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IL FUTURO DEL MERCATO IMMOBILIARE

VERSO UN ABITARE CONSAPEVOLE E SOSTENIBILE

Il futuro del mercato immobiliare: verso un abitare consapevole e sostenibile, di Chiara Pegge CP Real Estate

Il mercato immobiliare sta vivendo una trasformazione epocale, guidata da un principio fondamentale: la sostenibilità. Non si tratta più di una tendenza passeggera o di un’opzione di nicchia, ma di un’evoluzione strutturale che risponde a una crescente consapevolezza ambientale e sociale.

Oggi, l’abitare sostenibile è sinonimo di una scelta consapevole, che abbraccia non solo l’efficienza energetica e l’impiego di materiali ecocompatibili, ma anche un profondo rispetto per il territorio circostante. Il pubblico, sempre più informato, cerca dimore che siano in armonia con l’ambiente, con un impatto minimo sull’ecosistema e un massimo di benefici per il benessere degli abitanti. Questo nuovo approccio si manifesta nella ricerca di abitazioni che utilizzano fonti rinnovabili, ottimizzano le risorse idriche e si integrano perfettamente nel paesaggio, che sia naturale o urbano.

Se è vero che le nuove costruzioni offrono soluzioni all’avanguardia, non possiamo ignorare il vastissimo patrimonio edilizio italiano che comprende non solo i gloriosi edifici storici, ma anche le migliaia di costruzioni risalenti agli anni ’60, ’70 e ’80.

Acquistare una di queste proprietà non significa solo fare un investimento, ma abbracciare un patrimonio di fascino ed emozioni, trasformando un pezzo di storia in un luogo intimo e personale.

La casa non è un semplice spazio da abitare. È il nostro porto sicuro, il rifugio che ci accoglie quando il mondo fuori si fa rumoroso e frenetico. È il luogo dove i muri proteggono non solo dalle intemperie, ma anche dalle ansie quotidiane, offrendo la quiete e il calore di un abbraccio. In questo senso, la ricerca di un’abitazione si trasforma in un viaggio verso la scoperta di un luogo che rispecchi i nostri valori più profondi e che ci permetta di vivere in armonia. In questo scenario, l’approccio alla sostenibilità immobiliare non è più solo una scelta tecnica, ma un percorso emozionale che ci porta a riconnetterci con la natura e con noi stessi.

Abitare in modo consapevole significa scegliere una casa che rispetti il pianeta, ma che nutra anche la nostra anima. Significa poter contare su un rifugio che offre sicurezza, benessere e bellezza, un luogo dove ogni dettaglio è pensato per il nostro comfort e per la nostra serenità.

Molti di noi sognano una casa che abbia un’anima, che racconti una storia attraverso le sue pietre e i suoi colori.

Restaurare una vecchia dimora è un atto d’amore e rispetto, sia per l’edificio che per il territorio. Significa donare una nuova vita a un immobile senza consumare nuovo suolo, riducendo l’impatto ambientale della costruzione. È la magia di vedere una villa storica o un affascinante casale rinascere con nuove tecnologie, diventando più efficiente e confortevole, senza perdere quel tocco di eleganza che solo il tempo sa dare.

Ogni rifugio che si rispetti ha un’apertura verso l’esterno, un respiro di luce e di natura. Per questo, un giardino curato o un terrazzo accogliente diventano un elemento essenziale del nostro benessere. Sono gli spazi dove possiamo staccare la spina, leggere un libro, ascoltare il suono della pioggia o semplicemente ammirare la bellezza di una pianta che cresce.

Un giardino non è solo un appezzamento di terra, ma un’oasi personale dove la biodiversità può fiorire. Allo stesso modo, un terrazzo è un’estensione della nostra casa, un ponte tra l’interno e l’esterno, dove la tecnologia sostenibile si fonde con il piacere di vivere.

Il cuore di un immobile rigenerato batte grazie a tecnologie che lo rendono un nido caldo e protetto. Impianti di riscaldamento efficienti, pompe di calore silenziose e pannelli solari invisibili si integrano nella struttura senza comprometterne l’identità. L’isolamento termico rende la casa un luogo dove la temperatura è sempre perfetta, indipendentemente dal clima esterno, e dove il silenzio protegge il nostro riposo. Ogni intervento, dalla sostituzione degli infissi alla coibentazione del tetto, non è solo una scelta tecnica, ma un investimento nella nostra pace e serenità.

Il futuro del mercato immobiliare

L’Italia, con il suo inestimabile patrimonio edilizio, è il luogo ideale per questo tipo di “ricucitura” tra passato e futuro. È qui che gli antichi muri possono abbracciare le moderne tecnologie, creando dimore che uniscono il comfort del nuovo con il fascino dell’antico. Il mercato immobiliare sostenibile è in crescita e si basa sulla convinzione che il lusso vero non sia solo una questione di prezzo, ma di emozioni, di storia e di profondo rispetto per noi stessi e per il mondo che ci circonda.

Una scelta di cuore e di futuro, oltre la speculazione. Il dibattito non riguarda solo le normative, ma tocca l’anima stessa dell’edilizia. Per troppo tempo il mercato è stato dominato da pratiche speculative che hanno visto nel “nuovo” l’unica via per il profitto, ignorando il valore inestimabile del patrimonio esistente. Eppure, a livello europeo, cresce il coro di architetti, urbanisti e accademici che sostiene con forza la necessità di un cambio di rotta.

I loro studi dimostrano che il retrofit e la rigenerazione urbana non sono solo un’opzione, ma la più grande risorsa in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni. Sottolineano che il recupero dell’esistente non è un lusso, ma una necessità per la sostenibilità del nostro continente.

La Carta Europea del Patrimonio Architettonico definisce chiaramente l’uso di questo patrimonio come una risorsa economica, sottolineando che la sua conservazione non è un costo, ma un investimento che genera valore, creando un ambiente più vivibile e una maggiore sicurezza urbana.

Questa visione va oltre il profitto immediato e ci invita a guardare al futuro con responsabilità. L’Italia, con la sua storia millenaria e la sua ricchezza architettonica, è il luogo ideale per guidare questa rivoluzione. Il restauro e la riqualificazione non sono solo un modo per rispettare gli standard europei, ma per onorare il nostro passato e costruire un futuro che sia davvero a misura d’uomo e in armonia con l’ambiente.

Che cos’è il Retrofit? Il termine retrofit può sembrare tecnico, ma il suo significato è semplice e affascinante: si tratta di un “abito su misura” per le vecchie case. Immagina di prendere un’abitazione costruita decenni fa e di aggiornarla con le migliori tecnologie di oggi. Non è solo una semplice ristrutturazione, ma una profonda riqualificazione che la rende più efficiente e confortevole. Il retrofit, infatti, non si limita a un ritocco estetico, ma agisce in profondità: migliora l’isolamento delle pareti e del tetto, installa sistemi di riscaldamento all’avanguardia (come le pompe di calore) e integra fonti di energia rinnovabile. Il risultato è una casa che non spreca energia, che offre il massimo comfort e che rispetta l’ambiente, senza perdere il suo fascino storico.

Se il retrofit è lo strumento tecnico, la Carta Europea del Patrimonio Architettonico è la filosofia che lo guida. Firmata a Amsterdam nel 1975, questa carta non è solo un documento burocratico, ma una dichiarazione d’amore per la storia e la cultura del nostro continente. Il suo principio fondamentale è che il patrimonio architettonico non è un peso da conservare, ma una risorsa vitale che appartiene a tutti. La carta sottolinea che il recupero e la manutenzione di questi edifici non sono un costo, ma un investimento intelligente che genera valore economico, sociale e culturale. In sostanza, invita i Paesi europei a vedere nei loro vecchi edifici non dei ruderi, ma delle opportunità per un futuro sostenibile, che ricuce il passato con il presente e diminuisce il consumo di suolo.

Il futuro immobiliare non è un’onda che investe solo il nostro paese, ma una marea che sta sollevando l’intera Europa. È una consapevolezza crescente, un coro di voci che chiede case più sane, più sostenibili, più in armonia con il pianeta. I dati recenti mostrano una ripresa in atto: dopo un periodo di incertezza, il fatturato immobiliare medio europeo è in crescita, e l’Italia si distingue con previsioni particolarmente ottimistiche, superando persino Paesi come Francia e Germania in termini di aspettative di crescita.

Questo risveglio è guidato da una domanda crescente di abitazioni in linea con la nuova visione energetica europea, un percorso che spinge a superare l’inefficienza per abbracciare il comfort e il rispetto per l’ambiente. L’obiettivo è chiaro: rendere il patrimonio edilizio più efficiente, con scadenze precise per ridurre i consumi. Se da un lato ciò impone una sfida, in particolare per i Paesi con un patrimonio immobiliare più datato come il nostro, dall’altro crea un’enorme opportunità.

L’Italia: cuore storico, visione futura. A differenza di molti paesi europei, dove i prezzi delle case sono cresciuti vertiginosamente nell’ultimo decennio, l’Italia ha visto una crescita più contenuta. Questo, che a prima vista potrebbe sembrare uno svantaggio, si rivela in realtà un’opportunità unica. Significa che il nostro mercato ha ancora ampi margini di rivalutazione, specialmente per gli immobili che subiscono una riqualificazione energetica.

