Vintage skin – la materia reinventata di Kiara Baldan è un articolo tratto dal Quaderno 12 che riproponiamo. Sia l’articolo che il Quaderno ci parlano di riciclo, lavoro e passione per le attività manuali. Kiara, che ho risentito recentemente, ha fatto definitivamente della sua passione il suo lavoro. Rispetto a pochi anni fa – in pratica pre-Covid – i suoi mercati di riferimento si stanno lentamente modificando. I mercatini sono molto legati, oltre che alle festività, ai flussi turistici. Dalla scorsa estate sta prendendo forma uno spostamento, correlato alla tipologia di turisti interessati agli oggetti artigianali, dalle località balneari a quelle di montagna. Visto l’interesse di Progetto Re-Cycle verso un turismo più sostenibile, tale cambiamento sarà di sicuro oggetto delle nostre attenzioni.
Ma torniamo al Quaderno.
Le tre storie – tra cui Vintage skin la materia reinventata – che lo compongono sono state scritte da persone che creano oggetti, anzi opere dell’ingegno, bellissime. Opere che dietro hanno una storia e persone altrettanto belle con una loro filosofia di vita e di lavoro. In due casi il “piano B” di vita e lavorativo è diventato il “piano A”, i mercatini sono divenuti un vero e proprio lavoro, in un’altra storia invece la vita professionale è diversa e i mercatini sono il luogo in cui far emergere la propria passione per una filosofia di vita che racchiude una grande sensibilità, anzi amore, per il proprio luogo di origine.
Il tratto comune, anzi, è meglio dire i tratti comuni che legano il Quaderno possono essere sintetizzati su tre aspetti:
1. La ricerca di materiali particolari di riciclo. A esempio, Giuseppe ci racconta di lenzuola di canapa acquistate a Parigi, Claudia di bottoni della nonna, tessuti e pelli vintage, Kiara di pelle ed ecopelle che poi decorerà
2. La grande competenza e manualità con cui lavorare i materiali per giungere alla creazione delle opere
3. Sapere utilizzare le potenzialità della rete e dei social. Un occhio al passato, certo, ma con la dimestichezza degli strumenti moderni per comunicare in modo efficace e capillare
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Disegno da sempre. Disegno perché non posso farne a meno.
Disegno perché disegnare per me è espressione della mia interiorità che vuole incontrare il mondo esterno creando un ponte sinergico con chi dal mio disegno accetta di lasciarsi coinvolgere avvolgere e toccare. È un viaggio iniziato più di 40 anni fa quando ancora bimba usavo i colori, tutti i colori, su qualsiasi superficie senza distinzione e limitazione alcuna perché disegnare era, ed è tuttora, dare espressione e voce ad ogni emozione ogni parola ogni gesto che iniziano dentro me… così negli anni in piena libertà sono arrivati i primi disegni importanti, quelli che poi si incorniciano perché hanno un significato forte e particolare perché dentro hanno un pezzo d’anima che deve essere suggellata e non può passare inosservata… e poi le prime mostre i primi concorsi, le proposte, le selezioni, le immense soddisfazioni le collaborazioni.
Poi le sfide personali, la necessità di sperimentare altre strade artistiche per entrare ancora più in profondità ed evolversi per poter tirare fuori e dare il meglio di se stessi… il nuovo approdo alla scultura su legno su pietra e plasmare l’argilla hanno determinato un’apertura importante che non potevano mancare nel percorso.
Il materiale
La vita irrompe con le sue contingenze imponendo delle scelte – anche a livello lavorativo – ma non ha il potere di fermare quella necessità atavica di disegnare che è il motore di tutto e che riesce anzi a trasformare e trasformarsi dando vita a Vintage SKIN un progetto che raccoglie la parte artistica e la plasma in creatività e design. Otto anni fa l’intuizione di provare ad arricchire con il disegno una superficie diversa da quelle fino ad ora utilizzate: pelle ed ecopelle riciclate da vecchi divani e vecchie poltrone. Inizia una nuova impresa creativa, una sperimentazione avvincente, una ricerca continua ed appassionata che rappresenta a tutti gli effetti la possibilità di reinventarsi e creare un piano B lavorativo, che si evolve nel tempo in piano A, e che mi permette sempre e comunque di disegnare. A oggi il piano A – che ha anche una pagina FB – mi permette di esporre principalmente in Veneto, in particolare a Treviso, Jesolo e alcune località montane.
L’origine del nome
Vintage Skin, un nome che volutamente è nato come come fosse un gioco di parole che si incontrano e contengono un significato denso: Vintage per individuare la materia prima – la pelle ed ecopelle -che ha già avuto una vita e che ora rinasce e viene reinventata attraverso la mia pelle personale quindi la mia esperienza, la professionalità, il vissuto ovvero SKIN.
L’idea e lo studio iniziali riguardano la forgiatura della pelle in piccoli oggetti di uso comune quali portachiavi, porta documenti, agende, book notes per impreziosirli successivamente attraverso disegni effettuati con inchiostri indelebili e poi fissati impiegando speciali vernici protettive. Vintage SKIN incontra il favore del pubblico che sceglie le creazioni proposte iniziando fin da principio a richiedere articoli sempre più personalizzati e diversi dando vita così all’idea di creare nuovi articoli: borse, zaini, portafogli, pochette di manifattura artigianale fornite al grezzo e poi disegnate sempre rigorosamente a mano con la tecnica ormai tipica e caratteristica di Vintage Skin.
La filosofia di Vintage SKIN punta principalmente sull’unicità di ogni creazione sotto l’aspetto sia formale che artistico perché ogni singolo pezzo è disegnato interamente a mano risultando quindi non ripetibile. La scelta dei soggetti è principalmente legata alla mia passione per l’oriente di cui ne rappresento elementi floreali ed ornamentali attraverso la scelta di colori specifici ben studiati. Vintage SKIN segue le stagioni e si reinventa continuamente proponendo sempre nuovi mood e nuove idee da offrire al pubblico che diventa parte importante di questo processo creativo ricco di energia e positività.
Il fil rouge sono io o meglio le mie mani di natura ambidestra che disegnano e amano creare in accordo con il cuore, l’anima, la ragione, la passione e tutta la Bellezza che sempre ci salverà!
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“Allora mi son detto, influenzato anche dalla progressione dei miei anni, perché non utilizziamo il paradigma dell’albero per parlare del cervello dei vecchi, quindi della loro essenza, della loro vera ricchezza. L’esperienza, il vissuto, i traumi, le amputazioni, i tentativi e gli errori, il rinnovarsi di alcune parti ed il morire di altre.“
Se dovessimo dire in due parole il focus di questo Quaderno – e di questo articolo – diremmo certamente Alberi e Plastica tratteggiati ora come racconto, ora come poesia, ora come fatti di cronaca, ora come racconto di fantascienza. Gli Alberi e la Plastica diventano per gli autori il veicolo per parlare a tutto tondo di cultura e rilettura dei territori, di emergenze ambientali e di possibili correttivi, di uomo essere senziente ma anche di plastica, un non-uomo, essere inconsapevole che non vede o non vuole vedere.
Il vecchio e/è l’albero
Mi tormentava un pensiero: come mai gli alberi invecchiando diventano sempre più belli e maestosi e noi umani invece sempre più goffi e brutti? Finché un giorno, percorrendo un viale alberato appena fuori dal paese, una quercia di dimensioni considerevoli mi offrì una nuova prospettiva. Aveva un impalcato di rami ed una corteccia segnati dal tempo e questi segni le conferivano un senso di “autorevolezza” evocando in me un sentimento di rispetto, di curiosità ed ammirazione verso questo essere vivente che con l’invecchiamento accresceva il suo fascino.
Possibile che gli umani seguano una parabola estetica del tutto opposta, mi chiedevo. Entrambi nascono, vivono e muoiono ma mentre il corpo degli umani, subendo la corrosione del tempo esprime una bellezza che ha la durata di un fiore, per gli alberi è diverso.
Il loro tronco solcato da profonde rughe e i loro rami diventano sempre più uno spettacolo naturale, bello da vedere, da contemplare, da abbracciare. Mi venivano in mente anche altre specie di alberi che mi avevano provocato stupore ed ammirazione: castagni dai tronchi scavati, cipressi affusolati, magnolie dai rami contorti, cedri del Libano patrimonio dell’umanità, pini cembro dalle radici abbracciate alla roccia come delle piovre… Li confrontavo con i nostri grandi vecchi, pieni di saggezza, dagli occhi intelligenti e velati, ricoperti dai tessuti degli abiti a mascherare la decadenza del corpo. È un’ingiustizia della natura. Eppure tra un vecchio albero ed un vecchio uomo deve esserci qualche analogia riequilibratrice da rendere pari merito a due esseri pieni di storia, di vissuto. Il mio pensiero non correva sul difficile sentiero delle conoscenze scientifiche, ma in parte utilizzava delle immagini di strutture viventi: la chioma degli alberi e la corteccia del tronco, il loro intreccio, ordinato a modo suo, ed il cervello umano con i neuroni collegati da un intreccio nervoso, anche lui ordinato a modo suo.
Soltanto che negli alberi l’intreccio è esplicito, visibile, mentre il labirinto cerebrale degli esseri umani è soltanto intuibile attraverso la luce che emanano i loro occhi e l’ascolto della loro parola.
