Sostenibilità e un fiore, a Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente – l’evento che nelle 100 e passa ore di interventi ha cercato di rispondere (e fare domande) su questo tema.
Sostenibilità, un termine che abbraccia concetti che sono difficili da riassumere se non ricorrendo ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Anche tenendo come “bussola” l’Agenda è comunque complicato riuscire a tirare le fila delle cinque giornate dello scorso giugno. Abbiamo pertanto deciso di dare la struttura di Aria, Terra, Acqua agli interventi che pubblichiamo a conclusione del percorso. Ci diventa più semplice declinare così la complessità di quanto è stato trattato
Aria
Tre articoli che trattano dell’elemento aria. L’aria distruttiva della tempesta Vaia – di Therry Robert Luciani -, l’aria estremamente inquinata dalle polveri sottili – Salvatore Patti – e infine le coltivazioni “in aria” delle serre aeroponiche – Sergio Martin.
Terra
La terra, la sezione più nutrita di articoli. Sono 6 pezzi che intersecano visioni, sensibilità e approcci diversi ma complementari tra loro. Si inizia con un pezzo che tratta di alimentazione, allevamenti intensivi e le serate musicali di “Ci vuole un fiore” – Stefano Pesce. Si passa poi ad altri due pezzi che si concentrano sull’area di Mestre – Venezia e Marghera e che ci porteranno a “visitare” le imprese e la sostenibilità dei processi produttivi – Gabriella Chiellino– per arrivare alla sostenibilità di una comunità e di un territorio – Gruppo di lavoro Piave. Gli ultimi tre articoli si concentraranno su progetti per “pulire il mondo” – Ermes Tuon, arrivare a un turismo sostenibile anche con l’utilizzo di strumenti digitali – AntonellaGrana– e da ultimo come riutilizzare il territorio veneto che risulta tra i più cementificati – Federico Della Puppa.
Acqua
Ultima sezione con tre articoli. La laguna di Venezia e i tipi di pesce che si trovano e si trovavano. Gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno vedere sulla popolazione ittica – Riccardo Fiorin. Si torna a Mestre con il sogno/bisogno di un’area verde: il parco del Marzenego – Carla Dalla Costa. E da ultimo un pezzo che parla di arte che viene dal fiume e dal mare – Barbara Cremaschi
La sostenibilità e un fiore. Può bastare un fiore? Si può fare qualcosa? Questa era la domanda di partenza. Sì anche se “è già tardi”. Alcuni continuano a non volere vedere il problema/i problemi causati dalle attività umane
Eppure tutti possiamo fare qualcosa, grande o piccola che sia in base alle nostre sensibilità e capacità. Basta voler cambiare…
100 ore per l’Ambiente, l’evento che si è svolto dal 5 al 9 giugno, il cui titolo completo eraCi vuole un fiore- 100 ore per l’ambiente. L’intero calendario delle cinque giornate è stato inserito nel programma del Festival Asvis – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Il festival è l’evento italiano più importante dedicato all’ Agenda 2030.
In effetti può bastare un fiore come per la foto di copertina, per cambiare la prospettiva. I fiorellini blu si trovano davanti a una zona devastata in Italia. Non faremo vedere la devastazione, non preciseremo il luogo, ciò che basta sapere è che “Ci vuole un fiore”
Abbiamo raccolto gran parte degli interventi delle 5 giornate, che si sono svolte al Negozio Piave 67, in un video di qualche minuto, tra un paio di mesi usciremo con una pubblicazione. Ciò che resta importante e che è emerso con prepotenza durante le giornate è che per l’ambiente ma soprattutto per l’umanità “non c’è più tempo” e che “dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare” e di conseguenza di agire
Ma… può bastare un fiore per ricominciare? No, non è per nulla sufficiente, resta in ogni caso una speranza da cui ricominciare. Speranza da supportare con azioni concrete, come abbiamo capito a giugno.