Il futuro del mercato immobiliare

La nuova visione energetica europea crea una polarizzazione nel mercato: gli immobili più vecchi, non efficienti, rischiano una svalutazione, mentre quelli riqualificati o di nuova costruzione vedranno il loro valore aumentare. Questo spinge i proprietari e gli investitori a guardare al restauro non più come a una spesa, ma come a un investimento intelligente che garantisce una rivalutazione futura e un risparmio energetico immediato.

In questo scenario, l’Italia si posiziona come protagonista. Mentre le grandi capitali europee si focalizzano su nuove costruzioni futuristiche, il nostro paese può guidare la rivoluzione del restauro. La bellezza dei nostri borghi, la storia delle nostre città, possono abbracciare le moderne tecnologie, creando dimore che uniscono il comfort del nuovo con il fascino dell’antico. È questa “ricucitura” tra passato e futuro che rende il nostro mercato unico e affascinante agli occhi del mondo intero, è un filo che attraversa ogni generazione, pur con sfumature diverse.

Per i Boomer, la casa è un sogno di vita, spesso una dimora che porta con sé un passato glorioso. Vedono il restauro di un’abitazione non solo come un investimento, ma come un atto d’amore che unisce la storia dell’edificio con il comfort delle tecnologie moderne, senza consumare nuovo suolo. Per loro, il lusso non è una questione di prezzo, ma di emozioni e di profondo rispetto per sé stessi e per il mondo circostante.

La Generazione X, ponte tra tradizione e innovazione, cerca un rifugio che offra sicurezza, benessere e bellezza. Sono particolarmente attenti alla riqualificazione di immobili degli anni ’60-’80, che considerano un patrimonio di fascino ed emozioni da trasformare in un luogo personale e intimo. Apprezzano la fusione tra antico e nuovo, in cui le moderne tecnologie come l’isolamento termico e i pannelli solari invisibili si integrano nella struttura senza comprometterne l’identità.

E poi c’è la Generazione Z, il cuore pulsante di questa trasformazione. Cresciuti con una profonda consapevolezza ambientale, cercano un’abitazione che sia in armonia con l’ambiente e abbia un impatto minimo sull’ecosistema. Per loro, l’abitare consapevole è un percorso emozionale per riconnettersi con la natura e con sé stessi, in cui la casa deve rispettare il pianeta e nutrire anche l’anima. Non è una moda, ma una scelta che si riflette nella ricerca di dimore che utilizzano fonti rinnovabili e ottimizzano le risorse idriche.

Ma cosa succederà con la Generazione Alpha? I futuri acquirenti nasceranno e cresceranno in un mondo in cui la sostenibilità non sarà più un’opzione, ma un requisito fondamentale. Si aspetteranno immobili che siano non solo “green” ma anche smart, in cui la tecnologia si fonde con l’efficienza energetica e il comfort olistico. La ricerca di una casa non sarà solo per un tetto sopra la testa, ma un viaggio per trovare un luogo che rifletta i loro valori più profondi, dove ogni dettaglio è pensato per la loro serenità.

Le tre tendenze guida del mercato

  • Diversi report e articoli di settore (come quelli di Infobuild e Deloitte) confermano che la sostenibilità, l’efficienza energetica e i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) sono al centro delle nuove dinamiche del mercato immobiliare. Un’ampia porzione del patrimonio edilizio italiano si trova in classi energetiche basse (F e G) e necessita di riqualificazione per aumentare il proprio valore e rispettare le nuove normative europee, come la Direttiva “Case Green”.
  • Restauro sostenibile: La riqualificazione degli immobili esistenti è considerata una strategia fondamentale per la sostenibilità. Esistono metodi e soluzioni specifiche per migliorare l’efficienza energetica sia degli edifici storici che delle costruzioni più recenti (anni ’60-’80), senza comprometterne l’integrità strutturale e architettonica.
  • Abitare consapevole: Il concetto di “abitare consapevole” è ampiamente dibattuto e collegato a temi come la riduzione dei rifiuti, l’uso di materiali naturali, la gestione intelligente dell’energia e la ricerca di un benessere olistico legato all’ambiente domestico.

Il futuro del mercato immobiliare: verso un abitare consapevole e sostenibile, è inserito nel Q19 Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare che sarà pubblicato a breve. Per leggere tutti i Quaderni cliccare QUI

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La Carta di Budoia

La Carta di Budoia di Alessandro Pellegrini già Sindaco Comune di Capizzone (BG)

La Carta di Budoia è un documento volontario sottoscritto da Comuni e reti di Comuni alpini, firmata il 24 giugno 2017 a Budoia (Friuli ‑ Venezia Giulia) durante la conferenza Internazionale dell’associazione Alleanza nelle Alpi in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Segretariato della Convenzione delle Alpi.

La Carta di Budoia - foto delle Alpi viste dall'aereo

Si pone come obiettivo quello di fare delle Alpi un territorio esemplare in materia di adattamento e prevenzione dei cambiamenti climatici. La Carta si ispira a strategie e accordi di multilivello, provenienti dalla governance globale (COP21 e COP22), europea (Strategia UE di adattamento, Comunicazione COM 2013/216), nazionale (Strategia Nazionale di Adattamento, PNACC Italia) e alpina (dichiarazioni e linee guida della Convenzione delle Alpi)

I firmatari della Carta quali Comuni alpini e relative associazioni si impegnano a:

  • Valutare rischi e opportunità climatiche sul proprio territorio comunale, accrescendo la comprensione dei possibili impatti locali.
  • Analizzare e interpretare politiche e misure amministrative per valutarne l’efficacia nella gestione attuale e futura degli impatti del cambiamento climatico, al fine di sviluppare una “strategia locale di adattamento” coerente con piani regionali, nazionali ed europei.
  • Integrare misure di adattamento nelle attività di pianificazione comunale (urbanistica, gestione del territorio, ecc.).
  • Intensificare la cooperazione istituzionale, dialogando e collaborando con altri Comuni, enti regionali, nazionali, europei e internazionali allo scopo di condividere conoscenze, strumenti e buone pratiche.
  • Promuovere la consapevolezza pubblica, stimolando il dibattito tra cittadini, residenti e visitatori sui rischi e le opportunità legate ai cambiamenti climatici a livello locale.
  • Cercare risorse finanziarie, attraverso progetti e finanziamenti a vari livelli, per sostenere le attività di adattamento climatico.
  • Sperimentare azioni-pilota e misure di resilienza insieme ad altri livelli di governo territoriale, in modo da rendere l’adattamento concreto e replicabile in contesti simili.

In generale, perseguire l’obiettivo di rendere le Alpi un modello virtuoso di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Come si è sviluppata la Carta di Budoia

La Carta di Budoia - il manuale

È stato lanciato un progetto specifico per applicare la Carta di Budoia in alcune aree-pilota: Morbegno (Bassa Valtellina), Capizzone (Valle Imagna), Alte Valli Chisone e Susa, Monte Bianco, e Alto Livenza.

L’obiettivo era valutare la coerenza tra strumenti locali, regionali e nazionali e suggerire misure pratiche da adottare nei diversi contesti alpini.

Sono stati organizzati eventi istituzionali a livello locale per condividere i risultati e stimolare l’adesione di altri Comuni. Con i dati raccolti e le idee sviluppate è stata pubblicata una guida: il “Manuale di Budoia”.

Nel 2025, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente ha pubblicato un Manuale di attuazione della Carta, pensato per supportare tecnici e uffici comunali nel tracciare i profili di rischio, valutare la validità degli strumenti di pianificazione e definire modalità operative per l’adattamento locale.

Il Manuale rende lo spirito della Carta di Budoia operativo, coerente con il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e le linee guida alpine.

Per il biennio 2025‑2026, con l’Italia alla Presidenza della Convenzione delle Alpi, Carta e Manuale di Budoia saranno punti di riferimento per temi chiave come biodiversità, ghiacciai/permafrost, qualità della vita in montagna, e cooperazione trans montana.

Alcuni Comuni (anche in Valle d’Aosta, come Courmayeur nel 2019 con ben 19 Comuni valdostani firmatari) hanno aderito formalmente alla Carta, spesso tramite delibere amministrative e con dialogo istituzionale

Il Comune di Capizzone (BG) è uno dei primi firmatari italiani, insieme a Budoia, Ostana e Usseaux.

Capizzone – Comune pilota nella Carta di Budoia

Area pilota per l’adattamento climatico

Capizzone è stato individuato come area pilota per lo sviluppo di una metodologia che consente ai Comuni alpini italiani di selezionare e adattare misure di resilienza climatica coerenti con il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e con le linee guida alpine.

Grazie alla sua partecipazione è stata condotta un’analisi critica della coerenza tra gli strumenti normativi/regionali e gli strumenti di pianificazione locali.

È stata fornita all’Amministrazione comunale una guida operativa per individuare e implementare azioni efficaci di adattamento. Sono stati promossi eventi istituzionali per restituire i risultati ottenuti e favorire l’adesione di altri Comuni.

Nel 2017, Capizzone ha sottoscritto formalmente la Carta, impegnandosi a: valutare rischi e opportunità climatiche per il territorio comunale; integrare misure di adattamento nei processi di pianificazione; promuovere consapevolezza pubblica e dialogo istituzionale.