Allora ho pensato che queste due bellezze antiche, i rami dei vecchi alberi e le circonvoluzioni cerebrali dei vecchi uomini, siano complementari, simmetrici: i primi estroflessi verso l’esterno a mostrare la loro esperienza di vita, i secondi raccolti nelle oscurità della scatola cranica che li cela al mondo. Lo so, è un paragone che non ha alcun valore scientifico. Per me ha un valore estetico, quindi apparentemente effimero e superficiale. Ma quante volte capita di iniziare un dialogo o una riflessione partendo da un spunto apparentemente banale.
Magari non crediamo alle descrizioni zodiacali della nostra personalità, ma le utilizziamo per parlare di noi agli altri e per scoprire gli altri attraverso l’apertura di un primo diaframma comunicativo. Come parlare del tempo. Allora mi son detto, influenzato anche dalla progressione dei miei anni, perché non utilizziamo il paradigma dell’albero per parlare del cervello dei vecchi, quindi della loro essenza della loro vera ricchezza. L’esperienza, il vissuto, i traumi, le amputazioni, i tentativi e gli errori, il rinnovarsi di alcune parti ed il morire di altre. Forse viviamo un momento storico in cui può valer la pena usare tutti i mezzi, tutte le parole, per comunicare ai giovani “rottamatori”, “innovatori”, “oggettivamente inesperti” il valore dell’esperienza. Se oggi possiamo godere il piacere di gustare un risotto con i funghi e di digerirlo senza danni ci sarà pure un motivo, no?
Proverò ad utilizzare questa relazione estetica albero/cervello per alimentare alcuni paragoni.
L’albero potato e/o decorato è come un cervello condizionato, non più libero di esprimere la sua personalità.
Gli abeti solitari piantati in pianura con la cima potata perché da fastidio, fa ombra. I giardini con gli alberi modificati dalla creatività del giardiniere che li fa assumere forme innaturali per lo stupore e ammirazione della gente che passa, che vede il giardiniere “mani di forbice” non l’albero. Gli alberi allineati in lunghi filari sui bordi delle strade, i rimboschimenti geometrici e gli alberi costretti a farci compagnia sulle pareti dei nuovi edifici ecologici…
Questo modo di modificare la natura (ma essa sviluppa, nel frattempo, la sua inesorabile vendetta) incide sulla struttura del nostro cervello, sulle sue ramificazioni nascoste che subiscono la stessa intrusione dei rami degli alberi: allineati come soldati o greggi, castrati nello spirito come gli abeti, trasformati dall’abbigliamento di moda e dalla chirurgia plastica come gli alberi dei giardini. L’albero antico che rinnova ogni anno le gemme ed i fiori è come il cervello di un vecchio che utilizza cose note, le rielabora attraverso l’esperienza e le reinventa di nuovo.
L’albero spazzato dal vento che reagisce secondo l’intensità con cui viene colpito ricorda un cervello che si libera di vecchi pensieri (le foglie secche) che inventa una musica che alimenta lo spirito creativo quando la sollecitazione è leggera e con l’aumentare dell’intensità prova un turbamento psichico che piega la volontà ma forse non la spezza e lo fa rinascere più forte e consapevole. E, infine, un’intensità violenta che produce uno sradicamento (la fuga dalla guerra, dalle catastrofi climatiche e dalla fame), la perdita di identità e la morte (fisica o morale).
Gli uccelli che si posano sui rami e li scelgono per nidificare sono la rappresentazione dell’accoglienza, le chiome degli alberi sono pazienti ed accoglienti. Anche il cervello (non lo stomaco) può essere accogliente e paziente verso il diverso da sé.
Ho scoperto recentemente in un viaggio a Londra che i platani secolari sono diventati velenosi. Hanno assorbito tutti i miasmi della rivoluzione industriale. Forse il progresso incontrollato e selvaggio del capitalismo ha prodotto danni avvelenando anche il nostro cervello? I platani di Londra tuttavia hanno trovato il modo di adattarsi e sopravvivere a lungo e hanno trovato il modo di eliminare le scorie avvelenate accumulate nella corteccia. Speriamo che anche il nostro cervello (quello collettivo) possa trovare il modo per decontaminarsi.
La demenza senile, che cancella i ricordi e annulla il presente, assomiglia a quegli alberi che progressivamente muoiono con i rami che rinsecchiscono e le ultime foglie che fuggono dai rami ancora vivi. Meglio tagliarli o lasciare il compito alla natura? O forse trovare il modo di rendere la loro sofferenza più lieve, prolungando la loro esistenza in modo dignitoso.
Nei boschi, le città degli alberi, alcuni alberi muoiono e si trasformano in concime che alimenta le piante più giovani. Ma i nostri cervelli morti forniscono uno strumento (humus) alle nuove generazioni, che, alimentate da una giusta volontà di cambiamento, dimenticano a volte la Storia?
Quel giorno volevo abbracciare la quercia che mi aveva ispirato, l’ho fatto con il pensiero, non possiamo che volerci bene…siamo complementari.
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Costruzioni e turismo sostenibile, titolo un po’ modificato di questo articolo che ripropongo – tratto dal Quaderno 11 – e che ripercorre molte tappe della nostra storia. Da Norcia al sisma in Centro Italia del 2016, dalla mappatura dei sentieri – per un turismo inclusivo e sostenibile – alle Local Guides e il mondo di Google. E, non ultimo, la differenza a cui tengo molto tra identità e anima dei luoghi.
La tecnologia per la mappatura è un po’ cambiata ma di base resta veramente tutto. Una cosa, invece, non esiste più, anche se l’idea era più che buona. La start up Storie – citata nell’articolo – per la costruzione di edifici sostenibili non esiste più. Diciamo che avere aperto a febbraio 2019 non è stata una grande fortuna.
Tornando però a Progetto Re-Cycle, le attività per il turismo sostenibile continuano e per questo vi invito a segnalarci sempre nuovi sentieri. Qui il link al progetto #accessiblelife
Buona lettura!
Mappatura digitale dei sentieri e costruzioni sostenibili per un turismo lento e sostenibile
Ora che mi accingo a scrivere e rivedo il titolo del mio intervento a “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente” la mia reazione è “E che cavolo, ho scritto un titolo che sembra un film della Wertmüller”
In effetti condensare in un titolo più di due anni di vita, vissuta intensamente, non è proprio semplice . Se a questo ci aggiungo che siamo una APS “cross over” – nel senso che siamo talmente trasversali come approcci e tematiche che ormai alla domanda “di che cosa vi occupate” rispondo “siamo cross over” – forse il titolo alla Wertmüller ci sta bene. Con il termine “riciclo” copriamo aree tematiche piuttosto vaste che vanno dalla rivalorizzazione dei territori alla creazione di momenti di confronto sulla sostenibilità, per questo specifico progetto sarà sufficiente dire che lavoriamo sulla digitalizzazione di sentieri con un focus particolare su percorsi accessibili a tutti.
Proviamo ad andare con un po’ di ordine, per fare chiarezza partirò dalla fine del mio lungo titolo, in ordine cronologico.
L’inizio
Dicembre 2016, siamo a Norcia dove gran parte degli attori protagonisti della nostra storia si incontreranno e dove incontreremo per la prima volta il mondo delle Local Guides di Google[1] che tanta parte avrà nel nostro racconto digitale. E’ in quel momento che conosciamo le foto 360 e le mappe su Google Maps, la digitalizzazione del territorio, la mappatura dei sentieri e la VR (Realtà Virtuale).
Nel dicembre 2016 vedremo anche per la prima volta le fotocamere 360 che ora utilizziamo per mappare, caricare su Maps e rendere fruibile in VR i territori delle 3 regioni che sono coinvolte nel progetto: Veneto, Umbria, Marche
L’idea non ci è venuta subito, ci abbiamo impiegato quasi un anno. Quando raccontiamo tutto il nostro percorso mi sto rendendo sempre più conto che tendiamo a renderlo troppo semplice, molto più semplice di quanto sia stato e sia, ad oggi, in realtà. Posso invece assicurare che c’è una montagna di fatica dietro a tutte quelle foto, e un’altrettanta montagna di chilometri percorsi. La primissima foto “incriminata” della mappatura, la foto da cui è partito tutto è questa che vedete qui sotto. Si tratta di un sentiero per persone con disabilità motoria che conduce a Forca di Presta, Monti Sibillini vicino a Caselluccio di Norcia. I sentieri che andiamo perciò a mappare sono sentieri per persone con disabilità motoria, perché riteniamo che il futuro del turismo debba essere un turismo “lento, sostenibile e inclusivo”
Come procediamo
Localizziamo e mappiamo i sentieri scattando le famose foto 360
Non è sempre facile scoprire i sentieri, bisogna recarsi sul posto . Credetemi, nel “digitale” c’è tanto “reale”, in termini di ore di lavoro, fatica e autentiche scarpinate. Per i sentieri più lunghi si utilizza anche un altro tipo di fotocamera, agganciata a un caschetto e si percorre il sentiero in bicicletta. A volte ci è capitato di arrivare in posti talmente brutti che non abbiamo scattato nemmeno le foto, un viaggio a vuoto.