Buona visione e a presto – un paio di mesi – con la raccolta degli interventi
L’ascesa è il termine che si è subito palesato vedendo le foto 360 ed è anche il termine che rende meglio di altri la “salita faticosa” (e sì una certa fatica c’è) di Progetto Re-Cycle. Non ci siamo fermati e da pochi giorni siamo diventati una APS – Associazione di promozione sociale – che ci consentirà di portare avanti i progetti in corso ( e quelli nuovi in arrivo) in modo più incisivo.
La nostra storia non è lineare, tutt’altro. Abbiamo iniziato come rivista scientifica, nel 2015, poi abbiamo aggiunto l’associazione – fine 2016 – ed ora questo ulteriore passaggio. Una cosa è certa: il cambiamento non ci spaventa
Dire cos’è Progetto Re-Cycle, trovare la nostra identità – anche se preferiamo anima – e come si sta evolvendo è stato laborioso. Incasellare qualcosa che non c’è – non c’era – e spiegarlo ,a volte è stato anche divertente. Ragionare di cultura e di processi economici, di associazione,società e impresa per qualcuno è ancora oggi probabilmente incomprensibile. Abbiamo però trovato dei nostri simili e anche una gran bella bussola: l’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Alcuni dei goal sono anche i nostri.
Seguitici e, perché no, supportatete i nostri vecchi progetti e quelli che arriveranno. Alla fine non sono solo NOSTRI progetti ma anche VOSTRI! Anche se l’ascesa sarà faticosa… forse… ma intanto continuate a guardare un po’ di foto “strane” di mappature
Effetto farfalla, quando anche le piccole azioni possono generare grandi cambiamenti.
In un paese piccino piccino (no, non è lo stesso del Racconto di Natale in anticipo), sulle verdi colline del Friuli Venezia Giulia, c’erano (e ci sono ancora) molte – ma davvero tante, proprio tante, farfalle.
Si possono vedere farfalle ovunque, sui muri delle case, nelle strade e nella loro casa. La casa delle farfalle è davvero grande, tre grandi appartamenti con alberi, piante, acqua (in effetti è un tantino umido) e farfalle che volano dappertutto o che riposano su alcuni fiori.
Prima di arrivare nei loro appartamenti le farfalle hanno
viaggiato a lungo, hanno attraversato
l’oceano ma erano farfalle – bambine e non si ricordano del loro lungo viaggio.
Conoscono solo il paese piccino, piccino sulle verdi colline. E le farfalle
sono felici così.
Era talmente ovvio iniziare con la descrizione delle tre serre e delle farfalle che ho scelto di iniziare con una breve storia per raccontare la vera, bella storia di “La Casa delle Farfalle” di Bordano.
” La Casa delle Frafalle” è stata fondata nel 2003, è un eco-museo ed è la più grande d’Italia. Le tre serre ospitano tre diversi ecosistemi: la giungla africana, le foreste pluviali asiatiche e australiane e l’Amazzonia. L’aspetto più particolare che ho scoperto visitando “la Casa” è il progetto “The BosqueNuevo“. Bosque Nuevo è un allevamento di farfalle situato in Costa Rica. Il progetto è innovativo: la vendita di “farfalle- bambine” (pupe) ha l’obiettivo di permettere di acquistare terreni coltivati e di riconvertirli in foresta originaria.
Le fattorie delle farfalle hanno creato un’economia alternativa che sostituisce quando possibile l’allevamento del bestiame o la coltivazione.
La cittadina di Bordano
La piccola città di Bordano ha una sua storia che collega eventi passati e questo nuovo approccio all’economia. Bordano fu colpita dal terremoto nel 1976 e quasi completamente ricostruita nel 1983, ora ci vivono circa 700 persone. Le farfalle autoctone sono una presenza importante grazie a un microclima molto particolare
Nel 1996 la Regione Friuli Venezia Giulia avviò un progetto che includeva la street art, l’obiettivo era la valorizzazione artistico-culturale e naturalistica del luogo. Il soggetto della street art… indovinate un po’ … farfalle!
