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Casale sul Sile e Quarto d’Altino

VI PRESENTIAMO IL  NOSTRO TERRITORIO: CASALE SUL SILE E QUARTO D’ALTINO di Martina Ancona, Miriam Arculeo, Sebastiano Cecchini, Marta Costantini, Domenico Scribano, Melissa Serafin, Mariasole Trabucco – Classe terza A, indirizzo “Turismo” ITT MAZZOTTI TREVISO per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Casale sul Sile

Casale sul Sile si sviluppa lungo il corso del Sile e si estende tra Lughignano e Quarto d’Altino per una superficie di circa 27 kmq per un totale di circa 13000 abitanti. Comprende le frazioni di Lughignano e Conscio. Confina con i comuni di Casier, Mogliano Veneto, Preganziol, Quarto d’Altino, Roncade, Silea.

Storia

Casale sul Sile è un comune italiano situato nella provincia di Treviso, nella regione del Veneto. La sua storia risale all’epoca romana, quando la zona era attraversata dalla via Annia, una strada romana che collegava Adria a Aquileia. Il nome “Casale” deriva dal latino “casalis”, che indicava un insediamento rurale. Durante il Medioevo, Casale sul Sile divenne un importante centro agricolo e commerciale, grazie alla sua posizione strategica lungo il fiume Sile che consentiva il trasporto di merci e il commercio con le città vicine. Nel XII secolo, il feudo di Casale passò sotto il controllo dei vescovi di Treviso che vi costruirono una rocca difensiva per proteggere il territorio. Nel corso dei secoli successivi, Casale sul Sile conobbe periodi di prosperità alternati a momenti di crisi, legati alle vicende politiche e militari del territorio veneto. Nel XIX secolo, con l’arrivo della ferrovia, il paese conobbe un nuovo sviluppo economico e sociale. Oggi, Casale sul Sile è conosciuto per la sua bellezza naturale, con il Parco Naturale del Sile che offre opportunità per escursioni e attività all’aria aperta. La presenza di ville storiche e monumenti testimoniano la sua ricca storia e il suo patrimonio culturale

Stemma

Lo stemma di Casale sul Sile è composto da uno scudo con all’interno il campanile rosso su uno sfondo giallo, che rappresenta la fortezza medievale del paese. Nella parte alta, è presente una corona di color argento, mentre in quella bassa due rami di alloro. Questo stemma riflette la storia e le caratteristiche della città di Casale sul Sile.

Risorse naturali

Casale sul Sile è ricco di risorse naturali, grazie alla sua posizione vicino al fiume Sile e al Parco Naturale del Sile. Le risorse naturali più significative del luogo sono:

 1. Fiume Sile: Il fiume Sile è uno dei principali corsi d’acqua della regione Veneto. Attraversando Casale sul Sile, offre opportunità per attività come escursioni in kayak, canoa e birdwatching lungo le sue rive.

2. Parco Naturale del Sile: Questo parco naturale è uno dei più grandi d’Europa e offre una grande varietà di ecosistemi, tra cui boschi, prati, paludi e canali. È ideale per escursioni a piedi, in bicicletta o in barca, consentendo ai visitatori di immergersi nella natura e osservare la flora e la fauna locali.

3. Boschi e Riserve Naturali: nei dintorni di Casale sul Sile ci sono diversi boschi e riserve naturali che offrono ulteriori opportunità per escursioni e passeggiate nella natura. Questi habitat naturali sono importanti per la conservazione della biodiversità locale.

4. Aree Verdi Urbane: all’interno del paese, ci sono anche numerose aree verdi come parchi e giardini pubblici che offrono spazi aperti per rilassarsi, fare picnic e praticare attività all’aria aperta. Queste risorse naturali rendono Casale sul Sile un luogo ideale per gli amanti della natura e per coloro che desiderano godersi paesaggi suggestivi e attività all’aria aperta.

La Ciclovia del Sile

La ciclovia del Sile parte dalle risorgive e arriva a Treviso e da Treviso termina  a Jesolo. La ciclovia segue il fiume Sile attraverso paesaggi naturali. Lungo il percorso, i ciclisti possono godere di vedute sulle rive del fiume, tra boschi, prati e aree naturali protette. Passato il borgo di Casale sul Sile, il paesaggio si apre e la folta vegetazione lascia il posto ad ampi spazi naturali. A Portegrandi si inizia a sentire l’odore del mare, e infatti qui la ciclabile attraversa la Conca, lo storico ingresso della Laguna. La ciclovia è ben progettata e alla portata sia di famiglie che di persone più esperte. Lungo la ciclovia del Sile ci sono diversi immobili, come antichi mulini ad acqua, ville storiche e piccoli borghi ed è consigliata anche per altre attività come passeggiate, jogging ecc…

La ciclovia del Sile è dentro una rete più diffusa di percorsi che comprendono tutta la regione del Veneto. Questo consente, a ciclisti e non, di scoprire diverse nuove aree lungo il fiume Sile.

Servizi Ricettivi e Ristorativi

Ecco alcuni servizi ricettivi e ristoranti a Casale sul Sile e dintorni:

· Agriturismo La Barena: immerso nella natura, questo agriturismo offre camere confortevoli e cucina casalinga con ingredienti locali.

· Trattoria Al Sile: una trattoria accogliente che serve piatti della cucina regionale veneta e vini locali.

· Locanda Al Borgo: un’accogliente locanda con camere eleganti e un ristorante raffinato che propone piatti della cucina italiana e veneta.

· Al porticciolo 5: uno dei ristoranti di pesce più gettonati della zona, situato in una posizione suggestiva in riva al Sile

Servizi di Intrattenimento

A Casale sul Sile si possono trovare diversi servizi di intrattenimento per trascorrere il tempo libero:

· Parco Fluviale del Sile passeggiata rilassante lungo il fiume Sile, immerso nella natura. Il parco offre sentieri panoramici, aree picnic e possibilità di fare escursioni in bicicletta.

· Centro Culturale Villa Bembo Caliari: Questa villa storica ospita, oltre alla biblioteca comunale, eventi culturali, mostre d’arte, presentazione di libri, laboratori didattici.

· Attività sportive: varie attività sportive come canoa, kayak, pesca e ciclismo lungo le piste ciclabili della zona.

· Visita ai borghi circostanti: la posizione strategica di Casale sul Sile permette di  visitare i borghi medievali circostanti, come Treviso, Conegliano e Asolo, ricchi di storia, arte e cultura.

· Ristoranti e bar: nei ristoranti e bar del centro città, si possono gustare piatti tradizionali veneti e sorseggiare un buon bicchiere di vino della regione. 

Cucina

La cucina e l’enogastronomia tipica di Casale sul Sile, riflettono le tradizioni culinarie venete con influenze locali. Si possono trovare piatti a base di pesce fresco del fiume Sile, come risotti con anguille o sarde, oltre a piatti di carne come il coniglio in umido o la polenta con sugo di selvaggina. Per quanto riguarda i vini, la zona è rinomata per il Prosecco e altri vini bianchi e rossi della regione Veneto

Eventi

A Casale sul Sile possono essere organizzati diversi eventi durante l’anno. Ecco alcuni esempi di eventi che potrebbero svolgersi nella zona:

· Festival della Musica: vengono organizzati concerti all’aperto o spettacoli musicali presso il Parco delle Grandi Pioppe. Il festival più famoso si chiama Restival (Restera + Festival)

· Mercatini: si tratta di mercatini di prodotti locali, artigianato e gastronomia lungo le vie del centro.

· Feste tradizionali: feste patronali o eventi legati alle tradizioni locali, come sagre di cibo tipico o celebrazioni religiose. Le sagre più importanti sono “l’Ottava di Pasqua” e “La sagra dei peri” in zona Conscio

· Eventi sportivi: tornei di calcio, gare di canoa o altri eventi sportivi nella zona del Parco Fluviale del Sile.

Quarto d’Altino

Quarto d’Altino si sviluppa lungo il corso del Sile e si estende verso la laguna di Venezia per una superficie di circa 28 kmq, conta circa 8000 abitanti. Comprende tre frazioni e altrettante località: Portegrandi, Altino, Le Crete, San Michele Vecchio, Trepalade e Le Trezze, ognuna con la sua storia e le proprie caratteristiche. Confina con i Comuni di Venezia, Marcon, Musile di Piave, Roncade e Casale sul Sile.

Casale sul Sile e Quarto d'Altino

Storia

Nel 1400 circa nacque un villaggio di agricoltori nell’area marginale della Laguna, in prossimità del sito altinate. Venne chiamato San Michele del Quarto, dalla chiesa che era stata edificata lì vicino, e dalla distanza in miglia romane dall’antica città di Altinum, da cui prende il nome (4 miglia romane, cioè circa 6 km). Con la caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, vennero istituiti i Comuni di San Michele del Quarto e Trepalade.

Nel 1852 iniziarono i lavori, poi interrotti, per la costruzione della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo. I lavori terminarono nel 1905. Il campanile fu costruito solo successivamente e fu inaugurato nel 1956. Solo dopo le guerre mondiali, nel 1946, il paese cambiò nome in “Quarto d’Altino”. Il paese non ha vissuto azioni militari particolarmente determinanti, ma le vicende della guerra hanno dato una testimonianza di impegno morale e civile, ricordata nelle lapidi erette alla memoria dei caduti.    

Stemma

Lo stemma del Comune di Quarto d’Altino presenta alcuni tratti che rappresentano l’identità storica ed esistenziale della città. E’ suddiviso diagonalmente in due parti da una strada acciottolata al naturale, probabilmente la via Annia. Nella prima parte, su sfondo rosso, campeggia un pastorale d’argento. Nella seconda parte, su sfondo azzurro, un fabbricato che presenta una ciminiera fumante. Al centro dello stemma c’è un’iscrizione in argento che riporta il nome del paese: Comune di Quarto d’Altino.             

Risorse naturali

Le principali risorse naturali di Quarto d’Altino sono l’Oasi Naturale di Trepalade, il Bosco delle Crete, la ciclovia “Il Girasile” che collega Treviso a Jesolo Lido lungo l’alzaia del fiume Sile, la Conca di Portegrandi.

Conca di Portegrandi: La conca di Portegrandi è una vera e propria porta della laguna di Venezia. In essa vi transitano i traffici fluviali incanalati lungo il Sile: l’iscrizione del 1723, fissata su un muro della piazzetta, riporta l’entità dei pedaggi che dovevano essere pagati dalle imbarcazioni in transito. Il canale Siloncello permette di raggiungere Altino, antica città romana, dove si trovano il Museo Nazionale Archeologico e le aree di scavo con i resti dei lastricati delle strade e dei mosaici appartenenti alle domus signorili. Superata Portegrandi, le anse del fiume Sile solcano un territorio ricco di meraviglie architettoniche, culturali e naturalistiche: mulini e ville venete, castelli e zone paludose.