Carichiamo su Google Maps con Street View
Sul fatto di caricare su Google Maps a suo tempo si era scatenata una diatriba tra “utilizziamo Maps” oppure “creiamo una APP dedicata” . Alla fine si è scelto NO APP, per alcuni semplici motivi. Attenzione, semplici ma non banali. Una APP per essere utile e “avere successo” deve essere scaricata da miglia di persone. Ci sono molte APP nate e morte perché nessuno le scaricava.
Per avere molti sentieri dovremo necessariamente iniziare a rivolgerci anche ad altri “utenti” che dovranno caricare a loro volta i sentieri. Come faccio a verificare le info che caricano? Quali livelli di sicurezza devo avere? Su Maps, semplicemente il problema si risolve a monte
Solo virtuale? Un approccio di questo tipo non fa correre il rischio di creare dei “turisti da divano?”
Dal nostro punto di vista i luoghi devono essere VISITATI perché ACCESSIBILI. La virtualizzazione del territorio va rinforzata con il racconto elaborato con video, testi e, perché no, la creazione di eventi Accessibili e Sostenibili
Coinvolgimento di Proloco e Comuni di piccoli borghi. Lavoriamo quando ci è possibile in collaborazione con Proloco e Comuni. Il rischio di spopolamento nelle zone montane di Umbria e Marche a causa del sisma del 2016 non è così diverso dal rischio di spopolamento delle montagne venete
Perché la mappatura dei sentieri
Lo abbiamo accennato nel precedente paragrafo: serve rallentare o invertire il rischio di spopolamento nelle zone montane e nei borghi più piccoli. Con un flusso turistico ben gestito, di turismo lento. Pensiamo a chi viaggia in bicicletta o a sentieri famosi come il Cammino di Santiago di Compostela. In Veneto abbiamo un flusso turistico enorme su Venezia ma pochi dei turisti “mordi e fuggi” hanno voglia di vedere altro. Ci piacerebbe far conoscere anche altro, con un approccio più rispettoso del territorio, invertire la tendenza del turismo di massa. Cambiare il modo di viaggiare, invertire una tendenza , valorizzare luoghi piccoli e sconosciuti – talvolta sconosciuti anche a chi ci abita vicino – collegandoli in un’unica mappa tenendo sempre a mente la strada dell’inclusione e dell’accessibilità alle persone con disabilità è il nostro modo per contribuire al cambiamento.
Desideriamo, ripartendo dai sentieri, ridare l’identità/ANIMA dei luoghi, urgenza che abbiamo riscontrato soprattutto nei luoghi del sisma del 2016 dove tutto è andato distrutto. All’inizio parlavo di identità dei luoghi, ora sto sostituendo identità con ANIMA. Ho notato purtroppo che parlando di identità andava perso il senso di inclusione che invece volevo trasmettere. Si parla, a sproposito, di identità veneta, umbra, italiana, tedesca , metteteci tutto quello che volete. Il risultato finale se ragiono in questi termini è che non includo ma escludo. Da qui il passaggio ad ANIMA che ha un valore più simbolico ed emotivo, più inclusivo visto che parlo di emozioni
Costruzioni sostenibili
Nel nostro percorso a ritroso del titolo, ma cronologicamente corretto, arriviamo alle costruzioni sostenibili, diamo una tangibilità alla sostenibilità. Da questo momento in poi saranno altre “Storie” che è il nome della start up che abbiamo costituito pochi mesi fa, micro impresa formata da due persone di Progetto Re-Cycle e un altro amico. In estrema sintesi:
. I materiali di costruzione sono ricavati da scarti/macerie o edifici dismessi
. I materiali, per ciò che riguarda soprattutto le zone del sisma, sono ricavati in loco, e, nelle nostre intenzioni, lavorati da manodopera del posto
. caratteristica principale è la velocità di costruzione. Da un nucleo iniziale essenziale si può arrivare a uno sviluppo successivo senza abbattere nulla e sprecare risorse
. I materiali sono ecocompatibili, per costruzioni antisismiche
. Il percorso è ciclico e ripetibile. Costruisco, demolisco, recupero il materiale, ricavo nuovo materiale
Da questo momento in poi saranno però altre «Storie», Progetto Re-Cycle si ferma, qui come è giusto che sia, per prosguire per i propri “sentieri” reali, digitali e metaforici
[1] Le persone che a livello volontario inseriscono foto, recensioni, informazioni in Google Maps
Non sembra essere cambiato molto in questi ultimi 6 anni. Il 29 Ottobre 2018 la tempesta Vaia abbatte 14 milioni di alberi nelle Alpi. È solo il primo dei tanti eventi estremi che soprattutto negli ultimi due anni hanno devastato con una frequenza sempre maggiore non solo il nostro paese, ma l’intero pianeta. L’anno più piovoso, più arido, più caldo, più freddo degli ultimi xx anni è quello che sentiamo dire quasi quotidianamente nelle news, tanto da non farci quasi più caso, come se questo tipo di informazioni sia diventato parte ormai del “rumore di fondo” quotidiano.
Cinque anni fa, quasi esattamente un anno dopo Vaia, ci siamo incontrati per fare il punto sulla situazione durante l’evento “Ci vuole un Fiore – 100 ore per l’ambiente. Da quei cinque giorni è nato il nostro Quaderno 11: “È già tardi? – Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente”
Oggi iniziamo con il condividere uno degli articoli del Quaderno, legato all’ambiente attraverso il mondo delle Guide Locali di Google Maps e agli strumenti tecnologici ad esso collegati.
Vale la pena di “Pulire il mondo?”
Gli strumenti tecnologici – breve introduzione
Il mio approccio personale, e poi quello di Progetto Re-Cycle, alla tecnologia digitale di Google Maps, nasce dopo il sisma del 2016 in Marche, Umbria e Lazio. Cercavamo uno strumento che ci permettesse l’interazione / integrazione con il territorio, e la diffusione delle informazioni in modo visuale. Da qui la scelta di entrare nella community di Local Guides, dove poter interagire direttamente con Google. Non lavoriamo per Google, ma ne utilizziamo gli strumenti (accessibili a tutti) e proponiamo miglioramenti, che talvolta vengono accolti.
Era Dicembre 2018 quando, nel Quaderno 9 “L’uomo di plastica” raccontavamo di Local Guides Clean the World. Ve le ricordate, le Guide Locali che puliscono il mondo, come ci ha chiamato TeleVenezia dopo la pulizia della spiaggia di Jesolo?
Bene, eccoci ancora qua. Nel frattempo qualcosa è cambiato, qualcosa è cresciuto, non solo sotto l’aspetto dimensionale (gli interventi di pulizia da 50 che erano sono quasi triplicati) ma soprattutto nell’aspetto qualitativo. Parliamo ancora di pulizia, ma nel frattempo abbiamo iniziato a farci, e a fare, altre domande:
Vale la pena di pulire? In questo modo, non facciamo da sponda a chi, forte del fatto che qualcuno pulirà, continua a non prendersi cura dei propri rifiuti, o peggio, continua a lanciarli dalla macchina invece di conferirli in modo appropriato? Quello che noi facciamo, come volontari, è probabilmente rimuovere uno zero virgola di tutti i rifiuti abbandonati Perciò, perché lo facciamo? O meglio, “perché lo fate” come ci chiedono in molti? “Perchè lo fate?” è la domanda/risposta che mi viene più spontanea, e che vorrei rivolgere io a chi lancia i rifiuti dal finestrino.
Non ci sono altri modi? Modi più istituzionali, e più efficaci? Sicuramente sì. Il primo si chiama educazione. Educazione alla consapevolezza, più che educazione civica. Alcune delle storie che state leggendo in questo quaderno ci parlano di una macchina in discesa, con i freni oramai consumati, che si sta indirizzando sempre più velocemente verso il precipizio. Quella macchina siamo noi, stiamo frenando con i piedi, e dobbiamo esserne consapevoli. Non stiamo guardando un film apocalittico, siamo noi i protagonisti, che ci piaccia o no, di quel film. E alla fine del film, quella parola sullo schermo scritta in grande non ci permette di uscire dalla sala. Quella parola va capita nel suo pieno significato: FINE
Perciò la consapevolezza è il primo, piccolo passo, che tutti dobbiamo fare. Un passo che da solo ci porterà a compiere tutti gli altri passi necessari.
Ma come facciamo noi da soli a farci carico di tutto questo? Non ci sono Enti, Governi, Istituzioni Nazionali e sovranazionali, che dovrebbero farsi carico di questi argomenti? Sì, ci sono. Sono eletti da noi, e pagati da noi, e per poterli indirizzare noi dovremmo essere consapevoli. “A ognuno il suo”, era solita dire mia mamma. “Tu fai la tua parte, e vedrai che gli altri faranno la loro”. Cito ancora dal Quaderno 9 “se ognuno di noi si prende cura della propria Casa, possiamo certamente dire che tutti assieme puliamo il mondo”
Puliamo il mondo. Questo ci fa tornare al punto di partenza, a quelle “Guide Locali che puliscono il mondo”, in una commistione fra tecnologia, quella di Google Maps, e volontariato, quello delle persone che con i loro contributi aggiornano le informazioni. Perciò, da Guida Locale, mi pongo un’altra domanda. Una domanda che in realtà ho già fatto, non a me stesso, ma direttamente a Jen Fitzpatrik, Vice Presidente senior di Google Maps. Era il 18 Ottobre 2018, il luogo Silicon Valley e l’evento era Connect Live, una tre giorni di incontri ai quali Google aveva invitato le 150 migliori Guide Locali del Mondo.