Sembra davvero che l’effetto farfalla si sia avverato. Lo sbattere delle ali di una farfalla ha generato effetti molto grandi da un lato all’altro dell’oceano
Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente. Questo è il titolo dell’evento che ha avuto inizio grazie alla caparbietà del Movimento Caparbia, e un po’ anche nostra, e che armonizza al suo interno conferenze, musica, cultura e attività ricreative.
Gli eventi dello scorso ottobre e novembre, che hanno portato danni di notevole entità al patrimonio boschivo veneto, al cuore di Venezia, alle coste – anche in tanti altri paesi del nostro territorio – ci hanno notevolmente colpito e si sono aggiunti a quanto abbiamo già sotto gli occhi da diversi anni.
Cambiamenti climatici , l’inquinamento dell’aria, in particolare la zona della pianura Padana, l’accumulo dei rifiuti, il depauperamento delle risorse naturali, lo scioglimento dei ghiacciai, la siccità estiva sono alcuni dei tanti campanelli d’allarme per lo stato dell’ambiente.
Abbiamo decsio di fare qualcosa e abbiamo quindi riunito le forze di Progetto Re-Cycle e del Movimento Caparbia. In poco tempo siamo riusciti ad organizzare la manifestazione di sensibilizzazione dal titolo “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente–
Il programma di “Ci vuole un fiore – 100 ore per l’ambiente
Conferenze sostenibili di 15 minuti: Rifiuti, cambiamenti ed economia sostenibile
“L’economia circolare nei rifiuti: come il carbonio torna in ciclo” – Paolo Pavan – Dipartimento di Scienze Ambientali
dell’Università Ca’ Foscari di Venezia
“Local Guides Clean the World: un progetto dal virtuale al reale” – Ermes Tuon – Associazione Progetto Re-Cycle
Conferenze sostenibili di 15 minuti: Cultura e visione imprenditoriale della sostenibilità
“Riutilizzo del territorio” – Federico Della Puppa – Economia&Territorio Smart Land S.r.l.
“Il ruolo della finanza etica per favorire la transizione energetica” – Luigi Vianelli, Banchiere Ambulante per le province di Venezia e Rovigo di Banca Popolare Etica
“La sostenibilità nei processi produttivi: le imprese verso il territorio” – Gabriella Chiellino – Gruppo eAmbiente
Al Vapore
Esposizione: “Dal fiume al mare: creature di riciclo
creativo” di Matteo Martignon
ore 1.00 Emotion for change: Giorgio Schiavon, Sara Michieletto, Paolo Vianello, introduce Bianca Nardon Venice Climate Lab
Sabato 8 giugno – LA CITTÀ SOSTENIBILE
Mestre
Cipressina in festa – Parco Hayez
ore 10.00
Associazione 7 nani organizza la
pulizia degli argini del rio Cimetto, in collaborazione con Legambiente –
Circolo di Venezia e “Cipressina in festa”
Mestre –
Negozio (via) Piave 67
ore 18.30
“Cambiamenti climatici” – Thierry Robert Luciani – ARPAV
“Monitoraggio degli inquinanti in aria” – Salvatore Patti – ARPAV
“Inquinamento da rifiuti plastici in mare”- Stefano Grosso – Legambiente – Circolo di Venezia
In occasione della “Giornata mondiale degli oceani”: Proiezione di video sul progetto di conservazione dell’oasi Dune Degli Alberoni e sui progetti di conservazione delle foreste dell’Amazzonia, in un ideale gemellaggio – Paolo Perlasca – WWF
Marghera – Al Vapore
Esposizione: “Dal fiume al mare: creature di riciclo
creativo” di Matteo Martignon
NB VERIFICARE DAL LINK AL VAPORE GLI ARTISTI PRESENTI
Domenica 9 giugno – LA CITTÀ CICLABILE
Dal Vapore al Parco
Hayez in bici
Ci vuole un fiore
incontra Cipressina in festa
Ritrovo ore 10.00
“Pedalare per l’ambiente” – Ride With Us
accoglierà i ciclisti davanti al Vapore con una breve presentazione del loro
progetto e del prossimo tour per il clima in bicicletta da Venezia a Brussels.
