Mappe digitali, inclusione e turismo, secondo articolo del Q14 “Dal turismo di massa al turista consapevole”
Ci sono molti modi in cui inclusione sociale, sostenibilità ambientale, territorio e servizi digitali possono essere coniugati.
Soprattutto inclusione sociale e sostenibilità ambientale sono elementi che spesso vengono guardati con sospetto o con fastidio dalle attività commerciali, come se la prima parola da associare a queste fosse “costi”, e la seconda “imposizioni”: “rendere un luogo Inclusivo, Accessibile e Sostenibile significa spendere, ma devo farlo perché mi viene imposto”.
Ho perciò voluto partire da qui costruendo questo articolo come un percorso attraverso una sequenza di parole chiave collegate tra di loro da una sequenza logica.
Parole sbagliate = Percezione sbagliata
Ci sono molti errori dietro a questa affermazione sui costi, il più grande di tutti è la disinformazione che fa percepire come obblighi e costi quello che dovrebbe invece essere considerato come opportunità e investimenti. Eppure basterebbe semplicemente cambiare alcune parole per iniziare a cambiare questa percezione. Vediamone alcune
Mobilità limitata
Spesso viene confusa con disabilità, e di conseguenza “accessibilità di un luogo” viene declinata come “una serie di elementi che rendono il luogo accessibile ai disabili“. È indiscutibile che la maggior parte dei disabili fisici abbiano una mobilità limitata, ma è altrettanto vero che questa è una condizione che si può attribuire ad una platea molto più vasta, e che di conseguenza l’accessibilità rende un luogo fruibile a molti più utenti di quelli associabili alla disabilità. Questo non significa penalizzare la disabilità. Al contrario, ampliare la platea di utenza significa avere a disposizione molti più spazi accessibili.
L’esempio più banale è quello delle famiglie con bambini piccoli e carrozzine al seguito, ma potremmo parlare anche di anziani che trovano impegnativo fare le scale, o di persone che hanno subito un intervento chirurgico e che per un certo periodo si ritrovano ad avere un limitazione della loro mobilità.
Destinazione Accessibile
Nel contesto di “destinazione accessibile”, soprattutto quando si parla di viaggi e di turismo, si tende a pensare che la destinazione del viaggio sia l’albergo, o comunque il luogo in cui soggiornare. Non so voi, ma io di solito viaggio per raggiungere una località geografica e il luogo in cui soggiorno è solo una piccola, anche se importante, parte del mio viaggio. Sono rari i casi in cui il viaggio ha come destinazione il luogo in cui stare (un resort, un campeggio). Sono molto più comuni i casi in cui il primo passo sarà “Voglio andare a..” e quello successivo “vediamo dove posso alloggiare”. In un soggetto con limitata mobilità cosa motiverà la scelta di una determinata destinazione? L’accessibilità del territorio da visitare o la presenza di un alloggio accessibile?
Territorio Accessibile
Eccoci arrivati alla più critica di queste parole chiave: il Territorio. Critica perché difficilmente compresa, e perché delega a questo le pubbliche amministrazioni, talvolta poco attente e spesso oberate da altro. Il territorio “Accessibile”, per tornare al discorso iniziale, viene spesso interpretato come un costo, senza la considerazione dei vantaggi che un territorio accessibile potrebbe portare alla comunità.
Un territorio, che spesso è accessibile “de facto”, anche se queste informazioni sono spesso conosciute solo dai “locali” e non vengono in nessun modo formalizzate e comunicate, per renderle fruibili a chi debba spostarsi nell’area. Uno dei problemi nasce dalla difficoltà di definire l’accessibilità di un’area aperta, in quanto si tratta di combinare elementi strutturali oggettivi, quali rampe, pavimentazione, parcheggi, con quelli “soggettivi” dell’utenza, quali dimensioni o presenza di servizi.
Informazione e Comunicazione
Come scegliamo una Destinazione Accessibile? Dal punto di vista logistico la cosa è abbastanza facile, in quanto in molti paesi l’accessibilità -anche se in Italia esistono molte deroghe – delle attività commerciali è obbligatoria.
La parte più critica è quella legata alla ricerca di aree accessibili all’aperto (parchi, spiagge, oasi naturali). Le informazioni, che di solito si trovano su siti web indirizzati ai disabili, sono estremamente frammentarie, e spesso chi non è disabile non le trova. Se fate una ricerca su Google su “parchi accessibili” troverete quattro siti web, con una parte descrittiva più o meno breve e pochissime immagini. Il quarto addirittura fa solo un elenco, senza nessuna spiegazione dei luoghi.