Il 29 agosto di solito si apre al pubblico la Conca di Portegrandi con il tanto atteso evento “Live in Conca” dove si mangia, si beve e si assiste a vari concerti dal vivo.

Casale sul Sile e Quarto d'Altino

  

Risorse Culturali

A Quarto d’Altino si possono visitare:

· Museo e area archeologica di Altino: il museo ospita reperti archeologici che risalgono all’epoca romana, quando Altino era una fiorente città portuale. Si possono ammirare oggetti antichi, come monete, ceramiche e manufatti, che raccontano la vita quotidiana degli abitanti di Altino oltre duemila anni fa. La zona archeologica circostante offre l’opportunità di esplorare gli antichi resti della città romana, tra cui mura, fondamenta di edifici e strade. È come fare un viaggio nel passato, camminando sulle stesse strade che i Romani percorrevano un tempo.

· Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo: caratterizzata da una semplice ma imponente architettura in stile neoclassico, la chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo. All’interno, si possono ammirare affreschi e opere d’arte sacra, mentre l’atmosfera tranquilla e spirituale rende la visita un’esperienza suggestiva per i visitatori. Alla sommità del campanile svetta la statua del patrono, San Michele.

   

Servizi Ricettivi e Ristorativi

Quarto d’Altino vanta un ottimo ristorante di piatti tipici territoriali: Odino. Nato verso l’inizio del’900, ospita anche eventi di vario genere. Il ristorante è annesso alla omonima struttura ricettiva presente.

Cucina ed Enogastronomia

La cucina e l’enogastronomia di Quarto d’Altino sono ricche e variegate, offrendo deliziosi piatti tradizionali e prelibatezze locali. Ecco alcuni elementi caratteristici:

· Risotto al nero di seppia: Un piatto tipico della zona, preparato con riso e nero di seppia, che conferisce al piatto il suo caratteristico colore scuro e un sapore unico.

· Sarde in saor: Sarde marinate in una salsa dolce e agrodolce a base di cipolle, uvetta e pinoli. È un antipasto tradizionale della cucina veneziana, spesso servito come cicchetto.

· Polenta e baccalà mantecato: La polenta è un alimento tipico nella cucina veneta e viene spesso accompagnata da baccalà mantecato, ovvero baccalà stufato e poi amalgamato con olio d’oliva fino a ottenere una consistenza cremosa.

Casale sul Sile e Quarto d'Altino

    

Servizi di intrattenimento

Quarto d’Altino offre una varietà di servizi di intrattenimento per i residenti e i visitatori, ad esempio:

· Biblioteca: la biblioteca locale offre una vasta selezione di libri, riviste, DVD e altri materiali, oltre a    organizzare eventi culturali, letture e laboratori per tutte le età.

· Centro culturale: ospita spettacoli teatrali, concerti, mostre d’arte, conferenze e altre manifestazioni culturali.

· Parchi e aree ricreative: Quarto d’Altino offre parchi pubblici, aree picnic, campi sportivi e percorsi naturalistici per attività all’aperto e momenti di svago.

· Eventi locali: durante tutto l’anno, vengono organizzati eventi locali come festival, sagre, mercatini, concerti all’aperto e manifestazioni culturali che offrono opportunità di divertimento e socializzazione.

· Sport e attività ricreative: molte e varie sono le strutture sportive come campi da tennis, piscine, palestre e centri sportivi che offrono una varietà di attività ricreative per tutte le età.

         

L’articolo è stato presentato anche durante l’evento TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio 

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Il territorio dell’Alto Sile

VI PRESENTO IL TERRITORIO DELL’ALTO SILE di Martina Corrent, Nicole Didonè, Miriam Lamon, Aurora Manera, Alberto Pilo – Classe terza A, indirizzo “Turismo” ITT MAZZOTTI TREVISO per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Questo approfondimento, riguardante la zona dell’alto Sile della pianura Padano Veneta, ha come scopo la promozione del territorio e delle sue numerose, ma ancora poco conosciute, risorse naturali e culturali oltre ai suoi servizi ristorativi e ricettivi.

Con questa breve presentazione vogliamo far conoscere ai lettori le tradizioni, la storia, la cultura, gli eventi, la cucina e le attività da svolgere nei luoghi che ci hanno visto crescere e che noi abbiamo visto crescere in ambito turistico e culturale.

Le località da noi approfondite sono state scelte per il legame che abbiamo con esse e con la speranza che possano essere valorizzate nel migliore dei modi.

Sempre più numerose forme di turismo si stanno sviluppando in epoca moderna e altrettante, come il turismo fluviale che proporremo, stanno aumentando la loro popolarità.

A nostro favore è la recente legge regionale sul turismo fluviale del 13 marzo 2024 che propone varie disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione del turismo fluviale e il sostegno delle comunità rivierasche.

Questo provvedimento si propone di sviluppare un turismo fluviale che si basi sulla stretta interrelazione tra fiume e territori circostanti, integrando varie componenti come il patrimonio, il paesaggio e il tempo libero.

Territorio, Storia ed Eventi

Il territorio dell’alto Sile è segnato da curiose origini storiche, avvenimenti passati e tradizioni che si ricordano tutt’oggi.

Nella parte più settentrionale della zona considerata, incontriamo Cavasagra, una piccola frazione di Vedelago, che nasconde una storia importante.

Fino agli inizi del Novecento il suo territorio era occupato da palude e vari ritrovamenti archeologici quali strumenti in selce, frecce e reperti di civiltà esistenti fanno pensare ad un insediamento palafitticolo, lungo le vicine sorgenti del Sile, risalente al neolitico.

Gli eventi più celebri del paese sono la sagra paesana dedicata alla Madonna del Rosario, a novembre. Di interesse era la tradizionale festa dei Pomi ingranài (Melograni) la prima domenica di ottobre, appuntamento oggi dimenticato.  Dagli anni settanta si svolge invece nella borgata di Carpenedo la “Festa della Birra”. A Cavasagra, presso le Barchesse di villa Corner, risiede l’associazione culturale Veneto Jazz, promotrice di rassegne jazzistiche in tutto il Veneto.

Territorio dell'Alto Sile

Spostandosi poco più a sud si incontra la terra dell’asparago I.G.P, Badoere, abitato sviluppatosi in tempi recenti intorno alla tenuta del Badoer nella quale si svolgeva già da tempo un importante mercato settimanale che si continua a svolgere la prima domenica del mese: il mercatino dei Trovarobe.

Il paese oggi è conosciuto, oltre che per il mercatino settimanale, per la “mostra dell’asparago di Badoere IGP”, quest’anno giunta alla 57^ edizione, che si svolge tra fine aprile e inizio maggio. Celebra il processo di coltivazione di questo ortaggio e le tipiche ricette tradizionali con esso realizzate, da provare negli stand gastronomici presenti in paese.

Territorio dell'Alto Sile

Altrettanto conosciuti sono i mercatini dell’artigianato e della creatività nella celebre rotonda, e quelli di Natale.

Meritevole di presentazione è sicuramente la località di Trebaseleghe, abitata fin dal periodo romano grazie all’abbondanza di risorse idriche presenti, ma citata per la prima volta solo nel 1152 in una bolla papale che la confermava tra i domini del vescovo di Treviso.

La posizione strategica la portò ad essere coinvolta nelle varie guerre che insanguinarono il Trevigiano sino all’arrivo della Serenissima.

Il paese è rinomato per la “Fiera dei mussi” celebrata annualmente dal 7 settembre 1185, manifestazione nata per scopi commerciali e religiosi, collegati alla festa patronale dell’8 settembre; un altro pensiero è che possa essere legata al passaggio di S. Ambrogio che si recò a Milano, per il concilio di Aquileia del 381, percorrendo un’antica via per evitare le strade romane in disfacimento.

Del territorio dell’alto Sile fanno, inoltre, parte i territori di Scorzè, parte dell’antico regno dei Longobardi e in seguito del Sacro Romano Impero, al confine tra Padova e Treviso.

Il paese è oggi conosciuto per la sagra di San Benedetto Abate, da cui prende il nome la famosa azienda di acqua minerale che ha sede proprio in questa località, per la festa dello sport e per il “rally città di Scorzè”, corsa automobilistica.

Altra località, meno conosciuta, è Santa Cristina di Quinto di Treviso, unica frazione del comune di Quinto di Treviso, che ospita la riserva naturalistica “Oasi di Cervara”, la sagra paesana di Santa Cristina in luglio e la recente festa dello sport.

Risorse Culturali e Naturali

Il territorio Trevigiano dell’alto Sile è ricco di risorse naturali e culturali da conoscere: ne citiamo alcune.

A Santa Cristina di Quinto di Treviso è presente l’Oasi Naturalistica del Mulino Cervara, una riserva naturale, in un terreno paludoso del fiume Sile, che ospita animali allo stato selvatico, osservabili dai visitatori che desiderano un contatto con la natura.

Il mulino che si trova all’interno dell’oasi fu avviato nel 1325, in seguito distrutto e poi adibito a magazzino e stalla , ed è oggi visitabile grazie a sponsor privati .

La Treviso Ostiglia, un’ex ferrovia realizzata tra 1921 e 1941 lunga 116 km, collegava la città di Ostiglia (in provincia di Mantova) a Treviso.

L’infrastruttura, danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, è oggi una pista ciclabile di circa 70 km, che collega Treviso a Montegalda (Vicenza), passando per borghi, oasi naturalistiche e servizi dedicati al cicloturista. E’ tra le maggiori arterie del cicloturismo Veneto e consente la diramazione verso altre importanti piste venete.      

Risorse culturali di altrettanta importanza sono l’antica piazza di Badoere, barchessa della villa dei Badoer distrutta nel 1920 dai contadini delle Leghe Bianche, che ospita, oggi come in passato, il mercatino e Villa Corner della Regina a Vedelago. La struttura, di impronta palladiana circondata da un giardino ricco di statue, fu sede del comando dell’ottava armata italiana durante la Prima guerra mondiale.

Non lontano si trovano le sorgenti del Sile, in cui da pochi anni è stato istituito il parco regionale del Sile per proteggere e valorizzare i 96 km di corso d’acqua; la zona, occupata da paludi, è visitabile tutto l’anno.

Nonostante la poca segnaletica si può giungere ai “Fontanassi”, cioè l’area della pianura veneta dove l’acqua fuoriesce spontaneamente dal terreno in polle.