A seguito del processo di adesione alla Carta di Budoia è stato finanziato dal Ministero dell’Ambiente una nuova ricerca volta allo sviluppo economico locale chiamato “Compass” confrontandosi con una analoga esperienza sviluppa nella “Biosfera del Vorarlberg” in Austria.

Per garantire uno sviluppo che sia coerente nel tempo e fondato su basi solide, è importante che il Comune individui una vocazione che sia chiara e coerente con il proprio territorio. Una volta definita la vocazione deve stabilire delle linee di azione che riguardino i diversi ambiti che vanno a toccare tutti i servizi che il Comune deve fornire ai vari stakeholder (residenti, turisti, operatori economici dei vari settori, etc.).

Quindi, se la vocazione di Capizzone vuole essere una vocazione legata alla sostenibilità, è importante che prenda come riferimento l’AGENDA 2030 dell’ONU, che esplica chiaramente come il concetto di sostenibilità non sia soltanto legato all’ambiente, ma coinvolga tutti i settori. L’Agenda è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target o traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.

Almeno alcuni di essi dovrebbero essere presi come riferimento primario ed essere posti come obiettivo imprescindibile da raggiungere entro il 2030, in modo tale che il Comune di Capizzone realizzi un percorso coerente verso la sua vocazione di sostenibilità.

Standard di servizi

Ovviamente il Comune non ha competenza diretta su tutti gli ambiti che permettono di offrire servizi alla comunità, come per esempio l’accesso ai vari comuni vallari, la cui strada primaria è sotto il controllo della Provincia di Bergamo, o il servizio pubblico anch’esso non svolto direttamente dal Comune, o le reti idriche, fognaria ed elettrica, tutte infrastrutture su cui il Comune non ha un controllo diretto. Nonostante ciò, è comunque importante che l’Amministrazione valuti quali sono gli standard minimi da garantire e monitori se vengono rispettati. In caso gli standard non vengano garantiti gli amministratori devono fare pressione, aprire tavoli di confronto, magari anche in rete con gli altri Comuni dell’area vallare, per riuscire a ottenere un incremento degli standard offerti sul territorio in modo tale che si possa riuscire ad incrementare l’attrattività dell’area.

Proprio per questo è importante che l’Amministrazione, dopo aver individuato la vocazione di Capizzone, individui tutti i soggetti che possono essere sulla stessa linea e che condividono le stesse priorità, in modo totale o parziale, così da poter costruire delle reti che possano incrementare le risorse a disposizione, sia a livello di persone sia a livello di risorse economiche e, quindi, permettano una più facile attuazione di quello che è il percorso da seguire.

La partecipazione a bandi

Molto spesso i Comuni, soprattutto quelli più piccoli che hanno risorse minori, colgono occasioni e quindi realizzano progetti, in occasione di bandi. Dal punto di vista pratico ciò significa che i progetti, e le eventuali reti ad essi connessi, vengono creati sotto la spinta della partecipazione al bando, con tempi ridotti, che non permettono di strutturare appieno la progettualità e di cogliere al meglio le potenzialità che potrebbe esprimere. Proprio per questo è importante riuscire ad invertire l’ottica, ovvero tracciare un percorso di sviluppo e intessere già delle reti solide, in modo tale che i progetti e le reti siano chiari e sviluppati appieno. Fatto ciò, si andranno a cercare i fondi specifici, nonché a stimolare i soggetti che possono erogare dei fondi, come possono essere per esempio Regione, Comunità Montana, o le fondazioni, senza dimenticare i fondi dell’UE.

In questo senso bisogna invertire l’ottica, ovvero non realizzare ciò che ci permettono i bandi, ma sfruttare i bandi per ciò che vogliamo realizzare. In questo modo si eviterà anche di portare sotto stress le risorse, che sono spesso limitate, perché si possono sovrapporre tempistiche di bandi diversi a cui si vuole partecipare, rendendo quindi di difficile attuazione per gli uffici tutto ciò che si vorrebbe fare, arrivando ad essere costretti a rinunciare all’opportunità di partecipare ad alcuni bandi, anche se si ritengono primari rispetto alla propria programmazione, così come a volte si perdono i contributi perché l’attuazione viene svolta in modo non corretto, oppure si effettua una rendicontazione non in linea con le richieste del bando.

Il Local Development Compass

Il Local Development Compass (La bussola per lo sviluppo locale avviata dalla passata Amministrazione) è uno strumento finalizzato alla creazione di un piano di sviluppo sostenibile a livello comunale. Quasi tutte le aree di azione dei Comuni sono interessate da rapidi sviluppi e complesse interazioni. La protezione del clima e l’adattamento ai cambiamenti climatici rappresentano oggigiorno sfide aggiuntive, e ciò richiede una rete di dipartimenti più forte. Allo stesso tempo, tali sfide aprono nuove strade per contribuire attivamente al miglioramento della qualità della vita e del livello di sostenibilità.

Il Local Development Compass offre un’analisi strutturata che riunisce tutti i campi di azione di un Comune e li considera congiuntamente.

Sulla base della situazione attuale, le misure interdipartimentali vengono sviluppate e ordinate per priorità.

Valutazioni periodiche consentono di verificare l’avanzamento e adattare la pianificazione alle esigenze locali.

Processi ben definiti consentono di sviluppare una pianificazione flessibile e reattiva all’evolversi delle priorità. Ciò promuove una pianificazione lungimirante e sostenibile su orizzonti temporali più lunghi.

Nella bussola per lo sviluppo locale sono stati definiti in totale otto campi d’azione per la valutazione e la pianificazione generale e interdipartimentale.

Informazioni, cifre chiave ed esempi di buone pratiche per i singoli campi di azione, sono disponibili sul sito del progetto: https://ld-compass.org/

Lo scopo è quello di fornire spunti e suggerimenti per l’implementazione pratica e facilitare lo scambio di esperienze con altre comunità.

Il Local Development Compass è uno strumento sviluppato appositamente per i territori alpini e montani, per questo si può definire ideale per supportare la strategia di sviluppo di un comune montano come Capizzone.

Gli elementi e gli obbiettivi essenziali per lo sviluppo locale che sono stati analizzati si possono così sintetizzare:

PROTEGGERE E SVILUPPARE LA NATURA, L’AMBIENTE E IL PAESAGGIO

Il paesaggio naturale e culturale delle zone montuose, come Alpi e Prealpi, è la base della vita e dell’economia di chi ci abita, preservarlo e svilupparlo in modo sostenibile è un compito centrale per le istituzioni che le rappresentano. La creazione di aree protette, l’implementazione di azioni mirate a mitigare le conseguenze del cambiamento climatico in modo rispettoso dell’ambiente, la promozione della mobilità sostenibile per ridurre il traffico motorizzato individuale, rappresentano la base per uno sviluppo sostenibile e duraturo.

RENDERE LE COMUNITÀ ATTRAENTI COME AREE ECONOMICHE

Attraverso uno sviluppo economico sostenibile, le comunità montane possono creare le basi per adattarsi meglio alle sfide future. Il rafforzamento e lo sviluppo di una gamma di servizi sulla base di un’offerta commerciale a kmØ permettono di creare nuovi posti di lavoro e mantenere quelli esistenti. Allo stesso tempo, bisogna sensibilizzare e motivare la popolazione locale a dare un contributo alla creazione del valore locale per ottenere una crescita organica della domanda interna.

MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA DELLE PERSONE NELLE ALPI

Un’interazione sociale equa, basata sulle pari opportunità, rafforza la coesione in una comunità: riuscire ad incoraggiare i cittadini a partecipare alla vita sociale rappresenta un obiettivo ulteriore per l’attuazione di strategie innovative e progetti pilota soprattutto per i servizi di interesse pubblico come la mobilità, l’istruzione e la salute.

La Carta di Budoia - Alessandro Pellegrini - Alleanza nelle Alpi
CONTRIBUIRE ALL’ATTUAZIONE DEI PRINCIPI CHE STANNO ALLA BASE DI “ALLEANZA NELLE ALPI”

Il lavoro della rete comunitaria si basa sui principi dell’Alleanza nelle Alpi, un accordo internazionale tra i paesi alpini e l’UE per lo sviluppo sostenibile della regione alpina. La loro attuazione dovrebbe essere piena di vita: tutti possono contribuire a plasmarla – nella comunità. Alleanza nelle Alpi è una delle 16 organizzazioni di osservatori ufficiali. La rete di comunità è attivamente coinvolta negli organi della Convenzione delle Alpi, partecipa allo scambio tra gli Stati alpini e fa rete con le altre organizzazioni di osservatori.

A seguito di una dettagliata analisi dei dati raccolti ed il confronto con le realtà locali ha portato le seguenti conclusioni.

Per realizzare una programmazione di medio e lungo periodo sarebbe importante realizzare un piano marketing che vada ad analizzare più nel profondo il contesto non solo specifico del comune, ma anche quello ampio in cui va a inserirsi, le caratteristiche su cui si può fondare lo sviluppo e, quindi, sia i punti di forza che di debolezza, così come le opportunità le minacce, per chiarire quali sono tutte le attività da svolgere in modo più puntuale.

Sarebbe interessante che il piano marketing fosse realizzato con i Comuni che saranno individuati come soggetti che condividono le stesse priorità e che hanno la stessa volontà di sviluppo, in modo tale che venga preso in considerazione un’area più ampia rispetto al singolo comune di Capizzone e possa perciò risultare più attrattiva e abbia più capacità di azione sia dal punto di vista di risorse economiche, che delle risorse umane disponibili, oltre che con un’offerta più ampia (commerciale, turistica, naturalistica, i servizi, etc.).