La seconda è la comunicazione, o meglio la sua mancanza. Comunicazione che comunque difficilmente può essere fatta se non c’è un’informazione da comunicare. Il focus è perciò non solo quello di creare un territorio inclusivo, ma anche quello di mettere insieme una serie di informazioni che possano informare chi ne vuole usufruire, e poi mettere insieme gli strumenti necessari a comunicarlo. Le informazioni devono necessariamente essere accessibili a chi le cerca. È perfettamente inutile avere un parco accessibile se non lo sa nessuno.
La terza è la “qualità” dell’informazione, alla quale è dedicato il prossimo capitolo
Mostrare invece di Raccontare
Raccontare soprattutto per immagini, si potrebbe anche dire, invece che con le sole parole.
Le persone con “Mobilità Limitata” sono una platea molto vasta, con caratteristiche e bisogni molto diversi, e quello che può essere accessibile per alcuni potrebbe non esserlo per altri. Fornire un set completo di informazioni significa perciò combinare diversi elementi, in modo da dare la possibilità all’utente di decidere se un certo luogo è “Accessibile per lui/lei”. Anche se gli elementi che compongono un’area aperta dovessero essere tutti conformi agli standard ADA, questo non significa automaticamente che chiunque possa essere in grado di visitare tutta l’area.
Non sta a noi decidere che “questo è un luogo accessibile”. Il nostro compito deve essere quello di mostrare il luogo, fornendo quelle informazioni che possano aiutare chi vuole visitarlo a decidere. Le informazioni includono una varietà di dati che devono necessariamente includere:
- Geolocalizzazione e mappa dettagliata del luogo
- Documentazione con immagini e descrittiva dei servizi (Parcheggi, trasporti pubblici, bagni, punti di ristoro)
- Documentazione con immagini e descrittiva dei percorsi (lunghezza, tipo di pavimentazione, pendenze)
- Documentazione con immagini e descrittiva dei punti di interesse (cosa andiamo a vedere)
Questo può aiutare una persona a decidere se le interessa visitare il luogo, se è in grado di raggiungerlo autonomamente, se è in grado di percorrerlo completamente o in parte, se i servizi a disposizione sono sufficienti per le sue esigenze.
Spesso questa necessità di avere a disposizione tutte le informazioni per poter decidere viene dimenticata, e sostituita da una generica affermazione che “il luogo è accessibile”. Documentare un luogo accessibile significa dare delle informazioni qualitativamente buone e complete
Inclusione e Sostenibilità
Sostenibilità è una delle parole più abusate di questi giorni, per cui ho voluto tenerla verso la fine di questo percorso, quasi a racchiudere il tutto. Secondo UNWTO (L’agenzia delle Nazioni Unite per il Turismo), il turismo sostenibile è un turismo “consapevole del suo impatto economico e ambientale”. È perciò un turismo che ha “responsabilmente” un minor impatto sul territorio, esattamente l’opposto del turismo di massa. Un turismo a basso impatto ambientale è un turismo sparso sul territorio, che privilegia ambienti inclusivi, alloggia a basso impatto ambientale. Il turismo sostenibile è per sua natura un “turismo inclusivo” e lento, che si trattiene di più in un territorio, a patto che i servizi offerti dallo stesso lo rendano fruibile. Inclusione e Sostenibilità sono le parole chiave di un’area che vuole diventare la destinazione di un turismo Sostenibile. Inclusione e sostenibilità che si riferiscono sia ai servizi di accoglienza che al territorio e i suoi prodotti.
Servizi di Mappatura e Pubbliche amministrazioni
- Fruizione del territorio inclusivo. Fino ad ora ci siamo focalizzati soprattutto sul turismo, ma non dobbiamo mai scordare che i primi a fruire del territorio sono le persone che ci vivono. Creare un territorio inclusivo significa perciò prima di tutto creare un servizio per i propri cittadini.
- Il “cittadino temporaneo” è una definizione molto utilizzata in Progetto Re-Cycle (grazie a Lucia Ammendolia) che sposta l’ottica con cui guardare al Turista (lento) e al tipo di servizi da offrire. Il Cittadino Temporaneo è un turista che “vive” il territorio nella sua interezza e in tutti i suoi aspetti, ed è un turista che “ritorna” nei luoghi in cui si sente a casa.