Territorio dell'Alto Sile

Tradizioni e Curiosità

La tradizione culinaria dell’alto Sile evidenzia la coltivazione dell’Asparago di Badoere, promosso dalla “mostra provinciale dell’Asparago” fin dal 1968.  La sua coltivazione è radicata nella cultura locale, con tecniche tramandate di generazione in generazione a cui si aggiungono processi produttivi che hanno contribuito alla fama dell’asparago di Badoere.                                                                                                      

Questi ortaggi, apprezzati per il loro sapore e fragranza, sono protagonisti di varie ricette: lessati, grigliati e aggiunti a risotti o panini.                                                           

Tradizioni, curiosità e leggende riguardano il “mercatino trova robe” di Badoere, ogni prima domenica del mese accoglie 120 espositori che offrono oggetti d’antiquariato, cornici, quadri, mobili, strumenti da lavoro di epoche passate.

Una curiosità storica che segna il territorio è la “rivolta di Cavasagra” nel 1907, data in cui villa Persico, (ora Frova), al suono di una campana, venne assalita da contadini infuriati per l’aumento del canone di locazione. Distrussero le statue del giardino, devastarono le serre e incendiarono la scuderia e il fienile; i sospetti indicavano i socialisti di Castelfranco Veneto come colpevoli ma l’ipotesi risultò infondata. I colpevoli dell’accaduto sono tuttora anonimi.  

Servizi Ricettivi e Ristorativi

Le strutture ricettive e ristorative più accoglienti e suggestive dell’alto Sile sono situate nelle zone di Badoere, Trebaseleghe e Quinto di Treviso; proponiamo con questo approfondimento la nostra personale classifica dei tre servizi di accoglienza e tre migliori posti in cui mangiare.

· Hotel Antico Mulino, Scorzè. Offre un immersivo soggiorno in una residenza d’epoca a tre stelle, oltre ai classici servizi di buffet, parcheggio gratuito, wifi. Permette uno stretto contatto con natura circostante, cucina e cultura locale nell’adiacente Ristorante.

· Relais la Rotonda b&b, Badoere. Affittacamere a 100 m dalla nota barchessa, offre ospitalità e accoglienza oltre alla possibilità di raggiungere facilmente le zone da noi approfondite.

· Ca’ del Sile b&b, Morgano. Affittacamere a 100 m dalla nota barchessa, offre ospitalità e accoglienza oltre alla possibilità di raggiungere facilmente le zone da noi approfondite.

· Ristorante Cantina Mediterraneo, Badoere. Locale in centro paese che offre calore, accoglienza e prodotti tipici locali e contadini.

· Baracca Storica Hostaria, Trebaseleghe. Propone piatti veneti in un locale raffinato e adatto ad ogni occasione.

· Agriturismo Al Sile, Quinto di Treviso. Atmosfera familiare accompagnata da piatti tradizionali e caserecci con vista sul fiume Sile.

Potete trovare Vi prestno il territorio dell’ Alto Sile  nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

L’articolo è stato presentato anche durante l’evento TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio 

                                                                

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Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili?

Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili?di Benedetta Strippoli (VB  ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Il turismo sostenibile è un tema sempre più rilevante per chi ama viaggiare e vuole contribuire alla tutela dell’ambiente e al benessere della comunità. Ma cosa significa esattamente “turismo sostenibile”? Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo (OMT), il turismo sostenibile è una forma di turismo che “protegge e migliora le opportunità future, soddisfacendo al contempo le esigenze dei viaggiatori e delle comunità ospitanti”. Le sue caratteristiche principali includono la protezione delle risorse ambientali per preservare l’ambiente naturale e culturale della destinazione turistica. In secondo luogo, il turismo responsabile consente alle comunità locali di beneficiare delle attività turistiche in termini di reddito e qualità della vita. Inoltre, il turismo sostenibile mira a fornire ai viaggiatori esperienze autentiche e significative.

Viaggiare è un’esperienza meravigliosa, ma con attenzione e consapevolezza. Gli italiani ne sono consapevoli durante il loro soggiorno, indipendentemente dalla destinazione, dal gruppo di riferimento o dallo scopo del soggiorno. Agli studenti, del campione intervistato, provenienti dalla Calabria e dal Veneto è stato chiesto di rispondere a questa domanda attraverso un questionario. Degli intervistati, oltre il 77% vive nel Nord Italia, quasi il 57% in paesi e il 19% in piccole città. Potete scaricare i risultati del questionario QUI

Il passo successivo è stato quello di verificare l’atteggiamento delle persone nei confronti dei visitatori del loro luogo di residenza.    

Quando partecipiamo a esperienze turistiche che dovrebbero esporci alla cultura e alle tradizioni locali, dobbiamo chiederci quanto sia autentica l’esperienza. Stiamo effettivamente contribuendo alla conservazione del patrimonio culturale o stiamo solo partecipando alla commercializzazione di tradizioni autentiche? Le ricerche dimostrano che i giovani preferiscono recarsi in zone conosciute durante i viaggi con la famiglia e soggiornare in strutture ricettive della zona. Secondo i dati raccolti, la struttura preferita è quella alberghiera, sia per i servizi offerti che per il comfort. Per le altre strutture sono emersi altri tipi di motivazioni, come l’indipendenza, il budget e lo scopo del viaggio.

Il sondaggio ha inoltre chiesto agli intervistati di immaginarsi come organizzatori di un viaggio, creando un pacchetto di viaggio per un piccolo gruppo di persone.

Tipi di itinerari proposti

L’itinerario che è risultato più comunemente suggerito, è quello di visitare una città storica e di soggiornare in un hotel che permetta di godere delle attrazioni locali pur mantenendo le proprie comodità.

Turismo e sostenibilità

Un fattore sconosciuto, prima del sondaggio, era il rapporto tra turismo e territorio o, meglio, l’importanza secondo i ragazzi delle relazioni che si possono instaurare tra viaggiatori e filiera locale oppure tra turista e residenti del luogo. Questi rapporti sono risultati fondamentali per far sì che il viaggio sia indimenticabile.

I giovani hanno rivelato che è importante valorizzare la cultura e le tradizioni locali, facendo conoscere ai turisti la storia del luogo, in modo che i turisti tornino arricchiti dal viaggio a livello culturale e non solo con dei souvenir. Come già accennato, le “relazioni” che i locali instaurano con i turisti, e viceversa, sono particolarmente rilevanti, lo si evince dalle risposte affermative rispetto alle seguenti affermazioni: “Il turismo aiuta lo sviluppo e la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali” e “Fondamentale è far conoscere ai turisti la storia e il folklore locale per farla apprezzare”.

Ogni luogo ha una storia unica, fatta di eventi, tradizioni e cambiamenti nel corso dei secoli, conoscere ciò ci aiuta a interpretare meglio le abitudini, le usanze e le relazioni sociali della popolazione locale. Conoscere la storia di una meta ci rende più consapevoli dell’importanza di preservare il patrimonio culturale, di conseguenza, ciò porta a essere turisti sostenibili e responsabili.

Turismo esperienziale

Nel tempo, il fronte si è ampliato e sono emerse nuove tipologie di turismo. Un esempio è il turismo esperienziale, una forma di viaggio che si concentra sulle esperienze personali, sull’interazione con le persone e sulla condivisione di momenti unici e memorabili.       

In questa prospettiva, la destinazione turistica diventa secondaria e l’individuo è il protagonista. Le attività espongono il viaggiatore alla storia, alla cultura, alla gente e alle tradizioni locali e hanno un forte impatto personale, sociale ed emotivo.

Questo tipo di turismo comprende la partecipazione a corsi di cucina locale e degustazioni di cibi tradizionali, escursioni in aree naturali, safari, ecc. La maggior parte dei giovani associa questo tipo di turismo al “vivere il territorio” e non al “fare nuove esperienze”.

Tornando al tema della sostenibilità, è stato chiesto ai viaggiatori “cosa li spinge a fare turismo sostenibile”. La maggior parte delle risposte riguarda il miglioramento dell’ambiente, infatti la parola chiave più utilizzata è “ambiente”. Anche “non so” e “non applicabile” rappresentano una percentuale significativa di risposte. Sebbene questa domanda si concentri sul “perché”, vogliamo anche capire alcune idee di base sulla sostenibilità. Come nel caso del turismo esperienziale, se non si comprendono appieno le diverse sfumature del turismo, si può creare confusione e non è possibile segmentare o indirizzare le offerte.

E ora la domanda che si è rivelata essere la più critica del sondaggio: “Cosa si considera un cittadino temporaneo?” La maggior parte delle risposte si è concentrata sulla variabile del tempo.

Tenendo in considerazione la variabile tempo, il cittadino temporaneo è stato considerato come “cittadini italiani o stranieri che, essendo dimoranti nel comune da non meno di quattro mesi, non si trovano ancora in condizione di stabilirvi la residenza per qualsiasi motivo.”  

Il passo successivo dell’indagine è stato quello di coinvolgere altre zone del Sud Italia e confrontare le diverse risposte. Anche in questo caso, la maggior parte dei ragazzi vive in paesi e non in piccole città.

Le prime differenze diventano evidenti quando si chiede ai ragazzi di scegliere l’alloggio. Questa volta non c’è una totale polarizzazione verso gli alberghi, ma c’è un pari numero di agriturismi e bed and breakfast, che vengono scelti per il relax e il contatto con la natura. Punti simili sono stati riscontrati nel confronto delle risposte alla domanda sul ruolo del turismo nello sviluppo e nella valorizzazione della cultura locale.

Turismo e sostenibilità

                                                                                                                     Le domande che prevedono risposte più aperte, come “Che cos’è il turismo esperienziale?”, “Che cos’è una forma temporanea di cittadinanza?” e “Che cosa motiva i viaggiatori al turismo sostenibile?”, hanno ricevuto risposte chiare che, nella maggior parte dei casi, comprendono le stesse risposte delle domande presentate in precedenza.

A questo punto sarebbe opportuno accertarsi autonomamente se si è un viaggiatore sostenibile ponendosi tre domande principali:

· a chi appartiene la struttura in cui si alloggia? Se appartiene a una multinazionale, è probabile che i suoi ricavi vengano portati altrove, mentre se appartiene a un imprenditore locale, è probabile che tragga vantaggio direttamente dall’ospitare i turisti sul proprio territorio.                                                                                                                                                                                

· dove consumare i pasti? Si mangerà in una catena di ristoranti internazionali o cibo autentico e tradizionale in un ristorante locale. 

· si è a conoscenza della cultura locale? Grazie a guide selezionate localmente, potrete entrare in contatto con la popolazione locale.

Potete trovare Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili? nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

L’articolo è stato presentato anche durante l’evento TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio 

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Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024

Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 di Chiara Ceccon (docente di discipline turistiche aziendali ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Il progetto di ricerca e formazione avviato da Aida Marketing e Formazione, Progetto Re-Cycle e Paesi e Poesie, in collaborazione con alcune scuole venete e calabresi e due comuni, Zero Branco (TV) in Veneto e Caulonia (RC) in Calabria, ha portato all’analisi dei dati dei questionari raccolti. I questionari hanno posto, agli studenti delle sei scuole coinvolte, alcune domande relative al loro rapporto con il territorio e a come vivono il turismo sostenibile.