È importante sottolineare che il piano marketing permette di indagare anche il punto di vista di tutti gli stakeholder del territorio tramite interviste dirette o indagini campionarie. Si riesce in questo modo ad avere un punto di vista che non è esclusivamente autoreferenziale, come quello che presenta questa metodologia di screening, perché avere anche il punto di vista degli altri soggetti che operano sul territorio e che vivono il territorio è fondamentale per raccogliere spunti interessanti che possono allargare la visione per uno sviluppo che vada a soddisfare tutti coloro che vivono e investono nell’area.

A questa iniziativa di base si sommano poi quelle negli ambiti specifici, come ad esempio un migliore monitoraggio delle abitazioni e delle famiglie (anche mediante una differente strutturazione delle tasse locali) e una maggiore adozione di processi e strumenti digitali di gestione delle informazioni.

La Carta di Budoia è inserita nel Q19 Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare che sarà pubblicato a breve. Per leggere tutti i Quaderni cliccare QUI

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Carbon footprint e carbon neutrality aziendale

Carbon footprint e carbon neutrality aziendale: nuove pratiche di governance delle imprese che scelgono azioni permanenti a favore del clima – articolo di Elisa Gagliardi e Gaia Gentilucci di Uomo e Ambiente progresso sostenibile. L’articolo fa parte del Q13 Art-ica Arte e aziende per il clima del Settembre 2022 a cura di Antonella Grana

Carbon footprint e carbon neutrality aziendale

Le crisi climatiche in corso hanno reso ormai chiara la necessità urgente di un cambiamento della società umana per limitare il riscaldamento globale.

Per realizzare la transizione verso modelli di produzione e consumo a zero emissioni, l’Unione Europea, attraverso l’European Green Deal e l’European Climate Law, ha introdotto a livello comunitario gli obiettivi legalmente vincolanti della neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione del 55% delle emissioni nette al 2030 rispetto al 1990. 

Il nuovo Regolamento, oltre a istituire un organismo indipendente abilitato a monitorare i progressi e valutare un carbon budget dell’UE da oggi al 2050, obbliga gli Stati membri a rivedere i propri Piani nazionali per l’energia e il clima, in modo da allinearli con il nuovo target europeo complessivo del 55%. L’Italia, pur non avendo una specifica Legge sul Clima, ha scelto di integrare la tutela dell’ambiente in Costituzione (cfr. Art.9 e 41), formalizzando il suo impegno a contribuire a questo obiettivo vitale.

Per raggiungere questi sfidanti obiettivi il mondo del business deve giocare la sua parte e l’impegno verso la neutralità climatica deve diventare una finalità delle imprese, al pari della generazione profitto.

Le imprese dovranno adottare soluzioni innovative in chiave rigenerativa a lungo termine e in tutte le forme di espressione, dalla governance ai modelli operativi e di business. Lo scenario di business attuale potrebbe costituire una fortissima ondata di trasformazione per le imprese, che devono essere pronte ad agire e competere, stabilendo una direzione chiara e inequivocabile per contribuire a preservare gli equilibri climatici, assumendo un nuovo e innovativo mandato per il futuro.

Come i gas serra influiscono sul cambiamento climatico

I gas ad effetto serra intrappolano il calore emesso dal sole e dalla superficie terrestre e lo rilasciano in atmosfera. A causa delle attività antropiche, le concentrazioni di gas ad effetto serra (specialmente la CO2) sono aumentate, causando un innalzamento della temperatura media del pianeta.  L’allarme per i crescenti livelli di CO2 nell’atmosfera è alto: la concentrazione di anidride carbonica nell’aria nel maggio 2022 ha raggiunto le 421 parti per milione (ppm), cioè il 50% in più rispetto all’epoca pre-industriale ed è caratterizzata da un ritmo di crescita (in aumento) di 2,5 ppm annue. I dati sulla concentrazione di CO2 danno un’idea chiara di quanto sia concreto il rischio di raggiungere il punto di non ritorno nel sistema climatico, per questo motivo è importante intervenire immediatamente e in maniera consistente

Carbon footprint e carbon neutrality aziendale

Carbon Footprint: cos’è

La Carbon Footprint (CF), conosciuta come impronta di carbonio o impronta climatica, è un indicatore che misura la quantità di emissioni di gas ad effetto serra, associate direttamente o indirettamente a un prodotto, un servizio o un’organizzazione ed è espressa in CO2 equivalente.

I gas a effetto serra che vengono considerati, in accordo con il Protocollo di Kyoto, sono:

  • Anidride carbonica (CO2)
  • Metano (CH4)
  • Protossido di azoto (N2O)
  • Idrofluorocarburi (HFCs)
  • Esafluoruro di zolfo (SF6)
  • Perfluorocarburi (PFCs).

Le tonnellate di CO2 equivalente (tCO2e) consentono di valutare l’effetto serra complessivo prodotto da tutti i gas prendendo come riferimento l’effetto serra prodotto dalla CO2, considerato pari a 1.

La Carbon Footprint rappresenta una quantificazione oggettiva delle emissioni, fondamentale per tutte le attività antropiche dato che, come noto, ciò che non si può misurare non si può migliorare.

Come si calcola la Carbon Footprint

Le norme ISO relative ai GHG (Greenhouse Gases) e utilizzate per il calcolo della cosiddetta Carbon Footprint si basano sulla quantificazione, il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni e/o rimozioni di gas GHG e possono essere applicate alle organizzazioni, a processi e prodotti.

Tali norme di riferimento sono costituite principalmente dalle seguenti tre:

  • la norma ISO 14064-1, che descrive i principi e i requisiti per la progettazione, lo sviluppo, la gestione e la rendicontazione degli inventari GHG di un’organizzazione;
  • la norma ISO 14064-2, che specifica i principi e i requisiti per determinare le linee di riferimento necessarie per il monitoraggio, la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di un progetto ed é focalizzata sui progetti che hanno come obiettivo di ridurre le emissioni di GHG (es. efficientamento energetico) o di aumentare la rimozione (es. riforestazione);
  • la norma ISO 14067, che definisce i principi, i requisiti e le linee guida per la quantificazione dell’impronta di carbonio dei prodotti e il cui scopo è di regolamentare la quantificazione delle emissioni di gas a effetto serra associate all’intero ciclo di vita di un prodotto, a partire dall’estrazione delle risorse comprendendo l’approvvigionamento delle materie prime, le fasi di produzione, utilizzo e fine vita.

La Carbon Neutrality

Dopo aver calcolato l’impronta di carbonio, la Carbon Neutrality è uno degli obiettivi più ambiziosi che un’azienda possa intraprendere lungo un percorso di sostenibilità, come impegno concreto a favore del clima.

L’iter da seguire consiste in un percorso in tre step:

  1. quantificazione delle emissioni connesse ad un prodotto, ad un servizio o all’intera organizzazione (Carbon Footprint);
  2. definizione di un progetto di riduzione delle emissioni quantificate;
  3. attuazione del progetto di Carbon Neutrality attraverso l’avvio di azioni di compensazione (es. riforestazione) e/o l’acquisto di crediti di emissione.

Il percorso verso la Carbon Neutrality è un cammino virtuoso attraverso cui l’impresa si impegna ad attuare un’evoluzione progressiva del proprio modello operativo verso un’economia a zero emissioni di gas climalteranti, in linea con gli obiettivi europei di neutralità climatica e quelli nazionali di transizione ecologica. Dopo aver misurato in modo oggettivo e standardizzato l’impatto delle proprie attività, le aziende possono intraprendere una combinazionedi azioni per ridurre le proprie emissioni e di investimenti in progetti di riduzioni delle emissioni realizzati da altri.

Vantaggi per le organizzazioni

Oggi, per organizzazioni di qualsiasi tipologia e dimensione, conoscere e ridurre l’impronta di carbonio è cruciale per perseguire strategie veramente sostenibili: in un contesto economico e sociale che vede premiati fornitori e servizi a basse emissioni, la Carbon Footprint e i percorsi verso la neutralità climatica sono strumenti che valorizzano in termini competitivi le organizzazioni e le loro politiche di responsabilità sociale e ambientale.

Questi percorsi virtuosi hanno enormi potenzialità, che aziende ed organizzazioni di qualsiasi dimensione e settore devono ancora esplorare a fondo.

Le organizzazioni, infatti, promuovendo il proprio impegno ambientale a favore del clima, possono raggiungere significativi vantaggi in termini di:

  • miglioramento delle prestazioni economiche, attraverso azioni di riduzione dei consumi e degli sprechi, ossia in termini generali di efficientamento nell’uso delle risorse e in particolare di quelle energetiche (il cui beneficio risultante nella riduzione dei costi risulta nello scenario attuale un elemento vitale di sostenibilità);
  • miglioramento della brand reputation e rafforzamento distintivo rispetto alla concorrenza, con incremento dell’interesse e della fiducia da parte degli stakeholder di riferimento, sia interni che esterni;
  • miglioramento del posizionamento in termini di rating ESG, che favorisce l’incremento del valore aziendale nel medio-lungo termine.

