Burano e i colori dell’arcobaleno per dare un po ‘di luce a questi giorni strani . Visto che non possiamo spostarci continuiamo con le nostre passeggiate fotografiche in un ambiente che sta diventando giorno dopo giorno più sostenibile.
Burano e la laguna veneta dove la natura sta riconquistando il suo posto
Alcune note
Scrivere di Venezia e della sua Laguna non è del tutto semplice. Venezia e la Laguna, e le altre isole come Burano all’interno della laguna, fanno parte di un ecosistema complesso con molte caratteristiche diverse. L’eterogeneità di ciò che chiamiamo Venezia è chiaramente visibile facendo clic su questo link.
Mestre, sulla terraferma, rappresenta la parte industriale / commerciale dell’area.
Venezia, la cui unicità è intaccata da un sovraffollamento turistico, al contrario di Lio Piccolo, la zona rurale della Laguna, dove tranquillità e natura sono i protagonisti assoluti. Venezia, la folla e le feste del Carnevale solo un mese fa, da una parte e il silenzio della natura dall’altra.
La natura che sta rivendicando il suo posto, ora che dobbiamo #restareacasa. Se ci pensiamo per un attimo… l’essere umano è IL virus … Dobbiamo ricordare questo quando questa pandemia finirà, dobbiamo ricordare il suono del silenzio e l’aria fresca. Ora è giunto il tempo di riconsiderare i nostri processi produttivi e la nostra stessa vita in modo sostenibile.
Ma ora andiamo a Burano e nelle sue case colorate come un arcobaleno
Burano
Se si guarda la cartina, si vedranno molte piccole isole nella Laguna di Venezia. In alcune Isole, una parte dell’economia veneziana è ancora attiva, mentre altre sono in uno stato di completo abbandono. Oggi raggiungeremo Burano, il piccolo centro abitato più lontano da Venezia
Per raggiungere Burano si deve ovviamente usare un traghetto, un “vaporetto”
Quando si inizia a vedere una macchia di colori sull’acqua, ecco quella è Burano. Perché Burano è questo: una scatola di pastelli con le persone che vivono dentro. Ci si può confondere nei vicoli e lungo i canali di questa colorata piccola Venezia. Il senso dell’orientamento si perde dopo pochi minuti, nei vicoli che sembrano uguali, seppur diversi.
Per orientarsi basta guardare il Campanile che è chiaramente visibile da ogni vicolo del villaggio. Inclinato da un’angolazione impossibile, come una specie di “Torre di Pisa” veneziana, sembra essere l’unico edificio con il suo colore naturale.
E infine quando, seguendo il campanile, si raggiunge la piazza principale, si capisce per cosa Burano è famosa: i merletti.
A Burano hanno prodotto merletti praticamente da sempre. La scuola del merletto fu fondata nel 1875 e dopo tre anni contava già più di cento studenti. Ancora oggi, i merletti di Burano sono tra i più esclusivi e costosi al mondo.
Ci fermiamo qui. Vale davvero la pena visitare Burano e il suo arcobaleno, ricordiamoci sempre però di tutto il suo ecosistema. Fragile che va rispettato e preservato. Ne riparleremo prossimamente
Prendo spunto dagli avvenimenti recenti per raccontare di Venezia, la laguna veneta e il turismo sostenibile
Negli ultimi mesi c’è stato un gran parlare – a volte a sproposito – di Venezia, l’acqua alta e la laguna. La portata dell’ultima acqua alta ha reso più che mai evidente come sia in atto un grande e pericoloso cambiamento e che parlare di sostenibilità sia ormai un “atto dovuto e necessario”. Ora, senza volere entrare in cose che non mi competono, voglio tranquillizzare tutti gli amici, specialmente stranieri: no, non c’è il rischio di affogare. A meno che non vi mettiate a nuotare in canale, o vi tuffiate da un ponte, ma questa va sotto il nome di imbecillità. Al limite se vi piace sguazzare a piedi nudi nell’acqua alta potreste incrociare una pantegana e prendervi il “samoro nero” ma per il resto tutto bene, potete continuare a visitare Venezia. Sto scherzando … ma è per sottolinare il comportamento assurdo di certi turisti. Un po’ di rispetto in più non guasterebbe. Mi rendo conto di essere un tantino perfida ma abbiamo tutti – come esseri umani – le nostre colpe verso Venezia e verso il pianeta.