Da una prima analisi emerge che gli studenti delle scuole secondarie superiori di secondo grado, in particolare del triennio, desiderano fare esperienza attraverso la conoscenza del territorio, immergendosi nella natura e tenendo d’occhio i loro budget.

I ragazzi di questa generazione hanno bisogno di svagarsi per contrastare la noia, l’impegno scolastico e sportivo, organizzando per sé e per gli amici viaggi per conoscere meglio sia la zona in cui vivono sia le strutture ricettive, quali agriturismi e alberghi, B&B e campeggi perché offrono numerosi servizi di accoglienza. I servizi di accoglienza sono risultati un elemento fondamentale per tutti gli studenti.

La maggior parte degli studenti è d’accordo nel far apprezzare ai potenziali turisti la storia e il folklore del territorio, rispettando l’ambiente.

Il rapporto tra turismo e territorio dipende molto da come i ragazzi sono stati abituati dai loro genitori e dalla loro cultura di base. Infatti, si nota la differenza tra coloro che hanno viaggiato fin da bambini, rispetto a coloro i cui genitori non hanno avuto le possibilità economiche e materiali e non si sono potuti permettere di affrontare viaggi di qualsiasi genere.

Ci sono ragazzi che hanno già fatto esperienza in varie strutture, mentre altri non sono mai stati in hotel a tre o quattro stelle e probabilmente non ci sono nemmeno mai entrati, tranne, forse, per la frequenza degli stage di alternanza, i cosiddetti percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento.

PCTO 2024

I percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO 2024)

A questo proposito, quest’anno nel nostro Istituto Martini di Castelfranco Veneto, le classi terze del corso Turismo sono state invitate a visitare una cantina vitivinicola nelle colline del Prosecco per capire cosa significa fare turismo esperienziale ed enogastronomico. Hanno inoltre visitato un hotel quattro stelle a Venezia per apprendere i vari servizi e il confort che viene proposto soprattutto ai turisti stranieri.

Queste visite aziendali rientrano in una Unità didattica di apprendimento in cui gli alunni hanno realizzato un piccolo catalogo per illustrare alcune escursioni in questi due luoghi tanto amati.

In entrambe le esperienze i ragazzi sono rimasti entusiasti e la maggior parte ha precisato che l’esperienza diretta li ha coinvolti e che la rifarebbero; altresì, hanno appreso quanto possa essere difficile gestire strutture di accoglienza sia di tipo ricettivo che ristorativo.

Sostenibilità e accoglienza

Con i PCTO gli studenti hanno avuto modo di avere un primo approccio “dal vero” di quanto messo in atto da Regione Veneto e strutture ricettive

Per esempio, nel caso UNESCO ed enoturismo, la Regione Veneto e la Presidente dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Marina Montedoro, ha ribadito “il pieno rispetto del Patrimonio che siamo chiamati a tutelare e portare nel mondo come bandiera veneta di bellezza e sostenibilità. In questa direzione vanno tutte le azioni di valorizzazione del territorio che si stanno attuando come Associazione: dallo sviluppo di percorsi a piedi, a cavallo e in bici alla creazione di hub logistici per ridurre la pressione del trasporto pesante”.

PCTO 2024

Per quanto riguarda l’esperienza negli hotel veneziani, gli ospiti sono invogliati alla piacevolezza del confort e del relax, attraverso l’accoglienza in tutte le sue espressioni. Gli addetti alla reception e gli head concierge sono a disposizione 24 ore su 24 in varie strutture proponendo servizi di vario genere e gli studenti hanno percepito questo valore aggiunto che contraddistingue la nostra cultura italiana.

Potete trovare Turismo esperienziale, sostenibile e PCTO 2024 nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

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La percezione critica dei giovani come strada di sostenibilità futura

La percezione critica dei giovani come strada di sostenibilità futura di Lucia Ammendolia per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

In questa edizione del Quaderno abbiamo inteso riprendere il progetto Turismo 20.0 (20 come le regioni italiane) accendendo un faro sul mondo della scuola, un vero e proprio spaccato che ci aiuta ad avere un quadro più completo ed ampio relativo alla percezione dell’argomento turismo, offrendo una panoramica autentica della dimensione scolastica.  Il nostro intento è stato soprattutto quello di incoraggiare nei giovani un punto di vista critico riguardo alla concezione del turismo, per stimolare il pensiero. 

Per la rapida evoluzione con cui il turismo si intreccia sempre più con la sostenibilità dell’ambiente naturale, sociale ed economica è essenziale ascoltare e supportare coloro che erediteranno le situazioni che noi adulti stiamo già lasciando.

Il turismo sostenibile rappresenta una sfida importantissima. Esso, infatti, non è una mera tipologia di turismo ma un giusto approccio che società ed operatori dovrebbero mantenere costante. Serve, quindi, al mantenimento e all’utilizzo di patrimoni materiali ed immateriali che, nel corso del tempo, dovranno essere messi in condizione di mantenere le qualità e le caratteristiche che consentiranno anche alle generazioni future di fruirne in maniera piena. Specialmente se si tratta di beni che una volta eliminati non saranno più riproducibili, come il suolo. Come la flora e quindi la fauna di un qualsiasi contesto naturalistico. Ma il pensiero ecologico si estende ben oltre la semplice preservazione della natura. Esso inizia dalla relazione umana.

La sostenibilità non si costruisce soltanto attraverso delle pratiche ambientali ma anche sociali. Tramite il coinvolgimento delle persone ai processi trasformativi. In questo caso abbiamo interessato le scolaresche non solo dal punto di vista della ricerca ma anche attraverso una forma di compartecipazione. Sono stati presi in considerazione le idee e lo spirito critico degli studenti, soprattutto come futuri operatori turistici.

D’altra parte, l’approccio educativo, negli istituti tecnici per il turismo, inizia con l’insegnamento della mappatura del territorio, di cui si sottolineano gli aspetti positivi e negativi. L’obiettivo è importante: permettere agli studenti di studiare in maniera completa una località, anche e soprattutto con le sue criticità, per poter poi avere un’idea completa di quello che andranno a promuovere come “prodotto turistico”.

L’attenzione dovrebbe essere alta, il trend ci dice che le persone, i turisti, compiono scelte sempre più orientate al “locale” e questa parola si coniuga maggiormente pensando ad uno stile di vita sano e realmente sostenibile, vale a dire “bio-logico”.

La sostenibilità non dovrebbe essere un semplice termine – con il quale ormai si etichetta di tutto e purtroppo anche di più – ma una pratica olistica, una visione globale di società.

La percezione critica dei giovani

Il turismo sostenibile è un argomento quanto mai attuale che non può assolutamente scindere da quello che Andrea Zanzotto definiva “processo scorsoio”. I cittadini e i viaggiatori sono sempre più esigenti e capiscono perfettamente i problemi e le realtà territoriali.

Un operatore responsabile starà attento affinché non solo siano rispettate le normative di base ma sicuramente visionerà con cura i marchi di certificazione bio ed ecologici, rispondenti a strutture e filiere territoriali.

La percezione critica dei giovani

Mi auguro che i giovani riescano ad essere sempre obiettivi nella conoscenza e nella valutazione dei territori e che portino avanti l’idea di scoperta e valorizzazione di luoghi di prossimità – sicuramente meno noti ma pur sempre belli e degni di interesse- per favorire l’applicazione di una pratica “redistributiva” delle risorse turistiche che allenti quella contraria, cioè quella di massa, mettendo in pratica princìpi di responsabilità turistica.

Potete trovare La percezione critica dei giovani come strada di sostenibilità futura nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

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LA STAGIONE BALNEARE 2023

LA STAGIONE BALNEARE 2023 NEL LITORALE DI CAVALLINO TREPORTI

La stagione balneare 2023 nel litorale di Cavallino Treporti” di Tiziano Simonato è il quarto articolo del Q17 “Scuola, professioni e trend del turismo” da ottobre scaricabile qui

Si è conclusa la stagione balneare e anche quest’anno si conferma la tendenza positiva già registrata nel 2022. Arrivi e presenze, nel comparto del turismo all’aria aperta, si attestano ai livelli pre-Covid. Un buon segnale per la ripresa delle vacanze e dei viaggi in generale, nonostante la congiuntura economica non favorevole.

Il Litorale del Cavallino è particolarmente frequentato per tutto il periodo della stagione estiva da turisti provenienti da Germania, Austria e Svizzera. Gli arrivi iniziano già a maggio con le vacanze di Pentecoste che in alcuni Länder Tedeschi sono di due settimane e in altri, come in Austria, di una. Il calendario delle vacanze scolastiche in Germania viene stabilito con anni di anticipo e con periodi diversificati fra i vari Länder. Con questa modalità siamo in grado di organizzare una promozione mirata, con la partecipazione alle fiere internazionali di settore, nell’area di provenienza dei turisti.

La vera forza di questa destinazione è la fidelizzazione del cliente. Ogni anno arrivano famiglie che frequentano il nostro villaggio da decenni e vengono in vacanza da tre generazioni: i nonni, con i figli e i nipoti. Prima di terminare la vacanza, chiedono già di prenotare per l’anno successivo senza nemmeno conoscere le tariffe, per avere la certezza di poter ritornare nella loro “seconda casa”.

Il Comune di Cavallino-Treporti ha persino istituito il “Premio Ambasciatore” con una cerimonia di riconoscimento alle famiglie di ospiti stranieri, segnalate dai villaggi turistici, che da decenni vi trascorrono le vacanze.

La stagione balneare 2023

Presenze straniere e italiane

Il mese di luglio è il periodo di ferie dei Danesi e poi verso la fine del mese arrivano anche gli Olandesi. Il primo giorno di agosto festeggiamo con un party tutti gli ospiti svizzeri presenti in villaggio. I Tedeschi dopo la Pentecoste ritornano anche per una seconda vacanza verso fine agosto e a inizio settembre. Le famiglie italiane preferiscono il mese di giugno, quando chiudono le scuole, e il periodo canonico delle ferie d’agosto, ma rappresentano una quota minoritaria delle presenze rispetto agli stranieri. Sono in continuo aumento anche gli ospiti provenienti dall’Est Europa. Per questi Paesi il litorale Adriatico è il primo “sbocco sul mare” dove trascorrere le vacanze e i nostri servizi, assieme alla tradizione enogastronomica della cucina italiana, sono la scelta prediletta dei turisti delle “economie emergenti”.  