Partenza in bici verso il parco
Hayez
Mestre Cipressina in festa – Parco Hayez
ore 12.00
“Cambiamento climatico tra scienza e politica”
– Daniele Pernigotti – Aequilibria S.r.l.
Al termine verrà offerta una
pasta a tutti i ciclisti.
Marghera – Al Vapore
Esposizione: “Dal fiume al mare: creature di riciclo
creativo” di Matteo Martignon
Venite a fare una passeggiata con noi per riprogettare ambiente e lavoro a Venezia. Questo è il tema che affrontiamo nel nuovo Quaderno, il Q10
Vi porteremo nelle parti più nascoste di questa città affascinante. Vi faremo vistare le parti più belle e segrete con posti e “botteghe” nascoste. Ma vi faremo vedere anche la grigia e deprimente zona industriale.
Il focus è Venezia con la sua laguna e l’area circostante costituita da aziende grandi e piccole. Vecchi e nuovi posti di lavoro, dove economia, ambiente e culture si mescolano.
Possiamo ipotizzare di ripensare ambiente e lavoro a Venezia? Possiamo riprogettare l’economia tenendo in considerazione i bisogni delle persone, dell’ambiente e della cultura allo stesso tempo?
Vi daremo un esempio pratico con l’ Antica Stamperia Armena che riprende le proprie attività nel cuore di Venezia
Da ultimo, ma non certo meno importante, analizzeremo l’aspetto delle relazioni umane e delle competenze nelle aziende. La cultura del lavoro odierno come considera una virtù quale l’umiltà? E’ un valore da preservare oppure no?
Bene, venite a passeggiare a Venezia con noi!
Se avete voglia di leggere altro sulla zona limitrofa di Venezia e su storie d’acqua cliccate qui
Passata è la tempesta: il Piave, dove siamo ritornati dopo la piena per vedere se davvero è “ Passata la tempesta[1]”
Ricorderete certamente la piena devastante a novembre 2018 e l’ecatombe di alberi in montagna.
Nelle settimane seguenti, subito dopo la tempesta, gruppi di volontari avevano pulito il litorale di Jesolo, un gruppo era guidato anche dal nostro Ermes. A distanza di qualche mese siamo andati a verificare la situazione lungo il Piave, precisamente tra San Biagio di Callalta e Ponte di Piave in provincia di Treviso.
A
parte alcuni tratti, minimi, il luogo risulta pulito. La furia dell’acqua si
può ancora notare da alcuni particolari come l’erba ammassata e oggetti non
consueti che restano “appollaiati” sui rami. Sono presenti alcuni oggetti di
plastica ma sono veramente una minima parte.
Per il resto il paesaggio ha un aspetto lunare e per certi versi labirintico. Sembra davvera che la tempesta sia passata e che il Piave sia tornato tranquillo
La luce fa dei giochi strani, altrettanto strani gli oggetti
che abbiamo trovato verso il crepuscolo. Sembrano quasi entrati a far parte del
paesaggio naturale. Mettiamola come vogliamo ma sarà sempre la Natura ad avere
la meglio sull’ essere umano…
Birkenau Baracca 25 – Chiamatemi Lavinia anche se non ho più un nome, ho solo dei numeri, sono un numero. Vivo, se questa può essere chiamata vita, nella baracca 25 a Birkenau.