In cammino verso Carbon Footprint e Carbon Neutrality

Intraprendere un cammino verso la carbon neutrality può richiedere competenze specialistiche che non tutte le organizzazioni hanno a disposizione al proprio interno e che possono quindi ricercare attraverso partner qualificati.

UOMOeAMBIENTE ha deciso di dimostrare il proprio impegno concreto impegnandosi in prima persona per la lotta al cambiamento climatico, prima di diventare promotore dello stesso servizio.

L’azienda ha calcolato le emissioni di gas ad effetto serra emesse nello svolgimento della propria attività di consulenza e ha sottoposto a certificazione da parte di Organismo accreditato l’inventario delle emissioni di GHG ai sensi della ISO 14064:1. Successivamente ha sviluppato un piano di riduzione e compensazione, adottando soluzioni edilizie ed energetiche efficienti per la propria sede e acquistando crediti generati da progetti di produzione di energia rinnovabile, per raggiungere la Carbon Neutrality.  Il progetto di neutralità climatica è stato sottoposto a certificazione ai sensi della norma PAS 2060.

UOMOeAMBIENTE si propone quindi sul mercato come un partner affidabile e qualificato per accompagnare le organizzazioni in percorsi virtuosi, con cui misurare oggettivamente il proprio impatto climatico per intraprendere azioni di miglioramento con cui ridurre i propri consumi (obiettivo ad oggi di importanza vitale per la sostenibilità ambientale ed economica) e con cui costruire processi personalizzati di compensazione, sostenendo ad esempio progetti di produzione di energia rinnovabile o di piantumazione anche su scala locale.

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Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare

L’incontro online del 19 maggio 2025 Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare si pone al centro di una riflessione sempre più urgente: come conciliare lo sviluppo con la tutela dei nostri territori, in un’ottica di piena sostenibilità. Il futuro che desideriamo abitare passa inevitabilmente per un ripensamento del nostro rapporto con l’ambiente, con le comunità locali e con le risorse che ci circondano.

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare

Programma

Con la moderazione di Ermes Tuon di Progetto Re-Cycle, esploreremo diverse prospettive con il contributo di:

  • Antonella Grana di Aida Marketing&Formazione ci condurrà in una riflessione sul futuro del Turismo e Territorio nelle località montane. Analizzeremo le sfide e le opportunità per un turismo che sappia valorizzare senza snaturare, cercando un equilibrio tra la vivacità dello sviluppo e la qualità della vita delle comunità locali. Possiamo evitare un “modello Venezia” in montagna e contrastare lo spopolamento? La risposta potrebbe risiedere in una pianificazione oculata e partecipativa.
  • Chiara Pegge di CP Real Estate ci introdurrà al Mercato Immobiliare Sostenibile, illustrando i nuovi approcci per un abitare consapevole e rispettoso del territorio. Vedremo come la crescente attenzione all’efficienza energetica, ai materiali sostenibili e all’armonia con il paesaggio stia ridefinendo gli standard del settore immobiliare.
  • Alessandro Pellegrini, Vicepresidente di Alleanza nelle Alpi, ci parlerà dell’importanza di Tutelare e Valorizzare il Patrimonio Locale attraverso la salvaguardia dell’identità territoriale. L’esperienza della Carta di Budoia ci mostrerà come la collaborazione tra comuni alpini possa essere un modello per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e promuovere la prevenzione e l’adattamento.
  • Infine, Roberto Ervas, architetto ed ecologo umano dello Studio Associato Ecinque, ci offrirà una visione che va Oltre la Mappa, considerando il territorio come un’entità viva e complessa, spesso sofferente a causa degli squilibri antropici. Ci inviterà ad abbracciare modelli ecoumani e biosociali, focalizzandosi su un approccio multisistemico e integrato.

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare è inserito nel contesto del Festival ASviS dello Sviluppo Sostenibile

Questo evento è un invito a confrontarci su come costruire un futuro in cui la prosperità vada di pari passo con la salute del pianeta e il benessere delle sue comunità. Vi aspettiamo online il 19 maggio alle ore 18:00

Per registrarsi compilate il form a questo link https://forms.gle/K44fUVYfeusUrbCn9

Sostenibilità e Territori: un futuro da abitare
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Agricoltura 4.0 e recupero zone industriali

Agricoltura 4.0 e recupero zone industriali, cosa può c’entrare l’agricoltura con i capannoni? Sergio Martin, in questo articolo ripreso dal Quaderno 11, ci spiega i vantaggi delle serre aeroponiche costruite dove? Ma nei capannoni dismessi!

In questo ultimo periodo si sente parlare sempre più spesso di cambiamenti climatici. Caldo infernale che si alterna a intensi temporali, grandinate, uragani.

Le mezze stagioni sembra che non esistano più.

La certezza che non avremo futuro, se non si fa in fretta qualcosa per cambiare il nostro modo di vivere, è insita in ognuno di noi. Le ultime proiezioni, ci dicono che nel 2030 avremo ben 8,5 miliardi di persone sul pianeta Terra che andranno sfamate. Sfortunatamente però, negli ultimi 40 anni siamo riusciti a perdere ben il 33% del suolo agricolo e a consumare circa il 70% dell’acqua nell’agricoltura. Per mantenere alta la produzione agricola, si deve fare oltretutto un largo uso di pesticidi. Di quello che alla fine si riesce a produrre, circa un terzo della frutta e verdura si deteriora nel trasporto prima di arrivare sui banchi vendita dei supermercati.

Uno scenario inquietante, forse è tempo di pensare ad una nuova agricoltura!

Agricoltura 4.0

La richiesta del consumatore è quella di prodotti qualitativamente migliori, a basso impatto ambientale e di poterli trovare sugli scaffali tutto l’anno. Per fare ciò occorre limitare il consumo d’acqua e di pesticidi, ricreare l’ambiente ideale per le diverse coltivazioni ottimizzandone le rese.

Una nuova agricoltura 4.0

Oggi un sistema esiste, noi lo abbiamo adottato in una serra che abbiamo sviluppato, e si chiama aeroponia. Nelle serre aeroponiche (in inglese “vertical farm”) le piante vengono fatte crescere in “aria”, su più livelli, vengono illuminate da file di led che emanano la loro luce preferita, le radici vengono nebulizzate con la soluzione nutritiva più idonea alla tipologia di pianta e di età della stessa. La soluzione nutritiva in eccesso viene recuperata e corretta, integrando i minerali usati dalle piante per crescere. In questa maniera il consumo di acqua è ridotto di oltre il 75%. Agendo sulle quantità di minerali, si può persino dare un sapore più o meno intenso alla produzione, assecondando i gusti dei consumatori.

Non essendoci un substrato di coltivazione non ci sono neanche problemi di muffe o di attacchi di parassiti che non sanno dove annidarsi. Per questo i pesticidi non vengono utilizzati. La temperatura, l’umidità, la CO2 sono anch’esse controllate dal sistema che le mantiene ai livelli ottimali.

La tecnologia

Praticamente tutti i fattori che incidono sulla crescita delle piante sono registrati, monitorati e controllati. Ci mancava però ancora qualcosa: bisognava avere l’esperienza dell’agricoltore. La tecnologia anche in questo caso ci ha dato una mano. Abbiamo installato diverse telecamere e abbiamo scattato, a distanza di qualche minuto una dall’altra durante numerosi cicli di coltivazione, migliaia di fotografie. Il confronto fra queste, basato sul colore, sulla forma, sulla grandezza della pianta e delle sue foglie, ci ha permesso di trovare le ricette ideali per i diversi tipi di coltivazione. Il nostro agricoltore è adesso un computer sempre attento a mantenere le condizioni ideali di crescita e pronto a risolvere eventuali patologie delle piante. Il lato negativo del sistema è che richiede ovviamente tanta energia. Ma questo alla fine si è tramutato in un altro vantaggio: non essendoci la necessità della terra il tutto può venire costruito in città, magari in aree industriali dismesse. La coltivazione diventa a km 0 ed è di fatto meglio del biologico.

Agricoltura 4.0 e capannoni dismessi

Le distese di campi potrebbero essere riconvertite a bosco e ripopolate da animali che ormai difficilmente sapremmo riconoscere. Speriamo soltanto di riuscire a cambiare in tempo!

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Vintage skin – la materia reinventata

Vintage skin – la materia reinventata di Kiara Baldan è un articolo tratto dal Quaderno 12 che riproponiamo. Sia l’articolo che il Quaderno ci parlano di riciclo, lavoro e passione per le attività manuali. Kiara, che ho risentito recentemente, ha fatto definitivamente della sua passione il suo lavoro. Rispetto a pochi anni fa – in pratica pre-Covid – i suoi mercati di riferimento si stanno lentamente modificando. I mercatini sono molto legati, oltre che alle festività, ai flussi turistici. Dalla scorsa estate sta prendendo forma uno spostamento, correlato alla tipologia di turisti interessati agli oggetti artigianali, dalle località balneari a quelle di montagna. Visto l’interesse di Progetto Re-Cycle verso un turismo più sostenibile, tale cambiamento sarà di sicuro oggetto delle nostre attenzioni.

Ma torniamo al Quaderno.