La stagione balneare 2023

Tipologie di servizi

Il turista “open air”, soprattutto proveniente dal Nord e Centro Europa, predilige le destinazioni più attente alla sostenibilità ambientale e chiede servizi sempre più adeguati agli standard internazionali. I servizi sono erogati seguendo le indicazioni riportate nelle Guide Camping dell’ADAC (Automobile Club Tedesco) e ANWB (Touring Club Olandese). In entrambe il nostro villaggio figura fra le migliori strutture.  A esempio, uno dei servizi più richiesti dagli ospiti è potersi connettere con facilità alla rete wi-fi per lavorare da remoto. Chi arriva con l’auto elettrica e si aspetta di trovare colonnine di ricarica sempre più efficienti. Nel nostro villaggio ci sono quattro stazioni di ricarica di ultima generazione. Particolare attenzione viene dedicata anche alla raccolta differenziata dei rifiuti poiché la buona abitudine di chi la pratica sempre, non può venir meno durante le vacanze

Il personale

Per garantire questi servizi viene impiegato oltre un centinaio di lavoratori fra personale diretto e dell’indotto. Quest’anno le difficoltà nel reperire operatori qualificati e soprattutto disponibili per la stagione, sono state un vero problema. La causa principale è sicuramente dovuta a una sempre minor propensione dei giovani a lavorare nel turismo e nella ristorazione. Oltre alla scarsa attitudine verso queste mansioni, si è notevolmente ridotta anche la forza lavoro. Le famiglie sono composte in media da uno o al massimo due figli e hanno disponibilità economiche sufficienti da poterli mantenere senza un impiego anche dopo l’università in attesa di un “lavoro più interessante”.

Per attrarre nuova forza lavoro, servono attività formative specifiche e politiche attive rivolte ai giovani per incentivarli a lavorare in questo settore, favorendo il loro ingresso nel mondo del lavoro, rendendoli partecipi del valore etico, sociale ed economico che il turismo riversa nel territorio. In tal senso si stanno sempre più sviluppando i Centri di Formazione Professionale e gli ITS per orientare gli studenti nella scelta del percorso formativo nell’accoglienza turistica, nella ristorazione e nell’organizzazione di eventi culturali e sportivi, poiché la competitività di una destinazione si basa anche sulla preparazione del personale nel rendere il miglior servizio. Questo è sicuramente un elemento ancor premiante per l’offerta turistica delle Spiagge Venete rispetto ad altre località balneari. È quindi fondamentale investire nella formazione delle risorse umane, nella conservazione dell’ambiente, nel miglioramento delle strutture e dei servizi per rimanere, nel tempo, la meta ideale delle vacanze all’aria aperta. 

Il Q17 e ” La stagione balneare 2023 nel litorale di Cavallino Treporti” saranno disponibili da ottobre. Per gli altri numeri già disponibili dei Quaderni editi da il prato cliccare qui

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Il turismo va demonizzato o glorificato?

“Il turismo va demonizzato o glorificato?” di Lucia Ammendolia è il terzo articolo del nuovo Quaderno Q17 “Scuola, professioni e trend del turismo” da ottobre scaricabile qui

“L’organizzazione del lavoro richiede più motivazione che controllo, più creatività che burocrazia, più etica che astuzia, più estetica che pratica, più equilibrio vitale che overtime, multitasking e reperibilità”. Domenico De Masi

Aumento degli arrivi

Quest’anno abbiamo assistito a un forte aumento degli arrivi in Italia. Il primo settembre 2023 sono stati presentati a Venezia i dati dell’Osservatorio territoriale flussi turistici nazionali e internazionali. L’Italia è la quarta meta più popolare per i turisti europei, che investono il 12% della spesa totale nel Belpaese. Il maggior flusso di turisti stranieri in Italia proviene da Germania, Svizzera, Stati Uniti, Regno Unito e Olanda. Solo nel mese di luglio l’Italia ha superato Spagna e Gran Bretagna. (fonte immobiliare.it)

Diminuzione turismo interno

Il rovescio della medaglia è che, purtroppo, il turismo interno ha stentato a decollare. Eppure dovrebbe essere il “tesoretto” del comparto, perché al riparo da eventuali variabili che al giorno d’oggi facilmente colpiscono il turismo estero. Inoltre, questo tipo di turismo, predilige località nazionali anche poco battute. Questo si è potuto notare l’anno scorso, con un incremento di presenze in molte aree del Sud.

Giovani professionisti e lavoro

Molti sono gli italiani che nel 2023 non sono riusciti a fare una vacanza o hanno preferito mete più economiche. C’è l’inflazione, il caro prezzi avanza, i salari, rimasti bloccati, non offrono più una sicura base economica. Anche se c’è molta richiesta di lavoro, soprattutto nel comparto dei servizi di ristorazione e alloggio, tanti sono i giovani che da Nord a Sud non rispondono neanche alla richiesta. Molti pensano che siano i giovani italiani a non voler fare sacrifici, ma il fenomeno della “great resignation” (grandi dimissioni) nasce già da un paio d’ anni in America e si espande rapidamente anche in Europa, Tutto ciò sta a significare che forse le cose andrebbero comprese guardando a un modello gestionale diverso per la risoluzione del problema. Questa questione della mancanza di personale nel settore turistico non aiuterà sicuramente nel garantire una offerta di alto livello, come dovrebbe essere quella italiana. I giovani professionisti del settore sono le basi sulle quali costruire la nostra economia. Ben vengano anche nuove normative per tutelare le professioni turistiche, come il recente DDL sulla professione di guida turistica nazionale.

 Ci sarebbe bisogno però di paghe dignitose, corsi di formazione più performanti, snelli e alla portata di tutti. Così come dovrebbero essere le università. La cultura dovrebbe essere un faro importante per il nostro paese, anche come comparto. Molti lavori sono collegati alla cultura, lavori che andrebbero anche a favorire la messa in rete di azioni di protezione e valorizzazione di importanti siti naturalistici e storici. Eppure, si investe ancora poco in questo settore per noi così importante.

Aumento posti letto e cortocircuito

C’è chi pensa che sia una buona proposta l’offrire al turista ricchi ed improbabili itinerari, dopo i quali partirà più stanco di quando è arrivato. Chi invece sostiene che sia in base alla quantità dei posti letto, e alla grandezza delle strutture ricettive, la soluzione per avere più turismo. Oppure che per la promozione serva il rilancio di grandi eventi, che raccolgono in una giornata migliaia di persone,

Ci sono zone del Sud, in cui il turismo stenta a decollare. Si sente spesso parlare di implementazione della capacità ricettiva, per attrarre investitori stranieri, che avessero convenienza nel riempire alberghi e aerei. Il problema non sarebbe risolto, anzi, si creerebbe un cortocircuito importante. Il territorio non avrebbe la forza di sostenere questi meccanismi, dati i problemi atavici che lo attanagliano, come la mancanza di infrastrutture: strade, trasporti, servizi ospedalieri di prossimità, C’è poi l’eterno problema dell’acqua e dei rifiuti. Secondo l’Istat, riguardo il consumo di acqua pro capite, si stima che un turista consumi circa il doppio dell’acqua rispetto a un residente e che produca circa il 50% di rifiuti in più – In queste località sarebbe auspicabile promuovere quello che c’è, che già esiste. Si supera lo scoglio cercando di puntare alla gestione di flussi piccoli ma costanti durante l’anno. Puntando ancora di più sull’offerta globale a base territoriale. Anche gli eventi, se non ben armonizzati ed integrati in un piano di sviluppo e promozione, non avranno la giusta collocazione ed incisività all’interno di un piano per un futuro sviluppo.

Il turismo va demonizzato o  glorificato

La professionalità

Prima della promozione, bisognerà, possibilmente, curare e valorizzare bene il prodotto, che è il luogo, con tutte le sue complessità. La Visione unitaria di partnership pubblico-privata, insieme alla collaborazione tra strutture ricettive è determinante. Come ormai è decisivo per gli enti pubblici avvalersi di personale qualificato, come i destination manager, per promuovere l’offerta di un territorio.

Nel documento Onu Priorità per la ripresa del turismo, tra le linee guida, si legge:

1.Fornire liquidità e proteggere i posti di lavoro. 2. Recuperare la fiducia attraverso la sicurezza. 3. Collaborazione pubblico-privato per una riapertura efficiente. 4. Frontiere aperte con responsabilità – (*gestione flussi) – 5. Armonizzare e coordinare protocolli e procedure. 6. Posti di lavoro a valore aggiunto attraverso le nuove tecnologie. 7. Innovazione e sostenibilità come nuova normalità

Per conseguire questi risultati Onu e Unwto hanno ripresentato e valorizzato il ruolo delle DMOs (Destination Management Organizations) come «organismi di guida e coordinamento di una molteplicità di attori chiamati a creare le condizioni culturali, strategiche e organizzative favorevoli allo sviluppo turistico delle destinazioni”. La politica turistica ha bisogno di professionalità, a tutti i livelli.

Crescente interesse per la sostenibilità

Ormai è la qualità dell’offerta, su tutti i fronti, ad attrarre il turista. Per le grandi città c’è l’esigenza di ordine e pulizia, oltre che la richiesta di sistemi più tecnologici e sostenibili riguardo le strutture ricettive. La tendenza più forte è comunque quella che va alla ricerca delle emozioni, alla scoperta delle tradizioni, dei prodotti locali, delle destinazioni meno affollate, dei luoghi ancora incontaminati.

 Secondo Euromonitor international – nota società di consulenza inglese – il 73% dei travel executive ha riscontrato un crescente interesse per la sostenibilità da parte dei propri clienti. Anche il turismo basato sulla natura – tra cui l’avventura, l’ecoturismo, il sole e il mare – sta godendo di un crescente appetito da parte dei consumatori, per una previsione del 57% di tutti i pacchetti di viaggio nel mondo, in tutto il 2023. Questi pacchetti comprendono destinazioni e attività rurali, balneari e avventurose, poiché il fascino della natura e della natura selvaggia continua a crescere dopo la pandemia, come antidoto all’urbanizzazione e alle nuove pratiche di lavoro ibride.

Il turismo va demonizzato o  glorificato

Turismo e superpoteri

A volte si pontifica sul turismo che viene trattato come una entità con superpoteri: “Il turismo per il rilancio economico”. Diciamo piuttosto che bisogna riuscire a trovare il modo di attivare un circolo virtuoso tra il turismo e il sostegno alle attività locali per sostenere maggiormente l’economia e quindi produrre benessere sociale ed economico. La risorsa di un luogo sono i residenti, ed essi stessi devono essere insieme produttori e fruitori di ricchezza, che deve rimanere sul territorio.