Prendo ancora spunto dall’acqua alta e da tutte le polemiche che ci sono state anche per la raccolta fondi di Mentana poichè a “Venezia sono tutti ricchi”. A parte che non mi risulta sia proprio così comunque, tanto per chiarire, “Venezia è patrimonio dell’umanità” fine della storia. La raccolta fondi è andata a Pellestrina che fa sempre parte di Venezia ma non è certo centro storico. C’è un mondo intero che si trova al di fuori delle mete turistiche conosciute, bellissimo e (quasi…) incontaminato, un ambiente naturale che va valorizzato e visitato, sempre con grande rispetto per preservarlo.
E da qui parto per raccontare un ambiente diverso, con una sua poesia. Un ambiente che per me dà il suo massimo nel periodo invernale quando, con il cielo terso, le montagne abbracciano il mare. Oggi andremo in una piccola parte della laguna veneta che rientra nel parco turistico di Cavallino Treporti
Lio Piccolo
D’inverno c’è poca gente, è un po’ difficile trovare un posto aperto dove mangiare, ma lo scenario è assolutamente eccezionale e ci si può accontentare di un panino. Eccoci perciò andare alla scoperta di Lio Piccolo
“Lio Piccolo, un borgo nella laguna“, recita così il cartello delle informazioni turistiche. In effetti è microscopico. Alcune case, Palazzo Boldù, la Chiesa di Santa Maria della Neve, il Campanile. Pittoresco ma il punto di forza principale è il paesaggio della laguna, il labirinto di canali e la quiete che regna sovrana.
Grazie a questa quiete sono tornati – o forse sono arrivati per la prima volta, non lo so – i fenicotteri rosa. Non si tratta dell’unica specie presente, in tutta l’area è un tripudio di uccelli, abbiamo visto molte garzette e aironi cinerini. I feniocotteri siamo riusciti a vederli solo da lontano, era troppo tardi per tentare di avvicinarsi ormai il sole stava calando. Ci riproveremo
Ed è proprio “in sul calar del sole” che i colori diventano spettacolari. Un gioco di luci e ombre, il rosso del cielo che si riflette sull’acqua, una rete da pesca che è “all’ombra dell’ultimo sole”.
Laguna e sostenibilità
Non vale la pena spostarsi un po’ da Venezia – poi ci si torna non c’è problema – per ammirare anche ciò che la circonda? Venezia senza la laguna non esisterebbe, la laguna è un sistema complesso che va preservato, valorizzato e fatto conoscere. E soprattutto rispettato. L’acqua alta, anzi granda come l’ultima di novembre, è solo uno dei problemi che ha reso visibile al mondo la fragilità di Venezia. Ma ce ne sono anche altri. Solo come esempio l’aumento della temperatura dell’acqua della laguna e il conseguente cambiamento della fauna ittica. Cambiamento climatico, crisi climatica sono argomenti che abbiamo già trattato nel Q11 ma che vale la pena citare di nuovo
Come associazione ci piace far conoscere il nostro territorio – anche con i suoi problemi – e il territorio Italiano in generale. Crediamo in un turismo sostenibile,un turismo lento che si sposta anche a piedi o in bicicletta – e queste zone sono più che adatte – ci aspettiamo (solo) che le persone siano rispettose. Non chiediamo molto. Perciò eccoci qui a passeggiare tra Venezia e la laguna Veneta. Buona passeggiata! Divertitevi, camminate e ascoltate il silenzio
Al principio erano 3. Le tre R che rappresentavano i principi cardine del rispetto dell’ambiente:
Riduci la quantità di rifiuti che produci. Un riconoscimento della difficoltà di un mondo senza rifiuti, ridurre non è il massimo che si possa ottenere ma sicuramente è il principio cardine per iniziare a gestire i passi successivi.