Le tre storie – tra cui Vintage skin la materia reinventata – che lo compongono sono state scritte da persone che creano oggetti, anzi opere dell’ingegno, bellissime. Opere che dietro hanno una storia e persone altrettanto belle con una loro filosofia di vita e di lavoro. In due casi il “piano B” di vita e lavorativo è diventato il “piano A”, i mercatini sono divenuti un vero e proprio lavoro, in un’altra storia invece la vita professionale è diversa e i mercatini sono il luogo in cui far emergere la propria passione per una filosofia di vita che racchiude una grande sensibilità, anzi amore, per il proprio luogo di origine.

Il tratto comune, anzi, è meglio dire i tratti comuni che legano il Quaderno possono essere sintetizzati su tre aspetti:

1.            La ricerca di materiali particolari di riciclo. A esempio, Giuseppe ci racconta di lenzuola di canapa acquistate a Parigi, Claudia di bottoni della nonna, tessuti e pelli vintage, Kiara di pelle ed ecopelle che poi decorerà

2.            La grande competenza e manualità con cui lavorare i materiali per giungere alla creazione delle opere

3.            Sapere utilizzare le potenzialità della rete e dei social. Un occhio al passato, certo, ma con la dimestichezza degli strumenti moderni per comunicare in modo efficace e capillare

Per scaricare tutto il Quaderno 12 Artigiani di Strada cliccare qui

Introduzione a cura di Antonella Grana

Vintage SKIN – la materia reinventata

Disegno da sempre. Disegno perché non posso farne a meno.

Disegno perché disegnare per me è espressione della mia interiorità che vuole incontrare il mondo esterno creando un ponte sinergico con chi dal mio disegno accetta di lasciarsi coinvolgere avvolgere e toccare. È un viaggio iniziato più di 40 anni fa quando ancora bimba usavo i colori, tutti i colori, su qualsiasi superficie senza distinzione e limitazione alcuna perché disegnare era, ed è tuttora, dare espressione e voce ad ogni emozione ogni parola ogni gesto che iniziano dentro me… così negli anni in piena libertà sono arrivati i primi disegni  importanti, quelli che poi si incorniciano perché hanno un significato forte e particolare perché dentro hanno un pezzo d’anima che deve essere suggellata e non può passare inosservata… e poi le prime mostre i primi concorsi, le proposte, le selezioni, le immense soddisfazioni le collaborazioni.

Vintage SKIN - la materia reinventata

Poi le sfide personali, la necessità di sperimentare altre strade artistiche per entrare ancora più in profondità  ed evolversi per poter tirare fuori e dare il meglio di se stessi… il nuovo approdo alla scultura su legno su pietra e plasmare l’argilla hanno determinato un’apertura importante che non potevano mancare nel percorso.

Il materiale

La vita irrompe con le sue contingenze imponendo delle scelte – anche a livello lavorativo – ma non ha il potere di fermare quella necessità atavica di disegnare che è il motore di tutto e che riesce anzi a trasformare e trasformarsi dando vita a Vintage SKIN un progetto che raccoglie la parte artistica e la plasma in creatività e design. Otto anni fa l’intuizione di provare ad arricchire con il disegno una superficie diversa da quelle fino ad ora utilizzate: pelle ed ecopelle riciclate da vecchi divani e vecchie poltrone. Inizia una nuova impresa creativa, una sperimentazione avvincente, una ricerca continua ed appassionata che rappresenta a tutti gli effetti la possibilità di reinventarsi e creare un piano B lavorativo, che si evolve nel tempo in piano A, e che mi permette sempre e comunque di disegnare. A oggi il piano A – che ha anche una pagina FB – mi permette di esporre principalmente in Veneto, in particolare a Treviso, Jesolo e alcune località montane.

L’origine del nome

Vintage Skin, un nome che volutamente è nato come come fosse un gioco di parole che si incontrano e contengono un significato denso: Vintage per individuare la materia prima – la pelle ed ecopelle -che ha già avuto una vita e che ora rinasce e viene reinventata attraverso la mia pelle personale quindi la mia esperienza, la professionalità, il vissuto ovvero SKIN.

L’idea e lo studio iniziali riguardano la forgiatura della pelle in piccoli oggetti di uso comune quali portachiavi, porta documenti, agende, book notes per impreziosirli successivamente attraverso disegni effettuati con inchiostri indelebili e poi fissati impiegando speciali vernici protettive. Vintage SKIN incontra il favore del pubblico che sceglie le creazioni proposte iniziando fin da principio a richiedere articoli sempre più personalizzati e diversi dando vita così all’idea di creare nuovi articoli: borse, zaini, portafogli, pochette di manifattura artigianale fornite al grezzo e poi disegnate sempre rigorosamente a mano con la tecnica ormai tipica e caratteristica di Vintage Skin.

La filosofia di Vintage SKIN punta principalmente sull’unicità di ogni creazione sotto l’aspetto sia formale che artistico perché ogni singolo pezzo è disegnato interamente a mano risultando quindi non ripetibile. La scelta dei soggetti è principalmente legata alla mia passione per l’oriente di cui ne rappresento elementi floreali ed ornamentali attraverso la scelta di colori specifici ben studiati. Vintage SKIN segue le stagioni e si reinventa continuamente proponendo sempre nuovi mood e nuove idee da offrire al pubblico che diventa parte importante di questo processo creativo ricco di energia e positività.

Vintage SKIN - la materia reinventata

Il fil rouge sono io o meglio le mie mani di natura ambidestra che disegnano e amano creare in accordo con il cuore, l’anima, la ragione, la passione e tutta la Bellezza che sempre ci salverà!

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Il vecchio e/è l’albero

Il vecchio e/è l’albero di Giorgio Tremel, tratto dal Q9 “L’uomo di plastica” (2018)

Allora mi son detto, influenzato anche dalla progressione dei miei anni, perché non utilizzia­mo il paradigma dell’albero per parlare del cervello dei vecchi, quindi della loro essenza, della loro vera ricchezza. L’esperienza, il vissuto, i traumi, le amputazioni, i tentativi e gli errori, il rinnovarsi di alcune parti ed il morire di altre.

Se dovessimo dire in due parole il focus di questo Quaderno – e di questo articolo – diremmo certamente Alberi e Plastica tratteggiati ora come racconto, ora come poesia, ora come fatti di cronaca, ora come racconto di fantascienza. Gli Alberi e la Plastica diventano per gli autori il veicolo per parlare a tutto tondo di cultura e rilettura dei territori, di emergenze ambientali e di possibili correttivi, di uomo essere senziente ma anche di plastica, un non-uomo, essere inconsapevole che non vede o non vuole vedere.

Il vecchio e/è l’albero

Mi tormentava un pensiero: come mai gli alberi invecchiando diventano sempre più belli e maestosi e noi umani invece sempre più goffi e brutti?
Finché un giorno, percorrendo un viale alberato appena fuori dal paese, una quercia di dimensioni considerevoli mi offrì una nuova prospettiva.
Aveva un impalcato di rami ed una corteccia segnati dal tempo e questi segni le conferivano un senso di “autorevolezza” evocando in me un sentimento di rispetto, di curiosità ed ammirazione verso questo essere vivente che con l’invecchiamento accresceva il suo fascino.

Il vecchio e/è l’albero

Possibile che gli umani seguano una parabola estetica del tutto opposta, mi chiedevo.
Entrambi nascono, vivono e muoiono ma mentre il corpo degli umani, subendo la corrosione del tempo esprime una bellezza che ha la durata di un fiore, per gli alberi è diverso.

Il loro tronco solcato da profonde rughe e i loro rami diventano sempre più uno spettacolo naturale, bello da vedere, da contemplare, da abbracciare.
Mi venivano in mente anche altre specie di alberi che mi avevano provocato stupore ed ammirazione: castagni dai tronchi scavati, cipressi affusolati, magnolie dai rami contorti, cedri del Libano patrimonio dell’umanità, pini cembro dalle radici abbracciate alla roccia come
delle piovre…
Li confrontavo con i nostri grandi vecchi, pieni di saggezza, dagli occhi intelligenti e velati, ricoperti dai tessuti degli abiti a mascherare la decadenza del corpo.
È un’ingiustizia della natura.
Eppure tra un vecchio albero ed un vecchio uomo deve esserci qualche analogia riequilibratrice da rendere pari merito a due esseri pieni di storia, di vissuto.

Il mio pensiero non correva sul difficile sentiero delle conoscenze scientifiche, ma in parte utilizzava delle immagini di strutture viventi: la chioma degli alberi e la corteccia del tronco, il loro intreccio, ordinato a modo suo, ed il cervello umano con i neuroni collegati da un intreccio nervoso, anche lui ordinato a modo suo.

Soltanto che negli alberi l’intreccio è esplicito, visibile, mentre il labirinto cerebrale degli esseri umani è soltanto intuibile attraverso la luce che emanano i loro occhi e l’ascolto della loro parola.

Allora ho pensato che queste due bellezze antiche, i rami dei vecchi alberi
e le circonvoluzioni cerebrali dei vecchi uomini, siano complementari,
simmetrici: i primi estroflessi verso l’esterno a mostrare la loro esperienza
di vita, i secondi raccolti nelle oscurità della scatola cranica che li cela al mondo.
Lo so, è un paragone che non ha alcun valore scientifico. Per me ha un
valore estetico, quindi apparentemente effimero e superficiale.
Ma quante volte capita di iniziare un dialogo o una riflessione partendo
da un spunto apparentemente banale.