Prendiamo l’esempio di una città come Venezia. Il numero di posti letto per turisti equivale quasi al numero dei residenti, Secondo i dati dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, negli ultimi 10 anni la provincia di Venezia ha perso 4.172 artigiani, pari al 14,5% del totale.  Tra i mestieri tradizionali in via di estinzione ci sono calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, orafi, orologiai, restauratori, sarti e vetrai. (fonte Veneziatoday.com) Queste attività caratterizzavano e davano spessore a quella che era l’identità del territorio. Se Venezia si svuotasse dei residenti(resilienti) il luogo stesso si svuota da ogni peculiarità e caratteristica che lo rendeva unico e inimitabile. In questo modo una città diventa una impalcatura per turisti, una nuova Disneyland. Abbiamo una parte d’Italia che anela al turismo l’altra che subisce il turismo di massa.

Il turismo va demonizzato o  glorificato

 Turismo significa soprattutto viaggio, che è una predisposizione naturale che ogni persona avverte. Il turismo è sempre esistito e continuerà ad esistere; quindi, bisognerà iniziare ad amministrare bene e professionalmente questo fenomeno complesso, partendo dai bisogni dei territori, sia livello sociale che ambientale. Si dovrebbe fare una analisi di realtà e pianificare, eventualmente, anche delle strategie nazionali che creino una sorta di osmosi tra aree in cui esso è carente e aree pervase da grandi flussi.

Opere e musei sono riproducibili, anche virtualmente, quello che non può mai essere riprodotta è la natura, il contesto locale, l’attività umana, le relazioni. Cose di fondamentale importanza, non solo per il turismo ma per la vita delle persone.

Ora posso rispondere alla famosa domanda del titolo: Il turismo va demonizzato o glorificato?

Va gestito!

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Nuovi turismi e nuovi apprendimenti nel settore turistico

Nuovi turismi e nuovi apprendimenti nel settore turistico di Chiara Ceccon (docente di discipline turistiche aziendali ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) è il primo articolo del nuovo Quaderno Q17 “Scuola, professioni e trend del turismo” da ottobre scaricabile qui

Apprendimenti nel settore turistico

Superata la crisi pandemica, con tutto ciò che ha comportato, dalla riorganizzazione della didattica alla formazione obbligatoria per i docenti nel campo delle nuove tecnologie digitali, la scuola secondaria di secondo grado ha dovuto affrontare nuove sfide per stare al passo con i tempi e con i cambiamenti nel mondo del lavoro. In qualità di docente di una materia fondamentale nell’indirizzo turistico, ovvero discipline turistiche aziendali, mi sono resa conto che il settore del turismo ha accelerato i tempi in modo quasi incontrollabile; infatti, non è una novità che i flussi turistici nel mercato italiano e internazionale abbiano avuto una ripresa post pandemia a ritmi esponenziali rispetto al periodo pre- Covid-19.

Lo dimostra il fatto che le agenzie di viaggio e in particolare i tour operator on line sono aumentati o hanno modificato la loro mission, partendo dal “turismo di prossimità” per dirigersi verso il cosiddetto “turismo esperienziale”, richiesto dalla maggior parte della domanda turistica. Questo anche a causa del revenge tourism, cioè il desiderio di rivalsa e l’aumento della propensione a viaggiare dopo le restrizioni. Anche le strutture ricettive si sono rinnovate, complice la possibilità di usufruire degli incentivi fiscali e l’offerta si è arricchita anche di nuove proposte nel settore eno-gastronomico.

Lo studio durante la pandemia

Durante e a seguito della pandemia gli stessi studenti hanno avuto un rapporto con lo studio diverso: sono stati costretti a seguire le lezioni e a svolgere i compiti assegnati da remoto e di fatto l’utilizzo di pc, tablet e smartphone per uso scolastico, oltre che personale, li ha portati a essere connessi in ogni momento della giornata.

Le visualizzazioni dei video sono aumentate, così come le iscrizioni a Instagram o a Tik Tok, dove gli utenti vogliono sentirsi protagonisti proponendo nuove esperienze di viaggio, conoscenze di luoghi o cibi tipici del territorio, eventi o contenitori di una serie di proposte che fanno divertire e creare momenti di spensieratezza, raggiungibili on line anche da un pubblico minorenne.

Le nuove tendenze presenti nei social riguardo al settore del turismo sono oggetto di studio anche da parte degli istituti scolastici e del Ministero dell’Istruzione, che, da un lato riflettono sui rischi dell’iperconnessione, ma dall’altro guardano a questa opportunità come a un altro modo di conoscere i vari tipi di turismo, e in generale ad apprendere e studiare in modo innovativo grazie al confronto con diverse realtà e iniziative.

I docenti dei vari gradi scolastici hanno l’obbligo normativo di formarsi attraverso corsi o piattaforme on line che propongono formazione di qualsiasi tipo, e si sono adeguati alle nuove strategie in modo da poter trasmettere con maggior efficacia ai loro alunni competenze socio-culturali e di cittadinanza attiva.

Tuttavia, non è sempre facile per un docente rimanere sulla cresta del cambiamento, considerata la mole di burocrazia che deve svolgere quotidianamente, burocrazia che è aumentata proprio in seguito alle nuove direttive. Il fattore principale che permette a un docente di discipline turistiche di mantenere un livello di attenzione alto è la capacità di coinvolgere maggiormente i colleghi e i suoi studenti attraverso la condivisione di progetti o compiti di realtà che permettano di valorizzare il territorio circostante. In base alla mia esperienza personale, se i ragazzi sono coinvolti attraverso i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, i famosi PCTO, in esperienze attive, sono più motivati e raggiungono l’eccellenza con maggior frequenza.

Una metodologia didattica più coinvolgente rispetto alla classica lezione frontale, dal mio punto di vista, consiste nel partire dall’analisi dei documenti proposti dal docente, per poi inserire nella consegna un obiettivo da raggiungere in modo da creare vari gruppi di lavoro e di confronto. Questa tipologia di lavoro viene attuata anche nei corsi di formazione dei docenti stessi, come quelli proposti dall’USR- Ufficio Scolastico Regionale – Veneto, come, a titolo di esempio, la creazione di podcast o la realizzazione di brevi video che i nostri studenti hanno realizzato in laboratorio e a casa per la valorizzazione delle ville venete del nostro territorio.

Apprendimenti nel settore turistico

Cambiamenti sociali e tecnologici e impatto sullo studio

Negli ultimi anni ho notato che i cambiamenti sociali e tecnologici hanno portato gli studenti a essere, generalmente, meno indipendenti e responsabili e più impazienti: spesso il loro voler tutto e subito non permette un approccio efficace allo studio, mentre se studiano assieme riescono a confrontarsi, a prendere delle decisioni e ad arrivare a un obiettivo condiviso. La modalità di confronto favorisce l’autocritica e lo spirito di iniziativa che sono sempre più richiesti nel mondo attuale.

Gli stage nel triennio della scuola secondaria superiore sono sicuramente una buona opportunità di apprendimento e permettono agli studenti un veloce e consapevole ingresso nel modo del lavoro, perché all’età di 16- 17 anni hanno scarsa consapevolezza del loro futuro e sono ancora nella fase dell’adolescenza, in cui pensano di “spaccare il mondo”, ma in realtà sono superficiali e ingenui, perché non hanno ancora maturato l’esperienza personale per affrontare le difficoltà.

La scuola deve continuare a essere un punto di riferimento fondamentale per i ragazzi che, soprattutto oggi, sono molto disorientati a causa dei rapidi cambiamenti della società e il COVID sicuramente ha contribuito ad aumentare questo senso di insicurezza e fragilità.

Il Q17 e ” Nuovi turismi e nuovi apprendimenti nel settore turistico” saranno disponibili da ottobre. Per gli altri numeri già disponibili dei Quaderni editi da il prato cliccare qui

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Il lato ambientale del PNRR: politiche con (poco) territorio

Il lato ambientale del PNRR: politiche con (poco) territorio di Alessandro Boldo è il quarto articolo del nuovo Quaderno Q16 “Paesaggi umani, paesaggi urbani” da luglio scaricabile qui

1. PNRR e ambiente

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sciolti momentaneamente i vincoli di bilancio al 2026, dovrebbe garantire l’attuazione di quelle riforme strutturali in grado di riattivare lo sviluppo del paese all’interno dello schema Next Generation Eu e a sua volta nel nuovo paradigma dell’European Green Deal (EGD).

Il lato ambientale del PNRR

Next Generation EU ha allocato il 37% di 800MM€ a obiettivi di supporto dell’EGD di cui una parte rilevante all’implementazione del PNRR italiano, con l’obiettivo ambizioso di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ridurre le emissioni climalteranti del 55% rispetto allo scenario del 1990 entro il 2030.

In riferimento alla transizione, l’Italia è il maggiore beneficiario in termini assoluti, con 70 MM€ rispetti i 27 della Spagna, i 18 della Francia; ma in termini relativi l’Italia destina alla transizione il minimo previsto: 37% contro 40% in Spagna, 46% in Francia, 42% in Germania, 59% in Austria.

2. Quale transizione?

La Transizione è già presente all’interno delle maggiori strategie europee degli ultimi 20 anni, la ‘Strategia di Lisbona’ e ‘Europa 2020’. Come rilevato da Schunz (2022) il termine transizione nella prima è associato a riforme strutturali del tipo knowledge-based al fine di abilitare il dinamismo e la competitività economica dell’eurozona; nella seconda gli interventi di natura prettamente economica spostano il campo di policy sulla mitigazione degli effetti indotti dalle crisi finanziarie in particolare quella dei debiti sovrani avanzando due nuove aree d’interesse: digitalizzazione e cambiamenti climatici. Entrambi i linguaggi manifestano asimmetria di azione e subalternità delle dimensioni sociali e ambientali dello sviluppo sostenibile rispetto agli obiettivi di crescita economica (ibid:16). Nella Strategia di Lisbona, i temi ambientali sono confinati in documenti non integrati, su tutti la strategia dello sviluppo sostenibile di Göteborg (2001); in ‘E2020’ lo spazio di policy ambientale è invece utilizzato in modo utilitaristico e si qualifica per mezzo dell’innovazione tecnologica, dell’eco-efficienza e del disaccoppiamento tra crescita e intensità d’uso dell’energia.

I problemi ambientali, principalmente i cambiamenti climatici, si configurano quale finestra d’opportunità per favorire la ripresa e la crescita economica e, quale effetto sottoprodotto, il contenimento delle emissioni climalteranti. Entrambe le strategie hanno di fatto inibito qualsiasi trasformazione nell’ottica della sostenibilità ambientale (forte) e verso misure ambientali più vincolanti, limitandole in modo utilitaristico al fine di abilitare l’eco-innovazione (ibid:10) in supporto della crescita e dell’occupazione.

