per rispondere alle nuove esigenze e richieste da parte dei clienti che, in seguito alla pandemia, sono stati molto più sensibilizzati a queste problematiche.

Ha imposto alla gente di riflettere in maniera diversa sul modo di viaggiare e di consumare, in un primo tempo probabilmente più per paura, in seguito per una vera presa di coscienza per un numero sempre maggiore di persone.
Ecologia, rispetto, sostenibilità sono oggi parole sulla bocca di tutti.

Come sempre, la paura ha obbligato e accelerato la presa di coscienza su problemi per troppo tempo ignorati o sottovalutati.

In un certo senso, il revenge tourism è forse il turismo del nostro pianeta che ha preso la sua “rivincita” sugli innumerevoli scempi commessi dall’uomo da troppo tempo.

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Rigenerazione urbana, socialità e turismo

Rigenerazione urbana, socialità e turismo di Fabrizia Greta Silvestri è il primo articolo del Quaderno 15 “Turismo tra rivincita e rigenerazione” in uscita a maggio e che potrete trovare qui

Durante la mia visita a Parigi lo scorso dicembre in occasione della COP21, volevo assolutamente visitare la Recyclerie prima di andare a Bourget. Il loro approccio è interamente ecologico e dimostra che economia e ambiente possono camminare insieme”. (DEBORA O.RAPHAEL, Directrice Environnement della città di San Francisco)

Rigenerazione urbana

Ho sempre creduto nel riciclo come opportunità per non inquinare il nostro pianeta ma anche per dare nuova vita a qualcosa che non veniva più utilizzato. Forse perché essendo cresciuta con una nonna sarta in casa, fin da piccola ho avuto l’abitudine di indossare abiti creati da “vecchi” vestiti di clienti. Questo mi rendeva orgogliosa perché nessuno aveva abiti come i miei!

Nel 2021, durante il mio primo viaggio a Parigi post Pandemia, un amico mi ha fatto conoscere un luogo che è diventato il mio rifugio ogni volta che ci torno. La Recyclerie: non poteva avere nome più adatto al periodo post COVID che stavamo attraversando.

Azienda agricola e rigenerazione urbana

La Recyclerie è una piccola azienda agricola impiantata lungo la vecchia cinta ferroviaria di Parigi nel 18° Arrondissement. Nasce con lo scopo di sensibilizzare ai valori eco-responsabili in maniera costruttiva e ludica.

Rigenerazione urbana

La Recyclerie è innanzitutto un luogo di incontro, dove si mangia, si studia, si lavora in modo responsabile. I suoi valori sono racchiusi nelle tre ERRE : REduire (Ridurre) REutiliser (riutilizzare) REcycler (Riciclare).

Mi ha talmente affascinato quello che accade all’interno di questa piccola azienda agricola urbana che ho chiesto di poter parlare con un loro responsabile per farmi raccontare da vicino la loro realtà.

Dal punto di vista agro-alimentare la Recyclerie si compone di diversi spazi complementari e interdipendenti: 3 casette per uccelli (è membro della Lega di protezione degli uccelli da agosto 2016) – 1 casa per insetti e aracnidi per facilitare la loro sopravvivenza invernale – 2 anatre corridori indiani che mangiano le lumache dell’orto – 2 porcellini d’India che fanno fuggire i parassiti – 1 tetto verde con 4 alveari per contrastare il declino delle api – 1 pollaio con 17 galline di 6 razze diverse che mangiano avanzi del loro ristorante – 1 lombricompostiera , di cui  vi racconterò poco più avanti.

È proprio grazie all’utilizzo degli scarti alimentari della loro cucina come concime per nutrire i loro terreni, che riescono ad avere raccolti sempre più produttivi ed ecologici, poiché tutto nasce, si esaurisce e si rigenera dalla terra.

Coinvolgimento dei clienti    

I “clienti” in prima linea vengono coinvolti in questo sistema di riciclo: al momento di alzarsi da tavola, dovranno separare gli scarti alimentari in un contenitore apposito che sarà utilizzato il giorno dopo per alimentare le galline.

La loro filosofia attira persone che sono alla ricerca di un sistema di vita più consapevole e sostenibile: chi è interessato viene munito di un apposito contenitore dove raccogliere i propri rifiuti che potrà riportare una volta riempito per poter essere utilizzato nella fertilizzazione dei terreni della Recyclerie, la lombricompostiera di cui vi accennavo poc’anzi. E in più è un’occasione per gustare l’ottimo caffè che viene offerto.

Nel 2016 si è costituita l’associazione “gli amici Riciclatori” di cui fanno parte gli abitanti del quartiere di Clignancourt, che partecipano attivamente agli atelier didattici messi in piedi dalla Recyclerie. Essa ha anche un risvolto sociale organizzando percorsi immersi nella natura per bambini autistici

La Recyclerie non si esaurisce nel campo agro-alimentare ma si espande nel riuso di oggetti e nella vita sociale.

Così “l’Atelier di René” offre la possibilità di far riparare oggetti, piuttosto che riacquistarli. O di crearne dei nuovi da materiali ormai inutilizzabili. E lo si può fare facendosi aiutare dal personale dell’atelier o da soli utilizzando gli utensili messi a disposizione.