Cosa fa Google Maps per l’ambiente? “al momento non abbiamo un programma” è stata la risposta. “Va bene, allora cercherò di prepararne uno io” è stato il mio pensiero, al quale ho iniziato a lavorare proprio da quel 18 di Ottobre. Da qui nasce “Waste report on Google Maps”
Lo avevamo anticipato, mentre era in via di elaborazione, nel Q9 “C’è anche un progetto più importante, ma è prematuro parlarne adesso, spero però di poterne scrivere tra qualche mese”
Waste report
Perciò, eccoci qua. A raccontare di come una App unica, diffusa in tutto il mondo, che tutti abbiamo già, potrebbe domani diventare la nostra interfaccia con chi i rifiuti li dovrebbe raccogliere. Al momento è un’idea, o per meglio dire una proposta, per aggiungere una piccola ma importante funzione a Google Maps: un pulsante per segnalare i rifiuti abbandonati.
Ce ne sono tante di App per l’ambiente, perchè una in più? Me la sono sentita fare cento volte, questa domanda, da quando ho lanciato la proposta, e aperto il dibattito nella community delle Local Guides. Proprio perché ce ne sono tante, ognuna legata alla propria zona, una diversa dall’altra, ognuna da scaricare. E mi sono immaginato uno di noi che, in viaggio, si imbatte in un sacco di rifiuti abbandonati e, con profondo senso civico, cerca di:
capire dove si trova
scoprire chi si occupa dei rifiuti in quella zone
trovare il sito e scaricare l’App di segnalazione, per poter finalmente inviare una foto.
Voi lo fareste? Quante volte, durante un ipotetico viaggio di 300 chilometri, sareste disposti a ripetere la stessa procedura? Perciò sì, un’App globale, non una in più. Una App che tutti noi abbiamo già, con una funzione in più: Segnalare.
Non è necessario che io sappia a chi inviare la segnalazione: in base alla mia posizione, l’informazione verrà inviata all’autorità locale competente. Questo semplifica il ruolo dell’utente e lo rende possibile ed efficace
In questo modo riempi la mappa di immagini di rifiuti, è la seconda obiezione, penalizzando il turismo. Nessuna immagine sarà mostrata. Lo scopo delle immagini è semplicemente di informare chi deve intervenire su cosa si deve aspettare. Al contrario, la mia aspettativa è di poter creare, con l’aiuto di questi dati (numero di segnalazioni, tempo di reazione, ecc.) una mappa che ci aiuti a capire meglio i comportamenti globali nei confronti dell’ambiente, ma anche l’efficienza delle strutture di raccolta, in modo da poter servire per aiutare a migliorare il sistema globale di gestione dei rifiuti
Una mappa che, attraverso la raccolta di dati statistici, potrebbe raccontarci molto sulle abitudini, ma anche sulle criticità di un’area, e sulla effettiva efficienza di un sistema. Una mappa che potrebbe risultare premiante, anche con un ritorno sul turismo, per chi agisce in modo efficace.
Non a costo zero, come mi piacerebbe dire, ma sicuramente con un costo molto inferiore di quello attuale, in cui ognuno “fa da se” senza interessarsi di quello che accade fuori del proprio orticello. Solo una proposta, per oggi. Se domani però, nell’aprire la vostra App di navigazione, dovreste trovare un pulsante con scritto “segnala rifiuti”, beh, ricordatevi di questo articolo. Potrete anche voi dire “io lo sapevo già”
Questo lo scrivevo sei anni fa. Ora vi ripeto: “Era già tardi sei anni fa. Oggi dove siamo?”Voi, come state agendo?
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Un’ alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?
Sci d’erba, un’alternativa sostenibile da esplorare per i territori montani?
Confesso che non ne avevo mai sentito parlare, né avevo mai visto nulla. Da quando ho realizzato il sogno della casa in montagna ho iniziato a vedere aspetti del territorio montano che non conoscevo e sono incappata anche in una tappa della Coppa del Mondo di Sci d’Erba a Tambre, in Alpago provincia di Belluno.
Come già – almeno spero – saprete come associazione è da molto che ci occupiamo di valorizzazione dei territori e di turismo sostenibile; perciò, lo sci d’erba mi ha incuriosita molto.
Partiamo dal territorio in questione, l’Alpago, nello specifico Tambre cittadina che deve la sua storia e il suo sviluppo al legame con la Foresta del Cansiglio. Nei periodi più recenti il turismo dell’area si è sempre più stretto intorno alle bellezze naturali e allo sport.
Per lo sci dobbiamo partire dalla frazione di Col Indes, 1230 slm, un tempo dotata di una pista che non è più adatta allo sci alpino invernale. Cosa è successo? Gli impianti sono ormai arrugginiti. Ho trovato una serie di articoli (del 2011/2012, si veda in calce) relativi a un progetto di collegamento sciistico degli impianti tra Col Indes e Piancavallo. Il progetto, per fortuna, non è mai stato approvato. Con la neve che passa da “troppa o niente”, sarebbe stato solo uno spreco di denaro.
Come detto poc’anzi, bellezze naturali e sport sono i fattori trainanti della zona. La bellezza dell’area è dovuta alla pace e alla tranquillità della seconda foresta più grande d’Italia: il Cansiglio, 7000 ettari di faggi e abeti secolari. Sentieri da percorrere a piedi, in mountain bike (per inciso, ho visto anche molte bici elettriche) oppure a cavallo. Per gli sport invernali vi sono di tracciati per lo sci da fondo, ma anche ciaspole, o slitte trainate da cani sono una bella alternativa. Sempre se c’è neve… il tempo diciamo che fa le bizze.
Sport e condizioni meteo, e questo mi fa ritornare al nostro Sci d’Erba. La Coppa è stata una piacevole sorpresa e potrebbe – con tutti il se del caso – costituire una alternativa per lo sci nel futuro. Che ci piaccia o meno, la situazione neve in montagna sta diventando critica, gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti – sia in montagna che in pianura – e si devono cercare alternative strutturali per provare, e ribadisco provare, a gestire un cambiamento che ci è già sfuggito di mano. E’ perentorio “ri-disegnare” anche il comparto turistico che va gestito
Lo sci d’erba non è una novità, se ne parlava già tra gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, ed era soprattutto una alternativa fuori stagione per gli atleti dello sci invernale. Ci sono le potenzialità per fare un salto in avanti? Per il turismo e per territori meno conosciuti può rappresentare un fattore di sviluppo? Si badi bene, che per sviluppo intendo sempre uno sviluppo sostenibile (si veda più sotto l’articolo Ma i luoghi hanno un’anima?)
Difficile a dirsi. Al momento vi è una mancanza di conoscenza/consapevolezza da parte degli sciatori “classici” e degli amanti dello sci in generale, dall’altra, per pensare a una gestione turistica vera e propria, le infrastrutture devono essere completamente ripensate. Per certo lo sci d’erba sta acquisendo una rilevanza maggiore e rappresenta una alternativa sostenibile a proposte come le piste sintetiche (dry slope skiing)
Che ne pensate? Lo Sci d’erba è una strada percorribile?
Qui sotto una serie di link ad articoli di approfondimento sul territorio del Cansiglio, sullo sci d’erba e sul turismo sostenibile
VI PRESENTIAMO IL NOSTRO TERRITORIO: CASALE SUL SILE E QUARTO D’ALTINO di Martina Ancona, Miriam Arculeo, Sebastiano Cecchini, Marta Costantini, Domenico Scribano, Melissa Serafin, Mariasole Trabucco – Classe terza A, indirizzo “Turismo” ITT MAZZOTTI TREVISO per il Q18TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio
Casale sul Sile
Casale sul Sile si sviluppa lungo il corso del Sile e si estende tra Lughignano e Quarto d’Altino per una superficie di circa 27 kmq per un totale di circa 13000 abitanti. Comprende le frazioni di Lughignano e Conscio. Confina con i comuni di Casier, Mogliano Veneto, Preganziol, Quarto d’Altino, Roncade, Silea.
Storia
Casale sul Sile è un comune italiano situato nella provincia di Treviso, nella regione del Veneto. La sua storia risale all’epoca romana, quando la zona era attraversata dalla via Annia, una strada romana che collegava Adria a Aquileia. Il nome “Casale” deriva dal latino “casalis”, che indicava un insediamento rurale. Durante il Medioevo, Casale sul Sile divenne un importante centro agricolo e commerciale, grazie alla sua posizione strategica lungo il fiume Sile che consentiva il trasporto di merci e il commercio con le città vicine. Nel XII secolo, il feudo di Casale passò sotto il controllo dei vescovi di Treviso che vi costruirono una rocca difensiva per proteggere il territorio. Nel corso dei secoli successivi, Casale sul Sile conobbe periodi di prosperità alternati a momenti di crisi, legati alle vicende politiche e militari del territorio veneto. Nel XIX secolo, con l’arrivo della ferrovia, il paese conobbe un nuovo sviluppo economico e sociale. Oggi, Casale sul Sile è conosciuto per la sua bellezza naturale, con il Parco Naturale del Sile che offre opportunità per escursioni e attività all’aria aperta. La presenza di ville storiche e monumenti testimoniano la sua ricca storia e il suo patrimonio culturale
Stemma
Lo stemma di Casale sul Sile è composto da uno scudo con all’interno il campanile rosso su uno sfondo giallo, che rappresenta la fortezza medievale del paese. Nella parte alta, è presente una corona di color argento, mentre in quella bassa due rami di alloro. Questo stemma riflette la storia e le caratteristiche della città di Casale sul Sile.