Le mie compagne sono numeri, come me … Stiamo per morire, lo sappiamo. Siamo ammassate in questa baracca, in attesa, o forse non è nemmeno più un’ attesa, siamo rassegnate, deboli. Qui è buio, le finestre sono strette, facciamo fatica a respirare, ma posso ancora vedere la luna, una grande luna, illuminare l’oscurità. C’è qualcosa di confortante in quella luce.
Mi libro oltre la terra, sono un albero, sono luna, sono lontana da tutta questa crudeltà e tristezza. Sono libera.
“La casa è in silenzio. Il vento sui miei rami sembra appena un alito di nuvole su un fuoco che si spegne. Sono di nuovo sola. Ho concluso un ciclo: il mio destino di seme che è germogliato, il disegno dei miei antenati. Lavinia ora è terra e humus. Il suo spirito danza nel vento della sera ( La donna abitata, di Gioconda Belli)
Dopo il viaggio in Polonia e le visite ad Auschwitz e Birkenau non sapevo come iniziare a scrivere, finchè ho deciso di far parlare una donna
Sala d’attesa per il gas
La baracca 25 era conosciuta come “sala d’attesa per il gas” ed era un blocco femminile. Quando ho visitato Birkenau ho dato una rapida occhiata all’interno della baracca, a dire il vero ho dato una rapida occhiata a tutto, sentivo un senso di soffocamento. La sensazione più orribile e incredibile era percepire un aspetto piuttosto “normale” di quel luogo maledetto, specialmente quando si è all’esterno. C’era addirittura un bel tramonto a evidenziare ancora di più l’aspetto “normale”.
E poi… ho scattato la foto delle rovine del crematorio. Se non avessi scritto cos’ era, nessuno lo avrebbe capito e sarebbe stato”un bellissimo paesaggio con la luna”. Solo un paesaggio, niente di più.
E’ stata la mia stessa foto a colpirmi, non ne ho ancora capito del tutto il motivo, e poi è arrivato il vento che facendo muovere gli alberi mi ha fatto ricordare La donna abitata e l’albero d’arancio
Altrettanto all’improvviso i prigionieri informi hanno acquisito le sembianze di Lavinia e mi sono resa conto che stavo guardando la stessa luna che vedevano le donne nella baracca 25.
E poi in testa ha iniziato a risuonarmi La vita è bella. Se non avete visto il film di Roberto Benigni adesso è tempo di vederlo.
Il testo è già stato pubblicato sulla piattaforma Local Guides Connect ed esula dalle tematiche dell’Associazione Progetto Re-Cycle. E’ il nostro contributo alla giornata della memoria. Tutte le foto sono di A. Grana
Finalmente è uscito il nuovo Quaderno,L’Uomo di Plastica, un titolo che racchiude i molteplici contenuti che troverete. Un Quaderno, questo numero 9, con una miriade di sfaccettature che ripercorrono il nostro Manifesto e sottolineano il “Facilitare l’interazione tra il mondo della cultura e il mondo delle aziende per crearenuove opportunità economiche partendo da ciò che già esiste.” Un percorso iniziato due anni fa e in continua evoluzione. A volte con qualche momento di stallo e di stanchezza ma per poi riprendere sempre con maggiore entusiasmo.
L’ Uomo di Plastica sottolinea maggiormente la relazione tra territorio/cultura e la relazione sempre più complicata tra Uomo e Ambiente. Se dovessimo dire in due parole, veramente due, il focus di questo numero diremmo certamente Alberi e Plastica. Alberi e Plastica tratteggiati ora come racconto, ora come poesia, ora come fatti di cronaca, ora come racconto di fantascienza. Gli Alberi e la Plastica diventano per gli autori il veicolo per parlare a tutto tondo di cultura e rilettura dei territori, di emergenze ambientali e di possibili correttivi, di uomo essere senziente ma anche di plastica, un non-uomo, essere inconsapevole che non vede o non vuole vedere.