2.2 Un cambio di paradigma(?)

A partire dal 2019, nuove ‘coalizioni di discorsi’ consapevoli a livello globale della degradazione degli ecosistemi e dell’emergenza climatica pongono l’UE di fronte alla valutazione di un nuovo paradigma: l’European Green Deal (EGD). Di fatto una rottura discorsiva rispetto il passato, l’EGD ha l’ambizione di consegnare alla sostenibilità e alla tutela delle matrici ambientali il riferimento esplicito e quel compito coagulante per tutte le politiche EU ponendo in modo ambizioso le azioni di neutralità climatica nonché preservando la competitività del sistema economico europeo. L’EGD riprende molti stimoli alla crescita via eco-innovazione già presenti nella Strategia di Lisbona e in E2020 cercando di convalidare il ricorrente, seppur discutibile, discorso per cui nel lungo periodo l’innovazione sarebbe in grado di ridurre la tendenza dei rendimenti marginali decrescenti nella produttività nonché ad abilitare crescita e stabilità economica (Bonaiuti, 2013). Il termine transizione è presente 52 volte e qualificato con aggettivi che richiamano la sostenibilità ambientale e sociale, riferendosi principalmente a processi economici, energetici e industriali (Schunz, 2022: 14).

Risultato di una coalizione di discorsi con alto tasso di intertestualità, transizione ecologica/verde ambisce ad essere il cambio (potenziale) di paradigma che pone la dimensione ambientale della sostenibilità e la giustizia sociale al centro dell’agenda comunitaria, perseguendo un’inversione prospettica già proposta da Marcuse (1998) per il quale sostenibilità (prima di transizione) dovrebbe rappresentare un vincolo, piuttosto che una coalizione di obiettivi.

Se tali discorsi rappresentano una discontinuità rispetto le precedenti strategie, il dubbio ricade sull’atterraggio degli stessi nelle pratiche e negli sforzi implementativi: volgeranno a seguito della path dependance comunitaria verso obiettivi di sostegno alla crescita, oppure saranno abilitanti individuando l’agency in grado di garantire il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi e trasferire i discorsi in pratiche, oppure rappresentano già un’opzione asintotica.

3. Le implicazioni con il territorio

Nel dettaglio delle misure PNRR a maggio 2023 la tutela del territorio ha un tasso di completamento per le riforme normative pari al 97% e 18% per la copertura degli investimenti; le energie rinnovabili vedono il 56% di completamento per le riforme istituzionali e il 14,7% per gli investimenti; infine, l’economia circolare ha completatol’86% delle riforme istituzionali e il 25,4% degli investimenti.

Il lato ambientale del PNRR

Pare evidente il mismatch tra l’implementazione normativa e burocratica, di fatto completata per intero o quasi, e quella attuativa definita dagli investimenti a garanzia di quello che dovrebbe essere l’impatto trasformativo sui territori. Si possono sommariamente e generalmente delineare in corso d’opera alcuni limiti o basi d’indeterminatezza dei processi attuativi del Piano in termini di appalti, governance e implementazione locale:

  • l’aggravante delle complesse crisi dello scenario globale, le strozzature dell’offerta e il relativo aumento dei prezzi delle materie prime e dei servizi energetici;
  • se la frammentazione amministrativa e decisionale è di fatto un limite all’implementazione delle politiche è da verificare se i meccanismi di aggregazione siano gli strumenti preferibili per favorire l’interplay (Young et al., 2008) tra i vari attori o per incentivare l’integrazione degli operatori di gestione[1];
  • le endemiche difficoltà del tessuto amministrativo-burocratico locale in termini di risorse umane e competenze abilitanti. A breve termine paiono in crisi gli obiettivi di sostegno alla generalizzata e auspicata ripresa economica dell’area UE e la tutela del mercato da un eccesso di domanda; mentre nel lungo periodo le riforme e le transizioni annunciate paiono appiattirsi su proposte elencative già presenti negli archivi degli enti locali piuttosto che sul carattere trasformativo degli stessi così come evocato dagli intenti generali del Piano stesso.

A prescindere dalle argomentazioni e dalle coalizioni discorsive sovraordinate, la transizione del PNRR è una transizione de-territorializzata. Il territorio è di fatto la verifica delle premesse discorsive dell’EGD e degli obiettivi di transizione del PNRR, ma la spazialità e le specificità territoriali del programma paiono assorbite dagli stimoli del mercato, da opere o acquisizioni di procedure legate a processi di innovazione tecnologica, energetica, digitalizzazione e deroga normativa, frettolosamente qualificative come semplificazione burocratica e riforme di governance. Gestione rifiuti, efficienza energetica degli edifici, azioni di mitigazione e decarbonizzazione per mezzo di rinnovabili, rinnovo TPL con mezzi a bassa emissione, filiera dell’idrogeno; persino la “Tutela del territorio e risorsa idrica” privilegiano monitoraggi, digitalizzazione, semplificazioni gestionali e infrastrutture per ridurre le perdite di rete, eludendo finalità e strategie di adattamento e trascurando i nodi irrisolti di implementazione e governance multilivello delle politiche ambientali

Il lato ambientale del PNRR

Se la questione del territorio, del territorio-complesso, può attivare una domanda di semplificazione (Donolo, 2007), la dipendenza delle politiche territoriali da una primazia e soluzione tecnica e digitale semplifica il rapporto tra prodotto – politiche – territorio subordinando le seconde al grado di innovazione del primo e mantenendo il terzo quale sfondo inerte.

Su scala globale la crisi ecologica coincide con la massima espansione del modello neoliberale di mercificazione ed erosione delle risorse locali e sta in relazione diretta con le crisi economiche per via dei costi crescenti di ristrutturazione delle basi produttive del capitale. Se negli anni ‘70 del secolo scorso la dimensione urbana ha sostituito la fabbrica come terreno privilegiato per cogliere i meccanismi di produzione e sfruttamento, oggi, ridotte (non poco) le soluzioni spaziali del Capitale[2], è la dimensione globale delle crisi ambientali a svelare i riposizionamenti, le tensioni e le contraddizioni intrinseche della catena produzione-valore-merce.  Sono approcci piegati ai meccanismi del mercato globale, dove ambiente, sviluppo sostenibile, transizione verde/ecologica non sono più (o ancora) un vincolo per le politiche (Marcuse 1998, EGD 2019), ma costituiscono occasione e pretesto per una rinnovata azione di sustainable capitalism (O’Connor, 2021) in termini di erosione, o di green gentrification in termini di accessibilità.

Forse sostenibilità è in attesa (anche) di transizione, ma di fatto negli ultimi 40 anni le politiche hanno assecondato e rinnovato troppe nominalizzazioni, «troppi incanti rispetto al disincanto che produce» (Attili, 2023 :57) spostando continuamente il focus terminologico senza raggiungere gli obiettivi (ambiziosi) prefissati. Pertanto, se transizione ecologica ha l’ambizione di agevolare azioni di ricucitura e convergenza tra i sistemi territoriali non può manifestare meramente carattere tecnico, performativo o applicativo, ma ambire a istituire processi di territorializzazione (Beccattini 2015), un atto continuo di messa a tema del territorio che favorisca il consolidarsi di una coscienza dei luoghi (ibid). Nei processi di territorializzazione le soluzioni ad alta intensità di conoscenza non sono escluse a prescindere ma s’inquadrano in una piattaforma delle competenze direttamente dipendenti dalle specificità, dalla capacità d’iniziativa e di federazione di attori e risorse e che progressivamente trovano centralità nell’organizzazione dei sistemi sociali. Su queste modalità interpretative il PNRR è carente.

Per scaricare “Il lato ambientale del PNRR: politiche con (poco) territorio” e i Quaderni editi da il prato cliccare qui

Bibliografia

Attili, G. (2023) Cosmogonie del possibile, in D’Ammando A., Morawski T., Velotti S. (a cura di) Urban Forms of life. Per una critica delle forme di vita urbane. Quodlibet Studio, Macerata.

Becattini, G. (2015) La coscienza dei luoghi: il territorio come soggetto corale. DonzelliMilano

Donolo, C. (2007) Sostenere lo sviluppo. Ragioni e speranze oltre la crescita. Bruno Mondadori Editore, Milano.

Marcuse, P. (1998) Sustainability is not enough. Environment and Urbanization, Vol. 10, No. 2, October 1998

Orthothes, Nocera Inferiore Sa.

O’Connor, J. (2021) La seconda contraddizione del capitalismo. Introduzione a una teoria e storia dell’ecologia. Ombre corte, Verona.

Schunz S. (2022) The ‘European Green Deal’ – a paradigm shift? Transformations in the European Union’s sustainability meta-discourse, Political Research Exchange, 4:1, DOI: 10.1080/2474736X.2022.2085121

Sini, C. (2000) Da parte a parte. Apologia del relativo. Edizioni ETS, Pisa.


[1]    A esempio, per la gestione dei servizi idrici integrati.

[2]    Quantomeno in termini di rendite marginali, mentre per le rendite differenziali l’altro paradigma della ‘rigenerazione’ non garantisce su tutto il territorio alti rendimenti di mercato.


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Il paesaggio lungo le impronte del Leone Marciano

Il paesaggio lungo le impronte del Leone Marciano di Lucia Ammendolia è il terzo articolo del nuovo Quaderno Q16 “Paesaggi umani, paesaggi urbani” da luglio scaricabile qui

Paesaggio Leone Marciano
Foto cortesia di Philippe Apatie

Avete mai assistito ad un’alba sulle montagne?

È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura.

[…] Ad un certo momento, prima che il sole esca dall’orizzonte, c’è un fremito.

Non è l’aria che si è mossa, è un qualche cosa che fa fremere l’erba, che fa fremere le fronde se ci sono alberi intorno, l’aria stessa, ed è un brivido che percorre anche la tua pelle.

E per conto mio è proprio il brivido della creazione, che il sole ci porta ogni mattina. (Mario Rigoni Stern)

Paesaggio Leone Marciano

La prima reazione che si ha pensando alla parola paesaggio, o panorama che ne è l’estensione amplificata, è che sia qualcosa di esterno a noi, a una visuale da cartolina, qualcosa di astratto, che riusciamo a cogliere soltanto attraverso un unico senso, quello della vista. Invece è qualcosa di molto più complesso, si pensi, per esempio, al “paesaggio sonoro”, dato dall’insieme degli elementi acustici che lo compongono; come il suono delle campane di un vecchio paesino o le cicale in un prato di montagna. Quindi, oltre all’aspetto fisiocratico il luogo esprime anche attraverso i suoni dell’ambiente, la sua identità.

“Il paesaggio era come un verso di poesia che crea sé stesso” (Corrado Alvaro)

Il termine PAESAGGIO deriva da paese, dal latino pagus (= villaggio); da qui l’aggettivo pagensis che significa “lo spazio intorno a un borgo agricolo”.