Riusa per uno scopo diverso quello che già possiedi e che non è più utile per lo scopo iniziale. Un prolungamento della vita di quello che possiedi. Regala o scambia quello che a te non serve più, ma che può invece servire ad altri
Ricicla tutto quello che non puoi riusare, attraverso la suddivisione dei rifiuti e il compostaggio
Con l’aumento della consapevolezza, sono state introdotte altre due R. Il cambiamento di principio è evidente, in quanto i nuovi concetti hanno un impatto potenziale importante sul mercato, e quindi sull’economia mondiale.
Recupera / Ripara. Quasi un’estensione di Riusa / Ricicla, con la consapevolezza che il nostro pianeta non è un mondo a “risorse infinite”, e che il concetto di “buttalo e comprane uno di nuovo, tanto costa meno che ripararlo” non è praticabile all’infinito. Pensate solo a quante stampanti avete cambiato.
Rifiuta l’acquisto di prodotti che non abbiano la possibilità di essere Riusati / Riparati. Il rifiuto è destinato a diventare la regola cardine, la prima della lista, quella che può effettivamente cambiare il modo di concepire la produzione di beni, non fosse che …..
…. Non fosse che la consapevolezza va a scontrarsi con una variabile molto potente: il prezzo. Comprare prodotti usa e getta fa bene all’economia, i prodotti usa e getta costano poco, sono sempre nuovi, e soprattutto fanno lavorare l’industria, e con l’industria fanno lavorare noi. Di fronte a questo la nostra consapevolezza si affievolisce, la responsabilità personale viene sostituita da un concetto più generalista che demanda ai Governi il ruolo di prendere delle decisioni, trasformandoci da attori del cambiamento a spettatori passivi delle scelte di altri.
Un passo indietro
Dobbiamo fare un passo indietro, per comprendere questo concetto, e capire cosa abbiamo sbagliato.
Negli anni ‘60 e ‘70, quelli del boom economico, l’orientamento era indirizzato alla produzione di beni di consumo accessibili a tutti. Una casa per tutti, con bagno, riscaldamento, elettrodomestici. Un’automobile per tutti, liberi finalmente di spostarci e di viaggiare. Ovvietà, al giorno d’oggi, ma non quando la spirale dei consumi è iniziata. Energia, ne serviva tanta di energia, ma l’accesso ai combustibili fossili la rendeva economica, facile da avere. La plastica sembrava un modo democratico di produzione di beni durevoli e a basso costo e l’inquinamento un prezzo accettabile da pagare.
Oggi sappiamo che non era così, e che l’uso sconsiderato di energia – un’energia che i paesi del primo mondo utilizzano in maniera estrema e che i paesi emergenti vogliono poter utilizzare anche loro allo stesso modo – ha spostato l’equilibrio termico del pianeta, e lo ha fatto in un modo molto più veloce di quanto ci si aspettasse. Il problema di fondo, che viene spesso deviato su questioni “secondarie” è che in questo momento, con la riduzione di quegli specchi naturali che sono i ghiacci, il nostro pianeta riflette molta meno energia solare di quanto facesse in passato, e si scalda perciò sempre più velocemente, rendendo quasi patetico il pensiero di “fermarsi” ai consumi energetici attuali.
Non è più un problema di “risorse energetiche”, il punto è che l’utilizzo di quelle risorse dovrà scendere drasticamente, per poter anche solo immaginare di rallentare il riscaldamento del pianeta.
Un nuovo modo di pensare – La sesta R
Non si tratta più solo di ridurre i consumi di energia, si tratta di Ripensare, Riprogettare, Ridisegnare un modo di vivere, dandogli una forma che al momento non possiamo neppure immaginare.