Risorse naturali
Casale sul Sile è ricco di risorse naturali, grazie alla sua posizione vicino al fiume Sile e al Parco Naturale del Sile. Le risorse naturali più significative del luogo sono:
1. Fiume Sile: Il fiume Sile è uno dei principali corsi d’acqua della regione Veneto. Attraversando Casale sul Sile, offre opportunità per attività come escursioni in kayak, canoa e birdwatching lungo le sue rive.
2. Parco Naturale del Sile: Questo parco naturale è uno dei più grandi d’Europa e offre una grande varietà di ecosistemi, tra cui boschi, prati, paludi e canali. È ideale per escursioni a piedi, in bicicletta o in barca, consentendo ai visitatori di immergersi nella natura e osservare la flora e la fauna locali.
3. Boschi e Riserve Naturali: nei dintorni di Casale sul Sile ci sono diversi boschi e riserve naturali che offrono ulteriori opportunità per escursioni e passeggiate nella natura. Questi habitat naturali sono importanti per la conservazione della biodiversità locale.
4. Aree Verdi Urbane: all’interno del paese, ci sono anche numerose aree verdi come parchi e giardini pubblici che offrono spazi aperti per rilassarsi, fare picnic e praticare attività all’aria aperta. Queste risorse naturali rendono Casale sul Sile un luogo ideale per gli amanti della natura e per coloro che desiderano godersi paesaggi suggestivi e attività all’aria aperta.
La Ciclovia del Sile
La ciclovia del Sile parte dalle risorgive e arriva a Treviso e da Treviso termina a Jesolo. La ciclovia segue il fiume Sile attraverso paesaggi naturali. Lungo il percorso, i ciclisti possono godere di vedute sulle rive del fiume, tra boschi, prati e aree naturali protette. Passato il borgo di Casale sul Sile, il paesaggio si apre e la folta vegetazione lascia il posto ad ampi spazi naturali. A Portegrandi si inizia a sentire l’odore del mare, e infatti qui la ciclabile attraversa la Conca, lo storico ingresso della Laguna. La ciclovia è ben progettata e alla portata sia di famiglie che di persone più esperte. Lungo la ciclovia del Sile ci sono diversi immobili, come antichi mulini ad acqua, ville storiche e piccoli borghi ed è consigliata anche per altre attività come passeggiate, jogging ecc…
La ciclovia del Sile è dentro una rete più diffusa di percorsi che comprendono tutta la regione del Veneto. Questo consente, a ciclisti e non, di scoprire diverse nuove aree lungo il fiume Sile.
Servizi Ricettivi e Ristorativi
Ecco alcuni servizi ricettivi e ristoranti a Casale sul Sile e dintorni:
· Agriturismo La Barena: immerso nella natura, questo agriturismo offre camere confortevoli e cucina casalinga con ingredienti locali.
· Trattoria Al Sile: una trattoria accogliente che serve piatti della cucina regionale veneta e vini locali.
· Locanda Al Borgo: un’accogliente locanda con camere eleganti e un ristorante raffinato che propone piatti della cucina italiana e veneta.
· Al porticciolo 5: uno dei ristoranti di pesce più gettonati della zona, situato in una posizione suggestiva in riva al Sile
Servizi di Intrattenimento
A Casale sul Sile si possono trovare diversi servizi di intrattenimento per trascorrere il tempo libero:
· Parco Fluviale del Sile passeggiata rilassante lungo il fiume Sile, immerso nella natura. Il parco offre sentieri panoramici, aree picnic e possibilità di fare escursioni in bicicletta.
· Centro Culturale Villa Bembo Caliari: Questa villa storica ospita, oltre alla biblioteca comunale, eventi culturali, mostre d’arte, presentazione di libri, laboratori didattici.
· Attività sportive: varie attività sportive come canoa, kayak, pesca e ciclismo lungo le piste ciclabili della zona.
· Visita ai borghi circostanti: la posizione strategica di Casale sul Sile permette di visitare i borghi medievali circostanti, come Treviso, Conegliano e Asolo, ricchi di storia, arte e cultura.
· Ristoranti e bar: nei ristoranti e bar del centro città, si possono gustare piatti tradizionali veneti e sorseggiare un buon bicchiere di vino della regione.
Cucina
La cucina e l’enogastronomia tipica di Casale sul Sile, riflettono le tradizioni culinarie venete con influenze locali. Si possono trovare piatti a base di pesce fresco del fiume Sile, come risotti con anguille o sarde, oltre a piatti di carne come il coniglio in umido o la polenta con sugo di selvaggina. Per quanto riguarda i vini, la zona è rinomata per il Prosecco e altri vini bianchi e rossi della regione Veneto
Eventi
A Casale sul Sile possono essere organizzati diversi eventi durante l’anno. Ecco alcuni esempi di eventi che potrebbero svolgersi nella zona:
· Festival della Musica: vengono organizzati concerti all’aperto o spettacoli musicali presso il Parco delle Grandi Pioppe. Il festival più famoso si chiama Restival (Restera + Festival)
· Mercatini: si tratta di mercatini di prodotti locali, artigianato e gastronomia lungo le vie del centro.
· Feste tradizionali: feste patronali o eventi legati alle tradizioni locali, come sagre di cibo tipico o celebrazioni religiose. Le sagre più importanti sono “l’Ottava di Pasqua” e “La sagra dei peri” in zona Conscio
· Eventi sportivi: tornei di calcio, gare di canoa o altri eventi sportivi nella zona del Parco Fluviale del Sile.
Quarto d’Altino
Quarto d’Altino si sviluppa lungo il corso del Sile e si estende verso la laguna di Venezia per una superficie di circa 28 kmq, conta circa 8000 abitanti. Comprende tre frazioni e altrettante località: Portegrandi, Altino, Le Crete, San Michele Vecchio, Trepalade e Le Trezze, ognuna con la sua storia e le proprie caratteristiche. Confina con i Comuni di Venezia, Marcon, Musile di Piave, Roncade e Casale sul Sile.
Storia
Nel 1400 circa nacque un villaggio di agricoltori nell’area marginale della Laguna, in prossimità del sito altinate. Venne chiamato San Michele del Quarto, dalla chiesa che era stata edificata lì vicino, e dalla distanza in miglia romane dall’antica città di Altinum, da cui prende il nome (4 miglia romane, cioè circa 6 km). Con la caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, vennero istituiti i Comuni di San Michele del Quarto e Trepalade.
Nel 1852 iniziarono i lavori, poi interrotti, per la costruzione della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo. I lavori terminarono nel 1905. Il campanile fu costruito solo successivamente e fu inaugurato nel 1956. Solo dopo le guerre mondiali, nel 1946, il paese cambiò nome in “Quarto d’Altino”. Il paese non ha vissuto azioni militari particolarmente determinanti, ma le vicende della guerra hanno dato una testimonianza di impegno morale e civile, ricordata nelle lapidi erette alla memoria dei caduti.
Stemma
Lo stemma del Comune di Quarto d’Altino presenta alcuni tratti che rappresentano l’identità storica ed esistenziale della città. E’ suddiviso diagonalmente in due parti da una strada acciottolata al naturale, probabilmente la via Annia. Nella prima parte, su sfondo rosso, campeggia un pastorale d’argento. Nella seconda parte, su sfondo azzurro, un fabbricato che presenta una ciminiera fumante. Al centro dello stemma c’è un’iscrizione in argento che riporta il nome del paese: Comune di Quarto d’Altino.
Risorse naturali
Le principali risorse naturali di Quarto d’Altino sono l’Oasi Naturale di Trepalade, il Bosco delle Crete, la ciclovia “Il Girasile” che collega Treviso a Jesolo Lido lungo l’alzaia del fiume Sile, la Conca di Portegrandi.
Conca di Portegrandi: La conca di Portegrandi è una vera e propria porta della laguna di Venezia. In essa vi transitano i traffici fluviali incanalati lungo il Sile: l’iscrizione del 1723, fissata su un muro della piazzetta, riporta l’entità dei pedaggi che dovevano essere pagati dalle imbarcazioni in transito. Il canale Siloncello permette di raggiungere Altino, antica città romana, dove si trovano il Museo Nazionale Archeologico e le aree di scavo con i resti dei lastricati delle strade e dei mosaici appartenenti alle domus signorili. Superata Portegrandi, le anse del fiume Sile solcano un territorio ricco di meraviglie architettoniche, culturali e naturalistiche: mulini e ville venete, castelli e zone paludose.
Il 29 agosto di solito si apre al pubblico la Conca di Portegrandi con il tanto atteso evento “Live in Conca” dove si mangia, si beve e si assiste a vari concerti dal vivo.
Risorse Culturali
A Quarto d’Altino si possono visitare:
· Museo e area archeologica di Altino: il museo ospita reperti archeologici che risalgono all’epoca romana, quando Altino era una fiorente città portuale. Si possono ammirare oggetti antichi, come monete, ceramiche e manufatti, che raccontano la vita quotidiana degli abitanti di Altino oltre duemila anni fa. La zona archeologica circostante offre l’opportunità di esplorare gli antichi resti della città romana, tra cui mura, fondamenta di edifici e strade. È come fare un viaggio nel passato, camminando sulle stesse strade che i Romani percorrevano un tempo.
· Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo: caratterizzata da una semplice ma imponente architettura in stile neoclassico, la chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo. All’interno, si possono ammirare affreschi e opere d’arte sacra, mentre l’atmosfera tranquilla e spirituale rende la visita un’esperienza suggestiva per i visitatori. Alla sommità del campanile svetta la statua del patrono, San Michele.
Servizi Ricettivi e Ristorativi
Quarto d’Altino vanta un ottimo ristorante di piatti tipici territoriali: Odino. Nato verso l’inizio del’900, ospita anche eventi di vario genere. Il ristorante è annesso alla omonima struttura ricettiva presente.
Cucina ed Enogastronomia
La cucina e l’enogastronomia di Quarto d’Altino sono ricche e variegate, offrendo deliziosi piatti tradizionali e prelibatezze locali. Ecco alcuni elementi caratteristici:
· Risotto al nero di seppia: Un piatto tipico della zona, preparato con riso e nero di seppia, che conferisce al piatto il suo caratteristico colore scuro e un sapore unico.
· Sarde in saor: Sarde marinate in una salsa dolce e agrodolce a base di cipolle, uvetta e pinoli. È un antipasto tradizionale della cucina veneziana, spesso servito come cicchetto.
· Polenta e baccalà mantecato: La polenta è un alimento tipico nella cucina veneta e viene spesso accompagnata da baccalà mantecato, ovvero baccalà stufato e poi amalgamato con olio d’oliva fino a ottenere una consistenza cremosa.
Servizi di intrattenimento
Quarto d’Altino offre una varietà di servizi di intrattenimento per i residenti e i visitatori, ad esempio:
· Biblioteca: la biblioteca locale offre una vasta selezione di libri, riviste, DVD e altri materiali, oltre a organizzare eventi culturali, letture e laboratori per tutte le età.
· Centro culturale: ospita spettacoli teatrali, concerti, mostre d’arte, conferenze e altre manifestazioni culturali.
· Parchi e aree ricreative: Quarto d’Altino offre parchi pubblici, aree picnic, campi sportivi e percorsi naturalistici per attività all’aperto e momenti di svago.
· Eventi locali: durante tutto l’anno, vengono organizzati eventi locali come festival, sagre, mercatini, concerti all’aperto e manifestazioni culturali che offrono opportunità di divertimento e socializzazione.
· Sport e attività ricreative: molte e varie sono le strutture sportive come campi da tennis, piscine, palestre e centri sportivi che offrono una varietà di attività ricreative per tutte le età.
VI PRESENTO IL TERRITORIO DELL’ALTO SILE di Martina Corrent, Nicole Didonè, Miriam Lamon, Aurora Manera, Alberto Pilo – Classe terza A, indirizzo “Turismo” ITT MAZZOTTI TREVISO per il Q18TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio
Questo approfondimento, riguardante la zona dell’alto Sile della pianura Padano Veneta, ha come scopo la promozione del territorio e delle sue numerose, ma ancora poco conosciute, risorse naturali e culturali oltre ai suoi servizi ristorativi e ricettivi.
Con questa breve presentazione vogliamo far conoscere ai lettori le tradizioni, la storia, la cultura, gli eventi, la cucina e le attività da svolgere nei luoghi che ci hanno visto crescere e che noi abbiamo visto crescere in ambito turistico e culturale.
Le località da noi approfondite sono state scelte per il legame che abbiamo con esse e con la speranza che possano essere valorizzate nel migliore dei modi.
Sempre più numerose forme di turismo si stanno sviluppando in epoca moderna e altrettante, come il turismo fluviale che proporremo, stanno aumentando la loro popolarità.
A nostro favore è la recente legge regionale sul turismo fluviale del 13 marzo 2024 che propone varie disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione del turismo fluviale e il sostegno delle comunità rivierasche.
Questo provvedimento si propone di sviluppare un turismo fluviale che si basi sulla stretta interrelazione tra fiume e territori circostanti, integrando varie componenti come il patrimonio, il paesaggio e il tempo libero.
Territorio, Storia ed Eventi
Il territorio dell’alto Sile è segnato da curiose origini storiche, avvenimenti passati e tradizioni che si ricordano tutt’oggi.
Nella parte più settentrionale della zona considerata, incontriamo Cavasagra, una piccola frazione di Vedelago, che nasconde una storia importante.
Fino agli inizi del Novecento il suo territorio era occupato da palude e vari ritrovamenti archeologici quali strumenti in selce, frecce e reperti di civiltà esistenti fanno pensare ad un insediamento palafitticolo, lungo le vicine sorgenti del Sile, risalente al neolitico.
Gli eventi più celebri del paese sono la sagra paesana dedicata alla Madonna del Rosario, a novembre. Di interesse era la tradizionale festa dei Pomi ingranài (Melograni) la prima domenica di ottobre, appuntamento oggi dimenticato. Dagli anni settanta si svolge invece nella borgata di Carpenedo la “Festa della Birra”. A Cavasagra, presso le Barchesse di villa Corner, risiede l’associazione culturale Veneto Jazz, promotrice di rassegne jazzistiche in tutto il Veneto.
Spostandosi poco più a sud si incontra la terra dell’asparago I.G.P, Badoere, abitato sviluppatosi in tempi recenti intorno alla tenuta del Badoer nella quale si svolgeva già da tempo un importante mercato settimanale che si continua a svolgere la prima domenica del mese: il mercatino dei Trovarobe.
Il paese oggi è conosciuto, oltre che per il mercatino settimanale, per la “mostra dell’asparago di Badoere IGP”, quest’anno giunta alla 57^ edizione, che si svolge tra fine aprile e inizio maggio. Celebra il processo di coltivazione di questo ortaggio e le tipiche ricette tradizionali con esso realizzate, da provare negli stand gastronomici presenti in paese.
Altrettanto conosciuti sono i mercatini dell’artigianato e della creatività nella celebre rotonda, e quelli di Natale.
Meritevole di presentazione è sicuramente la località di Trebaseleghe, abitata fin dal periodo romano grazie all’abbondanza di risorse idriche presenti, ma citata per la prima volta solo nel 1152 in una bolla papale che la confermava tra i domini del vescovo di Treviso.
La posizione strategica la portò ad essere coinvolta nelle varie guerre che insanguinarono il Trevigiano sino all’arrivo della Serenissima.
Il paese è rinomato per la “Fiera dei mussi” celebrata annualmente dal 7 settembre 1185, manifestazione nata per scopi commerciali e religiosi, collegati alla festa patronale dell’8 settembre; un altro pensiero è che possa essere legata al passaggio di S. Ambrogio che si recò a Milano, per il concilio di Aquileia del 381, percorrendo un’antica via per evitare le strade romane in disfacimento.
Del territorio dell’alto Sile fanno, inoltre, parte i territori di Scorzè, parte dell’antico regno dei Longobardi e in seguito del Sacro Romano Impero, al confine tra Padova e Treviso.
Il paese è oggi conosciuto per la sagra di San Benedetto Abate, da cui prende il nome la famosa azienda di acqua minerale che ha sede proprio in questa località, per la festa dello sport e per il “rally città di Scorzè”, corsa automobilistica.
Altra località, meno conosciuta, è Santa Cristina di Quinto di Treviso, unica frazione del comune di Quinto di Treviso, che ospita la riserva naturalistica “Oasi di Cervara”, la sagra paesana di Santa Cristina in luglio e la recente festa dello sport.
Risorse Culturali e Naturali
Il territorio Trevigiano dell’alto Sile è ricco di risorse naturali e culturali da conoscere: ne citiamo alcune.
A Santa Cristina di Quinto di Treviso è presente l’Oasi Naturalistica del Mulino Cervara, una riserva naturale, in un terreno paludoso del fiume Sile, che ospita animali allo stato selvatico, osservabili dai visitatori che desiderano un contatto con la natura.
Il mulino che si trova all’interno dell’oasi fu avviato nel 1325, in seguito distrutto e poi adibito a magazzino e stalla , ed è oggi visitabile grazie a sponsor privati .
La Treviso Ostiglia, un’ex ferrovia realizzata tra 1921 e 1941 lunga 116 km, collegava la città di Ostiglia (in provincia di Mantova) a Treviso.
L’infrastruttura, danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, è oggi una pista ciclabile di circa 70 km, che collega Treviso a Montegalda (Vicenza), passando per borghi, oasi naturalistiche e servizi dedicati al cicloturista. E’ tra le maggiori arterie del cicloturismo Veneto e consente la diramazione verso altre importanti piste venete.
Risorse culturali di altrettanta importanza sono l’antica piazza di Badoere, barchessa della villa dei Badoer distrutta nel 1920 dai contadini delle Leghe Bianche, che ospita, oggi come in passato, il mercatino e Villa Corner della Regina a Vedelago. La struttura, di impronta palladiana circondata da un giardino ricco di statue, fu sede del comando dell’ottava armata italiana durante la Prima guerra mondiale.
Non lontano si trovano le sorgenti del Sile, in cui da pochi anni è stato istituito il parco regionale del Sile per proteggere e valorizzare i 96 km di corso d’acqua; la zona, occupata da paludi, è visitabile tutto l’anno.