Questo concetto risalta ancor più nel termine landscape. Secondo uno dei padri della “Convenzione del paesaggio”, il geografo francese Yves Luginbuhl, questo termine è composto da land(terra) e schaft (trasformare, modellare) quindi spazi di territori in continua costruzione e conseguente interazione tra uomo e natura. Tutto questo, mette in luce la naturale correlazione tra il territorio e la parte antropica. All’interno del paesaggio, l’uomo non è un semplice osservatore ma, citando Jacob, è un “soggetto attivo abitante”. Ci sono diverse modalità di rapportarsi al paesaggio, ogni popolo ne definisce e delimita il contesto attraverso le proprie esperienze, vissute in relazione a esso. Questo concetto è sinteticamente espresso in una sola parola che noi usiamo abitualmente: cultura, il cui etimo deriva dal latino “cultura” che significa coltivare, onorare la terra -dalla quale si traggono degli insegnamenti -, prendersene cura. Il paesaggio è un complesso processo culturale.

“I luoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana. Un tempo, nell’antichità, le potenze divine apparivano in luoghi specifici: sotto un albero, presso una sorgente, un pozzo, su una montagna, in un pianoro, all’ingresso della tana di un serpente. Gli uomini circondavano il luogo di pietre: per proteggere la sua interiorità. Nascevano i templi; consacrati a queste divinità: gli Àuguri ritualizzando il Genius loci fondavano le città” (James Hillman)

Nelle culture Orientali il paesaggio è espresso con una idea in continuo svolgimento armonico, in cui l’uomo è una parte dell’insieme. Egli, non essendo in contrasto con la natura, non cercando di dominarla, ne ha anche timore. Cerca, invece, di ingraziarsela, curandola, provando in tutti i modi di favorire l’armonia. Infatti, la religione giapponese (lo Shintō) insegna che la natura è spirito. Il termine paesaggio in giapponese è composto da due parole” san sui “che significano “montagna e acqua”. Infatti, molti sono i dipinti raffiguranti le montagne e l’acqua che scorre, proprio per esprimere il legame originario, tra la vita dell’uomo e la natura madre. Inoltre, questo tipo di sensibilità la ritroviamo anche negli Haiku, forma poetica giapponese per eccellenza, legata alla natura e ai cicli stagionali.

Anche nelle culture indigene, come quella degli indiani d’America, la natura ha aspetti simbolici e leggendari, in cui l’uomo vede nella natura forze soprannaturali. Infatti, anche gli alberi erano considerati esseri viventi, con uno spirito proprio, venerati come fonte di saggezza e vita.

Nella cultura occidentale, l’impronta più importante l’abbiamo dalla cultura greca antica, nella quale Zeus, Re e signore del cielo, dominava tutti gli altri dèi, ai quali è legata una narrazione altamente figurativa degli ordini naturali. Nel periodo del Rinascimento, l’occidente riprende con esaltazione il modello greco, la natura viene rivalutata come fonte di vita e armonia. E proprio in quel periodo per la prima volta in Occidente viene rappresentato in maniera concettuale il paesaggio. Chi rappresentò il primo paese su tela fu il Giorgione, di Castelfranco Veneto, dipingendo il famoso quadro “La Tempesta”, attualmente conservato presso le Gallerie dell’Accademia, a Venezia.

“In questo progresso scorsoio / non so se vengo ingoiato / o se ingoio” (Andrea Zanzotto)

“L’anima veneta” è paesaggio, soprattutto negli occhi e nei racconti di chi questa terra l’ha fortemente amata e abitata. Molte sono le testimonianze di questo sentimento, in particolare da chi ne ha vissuto la trasformazione da paesaggio agricolo a industrializzato, cogliendone la bellezza di prima e le contraddizioni del dopo. Come Mario Rigoni Stern, nato ad Asiago, nell’omonimo altopiano. Egli ambienta i suoi romanzi principalmente nelle montagne del Veneto, illustrando con grande cura il territorio e anche il rapporto tra l’uomo e la natura stessa. In alcuni suoi libri utilizza anche una antica lingua: il cimbro, lingua antica dell’altopiano, in via d’estinzione, che lui cercò di valorizzare. Il rispetto per la sua terra era davvero profondo e sentito.

Paesaggio Leone marciano

Così come Andrea Zanzotto, che visse a Pieve di Soligo, tra le colline del prosecco, il quale parla della cementificazione e anche della monocoltura intensiva che porta alla trasformazione del territorio. Quindi, diviene il narratore del lento disfacimento del “suo” paesaggio, che lui aveva visto integro nella sua naturalità. Zanzotto affermava che il legame emotivo, che lega la persona al paesaggio crei l’identità personale. In sintesi, mi verrebbe da dire, che: “siamo quello che vediamo”. Un altro illustre poeta e scrittore, Giovanni Comisso, trevigiano, criticò duramente le ricostruzioni del dopoguerra, e, anche più avanti, l’uso smodato del cemento. Raccontò lo splendore delle ville venete, cercando di promuoverne la loro tutela e valorizzazione. Queste ultime rappresentano in maniera straordinaria il rispetto dell’uomo nei confronti della natura, soprattutto nella grande attenzione in relazione al contesto paesaggistico in cui sono state inserite. Infatti, vennero costruite tenendo conto di tutta una serie di fattori, soprattutto dell’armonia creata tra architettura e paesaggio che diviene, essa stessa, opera d’arte.  

“Io vivo di paesaggi (…) forse la ragione dei miei viaggi per il mondo non è stata altro che una ricerca di paesaggi, i quali funzionavano come potenti richiami” (Giovanni Commisso)

Paesaggio Leone Marciano

Oltre al Giorgione, numerosi sono gli artisti veneti che nella contemplazione della natura ci hanno lasciato opere meravigliose. Molti sono i Pittori che hanno dato lustro all’arte come Tiziano, il Bellini, il Tintoretto, il Veronese, il Tiepolo, il Canaletto, famoso per le sue “vedute” di Venezia. Di quest’ultimo abbiamo recentemente potuto ammirare un quadro, in mondovisione, durante un evento storico: “C’è un pezzo di Venezia durante il passaggio del titolo reale, dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra al figlio, re Carlo III. Al St. James Palace di Londra, la frase “God save the King (Dio salvi il re)” che sancisce la salita al trono del re Carlo d’Inghilterra è stata pronunciata davanti alla “Veduta del bacino di San Marco” di Canaletto. Dietro alla persona che recitava la formula storica si poteva vedere il celebre quadro del diciottesimo secolo che, in una delle copie, era giunto anche a Venezia”. (fonte il Gazzettino)

I riferimenti normativi

L’articolo 9 della Costituzione Italiana, avverte che: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

La tutela del paesaggio, in Italia, è regolata dal decreto legislativo 490/90, rivisitata poi dal d. lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, conosciuto come Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Esiste anche una legge sul paesaggio urbano, introdotta in Italia nel 2001, dal d. lsg. di cui sopra. Questa legge prevede che i comuni debbano usare un Piano Regolatore Generale (PRG) che delimiti le norme urbanistiche per il territorio comunale. Il PRG deve essere curato in modo da assicurare il rispetto delle norme sulla tutela del paesaggio e dell’ambiente.

Alle varie normative esistenti, inerenti alla tutela paesaggistica, seguono delle deroghe. Alcune di queste sarebbero anche volte al recupero di determinate aree, ma, in generale, potrebbero agevolare interventi di cementificazione, con azioni decisamente sfavorevoli sul paesaggio. Per questo motivo andrebbero, se non limitate, quanto meno esaminate e controllate, in maniera rigorosa, poiché, tramite le stesse, possono essere annullati vincoli paesaggistici, architettonici e/o ambientali.

Servirebbe una più attenta pianificazione urbana, anche dei contesti naturalistici, nei quali troppo spesso non si è tenuto conto dei danni della cementificazione, con relativa scomparsa di aree verdi. Purtroppo, il Veneto risulta essere, in classifica, tra le prime regioni con più alto consumo di suolo in Italia.

Il Veneto è un paese di gente tranquilla e laboriosa, che ama la sua terra e la sua casa, che non si lascia turbare dalle vicende del mondo, che sa godere delle piccole cose della vita. Il Veneto è un paese di paesaggi dolci e variati, di colline verdi e di pianure fertili, di laghi azzurri e di fiumi argentati, di città antiche e di villaggi pittoreschi. Il Veneto è un paese di arte e di cultura, di chiese e di palazzi, di pittori e di poeti, di musicisti e di scrittori. (Giovanni Comisso)

Solo in Veneto ci sono 1068 paesaggi tutelati. Sono paesaggi diversissimi, come il sistema di ville sul Terraglio e sulla Riviera del Brenta; i centri storici di Conegliano o di Noale; alcuni contesti rurali e naturali di particolare pregio come le colline di Asolo o i colli Euganei, Cortina e la valle del Boite.(Fonte Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio) .Ci sono, altresì, 9 siti Unesco paesaggistici, ovvero siti che sono stati identificati come Patrimonio Mondiale dell’Umanità per il loro valore come scenario naturale ma anche culturale. Potremmo citarne qualcuno, come per esempio Venezia e la sua laguna, Le Dolomiti, le ville Palladiane. Nell’elenco, ci sono anche alcuni siti di archeologia industriale, come l’Arsenale di Venezia. Per la cura e valorizzazione del territorio veneto, e per trasmettere quelli che sono stati gli usi e i costumi, la storia e le tradizioni, sarebbe interessante favorire, e attivare, in maniera più decisa investimenti nel comparto dell’archeologia industriale. Sparsi nei territori troviamo fornaci, segherie, miniere, antichi mulini, centrali idroelettriche, filande e tantissimi altri siti di grande interesse, da recuperare in maniera sostenibile.

Sarebbe opportuno prevedere un maggiore interessamento agli ecomusei, di cui la regione Veneto ne individua i requisiti nel disciplinare approvato con DGR n. 1506 del 15.10.2019. “Gli ecomusei sono una forma innovativa di valorizzazione del territorio, che ne identifica e salvaguarda la fisionomia paesaggistica e culturale” (fonte sito Regione Veneto). Gli ecomusei attualmente in Veneto sono tre:Ecomuseo Arcole dalle origini alla battaglia napoleonica – Comune di Arcole (VR), Ecomuseo Valle del Bios – Fondazione Papa Luciani onlus di Canale d’Agordo (BL) e Aquae – Ecomuseo della Venezia Orientale – Comune di San Donà di Piave (VE).  Gli ecomusei sono luoghi di memoria collettiva che viene ritrovata attraverso la ricerca interna ai luoghi. Nell’ecomuseo anche gli alberi, le piante e gli animali vengono salvaguardati e inglobati in un processo di valorizzazione culturale. Pensiamo, per esempio, a una antica filanda e ai filari dei gelsi sparsi lungo le vie, quell’antico paesaggio rurale che meriterebbe di essere riscoperto e garantito, in tutta la sua armonia.

Il Veneto ha un grande territorio da proteggere. Un paesaggio di storie e memorie meravigliose che meriterebbero di essere rivalutate e, ancor più, custodite.

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