L’idea che possiamo “mantenere lo status quo” in un modo “più rispettoso dell’ambiente“ è una contraddizione in termini, che non ci porterà da nessuna parte. Certo, pensare Green è importante, fare la propria parte è importante, perché fa crescere la consapevolezza, ma “mettersi a posto la coscienza” non ci porterà da nessuna parte se non cominciamo a pensare che la nostra vita dovrà cambiare radicalmente, che ci piaccia oppure no. La nostra vita cambierà comunque, è ineludibile
Lasciate ogni speranza ….? Assolutamente no. Abbandonare la tecnologia? Neppure. Sarà proprio la tecnologia, in mano a menti meno condizionate delle nostre, la speranza di una evoluzione del nostro modo di vivere.
Un modo di vivere diverso, che non sono in grado di raccontare. Per ora lo posso soltanto immaginare …..
Sostenibilità e un fiore, a Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente – l’evento che nelle 100 e passa ore di interventi ha cercato di rispondere (e fare domande) su questo tema.
Sostenibilità, un termine che abbraccia concetti che sono difficili da riassumere se non ricorrendo ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Anche tenendo come “bussola” l’Agenda è comunque complicato riuscire a tirare le fila delle cinque giornate dello scorso giugno. Abbiamo pertanto deciso di dare la struttura di Aria, Terra, Acqua agli interventi che pubblichiamo a conclusione del percorso. Ci diventa più semplice declinare così la complessità di quanto è stato trattato
Aria
Tre articoli che trattano dell’elemento aria. L’aria distruttiva della tempesta Vaia – di Therry Robert Luciani -, l’aria estremamente inquinata dalle polveri sottili – Salvatore Patti – e infine le coltivazioni “in aria” delle serre aeroponiche – Sergio Martin.
Terra
La terra, la sezione più nutrita di articoli. Sono 6 pezzi che intersecano visioni, sensibilità e approcci diversi ma complementari tra loro. Si inizia con un pezzo che tratta di alimentazione, allevamenti intensivi e le serate musicali di “Ci vuole un fiore” – Stefano Pesce. Si passa poi ad altri due pezzi che si concentrano sull’area di Mestre – Venezia e Marghera e che ci porteranno a “visitare” le imprese e la sostenibilità dei processi produttivi – Gabriella Chiellino– per arrivare alla sostenibilità di una comunità e di un territorio – Gruppo di lavoro Piave. Gli ultimi tre articoli si concentraranno su progetti per “pulire il mondo” – Ermes Tuon, arrivare a un turismo sostenibile anche con l’utilizzo di strumenti digitali – AntonellaGrana– e da ultimo come riutilizzare il territorio veneto che risulta tra i più cementificati – Federico Della Puppa.
Acqua
Ultima sezione con tre articoli. La laguna di Venezia e i tipi di pesce che si trovano e si trovavano. Gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno vedere sulla popolazione ittica – Riccardo Fiorin. Si torna a Mestre con il sogno/bisogno di un’area verde: il parco del Marzenego – Carla Dalla Costa. E da ultimo un pezzo che parla di arte che viene dal fiume e dal mare – Barbara Cremaschi
La sostenibilità e un fiore. Può bastare un fiore? Si può fare qualcosa? Questa era la domanda di partenza. Sì anche se “è già tardi”. Alcuni continuano a non volere vedere il problema/i problemi causati dalle attività umane
Eppure tutti possiamo fare qualcosa, grande o piccola che sia in base alle nostre sensibilità e capacità. Basta voler cambiare…
100 ore per l’Ambiente, l’evento che si è svolto dal 5 al 9 giugno, il cui titolo completo eraCi vuole un fiore- 100 ore per l’ambiente. L’intero calendario delle cinque giornate è stato inserito nel programma del Festival Asvis – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Il festival è l’evento italiano più importante dedicato all’ Agenda 2030.