Nonostante la poca segnaletica si può giungere ai “Fontanassi”, cioè l’area della pianura veneta dove l’acqua fuoriesce spontaneamente dal terreno in polle.
Tradizioni e Curiosità
La tradizione culinaria dell’alto Sile evidenzia la coltivazione dell’Asparago di Badoere, promosso dalla “mostra provinciale dell’Asparago” fin dal 1968. La sua coltivazione è radicata nella cultura locale, con tecniche tramandate di generazione in generazione a cui si aggiungono processi produttivi che hanno contribuito alla fama dell’asparago di Badoere.
Questi ortaggi, apprezzati per il loro sapore e fragranza, sono protagonisti di varie ricette: lessati, grigliati e aggiunti a risotti o panini.
Tradizioni, curiosità e leggende riguardano il “mercatino trova robe” di Badoere, ogni prima domenica del mese accoglie 120 espositori che offrono oggetti d’antiquariato, cornici, quadri, mobili, strumenti da lavoro di epoche passate.
Una curiosità storica che segna il territorio è la “rivolta di Cavasagra” nel 1907, data in cui villa Persico, (ora Frova), al suono di una campana, venne assalita da contadini infuriati per l’aumento del canone di locazione. Distrussero le statue del giardino, devastarono le serre e incendiarono la scuderia e il fienile; i sospetti indicavano i socialisti di Castelfranco Veneto come colpevoli ma l’ipotesi risultò infondata. I colpevoli dell’accaduto sono tuttora anonimi.
Servizi Ricettivi e Ristorativi
Le strutture ricettive e ristorative più accoglienti e suggestive dell’alto Sile sono situate nelle zone di Badoere, Trebaseleghe e Quinto di Treviso; proponiamo con questo approfondimento la nostra personale classifica dei tre servizi di accoglienza e tre migliori posti in cui mangiare.
· Hotel Antico Mulino, Scorzè. Offre un immersivo soggiorno in una residenza d’epoca a tre stelle, oltre ai classici servizi di buffet, parcheggio gratuito, wifi. Permette uno stretto contatto con natura circostante, cucina e cultura locale nell’adiacente Ristorante.
· Relais la Rotonda b&b, Badoere. Affittacamere a 100 m dalla nota barchessa, offre ospitalità e accoglienza oltre alla possibilità di raggiungere facilmente le zone da noi approfondite.
· Ca’ del Sile b&b, Morgano. Affittacamere a 100 m dalla nota barchessa, offre ospitalità e accoglienza oltre alla possibilità di raggiungere facilmente le zone da noi approfondite.
· Ristorante Cantina Mediterraneo, Badoere. Locale in centro paese che offre calore, accoglienza e prodotti tipici locali e contadini.
· Baracca Storica Hostaria, Trebaseleghe. Propone piatti veneti in un locale raffinato e adatto ad ogni occasione.
· Agriturismo Al Sile, Quinto di Treviso. Atmosfera familiare accompagnata da piatti tradizionali e caserecci con vista sul fiume Sile.
Potete trovare Vi prestno il territorio dell’ Alto Sile nelQ18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house
Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili?di Benedetta Strippoli (VB ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) per il Q18TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio
Il turismo sostenibile è un tema sempre più rilevante per chi ama viaggiare e vuole contribuire alla tutela dell’ambiente e al benessere della comunità. Ma cosa significa esattamente “turismo sostenibile”? Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo (OMT), il turismo sostenibile è una forma di turismo che “protegge e migliora le opportunità future, soddisfacendo al contempo le esigenze dei viaggiatori e delle comunità ospitanti”. Le sue caratteristiche principali includono la protezione delle risorse ambientali per preservare l’ambiente naturale e culturale della destinazione turistica. In secondo luogo, il turismo responsabile consente alle comunità locali di beneficiare delle attività turistiche in termini di reddito e qualità della vita. Inoltre, il turismo sostenibile mira a fornire ai viaggiatori esperienze autentiche e significative.
Viaggiare è un’esperienza meravigliosa, ma con attenzione e consapevolezza. Gli italiani ne sono consapevoli durante il loro soggiorno, indipendentemente dalla destinazione, dal gruppo di riferimento o dallo scopo del soggiorno. Agli studenti, del campione intervistato, provenienti dalla Calabria e dal Veneto è stato chiesto di rispondere a questa domanda attraverso un questionario. Degli intervistati, oltre il 77% vive nel Nord Italia, quasi il 57% in paesi e il 19% in piccole città. Potete scaricare i risultati del questionario QUI
Il passo successivo è stato quello di verificare l’atteggiamento delle persone nei confronti dei visitatori del loro luogo di residenza.
Quando partecipiamo a esperienze turistiche che dovrebbero esporci alla cultura e alle tradizioni locali, dobbiamo chiederci quanto sia autentica l’esperienza. Stiamo effettivamente contribuendo alla conservazione del patrimonio culturale o stiamo solo partecipando alla commercializzazione di tradizioni autentiche? Le ricerche dimostrano che i giovani preferiscono recarsi in zone conosciute durante i viaggi con la famiglia e soggiornare in strutture ricettive della zona. Secondo i dati raccolti, la struttura preferita è quella alberghiera, sia per i servizi offerti che per il comfort. Per le altre strutture sono emersi altri tipi di motivazioni, come l’indipendenza, il budget e lo scopo del viaggio.
Il sondaggio ha inoltre chiesto agli intervistati di immaginarsi come organizzatori di un viaggio, creando un pacchetto di viaggio per un piccolo gruppo di persone.
Tipi di itinerari proposti
L’itinerario che è risultato più comunemente suggerito, è quello di visitare una città storica e di soggiornare in un hotel che permetta di godere delle attrazioni locali pur mantenendo le proprie comodità.
Un fattore sconosciuto, prima del sondaggio, era il rapporto tra turismo e territorio o, meglio, l’importanza secondo i ragazzi delle relazioni che si possono instaurare tra viaggiatori e filiera locale oppure tra turista e residenti del luogo. Questi rapporti sono risultati fondamentali per far sì che il viaggio sia indimenticabile.
I giovani hanno rivelato che è importante valorizzare la cultura e le tradizioni locali, facendo conoscere ai turisti la storia del luogo, in modo che i turisti tornino arricchiti dal viaggio a livello culturale e non solo con dei souvenir. Come già accennato, le “relazioni” che i locali instaurano con i turisti, e viceversa, sono particolarmente rilevanti, lo si evince dalle risposte affermative rispetto alle seguenti affermazioni: “Il turismo aiuta lo sviluppo e la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali” e “Fondamentale è far conoscere ai turisti la storia e il folklore locale per farla apprezzare”.
Ogni luogo ha una storia unica, fatta di eventi, tradizioni e cambiamenti nel corso dei secoli, conoscere ciò ci aiuta a interpretare meglio le abitudini, le usanze e le relazioni sociali della popolazione locale. Conoscere la storia di una meta ci rende più consapevoli dell’importanza di preservare il patrimonio culturale, di conseguenza, ciò porta a essere turisti sostenibili e responsabili.
Turismo esperienziale
Nel tempo, il fronte si è ampliato e sono emerse nuove tipologie di turismo. Un esempio è il turismo esperienziale, una forma di viaggio che si concentra sulle esperienze personali, sull’interazione con le persone e sulla condivisione di momenti unici e memorabili.
In questa prospettiva, la destinazione turistica diventa secondaria e l’individuo è il protagonista. Le attività espongono il viaggiatore alla storia, alla cultura, alla gente e alle tradizioni locali e hanno un forte impatto personale, sociale ed emotivo.
Questo tipo di turismo comprende la partecipazione a corsi di cucina locale e degustazioni di cibi tradizionali, escursioni in aree naturali, safari, ecc. La maggior parte dei giovani associa questo tipo di turismo al “vivere il territorio” e non al “fare nuove esperienze”.
Tornando al tema della sostenibilità, è stato chiesto ai viaggiatori “cosa li spinge a fare turismo sostenibile”. La maggior parte delle risposte riguarda il miglioramento dell’ambiente, infatti la parola chiave più utilizzata è “ambiente”. Anche “non so” e “non applicabile” rappresentano una percentuale significativa di risposte. Sebbene questa domanda si concentri sul “perché”, vogliamo anche capire alcune idee di base sulla sostenibilità. Come nel caso del turismo esperienziale, se non si comprendono appieno le diverse sfumature del turismo, si può creare confusione e non è possibile segmentare o indirizzare le offerte.
E ora la domanda che si è rivelata essere la più critica del sondaggio: “Cosa si considera un cittadino temporaneo?” La maggior parte delle risposte si è concentrata sulla variabile del tempo.
Tenendo in considerazione la variabile tempo, il cittadino temporaneo è stato considerato come “cittadini italiani o stranieri che, essendo dimoranti nel comune da non meno di quattro mesi, non si trovano ancora in condizione di stabilirvi la residenza per qualsiasi motivo.”
Il passo successivo dell’indagine è stato quello di coinvolgere altre zone del Sud Italia e confrontare le diverse risposte. Anche in questo caso, la maggior parte dei ragazzi vive in paesi e non in piccole città.