Il punto di vista aziendale
Il Quaderno si arricchisce anche di un punto di vista aziendale da parte di una importante azienda veneta che si occupa di sistemi di automazione per la trasformazione delle materia plastiche. Le aziende di oggi sono responsabili della contaminazione plastica? Se sì, in quale misura? Stanno apportando dei correttivi? Oppure quello che è sotto i nostri occhi è il risultato di una mancanza di visione che ci porta indietro agli anni sessanta,quando Giulio Natta viene insignito del Premio Nobel per la Chimica per la realizzazione del polipropilene e del polietilene ad alta densità?
Al solito poniamo delle domande, al solito il nostro scopo non è tanto dare risposte ma quanto provocare un pensiero autonomo e critico. Contiamodi esserci riusciti anche con L’ Uomo di Plastica
Natale, acqua, terra e aria. Un titolo un po’ strano per andare a raccontare dei Mercatini di Natale a Zero Branco in provincia di Treviso. Vediamo di andare con un po’ di ordine (lo dico sempre, visto che parto sempre dal caos) e di dare un significato a queste parole. Natale: questo è chiaro. Mi riferisco ai Mercatini del 15 e 16 dicembre. Meno chiaro (presumibilmente del tutto oscuro) il perché dei tre elementi naturali. La nostra storia ha inizio alla fine del 2016, dicembre per l’esattezza, a poco più di un mese dalle scosse di terremoto fatali per il Centro Italia. Da quel dicembre di chilometri ne sono stati fatti tanti, l’ultimo “approdo” è stato Bolognola.
Bolognola è piccolissima, circa 150 abitanti. Per essere proprio precisi è il comune più piccolo e più alto delle Marche. Seppur minuscola, Bolognola si suddivide in tre nuclei: Villa da Capo, Villa di Mezzo, Villa da Piedi. Potremmo definire Bolognola terra d’acqua per le sorgenti del Fiastrone e per la cascata dell’ Acquasanta che ospita nel suo territorio. Quanto ad acqua, nemmeno Zero Branco scherza. Qui in pianura (Zero Branco si trova nella Pianura Padana) siamo bagnati dal fiume Zero, un fiume di risorgiva, e dal rio Vernise. La presenza dell’acqua è stata importantissima fin dal Medioevo per la costruzione di Mulini, alcuni dei quali rimasti in funzione fino agli anni 60. Il primo elemento di comunanza, l’acqua, è stato perciò identificato. Quasi dimenticavo…. Bolognola verrà a Zero Branco per i Mercatini di Natale!
A Zero Branco ho trovato un libro dal titolo “Storie di terra e di acque”. Il legame con la terra per le attività produttive è molto forte, basta citare il Radicchio tardivo e solo quello fa capire il connubio tra terra e acqua. Lo stesso legame degli abitanti con la propria terra si può trovare a Bolognola. Quella stessa terra un po’ traditrice, Natura madre e matrigna allo stesso tempo, che a ottobre 2016 si è fatta sentire per attestare il suo dominio sull’essere umano. Una terra che sa però dare molto per quanto è bella.
Terra su cui spicca l’ultimo elemento, aria o meglio il vento, caratteristica predominante di Bolognola e soprattutto di Pintura di Bolognola. Dai racconti degli abitanti, che sono “abituati” a folate che arrivano a 200km/h, abbiamo saputo del vento fortissimo che soffiava a ottobre 2016 e della estrema difficoltà ad approntare le strutture di emergenza dopo il sisma.
Gli elementi della nostra storia ora ci sono tutti. La Proloco di Bolognola sarà ospite con prodotti tipici ai Mercatini di Zero Branco, questo però non sarà sufficiente per raccontare tutta la storia, anzi le storie, di due anni tra Marche e Umbria. E allora, avanti con foto, video, realtà virtuale, ci sarà molto da vedere e ascoltare oltre che da gustare. Non saremo ovviamente soli ma assieme ad altre associazioni del territorio zerotino per aspettare Babbo Natale e il suo aiutante