Rigenerazione urbana

Parigini e turisti

Il Cinema all’aperto, che organizzano ogni estate, non è frequentato solo dai parigini, ma da qualunque turista che voglia vivere profondamente la città, che non voglia essere esclusivamente colui che visita la Tour Eiffel o il Louvre, scattandosi dei selfie, ma colui che vuole vivere esperienze locali. In questo modo sdraiati su delle sdraio da mare, conversando con il vicino che non si conosce, ma con il quale si fa subito amicizia, nella frescura parigina, ci si rilassa davanti ad un grande classico internazionale, rigorosamente in lingua francese!

Per certo il turismo per la Recyclerie rappresenta solo una nicchia piccolissima delle proprie attività. Se però contestualizziamo questa attività con il turismo esperienziale e con un turista più esigente (in termini soprattutto culturali) possiamo notare come questa nicchia sia in crescita. Dai dati più recenti (fonte Experience Revolution di Arival) il turismo esperienziale si sta rivelando un’occasione anche per gli operatori più piccoli.  

Questi operatori possono essere raggruppati in tre macro aree: tour (svolti da tour operator, guide o host locali) attività a destinazione (con offerta di attività culturali, culinarie, all’aperto) e attrazioni, che possono andare  dai Musei agli osservatori astronomici, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

In tale ottica le esperienze sostenibili della Recyclerie entrano a far parte del turismo esperienziale e, credetemi, tutti gli italiani che hanno conosciuto questa realtà durante il loro viaggio a Parigi portano a casa una esperienza di viaggio e della città “vera”che ricordano con piacere e che fanno conoscere ad altri.

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L’IMPATTO DI MUSICA E CULTURA SUL TURISMO

L’impatto di Musica e Cultura sul turismo di Chiara Pegge

“Prima dello sviluppo del turismo, il viaggio era concepito come studio

e i suoi frutti erano considerati l’ornamento della mente e la formazione del giudizio.”

Paul Fussel

Il turismo come fenomeno e lo stesso termine derivano probabilmente dal lungo viaggio intrapreso a partire dal XVIII secolo dai giovani dell’aristocrazia europea, il cosiddetto “Grand Tour”. Goethe, Stendhal, Burney sono alcuni dei nomi più famosi che lasciarono rilevanti testimonianze sul Bel Paese.

Il Grand Tour era un viaggio culturale durante il quale venivano approfondite le conoscenze di chi lo effettuava. I libri stampati successivamente si trasformavano quindi in una sorta di guide turistiche ancora attuali. Oggi, soprattutto negli ultimi tre anni, le modalità di fruizione di molte manifestazioni sono notevolmente cambiate con l’avvento della tecnologia . Ma l’esperienza diretta non può in nessun modo sostituirsi a quella di uno schermo. La cultura in generale e in particolare il turismo musicale generano impatti positivi sui territori che ospitano questo tipo di eventi. Un esempio significativo sono i Festival musicali: uno dei più conosciuti è quello di Salisburgo; il land austriaco genera quasi l’8% del valore aggiunto totale austriaco. A Bayreuth in Germania il Festival dedicato a Wagner, a cavallo di luglio e agosto, mette a disposizione sessantamila posti che vengono prenotati fino a sette anni prima. Il fenomeno del turismo legato alla musica e alla cultura, quindi, non è una novità e negli ultimi dieci anni sono stati scritti libri, tesi di laurea, atti di convegni in quantità industriale.

Musica cultura turismo

Eppure, l’argomento è ancora attuale e le prospettive di sviluppo di questo genere di turismo esperienziale sono notevoli. In tempi in cui si parla quotidianamente di sostenibilità e protezione dell’ambiente la domanda che dovremmo porci è quanto conta il valore dell’offerta rispetto al volume del turismo. In genere il turista culturale e soprattutto musicale ha un approccio del viaggio sicuramente più sostenibile. Il turista culturale pernotta almeno una notte e si dedica alla scoperta del territorio, apprezzando il paesaggio che lo circonda, visitando musei e monumenti nei dintorni. L’Italia è un concentrato di bellezza e i cosiddetti borghi minori possono puntare allo sviluppo del turismo sostenibile attraverso i prodotti culturali sviluppando politiche di audience development. Come vi chiederete, visto i costi da sostenere?

Musica cultura turismo

I piccoli comuni non hanno budget che possano permettere investimenti culturali. La precedenza viene giustamente data al settore sociale e, in questi ultimi tempi, a far quadrare i bilanci. Ecco allora l’importanza di fare rete, di lavorare in sinergia: istituzioni e associazioni per poter accedere a fondi europei; questi ultimi spesso spaventano per la difficoltà di gestire la rendicontazione finale scarseggiando il personale; si può osservare peraltro che ultimamente la commissione europea ha iniziato a semplificare alcune procedure e a implementare l’assistenza alla presentazione dei progetti attraverso i segretariati congiunti. Un altro tema da non sottovalutare e la qualità dell’offerta, soprattutto in campo musicale. Prima sono stati citati come esempio alcuni festival che si svolgono in ambito europeo. È chiaro che per motivi di budget un piccolo comune non può affrontare una tale organizzazione, sarebbe impensabile, ma si può offrire qualità senza impegnare capitali. Dare spazio ai giovani talenti, quelli veri, sarebbe già un passo in avanti. In Italia, se escludiamo manifestazioni super collaudate come i Festival dedicati a Rossini, Puccini, il Ravenna Festival del maestro Muti, il Festival dello Sferisterio di Macerata, Umbria Jazz, si tengono spesso rassegne musicali che non sono all’altezza dell’offerta musicale delle nazioni contermini. Il turista musicale che trova un’offerta di qualità va a Salisburgo ma potenzialmente potrebbe scegliere anche una manifestazione minore se l’offerta è di alta qualità e in un contesto architettonico e paesaggistico di valore che in Italia è praticamente ovunque.