- La Mappatura, o per meglio dire la Condivisione Delle Mappe, è un servizio che una pubblica amministrazione può fare con facilità estrema, semplicemente rendendo fruibili le proprie mappe all’interno del sistema di mappe più utilizzato al mondo: Google Maps. In un mondo in cui tutti creano nuove App “esclusive” da scaricare per visitare il proprio territorio, il concetto di “includere” le proprie mappe all’interno di una App che i vostri visitatori hanno già, e che probabilmente è la stessa che stanno utilizzando per raggiungere il vostro territorio, sembra avere una valenza quasi rivoluzionaria. Inoltre, si tratta di un servizio al quale qualsiasi pubblica amministrazione può accedere gratuitamente, attraverso un servizio dedicato proprio alle amministrazioni pubbliche e alle associazioni. Noi lo abbiamo fatto per il comune di Bolognola, e in due giorni tutti i sentieri del comune facenti parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini erano già disponibili in Google Maps.
Mappe personalizzate
Per Mappe Personalizzate intendiamo quelle di cui abbiamo parlato in precedenza, utilizzate per descrivere nel dettaglio i territori Inclusivi.
Si tratta di mappe che possono essere costruite da singoli soggetti, siano essi volontari, scuole, associazioni, e così via, aggiungendo alle mappe tutte le informazioni necessarie, sotto forma sia di immagini che di testo. Le mappe utilizzano un altro strumento pubblico reso disponibile gratuitamente da Google (Google My Maps), e possono essere facilmente inglobate all’interno di siti web, che potrebbero essere sia quelli dei comuni che desiderano far conoscere il loro territorio che quelli di attività di accoglienza che desiderano offrire ai loro clienti un servizio inclusivo in più.
Accessible Life
Nato con il nome di “Di sentiero in sentiero” il programma nasce dalla somma di molte esperienze personali: la familiarità con la disabilità, e la conseguente ricerca di aree accessibili, la competenza nelle attività di mappatura, l’incontro quasi per caso con un sentiero creato per essere inclusivo e poi caduto nell’oblio, la partecipazione alla community di Google Maps.
I quattro elementi si sono combinati insieme per la realizzazione pratica di un progetto che raccontasse i territori accessibili attraverso una facile forma di comunicazione, e che allo stesso tempo fosse scalabile in base alle esigenze.
Un progetto inclusivo, che non richiedesse una App “esclusiva” e specifica, e che permettesse di crescere grazie alla collaborazione di molte persone.
Accessible Life, dichiarato durante il summit mondiale di Google Earth “uno dei quattro migliori progetti al mondo del 2021 sui servizi di mappatura dedicati all’inclusione sociale”, definisce gli standard e fornisce gli strumenti per la creazione di mappe personalizzate inclusive, e le integra all’interno del programma mondiale Accessible Life.
Il programma permette, attraverso l’utilizzo di un’altra Applicazione pubblicamente accessibile (Google Earth) di individuare con pochi click le mappe personalizzate costruite per i luoghi inclusivi, e di poterle esplorare. Un motore di ricerca “visuale” accessibile a tutti.
Per concludere, spero che questo articolo possa aiutare a far pensare al territorio inclusivo come un investimento per la comunità, invece che come un costo. Un investimento che, se accompagnato da un coerente sviluppo di strutture dedicate a un turismo sostenibile, può portare a ricadute economiche anche significative per tutta la comunità. Si tratta però di una iniziativa che deve essere affrontata nella sua globalità, perché possa veramente portare a dei risultati concreti.
Il territorio deve perciò non solo essere sviluppato in modo sostenibile, ma essere supportato da strutture e da un racconto, che permettano di trovarlo, esplorarlo, viverlo.
Un bell’esempio di questo è Villa Guidini (Zero Branco – TV), di cui qui sotto vedete uno scorcio del parco. Un complesso multifunzionale in cui la natura si combina con una serie di servizi ai cittadini, come il teatro e la biblioteca, ma anche un ristorante e un bar, o più banalmente una serie di bagni accessibili alle persone con disabilità
Mappe digitali, inclusione e turismo è il secondo articolo del Quaderno 14 Dal turismo di massa al turista consapevole che sarà presto scaricabile completo. Per scaricare i Quaderni editi da il prato cliccare qui