In effetti può bastare un fiore come per la foto di copertina, per cambiare la prospettiva. I fiorellini blu si trovano davanti a una zona devastata in Italia. Non faremo vedere la devastazione, non preciseremo il luogo, ciò che basta sapere è che “Ci vuole un fiore”
Abbiamo raccolto gran parte degli interventi delle 5 giornate, che si sono svolte al Negozio Piave 67, in un video di qualche minuto, tra un paio di mesi usciremo con una pubblicazione. Ciò che resta importante e che è emerso con prepotenza durante le giornate è che per l’ambiente ma soprattutto per l’umanità “non c’è più tempo” e che “dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare” e di conseguenza di agire
Ma… può bastare un fiore per ricominciare? No, non è per nulla sufficiente, resta in ogni caso una speranza da cui ricominciare. Speranza da supportare con azioni concrete, come abbiamo capito a giugno.
Buona visione e a presto – un paio di mesi – con la raccolta degli interventi
L’ascesa è il termine che si è subito palesato vedendo le foto 360 ed è anche il termine che rende meglio di altri la “salita faticosa” (e sì una certa fatica c’è) di Progetto Re-Cycle. Non ci siamo fermati e da pochi giorni siamo diventati una APS – Associazione di promozione sociale – che ci consentirà di portare avanti i progetti in corso ( e quelli nuovi in arrivo) in modo più incisivo.
La nostra storia non è lineare, tutt’altro. Abbiamo iniziato come rivista scientifica, nel 2015, poi abbiamo aggiunto l’associazione – fine 2016 – ed ora questo ulteriore passaggio. Una cosa è certa: il cambiamento non ci spaventa
Dire cos’è Progetto Re-Cycle, trovare la nostra identità – anche se preferiamo anima – e come si sta evolvendo è stato laborioso. Incasellare qualcosa che non c’è – non c’era – e spiegarlo ,a volte è stato anche divertente. Ragionare di cultura e di processi economici, di associazione,società e impresa per qualcuno è ancora oggi probabilmente incomprensibile. Abbiamo però trovato dei nostri simili e anche una gran bella bussola: l’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Alcuni dei goal sono anche i nostri.
Seguitici e, perché no, supportatete i nostri vecchi progetti e quelli che arriveranno. Alla fine non sono solo NOSTRI progetti ma anche VOSTRI! Anche se l’ascesa sarà faticosa… forse… ma intanto continuate a guardare un po’ di foto “strane” di mappature
Effetto farfalla, quando anche le piccole azioni possono generare grandi cambiamenti.
In un paese piccino piccino (no, non è lo stesso del Racconto di Natale in anticipo), sulle verdi colline del Friuli Venezia Giulia, c’erano (e ci sono ancora) molte – ma davvero tante, proprio tante, farfalle.
Si possono vedere farfalle ovunque, sui muri delle case, nelle strade e nella loro casa. La casa delle farfalle è davvero grande, tre grandi appartamenti con alberi, piante, acqua (in effetti è un tantino umido) e farfalle che volano dappertutto o che riposano su alcuni fiori.
Prima di arrivare nei loro appartamenti le farfalle hanno
viaggiato a lungo, hanno attraversato
l’oceano ma erano farfalle – bambine e non si ricordano del loro lungo viaggio.
Conoscono solo il paese piccino, piccino sulle verdi colline. E le farfalle
sono felici così.
Era talmente ovvio iniziare con la descrizione delle tre serre e delle farfalle che ho scelto di iniziare con una breve storia per raccontare la vera, bella storia di “La Casa delle Farfalle” di Bordano.
” La Casa delle Frafalle” è stata fondata nel 2003, è un eco-museo ed è la più grande d’Italia. Le tre serre ospitano tre diversi ecosistemi: la giungla africana, le foreste pluviali asiatiche e australiane e l’Amazzonia. L’aspetto più particolare che ho scoperto visitando “la Casa” è il progetto “The BosqueNuevo“. Bosque Nuevo è un allevamento di farfalle situato in Costa Rica. Il progetto è innovativo: la vendita di “farfalle- bambine” (pupe) ha l’obiettivo di permettere di acquistare terreni coltivati e di riconvertirli in foresta originaria.