Lo sviluppo del pubblico è un processo strategico, dinamico e interattivo per rendere le arti ampiamente accessibili. Ha l’obiettivo di coinvolgere individui e comunità nell’esperienza, nella fruizione, nella partecipazione e nella valorizzazione delle arti attraverso vari mezzi oggi disponibili per gli operatori culturali, dagli strumenti digitali al volontariato, dalla co-creazione alle partnership. Lo sviluppo del pubblico può essere inteso in vari modi, a seconda dei suoi obiettivi e gruppi target: aumentare il pubblico, attrarre un pubblico con lo stesso profilo sociodemografico del pubblico attuale; approfondire la relazione con il pubblico , migliorare l’esperienza del pubblico attuale; diversificare il pubblico, attrarre persone con un profilo sociodemografico diverso, comprese le persone senza precedenti contatti con le arti.” Guido Lucarno – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

L’impatto di musica e cultura sul turismo è il terzo articolo del Quaderno 14 Dal turismo di massa al turista consapevole che sarà presto scaricabile completo. Per scaricare i Quaderni editi da il prato cliccare qui

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Mappe digitali, inclusione e turismo

Mappe digitali, inclusione e turismo, secondo articolo del Q14 “Dal turismo di massa al turista consapevole”

Ci sono molti modi in cui inclusione sociale, sostenibilità ambientale, territorio e servizi digitali possono essere coniugati.

Soprattutto inclusione sociale e sostenibilità ambientale sono elementi che spesso vengono guardati con sospetto o con fastidio dalle attività commerciali, come se la prima parola da associare a queste fosse “costi”, e la seconda “imposizioni”: “rendere un luogo Inclusivo, Accessibile e Sostenibile significa spendere, ma devo farlo perché mi viene imposto”.

Ho perciò voluto partire da qui costruendo questo articolo come un percorso attraverso una sequenza di parole chiave collegate tra di loro da una sequenza logica.

Mappe digitali, inclusione e turismo

Parole sbagliate = Percezione sbagliata

Ci sono molti errori dietro a questa affermazione sui costi, il più grande di tutti è la disinformazione che fa percepire come obblighi e costi quello che dovrebbe invece essere considerato come opportunità e investimenti. Eppure basterebbe semplicemente cambiare alcune parole per iniziare a cambiare questa percezione. Vediamone alcune

Mobilità limitata

Spesso viene confusa con disabilità, e di conseguenza “accessibilità di un luogo” viene declinata come “una serie di elementi che rendono il luogo accessibile ai disabili“. È indiscutibile che la maggior parte dei disabili fisici abbiano una mobilità limitata, ma è altrettanto vero che questa è una condizione che si può attribuire ad una platea molto più vasta, e che di conseguenza l’accessibilità rende un luogo fruibile a molti più utenti di quelli associabili alla disabilità. Questo non significa penalizzare la disabilità. Al contrario, ampliare la platea di utenza significa avere a disposizione molti più spazi accessibili.

L’esempio più banale è quello delle famiglie con bambini piccoli e carrozzine al seguito, ma potremmo parlare anche di anziani che trovano impegnativo fare le scale, o di persone che hanno subito un intervento chirurgico e che per un certo periodo si ritrovano ad avere un limitazione della loro mobilità.

Destinazione Accessibile

Nel contesto di “destinazione accessibile”, soprattutto quando si parla di viaggi e di turismo, si tende a pensare che la destinazione del viaggio sia l’albergo, o comunque il luogo in cui soggiornare. Non so voi, ma io di solito viaggio per raggiungere una località geografica e il luogo in cui soggiorno è solo una piccola, anche se importante, parte del mio viaggio. Sono rari i casi in cui il viaggio ha come destinazione il luogo in cui stare (un resort, un campeggio). Sono molto più comuni i casi in cui il primo passo sarà “Voglio andare a..” e quello successivo “vediamo dove posso alloggiare”. In un soggetto con limitata mobilità cosa motiverà la scelta di una determinata destinazione? L’accessibilità del territorio da visitare o la presenza di un alloggio accessibile?

Territorio Accessibile

Eccoci arrivati alla più critica di queste parole chiave: il Territorio. Critica perché difficilmente compresa, e perché delega a questo le pubbliche amministrazioni, talvolta poco attente e spesso oberate da altro. Il territorio “Accessibile”, per tornare al discorso iniziale, viene spesso interpretato come un costo, senza la considerazione dei vantaggi che un territorio accessibile potrebbe portare alla comunità.

Un territorio, che spesso è accessibile “de facto”, anche se queste informazioni sono spesso conosciute solo dai “locali” e non vengono in nessun modo formalizzate e comunicate, per renderle fruibili a chi debba spostarsi nell’area. Uno dei problemi nasce dalla difficoltà di definire l’accessibilità di un’area aperta, in quanto si tratta di combinare elementi strutturali oggettivi, quali rampe, pavimentazione, parcheggi, con quelli “soggettivi” dell’utenza, quali dimensioni o presenza di servizi.

Informazione e Comunicazione

Come scegliamo una Destinazione Accessibile? Dal punto di vista logistico la cosa è abbastanza facile, in quanto in molti paesi l’accessibilità -anche se in Italia esistono molte deroghe – delle attività commerciali è obbligatoria.