Magari non crediamo alle descrizioni zodiacali della nostra personalità, ma le utilizziamo per parlare di noi agli altri e per scoprire gli altri attraverso l’apertura di un primo diaframma comunicativo. Come parlare del tempo.
Allora mi son detto, influenzato anche dalla progressione dei miei anni, perché non utilizziamo il paradigma dell’albero per parlare del cervello dei vecchi, quindi della loro essenza della loro vera ricchezza.
L’esperienza, il vissuto, i traumi, le amputazioni, i tentativi e gli errori, il rinnovarsi di alcune parti ed il morire di altre.
Forse viviamo un momento storico in cui può valer la pena usare tutti i mezzi, tutte le parole, per comunicare ai giovani “rottamatori”, “innovatori”, “oggettivamente inesperti” il valore dell’esperienza. Se oggi possiamo godere il piacere di gustare un risotto con i funghi e di digerirlo
senza danni ci sarà pure un motivo, no?

Proverò ad utilizzare questa relazione estetica albero/cervello per alimentare alcuni paragoni.

L’albero potato e/o decorato è come un cervello condizionato, non più libero di esprimere la sua personalità.

Gli abeti solitari piantati in pianura con la cima potata perché da fastidio, fa ombra. I giardini con gli alberi modificati dalla creatività del giardiniere che li fa assumere forme innaturali per lo stupore e ammirazione della gente che passa, che vede il giardiniere “mani di forbice” non l’albero. Gli alberi allineati in lunghi filari sui bordi delle strade, i rimboschimenti geometrici e gli alberi costretti a farci compagnia sulle pareti dei nuovi edifici ecologici…

Questo modo di modificare la natura (ma essa sviluppa, nel frattempo, la sua inesorabile vendetta) incide sulla struttura del nostro cervello, sulle sue ramificazioni nascoste che subiscono la stessa intrusione dei rami degli alberi: allineati come soldati o greggi, castrati nello spirito come gli abeti, trasformati dall’abbigliamento di moda e dalla chirurgia plastica come gli alberi dei giardini. L’albero antico che rinnova ogni anno le gemme ed i fiori è come il cervello di un vecchio che utilizza cose note, le rielabora attraverso l’esperienza e le reinventa di nuovo.

Il vecchio e/è l’albero

L’albero spazzato dal vento che reagisce secondo l’intensità con cui viene colpito ricorda un cervello che si libera di vecchi pensieri (le foglie secche) che inventa una musica che alimenta lo spirito creativo quando la sollecitazione è leggera e con l’aumentare dell’intensità prova un turbamento psichico che piega la volontà ma forse non la spezza e lo fa rinascere più forte e consapevole. E, infine, un’intensità violenta che produce uno sradicamento (la fuga dalla guerra, dalle catastrofi climatiche e dalla fame), la perdita di identità e la morte (fisica o morale).

Gli uccelli che si posano sui rami e li scelgono per nidificare sono la rappresentazione dell’accoglienza, le chiome degli alberi sono pazienti ed accoglienti. Anche il cervello (non lo stomaco) può essere accogliente e paziente verso il diverso da sé.

Ho scoperto recentemente in un viaggio a Londra che i platani secolari sono diventati velenosi. Hanno assorbito tutti i miasmi della rivoluzione industriale. Forse il progresso incontrollato e selvaggio del capitalismo ha prodotto danni avvelenando anche il nostro cervello? I platani di Londra tuttavia hanno trovato il modo di adattarsi e sopravvivere a lungo e hanno trovato il modo di eliminare le scorie avvelenate accumulate nella corteccia. Speriamo che anche il nostro cervello (quello collettivo) possa trovare il modo per decontaminarsi.

La demenza senile, che cancella i ricordi e annulla il presente, assomiglia a quegli alberi che progressivamente muoiono con i rami che rinsecchiscono e le ultime foglie che fuggono dai rami ancora vivi. Meglio tagliarli o lasciare il compito alla natura? O forse trovare il modo di rendere la loro sofferenza più lieve, prolungando la loro esistenza in modo dignitoso.

Nei boschi, le città degli alberi, alcuni alberi muoiono e si trasformano in concime che alimenta le piante più giovani. Ma i nostri cervelli morti forniscono uno strumento (humus) alle nuove generazioni, che, alimentate da una giusta volontà di cambiamento, dimenticano a volte la Storia?

Quel giorno volevo abbracciare la quercia che mi aveva ispirato, l’ho fatto con il pensiero, non possiamo che volerci bene…siamo complementari.

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Casale sul Sile e Quarto d’Altino

VI PRESENTIAMO IL  NOSTRO TERRITORIO: CASALE SUL SILE E QUARTO D’ALTINO di Martina Ancona, Miriam Arculeo, Sebastiano Cecchini, Marta Costantini, Domenico Scribano, Melissa Serafin, Mariasole Trabucco – Classe terza A, indirizzo “Turismo” ITT MAZZOTTI TREVISO per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Casale sul Sile

Casale sul Sile si sviluppa lungo il corso del Sile e si estende tra Lughignano e Quarto d’Altino per una superficie di circa 27 kmq per un totale di circa 13000 abitanti. Comprende le frazioni di Lughignano e Conscio. Confina con i comuni di Casier, Mogliano Veneto, Preganziol, Quarto d’Altino, Roncade, Silea.

Storia

Casale sul Sile è un comune italiano situato nella provincia di Treviso, nella regione del Veneto. La sua storia risale all’epoca romana, quando la zona era attraversata dalla via Annia, una strada romana che collegava Adria a Aquileia. Il nome “Casale” deriva dal latino “casalis”, che indicava un insediamento rurale. Durante il Medioevo, Casale sul Sile divenne un importante centro agricolo e commerciale, grazie alla sua posizione strategica lungo il fiume Sile che consentiva il trasporto di merci e il commercio con le città vicine. Nel XII secolo, il feudo di Casale passò sotto il controllo dei vescovi di Treviso che vi costruirono una rocca difensiva per proteggere il territorio. Nel corso dei secoli successivi, Casale sul Sile conobbe periodi di prosperità alternati a momenti di crisi, legati alle vicende politiche e militari del territorio veneto. Nel XIX secolo, con l’arrivo della ferrovia, il paese conobbe un nuovo sviluppo economico e sociale. Oggi, Casale sul Sile è conosciuto per la sua bellezza naturale, con il Parco Naturale del Sile che offre opportunità per escursioni e attività all’aria aperta. La presenza di ville storiche e monumenti testimoniano la sua ricca storia e il suo patrimonio culturale

Stemma

Lo stemma di Casale sul Sile è composto da uno scudo con all’interno il campanile rosso su uno sfondo giallo, che rappresenta la fortezza medievale del paese. Nella parte alta, è presente una corona di color argento, mentre in quella bassa due rami di alloro. Questo stemma riflette la storia e le caratteristiche della città di Casale sul Sile.

Risorse naturali

Casale sul Sile è ricco di risorse naturali, grazie alla sua posizione vicino al fiume Sile e al Parco Naturale del Sile. Le risorse naturali più significative del luogo sono:

 1. Fiume Sile: Il fiume Sile è uno dei principali corsi d’acqua della regione Veneto. Attraversando Casale sul Sile, offre opportunità per attività come escursioni in kayak, canoa e birdwatching lungo le sue rive.

2. Parco Naturale del Sile: Questo parco naturale è uno dei più grandi d’Europa e offre una grande varietà di ecosistemi, tra cui boschi, prati, paludi e canali. È ideale per escursioni a piedi, in bicicletta o in barca, consentendo ai visitatori di immergersi nella natura e osservare la flora e la fauna locali.

3. Boschi e Riserve Naturali: nei dintorni di Casale sul Sile ci sono diversi boschi e riserve naturali che offrono ulteriori opportunità per escursioni e passeggiate nella natura. Questi habitat naturali sono importanti per la conservazione della biodiversità locale.

4. Aree Verdi Urbane: all’interno del paese, ci sono anche numerose aree verdi come parchi e giardini pubblici che offrono spazi aperti per rilassarsi, fare picnic e praticare attività all’aria aperta. Queste risorse naturali rendono Casale sul Sile un luogo ideale per gli amanti della natura e per coloro che desiderano godersi paesaggi suggestivi e attività all’aria aperta.

La Ciclovia del Sile

La ciclovia del Sile parte dalle risorgive e arriva a Treviso e da Treviso termina  a Jesolo. La ciclovia segue il fiume Sile attraverso paesaggi naturali. Lungo il percorso, i ciclisti possono godere di vedute sulle rive del fiume, tra boschi, prati e aree naturali protette. Passato il borgo di Casale sul Sile, il paesaggio si apre e la folta vegetazione lascia il posto ad ampi spazi naturali. A Portegrandi si inizia a sentire l’odore del mare, e infatti qui la ciclabile attraversa la Conca, lo storico ingresso della Laguna. La ciclovia è ben progettata e alla portata sia di famiglie che di persone più esperte. Lungo la ciclovia del Sile ci sono diversi immobili, come antichi mulini ad acqua, ville storiche e piccoli borghi ed è consigliata anche per altre attività come passeggiate, jogging ecc…

La ciclovia del Sile è dentro una rete più diffusa di percorsi che comprendono tutta la regione del Veneto. Questo consente, a ciclisti e non, di scoprire diverse nuove aree lungo il fiume Sile.