Le fattorie delle farfalle hanno creato un’economia alternativa che sostituisce quando possibile l’allevamento del bestiame o la coltivazione.
La cittadina di Bordano
La piccola città di Bordano ha una sua storia che collega eventi passati e questo nuovo approccio all’economia. Bordano fu colpita dal terremoto nel 1976 e quasi completamente ricostruita nel 1983, ora ci vivono circa 700 persone. Le farfalle autoctone sono una presenza importante grazie a un microclima molto particolare
Nel 1996 la Regione Friuli Venezia Giulia avviò un progetto che includeva la street art, l’obiettivo era la valorizzazione artistico-culturale e naturalistica del luogo. Il soggetto della street art… indovinate un po’ … farfalle!
Sembra davvero che l’effetto farfalla si sia avverato. Lo sbattere delle ali di una farfalla ha generato effetti molto grandi da un lato all’altro dell’oceano
Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente. Questo è il titolo dell’evento che ha avuto inizio grazie alla caparbietà del Movimento Caparbia, e un po’ anche nostra, e che armonizza al suo interno conferenze, musica, cultura e attività ricreative.
Gli eventi dello scorso ottobre e novembre, che hanno portato danni di notevole entità al patrimonio boschivo veneto, al cuore di Venezia, alle coste – anche in tanti altri paesi del nostro territorio – ci hanno notevolmente colpito e si sono aggiunti a quanto abbiamo già sotto gli occhi da diversi anni.
Cambiamenti climatici , l’inquinamento dell’aria, in particolare la zona della pianura Padana, l’accumulo dei rifiuti, il depauperamento delle risorse naturali, lo scioglimento dei ghiacciai, la siccità estiva sono alcuni dei tanti campanelli d’allarme per lo stato dell’ambiente.
Abbiamo decsio di fare qualcosa e abbiamo quindi riunito le forze di Progetto Re-Cycle e del Movimento Caparbia. In poco tempo siamo riusciti ad organizzare la manifestazione di sensibilizzazione dal titolo “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente–
Il programma di “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente
Conferenze sostenibili di 15 minuti: Rifiuti, cambiamenti ed economia sostenibile
“L’economia circolare nei rifiuti: come il carbonio torna in ciclo” – Paolo Pavan – Dipartimento di Scienze Ambientali
dell’Università Ca’ Foscari di Venezia
“Local Guides Clean the World: un progetto dal virtuale al reale” – Ermes Tuon – Associazione Progetto Re-Cycle
Conferenze sostenibili di 15 minuti: Cultura e visione imprenditoriale della sostenibilità
“Riutilizzo del territorio” – Federico Della Puppa – Economia&Territorio Smart Land S.r.l.
“Il ruolo della finanza etica per favorire la transizione energetica” – Luigi Vianelli, Banchiere Ambulante per le province di Venezia e Rovigo di Banca Popolare Etica
“La sostenibilità nei processi produttivi: le imprese verso il territorio” – Gabriella Chiellino – Gruppo eAmbiente
Al Vapore
Esposizione: “Dal fiume al mare: creature di riciclo
creativo” di Matteo Martignon
ore 1.00 Emotion for change: Giorgio Schiavon, Sara Michieletto, Paolo Vianello, introduce Bianca Nardon Venice Climate Lab
Sabato 8 giugno – LA CITTÀ SOSTENIBILE
Mestre
Cipressina in festa – Parco Hayez
ore 10.00
Associazione 7 nani organizza la
pulizia degli argini del rio Cimetto, in collaborazione con Legambiente –
Circolo di Venezia e “Cipressina in festa”
Mestre –
Negozio (via) Piave 67
ore 18.30
“Cambiamenti climatici” – Thierry Robert Luciani – ARPAV
“Monitoraggio degli inquinanti in aria” – Salvatore Patti – ARPAV
“Inquinamento da rifiuti plastici in mare”- Stefano Grosso – Legambiente – Circolo di Venezia
In occasione della “Giornata mondiale degli oceani”: Proiezione di video sul progetto di conservazione dell’oasi Dune Degli Alberoni e sui progetti di conservazione delle foreste dell’Amazzonia, in un ideale gemellaggio – Paolo Perlasca – WWF
Marghera – Al Vapore
Esposizione: “Dal fiume al mare: creature di riciclo
creativo” di Matteo Martignon
NB VERIFICARE DAL LINK AL VAPORE GLI ARTISTI PRESENTI
Domenica 9 giugno – LA CITTÀ CICLABILE
Dal Vapore al Parco
Hayez in bici
Ci vuole un fiore
incontra Cipressina in festa
Ritrovo ore 10.00
“Pedalare per l’ambiente” – Ride With Us
accoglierà i ciclisti davanti al Vapore con una breve presentazione del loro
progetto e del prossimo tour per il clima in bicicletta da Venezia a Brussels.
