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Birkenau – Baracca 25

A Birkenau la baracca 25 era conosciuta come “sala d’attesa per il gas” ed era un blocco femminile. La voce di una donna ce lo racconta

Birkenau Baracca 25 – Chiamatemi Lavinia anche se non ho più un nome, ho solo dei numeri, sono un numero. Vivo, se questa può essere chiamata vita, nella baracca 25 a Birkenau.

Le mie compagne sono numeri, come me … Stiamo per morire, lo sappiamo. Siamo ammassate in questa baracca, in attesa, o forse non è nemmeno più un’ attesa, siamo rassegnate, deboli. Qui è buio, le finestre sono strette, facciamo fatica a respirare, ma posso ancora vedere la luna, una grande luna, illuminare l’oscurità. C’è qualcosa di confortante in quella luce.

Mi libro oltre la terra, sono un albero, sono luna, sono lontana da tutta questa crudeltà e tristezza. Sono libera.

La casa è in silenzio. Il vento sui miei rami sembra appena un alito di nuvole su un fuoco che si spegne. Sono di nuovo sola. Ho concluso un ciclo: il mio destino di seme che è germogliato, il disegno dei miei antenati. Lavinia ora è terra e humus. Il suo spirito danza nel vento della sera ( La donna abitata, di Gioconda Belli)

Dopo il viaggio in Polonia e le visite ad Auschwitz e Birkenau non sapevo come iniziare a scrivere, finchè ho deciso di far parlare una donna

Birkeanu forno crematorio
Resti del forno creamatorio a Birkenau
baracca 25 Birkenau
Baracca 25 Birkenau

Sala d’attesa per il gas

La baracca 25 era conosciuta come “sala d’attesa per il gas” ed era un blocco femminile. Quando ho visitato Birkenau ho dato una rapida occhiata all’interno della baracca, a dire il vero ho dato una rapida occhiata a tutto, sentivo un senso di soffocamento. La sensazione più orribile e incredibile era percepire un aspetto piuttosto “normale” di quel luogo maledetto, specialmente quando si è all’esterno. C’era addirittura un bel tramonto a evidenziare ancora di più l’aspetto “normale”.

E poi… ho scattato la foto delle rovine del crematorio. Se non avessi scritto cos’ era, nessuno lo avrebbe capito e sarebbe stato”un bellissimo paesaggio con la luna”. Solo un paesaggio, niente di più.

E’ stata la mia stessa foto a colpirmi, non ne ho ancora capito del tutto il motivo, e poi è arrivato il vento che facendo muovere gli alberi mi ha fatto ricordare La donna abitata e l’albero d’arancio

Altrettanto all’improvviso i prigionieri informi hanno acquisito le sembianze di Lavinia e mi sono resa conto che stavo guardando la stessa luna che vedevano le donne nella baracca 25.

Auschwitz – prigionieri

E poi in testa ha iniziato a risuonarmi La vita è bella. Se non avete visto il film di Roberto Benigni adesso è tempo di vederlo.

Il testo è già stato pubblicato sulla piattaforma Local Guides Connect ed esula dalle tematiche dell’Associazione Progetto Re-Cycle. E’ il nostro contributo alla giornata della memoria. Tutte le foto sono di A. Grana

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