La parte più critica è quella legata alla ricerca di aree accessibili all’aperto (parchi, spiagge, oasi naturali). Le informazioni, che di solito si trovano su siti web indirizzati ai disabili, sono estremamente frammentarie, e spesso chi non è disabile non le trova. Se fate una ricerca su Google su “parchi accessibili” troverete quattro siti web, con una parte descrittiva più o meno breve e pochissime immagini. Il quarto addirittura fa solo un elenco, senza nessuna spiegazione dei luoghi.

La seconda è la comunicazione, o meglio la sua mancanza. Comunicazione che comunque difficilmente può essere fatta se non c’è un’informazione da comunicare. Il focus è perciò non solo quello di creare un territorio inclusivo, ma anche quello di mettere insieme una serie di informazioni che possano informare chi ne vuole usufruire, e poi mettere insieme gli strumenti necessari a comunicarlo. Le informazioni devono necessariamente essere accessibili a chi le cerca. È perfettamente inutile avere un parco accessibile se non lo sa nessuno.

La terza è la “qualità” dell’informazione, alla quale è dedicato il prossimo capitolo

Mostrare invece di Raccontare

Raccontare soprattutto per immagini, si potrebbe anche dire, invece che con le sole parole.

Le persone con “Mobilità Limitata” sono una platea molto vasta, con caratteristiche e bisogni molto diversi, e quello che può essere accessibile per alcuni potrebbe non esserlo per altri. Fornire un set completo di informazioni significa perciò combinare diversi elementi, in modo da dare la possibilità all’utente di decidere se un certo luogo è “Accessibile per lui/lei”. Anche se gli elementi che compongono un’area aperta dovessero essere tutti conformi agli standard ADA, questo non significa automaticamente che chiunque possa essere in grado di visitare tutta l’area.

Non sta a noi decidere che “questo è un luogo accessibile”. Il nostro compito deve essere quello di mostrare il luogo, fornendo quelle informazioni che possano aiutare chi vuole visitarlo a decidere. Le informazioni includono una varietà di dati che devono necessariamente includere:

  • Geolocalizzazione e mappa dettagliata del luogo
  • Documentazione con immagini e descrittiva dei servizi (Parcheggi, trasporti pubblici, bagni, punti di ristoro)
  • Documentazione con immagini e descrittiva dei percorsi (lunghezza, tipo di pavimentazione, pendenze)
  • Documentazione con immagini e descrittiva dei punti di interesse (cosa andiamo a vedere)

Questo può aiutare una persona a decidere se le interessa visitare il luogo, se è in grado di raggiungerlo autonomamente, se è in grado di percorrerlo completamente o in parte, se i servizi a disposizione sono sufficienti per le sue esigenze.

Spesso questa necessità di avere a disposizione tutte le informazioni per poter decidere viene dimenticata, e sostituita da una generica affermazione che “il luogo è accessibile”. Documentare un luogo accessibile significa dare delle informazioni qualitativamente buone e complete

Mappe digitali, inclusione e turismo

Inclusione e Sostenibilità

Sostenibilità è una delle parole più abusate di questi giorni, per cui ho voluto tenerla verso la fine di questo percorso, quasi a racchiudere il tutto. Secondo UNWTO (L’agenzia delle Nazioni Unite per il Turismo), il turismo sostenibile è un turismo “consapevole del suo impatto economico e ambientale”. È perciò un turismo che ha “responsabilmente” un minor impatto sul territorio, esattamente l’opposto del turismo di massa. Un turismo a basso impatto ambientale è un turismo sparso sul territorio, che privilegia ambienti inclusivi, alloggia a basso impatto ambientale. Il turismo sostenibile è per sua natura un “turismo inclusivo” e lento, che si trattiene di più in un territorio, a patto che i servizi offerti dallo stesso lo rendano fruibile. Inclusione e Sostenibilità sono le parole chiave di un’area che vuole diventare la destinazione di un turismo Sostenibile. Inclusione e sostenibilità che si riferiscono sia ai servizi di accoglienza che al territorio e i suoi prodotti.

Servizi di Mappatura e Pubbliche amministrazioni

  • Fruizione del territorio inclusivo. Fino ad ora ci siamo focalizzati soprattutto sul turismo, ma non dobbiamo mai scordare che i primi a fruire del territorio sono le persone che ci vivono. Creare un territorio inclusivo significa perciò prima di tutto creare un servizio per i propri cittadini.
  • Il “cittadino temporaneo” è una definizione molto utilizzata in Progetto Re-Cycle (grazie a Lucia Ammendolia) che sposta l’ottica con cui guardare al Turista (lento) e al tipo di servizi da offrire. Il Cittadino Temporaneo è un turista che “vive” il territorio nella sua interezza e in tutti i suoi aspetti, ed è un turista che “ritorna” nei luoghi in cui si sente a casa.
  • La Mappatura, o per meglio dire la Condivisione Delle Mappe, è un servizio che una pubblica amministrazione può fare con facilità estrema, semplicemente rendendo fruibili le proprie mappe all’interno del sistema di mappe più utilizzato al mondo: Google Maps. In un mondo in cui tutti creano nuove App “esclusive” da scaricare per visitare il proprio territorio, il concetto di “includere” le proprie mappe all’interno di una App che i vostri visitatori hanno già, e che probabilmente è la stessa che stanno utilizzando per raggiungere il vostro territorio, sembra avere una valenza quasi rivoluzionaria. Inoltre, si tratta di un servizio al quale qualsiasi pubblica amministrazione può accedere gratuitamente, attraverso un servizio dedicato proprio alle amministrazioni pubbliche e alle associazioni. Noi lo abbiamo fatto per il comune di Bolognola, e in due giorni tutti i sentieri del comune facenti parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini erano già disponibili in Google Maps.