Partenza in bici verso il parco
Hayez
Mestre Cipressina in festa – Parco Hayez
ore 12.00
“Cambiamento climatico tra scienza e politica”
– Daniele Pernigotti – Aequilibria S.r.l.
Al termine verrà offerta una
pasta a tutti i ciclisti.
Marghera – Al Vapore
Esposizione: “Dal fiume al mare: creature di riciclo
creativo” di Matteo Martignon
Venite a fare una passeggiata con noi per riprogettare ambiente e lavoro a Venezia. Questo è il tema che affrontiamo nel nuovo Quaderno, il Q10
Vi porteremo nelle parti più nascoste di questa città affascinante. Vi faremo vistare le parti più belle e segrete con posti e “botteghe” nascoste. Ma vi faremo vedere anche la grigia e deprimente zona industriale.
Il focus è Venezia con la sua laguna e l’area circostante costituita da aziende grandi e piccole. Vecchi e nuovi posti di lavoro, dove economia, ambiente e culture si mescolano.
Possiamo ipotizzare di ripensare ambiente e lavoro a Venezia? Possiamo riprogettare l’economia tenendo in considerazione i bisogni delle persone, dell’ambiente e della cultura allo stesso tempo?
Vi daremo un esempio pratico con l’ Antica Stamperia Armena che riprende le proprie attività nel cuore di Venezia
Da ultimo, ma non certo meno importante, analizzeremo l’aspetto delle relazioni umane e delle competenze nelle aziende. La cultura del lavoro odierno come considera una virtù quale l’umiltà? E’ un valore da preservare oppure no?
Bene, venite a passeggiare a Venezia con noi!
Se avete voglia di leggere altro sulla zona limitrofa di Venezia e su storie d’acqua cliccate qui
Passata è la tempesta: il Piave, dove siamo ritornati dopo la piena per vedere se davvero è “ Passata la tempesta[1]”
Ricorderete certamente la piena devastante a novembre 2018 e l’ecatombe di alberi in montagna.
Nelle settimane seguenti, subito dopo la tempesta, gruppi di volontari avevano pulito il litorale di Jesolo, un gruppo era guidato anche dal nostro Ermes. A distanza di qualche mese siamo andati a verificare la situazione lungo il Piave, precisamente tra San Biagio di Callalta e Ponte di Piave in provincia di Treviso.
A
parte alcuni tratti, minimi, il luogo risulta pulito. La furia dell’acqua si
può ancora notare da alcuni particolari come l’erba ammassata e oggetti non
consueti che restano “appollaiati” sui rami. Sono presenti alcuni oggetti di
plastica ma sono veramente una minima parte.
Per il resto il paesaggio ha un aspetto lunare e per certi versi labirintico. Sembra davvera che la tempesta sia passata e che il Piave sia tornato tranquillo
La luce fa dei giochi strani, altrettanto strani gli oggetti
che abbiamo trovato verso il crepuscolo. Sembrano quasi entrati a far parte del
paesaggio naturale. Mettiamola come vogliamo ma sarà sempre la Natura ad avere
la meglio sull’ essere umano…