Le prime differenze diventano evidenti quando si chiede ai ragazzi di scegliere l’alloggio. Questa volta non c’è una totale polarizzazione verso gli alberghi, ma c’è un pari numero di agriturismi e bed and breakfast, che vengono scelti per il relax e il contatto con la natura. Punti simili sono stati riscontrati nel confronto delle risposte alla domanda sul ruolo del turismo nello sviluppo e nella valorizzazione della cultura locale.
Le domande che prevedono risposte più aperte, come “Che cos’è il turismo esperienziale?”, “Che cos’è una forma temporanea di cittadinanza?” e “Che cosa motiva i viaggiatori al turismo sostenibile?”, hanno ricevuto risposte chiare che, nella maggior parte dei casi, comprendono le stesse risposte delle domande presentate in precedenza.
A questo punto sarebbe opportuno accertarsi autonomamente se si è un viaggiatore sostenibile ponendosi tre domande principali:
· a chi appartiene la struttura in cui si alloggia? Se appartiene a una multinazionale, è probabile che i suoi ricavi vengano portati altrove, mentre se appartiene a un imprenditore locale, è probabile che tragga vantaggio direttamente dall’ospitare i turisti sul proprio territorio.
· dove consumare i pasti? Si mangerà in una catena di ristoranti internazionali o cibo autentico e tradizionale in un ristorante locale.
· si è a conoscenza della cultura locale? Grazie a guide selezionate localmente, potrete entrare in contatto con la popolazione locale.
Potete trovare Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili? nelQ18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house
Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 di Chiara Ceccon (docente di discipline turistiche aziendali ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) per il Q18TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio
Il progetto di ricerca e formazione avviato da Aida Marketing e Formazione, Progetto Re-Cycle e Paesi e Poesie, in collaborazione con alcune scuole venete e calabresi e due comuni, Zero Branco (TV) in Veneto e Caulonia (RC) in Calabria, ha portato all’analisi dei dati dei questionari raccolti. I questionari hanno posto, agli studenti delle sei scuole coinvolte, alcune domande relative al loro rapporto con il territorio e a come vivono il turismo sostenibile.
Da una prima analisi emerge che gli studenti delle scuole secondarie superiori di secondo grado, in particolare del triennio, desiderano fare esperienza attraverso la conoscenza del territorio, immergendosi nella natura e tenendo d’occhio i loro budget.
I ragazzi di questa generazione hanno bisogno di svagarsi per contrastare la noia, l’impegno scolastico e sportivo, organizzando per sé e per gli amici viaggi per conoscere meglio sia la zona in cui vivono sia le strutture ricettive, quali agriturismi e alberghi, B&B e campeggi perché offrono numerosi servizi di accoglienza. I servizi di accoglienza sono risultati un elemento fondamentale per tutti gli studenti.
La maggior parte degli studenti è d’accordo nel far apprezzare ai potenziali turisti la storia e il folklore del territorio, rispettando l’ambiente.
Il rapporto tra turismo e territorio dipende molto da come i ragazzi sono stati abituati dai loro genitori e dalla loro cultura di base. Infatti, si nota la differenza tra coloro che hanno viaggiato fin da bambini, rispetto a coloro i cui genitori non hanno avuto le possibilità economiche e materiali e non si sono potuti permettere di affrontare viaggi di qualsiasi genere.
Ci sono ragazzi che hanno già fatto esperienza in varie strutture, mentre altri non sono mai stati in hotel a tre o quattro stelle e probabilmente non ci sono nemmeno mai entrati, tranne, forse, per la frequenza degli stage di alternanza, i cosiddetti percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento.
I percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO 2024)
A questo proposito, quest’anno nel nostro Istituto Martini di Castelfranco Veneto, le classi terze del corso Turismo sono state invitate a visitare una cantina vitivinicola nelle colline del Prosecco per capire cosa significa fare turismo esperienziale ed enogastronomico. Hanno inoltre visitato un hotel quattro stelle a Venezia per apprendere i vari servizi e il confort che viene proposto soprattutto ai turisti stranieri.
Queste visite aziendali rientrano in una Unità didattica di apprendimento in cui gli alunni hanno realizzato un piccolo catalogo per illustrare alcune escursioni in questi due luoghi tanto amati.
In entrambe le esperienze i ragazzi sono rimasti entusiasti e la maggior parte ha precisato che l’esperienza diretta li ha coinvolti e che la rifarebbero; altresì, hanno appreso quanto possa essere difficile gestire strutture di accoglienza sia di tipo ricettivo che ristorativo.
Sostenibilità e accoglienza
Con i PCTO gli studenti hanno avuto modo di avere un primo approccio “dal vero” di quanto messo in atto da Regione Veneto e strutture ricettive
Per esempio, nel caso UNESCO ed enoturismo, la Regione Veneto e la Presidente dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Marina Montedoro, ha ribadito “il pieno rispetto del Patrimonio che siamo chiamati a tutelare e portare nel mondo come bandiera veneta di bellezza e sostenibilità. In questa direzione vanno tutte le azioni di valorizzazione del territorio che si stanno attuando come Associazione: dallo sviluppo di percorsi a piedi, a cavallo e in bici alla creazione di hub logistici per ridurre la pressione del trasporto pesante”.
Per quanto riguarda l’esperienza negli hotel veneziani, gli ospiti sono invogliati alla piacevolezza del confort e del relax, attraverso l’accoglienza in tutte le sue espressioni. Gli addetti alla reception e gli head concierge sono a disposizione 24 ore su 24 in varie strutture proponendo servizi di vario genere e gli studenti hanno percepito questo valore aggiunto che contraddistingue la nostra cultura italiana.
Potete trovare Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 nelQ18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house
La percezione critica dei giovani come strada di sostenibilità futura di Lucia Ammendolia per il Q18TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio
In questa edizione del Quaderno abbiamo inteso riprendere il progetto Turismo 20.0 (20 come le regioni italiane) accendendo un faro sul mondo della scuola, un vero e proprio spaccato che ci aiuta ad avere un quadro più completo ed ampio relativo alla percezione dell’argomento turismo, offrendo una panoramica autentica della dimensione scolastica. Il nostro intento è stato soprattutto quello di incoraggiare nei giovani un punto di vista critico riguardo alla concezione del turismo, per stimolare il pensiero.
Per la rapida evoluzione con cui il turismo si intreccia sempre più con la sostenibilità dell’ambiente naturale,sociale ed economica è essenzialeascoltare e supportare coloro che erediteranno le situazioni che noi adulti stiamo già lasciando.
Il turismo sostenibile rappresenta una sfida importantissima. Esso, infatti, non è una mera tipologia di turismo ma un giusto approccio che società ed operatori dovrebbero mantenere costante. Serve, quindi, al mantenimento e all’utilizzo di patrimoni materiali ed immateriali che, nel corso del tempo, dovranno essere messi in condizione di mantenere le qualità e le caratteristiche che consentiranno anche alle generazioni future di fruirne in maniera piena. Specialmente se si tratta di beni che una volta eliminati non saranno più riproducibili, come il suolo. Come la flora e quindi la fauna di un qualsiasi contesto naturalistico. Ma il pensiero ecologico si estende ben oltre la semplice preservazione della natura. Esso inizia dalla relazione umana.
La sostenibilità non si costruisce soltanto attraverso delle pratiche ambientali ma anche sociali. Tramite il coinvolgimento delle persone ai processi trasformativi. In questo caso abbiamo interessato le scolaresche non solo dal punto di vista della ricerca ma anche attraverso una forma di compartecipazione. Sono stati presi in considerazione le idee e lo spirito critico degli studenti, soprattutto come futuri operatori turistici.
D’altra parte, l’approccio educativo, negli istituti tecnici per il turismo, inizia con l’insegnamento della mappatura del territorio, di cui si sottolineano gli aspetti positivi e negativi. L’obiettivo è importante: permettere agli studenti di studiare in maniera completa una località, anche e soprattutto con le sue criticità, per poter poi avere un’idea completa di quello che andranno a promuovere come “prodotto turistico”.
L’attenzione dovrebbe essere alta, il trend ci dice che le persone, i turisti, compiono scelte sempre più orientate al “locale” e questa parola si coniuga maggiormente pensando ad uno stile di vita sano e realmente sostenibile, vale a dire “bio-logico”.
La sostenibilità non dovrebbe essere un semplice termine – con il quale ormai si etichetta di tutto e purtroppo anche di più – ma una pratica olistica, una visione globale di società.
Il turismo sostenibile è un argomento quanto mai attuale che non può assolutamente scindere da quello che Andrea Zanzotto definiva “processo scorsoio”. I cittadini e i viaggiatori sono sempre più esigenti e capiscono perfettamente i problemi e le realtà territoriali.
Un operatore responsabile starà attento affinché non solo siano rispettate le normative di base ma sicuramente visionerà con cura i marchi di certificazione bio ed ecologici, rispondenti a strutture e filiere territoriali.
Mi auguro che i giovani riescano ad essere sempre obiettivi nella conoscenza e nella valutazione dei territori e che portino avanti l’idea di scoperta e valorizzazione di luoghi di prossimità – sicuramente meno noti ma pur sempre belli e degni di interesse- per favorire l’applicazione di una pratica “redistributiva” delle risorse turistiche che allenti quella contraria, cioè quella di massa, mettendo in pratica princìpi di responsabilità turistica.
Potete trovare La percezione critica dei giovani come strada di sostenibilità futura nelQ18Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house