Mappe personalizzate

Per Mappe Personalizzate intendiamo quelle di cui abbiamo parlato in precedenza, utilizzate per descrivere nel dettaglio i territori Inclusivi.

Si tratta di mappe che possono essere costruite da singoli soggetti, siano essi volontari, scuole, associazioni, e così via, aggiungendo alle mappe tutte le informazioni necessarie, sotto forma sia di immagini che di testo. Le mappe utilizzano un altro strumento pubblico reso disponibile gratuitamente da Google (Google My Maps), e possono essere facilmente inglobate all’interno di siti web, che potrebbero essere sia quelli dei comuni che desiderano far conoscere il loro territorio che quelli di attività di accoglienza che desiderano offrire ai loro clienti un servizio inclusivo in più.

Mappe digitali, inclusione e turismo

Accessible Life

Nato con il nome di “Di sentiero in sentiero” il programma nasce dalla somma di molte esperienze personali: la familiarità con la disabilità, e la conseguente ricerca di aree accessibili, la competenza nelle attività di mappatura, l’incontro quasi per caso con un sentiero creato per essere inclusivo e poi caduto nell’oblio, la partecipazione alla community di Google Maps.

I quattro elementi si sono combinati insieme per la realizzazione pratica di un progetto che raccontasse i territori accessibili attraverso una facile forma di comunicazione, e che allo stesso tempo fosse scalabile in base alle esigenze.

Un progetto inclusivo, che non richiedesse una App “esclusiva” e specifica, e che permettesse di crescere grazie alla collaborazione di molte persone.

Accessible Life, dichiarato durante il summit mondiale di Google Earth “uno dei quattro migliori progetti al mondo del 2021 sui servizi di mappatura dedicati all’inclusione sociale”, definisce gli standard e fornisce gli strumenti per la creazione di mappe personalizzate inclusive, e le integra all’interno del programma mondiale Accessible Life.

Il programma permette, attraverso l’utilizzo di un’altra Applicazione pubblicamente accessibile (Google Earth) di individuare con pochi click le mappe personalizzate costruite per i luoghi inclusivi, e di poterle esplorare. Un motore di ricerca “visuale” accessibile a tutti.

Per concludere, spero che questo articolo possa aiutare a far pensare al territorio inclusivo come un investimento per la comunità, invece che come un costo. Un investimento che, se accompagnato da un coerente sviluppo di strutture dedicate a un turismo sostenibile, può portare a ricadute economiche anche significative per tutta la comunità. Si tratta però di una iniziativa che deve essere affrontata nella sua globalità, perché possa veramente portare a dei risultati concreti.

Il territorio deve perciò non solo essere sviluppato in modo sostenibile, ma essere supportato da strutture e da un racconto, che permettano di trovarlo, esplorarlo, viverlo.

Un bell’esempio di questo è Villa Guidini (Zero Branco – TV), di cui qui sotto vedete uno scorcio del parco. Un complesso multifunzionale in cui la natura si combina con una serie di servizi ai cittadini, come il teatro e la biblioteca, ma anche un ristorante e un bar, o più banalmente una serie di bagni accessibili alle persone con disabilità

Mappe digitali, inclusione e turismo

Mappe digitali, inclusione e turismo è il secondo articolo del Quaderno 14 Dal turismo di massa al turista consapevole che sarà presto scaricabile completo. Per scaricare i Quaderni editi da il prato cliccare qui

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Il cittadino temporaneo e l’accoglienza. Partendo da Sud

Il cittadino temporaneo e l’accoglienza. Partendo da Sud di Lucia Ammendolia

Secondo le ultime tendenze turistiche internazionali, il settore più in auge, in questo momento, è quello delle attività extra ricettive: B&B, case e appartamenti vacanza.

Già nel 2018, secondo un sondaggio ISTAT, gli alloggi privati sono stati i più ricercati con il 61% sul totale dei pernottamenti nazionali (fonte Datatur Federalberghi 2019). In particolare, al sud, dove la preferenza per strutture extra-ricettive e private hanno toccato punte del 67.4% contro il 48% del centro e del Nord.

In questi ultimi anni, a livello internazionale, c’è stato un forte sviluppo di società di affitti turistici che ha già conquistato il mercato, avvalendosi di nuove piattaforme in cui si possono trovare diversi tipi di alloggi: dalla casa vintage a quella con vista su panorami mozzafiato, alla casa in campagna e altre tipologie. Uno dei fattori che incide sulla domanda è che ci si inizia a spostare per periodi più prolungati nel tempo, anche per lavoro grazie allo smart working.

Il contesto, in cui questa evoluzione socioculturale si sviluppa, è quello in cui sta prendendo forma anche una nuova concezione di fruizione turistica con atteggiamenti diametralmente opposti da quelli che fino ad ora hanno significato il turismo mordi e fuggi.

La richiesta che arriva è quella di una esperienza a tutto tondo, in cui il viaggiatore inizia a scoprire i luoghi, ad osservare con calma ciò che gli sta intorno. Un vero percorso di viaggiatore attivo, propositivo, che si interroga su quello che ascolta, che assaggia, su cosa lo emoziona.

Un’esperienza che non è prevista nei viaggi organizzati, con itinerari scadenzati e scavezzacollo, in cui le visite sono delle corse per poter vedere la maggior parte delle cose nel più breve tempo possibile, senza nessuna interazione con “il locale”.

Il cittadino temporaneo e l'accoglienza
Casetta tipica di Condojanni- Foto di Lucia Ammendolia

Abitare i luoghi

Il viaggiatore vuole “abitare” i luoghi. Incomincia, così, a predisporsi a una originaria frontiera del viaggio: il divenire cittadino temporaneo.

Elemento per diventare cittadini temporanei è però soprattutto la volontà dei cittadini locali di accogliere il forestiero e farlo sentire a casa, accompagnandolo alla scoperta di quelle che sono anche le narrazioni del territorio, che non partono da un concetto tecnico ma squisitamente emozionale. Ad ogni azione corrisponde una reazione, quindi è il luogo stesso, con i suoi abitanti, che crea questo tipo di turismo. Non c’è odore di preconfezionato, si condividono con le persone: costumi, elementi naturali, spazi ed esperienze.

C’è un senso simbolico dell’abitare una casa. Farlo equivale ad inserirsi nel luogo in cui la casa è posta, all’interno di una situazione sociale, e ambientale, che sulla persona attiva una sensazione di familiarità e quindi immedesimazione nella realtà circostante.


Ogni casa narra di chi l’ha abitata e vissuta, ne racconta il tempo e le usanze. Vive, insieme alle altre case vicine, alle persone e al paese, aprendosi su una piazza dove ancora esistono gli odori, i sapori e le consistenze di un tempo andato, vissuto e che continua e rivive attraverso la memoria della gente.

Il cittadino temporaneo e l'accoglienza
Foto  gentile concessione di Caulonia Paese Alberga – Sala colazione, nella casa madre del paese alberga –

Partendo da un presupposto culturale legato alla Magna Grecia, nella quale il viaggiatore era sacro, al Sud è una costumanza ancora in uso quella di accogliere con calore il forestiero e cercare di farlo sentire a casa. A Matera, in occasione della sua candidatura a capitale europea della cultura, si evolve questo concetto e si amplia. Si arriva a una idea di tipo progettuale, nell’ambito turistico, che intende valorizzare le filiere locali e offrire, in particolare, quello che generalmente in Italia si riesce a fare meglio: l’accoglienza.

L’accoglienza nei paesi

La particolarità sta nel fatto che al Sud nascono su questa dinamica diversi progetti, ma anche evoluzioni spontanee di cittadini che cercano di rendere più accogliente il loro paese, ricevendo con entusiasmo e coinvolgimento il viaggiatore. Come il caso di Borgo Croce un piccolissimo borgo dell’entroterra calabrese, in provincia di Reggio Calabria, dove tutti i cittadini e le cittadine hanno iniziato una piccola rivoluzione attivandosi nell’abbellirlo e nel renderlo più ospitale. Ricreando, inoltre, alcune tipologie di esperienze come quella del turismo olfattivo, adesso molto di moda in diversi musei del mondo, dove le essenze nell’aere, profuse da piante e fiori in un ambiente semplice immerso in un contesto incontaminato, è un invito alla contemplazione della natura circostante

Il cittadino temporaneo e l'accoglienza
Foto su cortesia di Borgo Croce – vie di Borgo Croce ( RC)

Gli odori, che si respirano in quei tipici paesini del Sud, sono anche quelli dei cibi che vengono preparati in maniera semplice e lenta, come si faceva un tempo, e dove non mancheranno le signore, del posto, che escono fuori dalla porta di casa per offrire delle” bisciole” (polpette di verdura, o di carne, fritte) appena fatte ai turisti.

Via alle idee di Francesco, Pasquale, Valeria, Patrizia, Laura, Daniela, Teo, Luana, Manuela, Enzo, Rocco, Vanessa, Daniele, Tiziana , Riccardo, Giusy – dice Maria Grazia – insomma tutti a dare idee e consigli su cosa fare, sicuramente dimentico qualcuno, ma poco importa , Croce siamo noi, una famiglia allargata, una comunità dove tutto diventa casa, dove il tempo si e fermato agli anni ‘80, dove mangi in compagnia, dove non conosci la solitudine, dove ancora puoi lasciare le chiavi attaccate alla porta di casa, dove se passa uno “straniero” qualcuno gli offrirà da bere…” Tratta da post Fb di Borgo Croce

Poi c’è il paese di Caulonia, che attraverso un progetto di ristrutturazione di antiche case, che non vogliono essere solo spazio ma luogo che si espande, si organizza come Paese Alberga, dove oltre ad albergare, i viaggiatori, possono vivere, insieme alle persone del posto esperienze che vanno dalla raccolta delle olive a quella delle arance, alla rievocazione di antiche tradizioni.

Così come a Camini, dove oltre all’accoglienza turistica vengono accolti e inseriti nel paese anche cittadini extracomunitari, che attraverso progetti specifici riescono ad avere casa e lavoro, in una sintonia di reciprocità con gli abitanti del posto. Vengono così recuperati terreni agricoli e ripresi lavori tradizionali seppur rivisitati in chiave moderna. Ci sono botteghe dove poter imparare l’arte dei liutai, la lavorazione dell’argilla, o di altri mestieri tradizionali, che sono aperti sia ai viaggiatori che alle persone del posto, in particolare ai giovani e giovanissimi. Utilizzabili, quindi, anche come laboratori creativi.

Laboratorio di ceramica, Camini (RC) – Foto di Lucia Ammendolia

Il cittadino temporaneo è quindi un semplice viaggiatore che accolto in maniera familiare riuscirà in poco tempo ad avere contatti con la popolazione locale e a integrarsi nel tessuto sociale del paese. Si immergerà all’interno di un luogo che vuole sentire anche suo e lo rispetterà in maniera naturale. Questa è l’essenza vera del viaggio, come incontro tra culture ed arricchimento reciproco.

Il cittadino temporaneo e l’accoglienza. Partendo da Sud è il primo articolo del Quaderno 14 Dal turismo di massa al turista consapevole che sarà presto scaricabile completo. Per scaricare i Quaderni editi da il prato cliccare qui

Il cittadino temporaneo

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Turista o viaggiatore? Identità o anima?

“Turista o viaggiatore? Identità o anima?” Introduzione al Q14 “Dal turismo di massa al turista consapevole”

C’è una frase di un libro che io amo molto, “Il tè nel deserto” (The Sheltering Sky di Paul Bowles) che dice:

“- Siamo forse i primi turisti che vengono qui dopo la guerra

 – Zitto, Tunner! Noi non siamo turisti, siamo viaggiatori

 – Oh! Che differenza c’è?  

– Il turista è uno che appena arriva pensa di tornare a casa, Tunner. Mentre il viaggiatore può non tornare affatto…”

Il romanzo non è certamente un romanzo sul turismo ma la domanda che sorge è: noi, cosa vogliamo essere, turisti o viaggiatori?

Una risposta a questa domanda ce la fornisce l’articolo di Lucia Ammendolia. L’ospitalità diffusa, il profumo dei paesini del Sud, l’accoglienza dei cittadini di questi paesini, il turista-viaggiatore che diventa “… viaggiatore attivo, propositivo, che si interroga su quello che ascolta, che assaggia, su cosa lo emoziona.” Il passaggio da viaggiatore attivo, che si sente accolto, che vuole capire, che “vive” i luoghi, a cittadino temporaneo è breve. Magari da temporaneo poi diverrà permanente, chi lo sa. Magari per mezzo di un turismo consapevole si potranno ripopolare dei luoghi ormai dimenticati o semi- abbandonati. Lo scopriremo nel prossimo futuro.

Passiamo ora a una nuova domanda: c’è la possibilità di pensare a un modo diverso di fare turismo rispetto al turismo di massa?

A questo risponderanno gli articoli di Ermes Tuon e Chiara Pegge. L’articolo di Ermes Tuon tratta del supporto che le mappe digitali possono dare a un turismo più inclusivo, della difficoltà di comunicare tale tipo di turismo e della percezione distorta della disabilità mentre Chiara Pegge si concentra sul turismo culturale, soprattutto musicale, e come questo turismo possa essere un driver per lo sviluppo di piccoli comuni organizzati in rete

E ora manco io…  io cosa voglio?

La mia parte business capisce perfettamente le esigenze degli operatori (a vario titolo) del settore ma so anche che molto modelli di business sono superati dagli eventi, molti dei quali legati al cambiamento climatico. Un marketing plan si costruisce intorno ai target individuati, target diversi hanno bisogni diversi. Risulta evidente che a bisogni diversi corrisponde un’offerta diversa e che c’è chi apprezza, a esempio, la calca di persone e chi no.

A mio parere il punto fondamentale diventa un altro: quanto sostenibile può essere l’industria turistica? Che ruolo possono avere gli operatori?

Ora come ora ci sono luoghi insostenibili e qui non posso non citare la città che più di altre mi “appartiene”, dove ho studiato e lavorato e dove torno, Venezia.

L’educazione

Dopo la pandemia sembra un assalto alla diligenza, è tremendo da vedere. Si possono bloccare i turisti? No, anche se francamente trovo scellerata la proposta dei tornelli. Si possono far entrare tutti? Direi di no. E allora? Credo si tratti di educare il turista – e, non me ne vogliano ma anche molti cittadini, che affittano (magari in nero) tutto l’affittabile – di far scoprire anche altro da Venezia (come ho anche fatto con il progetto Storie d’Acqua), la provincia, la terraferma. Si potrebbe creare nuova occupazione anche in altre aree. La sostenibilità oltre che ambientale è anche economica e sociale, bisogna arrivare ad averne CONSAPEVOLEZZA e non utilizzare il vocabolo sostenibilità come parola alla moda per mantenere lo status quo.  Si possono rivedere molte cose, per Venezia e per ogni luogo, calibrando e armonizzando i tre aspetti  della sostenibilità e rendere i luoghi adatti alle PERSONE, non turisti, non cittadini ma PERSONE.

turista o viaggiatore

Che ne pensate di valorizzare l’ANIMA – non l’identità perché personalmente la considero divisiva- dei luoghi? Ne avevamo parlato anche in un altro Quaderno (il Q11) “Parlare di identità può creare divisione- pensate a nazioni, regioni, città diverse ognuna con una propria identità/storie, un senso di appartenenza più al luogo che ai valori che esso rappresenta- l’anima no, è un livello più intimo ed emozionale, valoriale, non può far dividere le persone ma solo unirle.

Iniziamo a cambiare, ce la possiamo ancora fare

Turista o viaggiatore? Identità o anima? è L’introduzione al Quaderno 14 Dal turismo di massa al turista consapevole. Per scaricare i Quaderni editi da il prato cliccare qui

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Il Tè delle 5 in villa

Il Tè delle 5 in villa a Zero Branco! Ci vedremo finalmente di persona nella splendida cornice di Villa Guidini e del suo parco a Zero Branco in provincia di Treviso

Il Tè delle 5 in villa

L’evento avrà molte sfaccettature, coinvolgerà molteplici protagonisti ed è inserito all’interno del Festival ASviS 2022.

Il tema centrale è legato al turismo sostenibile e al (ri)lancio del territorio anche in ottica turistica, ci sarà una mostra dedicata alla violenza sulle donne e attività di coinvolgimento della cittadinanza.

Il programma si articola in quattro sezioni

Rilanciare il territorio con il turismo sostenibile e inclusivo. Convegno – il 07/10 dalle 14.00 alle 16.30

Luca Durighetto – sindaco Zero Branco – Piste ciclabili, l’acqua, il turismo sostenibile per il rilancio del turismo oltre Venezia

Andrea Tomasoni – Presidente Re-Moove – La disabilità e il turismo inclusivo e sostenibile

Ermes Tuon – Progetto Re- Cycle APS– Mappature, GPS e Google Maps per il turismo sostenibile

Lucia Ammendolia – Consulente turistica – “Visitare e abitare, dal turista al cittadino temporaneo”

Mario Burrascano – AD Uomo e Ambiente – Carbon footprint e water footprint nel turismo

Chiara Pegge – Presidente ScriptaXmanent – Il progetto Alpen Sinfonietta, la musica per le api

Modera Antonella Grana – Presidente Progetto Re-Cycle APS

2. “Dalle donne per le donne” e “Rinascita” mostra fotografica di Raffaella Bordini

In chiusura del convegno presentazione della fotografa Raffaella Bordini e introduzione alle mostre “Dalle donne per le donne”. e “Rinsacita” Le sequenze di scatti presentate da Raffaella Bordini raccontano il percorso di rinascita di una giovane donna vittima di violenza psicologica e del parallelismo tra donna e natura

Inaugurazione dalle 17.30. La mostra sarà visitabile fino al 9 ottobre con orario 10.30/12.30 e 14.30/20.00

3. Mattina del 07/10 giro dimostrativo con le biciclette inclusive di Re-Moove e attività di mappatura con Progetto Re-Cycle

4. Proviamoci insieme – attività dimostrative nel parco di Villa Guidini

Il Tè delle 5 in villa

Pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00 c/o Villa Guidini: possibilità di provare le biciclette con Re-Moove

Sempre dalle 15.00 alle 18.00 c/o Villa Guidini con Progetto Re-Cycle: come mappare e    fotografare con fotocamera 360°

Per scaricare il programma del Tè delle 5 in villa in pdf cliccare qui

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Bolognola e i suoi sentieri

Bolognola e i suoi sentieri sono stati “scoperti” (per noi) il 21 Aprile 2018. Siamo saliti su a Pintura, e le prime cose che ci colpirono furono la vista del mare, e i numerosi sentieri che partono a raggiera per attraversare i Monti Sibillini.

Bolognola e i suoi sentieri

Un territorio bellissimo, che già nella fase della ricostruzione post sisma pensava a come rilanciare l’area, a partire proprio dalle sue caratteristiche.

La seconda cosa che ci colpì è un cartello, posizionato nella piazza del paese, che mostra tutti gli “Itinerari escursionistici in Mountain Bike”.

Bolognola e i suoi sentieri

Quando chiedemmo se fosse possibile avere gli itinerari in una Mappa Digitale, accessibile con il cellulare, ci fu risposto che sì, tutti i sentieri potevano essere scaricati “in formato PDF”.

Perchè avere una mappa digitale

Da lì è partito un percorso di collaborazione con il Comune di Bolognola.  Lo scopo è di poter trasferire le informazioni in una vera App di navigazione, Google Maps. Maps permette di poter utilizzare il proprio telefono cellulare non solo per raggiungere il luogo dove iniziare l’escursione (Bolognola) ma anche di poter effettuare l’escursione stessa con informazioni aggiuntive immediatamente disponibili all’utilizzatore:

  • Lunghezza del percorso, tempo di percorrenza, altimetria. Si tratta di informazioni fondamentali per tutti gli escursionisti, in quanto permettono di fare una valutazione preliminare per decidere se si tratta di un percorso che possono affrontare oppure no.

  • Punti di Interesse lungo il percorso, sia che si tratti di attrazioni naturali (cascate, punti panoramici) oppure di luoghi di ristoro (Rifugi), con la possibilità di consultare i contributi (Foto e recensioni) di chi li ha visitati prima di loro.

  • Posizione nel percorso, accessibile anche in caso di mancanza di connessione internet, che ci permette di sapere sempre dove ci troviamo, se abbiamo deviato dal sentiero e come rientrare nella posizione corretta.

  • Possibilità di modificare il proprio percorso, magari per raggiungere una nuova destinazione.

Si tratta di informazioni semplici, sufficienti per chi voglia fare una passeggiata in sicurezza in un’area come quella di Bolognola.

Il percorso si è concretizzato a Giugno 2022, attraverso un programma che permette a Enti e Associazioni di diventare partner di Google Maps e di inserire le proprie informazioni cartografiche all’interno della App. Bolognola e i suoi sentieri sono diventati, finalmente, digitalmente accessibili

Ne parleremo anche dal vivo da Bolognola il prossimo ottobre, durante il Tè delle 5 delle inserito nell’ambito del Festival Asvis 2022

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