Servizi Ricettivi e Ristorativi

Ecco alcuni servizi ricettivi e ristoranti a Casale sul Sile e dintorni:

· Agriturismo La Barena: immerso nella natura, questo agriturismo offre camere confortevoli e cucina casalinga con ingredienti locali.

· Trattoria Al Sile: una trattoria accogliente che serve piatti della cucina regionale veneta e vini locali.

· Locanda Al Borgo: un’accogliente locanda con camere eleganti e un ristorante raffinato che propone piatti della cucina italiana e veneta.

· Al porticciolo 5: uno dei ristoranti di pesce più gettonati della zona, situato in una posizione suggestiva in riva al Sile

Servizi di Intrattenimento

A Casale sul Sile si possono trovare diversi servizi di intrattenimento per trascorrere il tempo libero:

· Parco Fluviale del Sile passeggiata rilassante lungo il fiume Sile, immerso nella natura. Il parco offre sentieri panoramici, aree picnic e possibilità di fare escursioni in bicicletta.

· Centro Culturale Villa Bembo Caliari: Questa villa storica ospita, oltre alla biblioteca comunale, eventi culturali, mostre d’arte, presentazione di libri, laboratori didattici.

· Attività sportive: varie attività sportive come canoa, kayak, pesca e ciclismo lungo le piste ciclabili della zona.

· Visita ai borghi circostanti: la posizione strategica di Casale sul Sile permette di  visitare i borghi medievali circostanti, come Treviso, Conegliano e Asolo, ricchi di storia, arte e cultura.

· Ristoranti e bar: nei ristoranti e bar del centro città, si possono gustare piatti tradizionali veneti e sorseggiare un buon bicchiere di vino della regione. 

Cucina

La cucina e l’enogastronomia tipica di Casale sul Sile, riflettono le tradizioni culinarie venete con influenze locali. Si possono trovare piatti a base di pesce fresco del fiume Sile, come risotti con anguille o sarde, oltre a piatti di carne come il coniglio in umido o la polenta con sugo di selvaggina. Per quanto riguarda i vini, la zona è rinomata per il Prosecco e altri vini bianchi e rossi della regione Veneto

Eventi

A Casale sul Sile possono essere organizzati diversi eventi durante l’anno. Ecco alcuni esempi di eventi che potrebbero svolgersi nella zona:

· Festival della Musica: vengono organizzati concerti all’aperto o spettacoli musicali presso il Parco delle Grandi Pioppe. Il festival più famoso si chiama Restival (Restera + Festival)

· Mercatini: si tratta di mercatini di prodotti locali, artigianato e gastronomia lungo le vie del centro.

· Feste tradizionali: feste patronali o eventi legati alle tradizioni locali, come sagre di cibo tipico o celebrazioni religiose. Le sagre più importanti sono “l’Ottava di Pasqua” e “La sagra dei peri” in zona Conscio

· Eventi sportivi: tornei di calcio, gare di canoa o altri eventi sportivi nella zona del Parco Fluviale del Sile.

Quarto d’Altino

Quarto d’Altino si sviluppa lungo il corso del Sile e si estende verso la laguna di Venezia per una superficie di circa 28 kmq, conta circa 8000 abitanti. Comprende tre frazioni e altrettante località: Portegrandi, Altino, Le Crete, San Michele Vecchio, Trepalade e Le Trezze, ognuna con la sua storia e le proprie caratteristiche. Confina con i Comuni di Venezia, Marcon, Musile di Piave, Roncade e Casale sul Sile.

Casale sul Sile e Quarto d'Altino

Storia

Nel 1400 circa nacque un villaggio di agricoltori nell’area marginale della Laguna, in prossimità del sito altinate. Venne chiamato San Michele del Quarto, dalla chiesa che era stata edificata lì vicino, e dalla distanza in miglia romane dall’antica città di Altinum, da cui prende il nome (4 miglia romane, cioè circa 6 km). Con la caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, vennero istituiti i Comuni di San Michele del Quarto e Trepalade.

Nel 1852 iniziarono i lavori, poi interrotti, per la costruzione della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo. I lavori terminarono nel 1905. Il campanile fu costruito solo successivamente e fu inaugurato nel 1956. Solo dopo le guerre mondiali, nel 1946, il paese cambiò nome in “Quarto d’Altino”. Il paese non ha vissuto azioni militari particolarmente determinanti, ma le vicende della guerra hanno dato una testimonianza di impegno morale e civile, ricordata nelle lapidi erette alla memoria dei caduti.    

Stemma

Lo stemma del Comune di Quarto d’Altino presenta alcuni tratti che rappresentano l’identità storica ed esistenziale della città. E’ suddiviso diagonalmente in due parti da una strada acciottolata al naturale, probabilmente la via Annia. Nella prima parte, su sfondo rosso, campeggia un pastorale d’argento. Nella seconda parte, su sfondo azzurro, un fabbricato che presenta una ciminiera fumante. Al centro dello stemma c’è un’iscrizione in argento che riporta il nome del paese: Comune di Quarto d’Altino.             

Risorse naturali

Le principali risorse naturali di Quarto d’Altino sono l’Oasi Naturale di Trepalade, il Bosco delle Crete, la ciclovia “Il Girasile” che collega Treviso a Jesolo Lido lungo l’alzaia del fiume Sile, la Conca di Portegrandi.

Conca di Portegrandi: La conca di Portegrandi è una vera e propria porta della laguna di Venezia. In essa vi transitano i traffici fluviali incanalati lungo il Sile: l’iscrizione del 1723, fissata su un muro della piazzetta, riporta l’entità dei pedaggi che dovevano essere pagati dalle imbarcazioni in transito. Il canale Siloncello permette di raggiungere Altino, antica città romana, dove si trovano il Museo Nazionale Archeologico e le aree di scavo con i resti dei lastricati delle strade e dei mosaici appartenenti alle domus signorili. Superata Portegrandi, le anse del fiume Sile solcano un territorio ricco di meraviglie architettoniche, culturali e naturalistiche: mulini e ville venete, castelli e zone paludose.

Il 29 agosto di solito si apre al pubblico la Conca di Portegrandi con il tanto atteso evento “Live in Conca” dove si mangia, si beve e si assiste a vari concerti dal vivo.

Casale sul Sile e Quarto d'Altino

  

Risorse Culturali

A Quarto d’Altino si possono visitare:

· Museo e area archeologica di Altino: il museo ospita reperti archeologici che risalgono all’epoca romana, quando Altino era una fiorente città portuale. Si possono ammirare oggetti antichi, come monete, ceramiche e manufatti, che raccontano la vita quotidiana degli abitanti di Altino oltre duemila anni fa. La zona archeologica circostante offre l’opportunità di esplorare gli antichi resti della città romana, tra cui mura, fondamenta di edifici e strade. È come fare un viaggio nel passato, camminando sulle stesse strade che i Romani percorrevano un tempo.

· Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo: caratterizzata da una semplice ma imponente architettura in stile neoclassico, la chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo. All’interno, si possono ammirare affreschi e opere d’arte sacra, mentre l’atmosfera tranquilla e spirituale rende la visita un’esperienza suggestiva per i visitatori. Alla sommità del campanile svetta la statua del patrono, San Michele.

   

Servizi Ricettivi e Ristorativi

Quarto d’Altino vanta un ottimo ristorante di piatti tipici territoriali: Odino. Nato verso l’inizio del’900, ospita anche eventi di vario genere. Il ristorante è annesso alla omonima struttura ricettiva presente.

Cucina ed Enogastronomia

La cucina e l’enogastronomia di Quarto d’Altino sono ricche e variegate, offrendo deliziosi piatti tradizionali e prelibatezze locali. Ecco alcuni elementi caratteristici:

· Risotto al nero di seppia: Un piatto tipico della zona, preparato con riso e nero di seppia, che conferisce al piatto il suo caratteristico colore scuro e un sapore unico.

· Sarde in saor: Sarde marinate in una salsa dolce e agrodolce a base di cipolle, uvetta e pinoli. È un antipasto tradizionale della cucina veneziana, spesso servito come cicchetto.

· Polenta e baccalà mantecato: La polenta è un alimento tipico nella cucina veneta e viene spesso accompagnata da baccalà mantecato, ovvero baccalà stufato e poi amalgamato con olio d’oliva fino a ottenere una consistenza cremosa.

Casale sul Sile e Quarto d'Altino

    

Servizi di intrattenimento

Quarto d’Altino offre una varietà di servizi di intrattenimento per i residenti e i visitatori, ad esempio:

· Biblioteca: la biblioteca locale offre una vasta selezione di libri, riviste, DVD e altri materiali, oltre a    organizzare eventi culturali, letture e laboratori per tutte le età.

· Centro culturale: ospita spettacoli teatrali, concerti, mostre d’arte, conferenze e altre manifestazioni culturali.

· Parchi e aree ricreative: Quarto d’Altino offre parchi pubblici, aree picnic, campi sportivi e percorsi naturalistici per attività all’aperto e momenti di svago.

· Eventi locali: durante tutto l’anno, vengono organizzati eventi locali come festival, sagre, mercatini, concerti all’aperto e manifestazioni culturali che offrono opportunità di divertimento e socializzazione.

· Sport e attività ricreative: molte e varie sono le strutture sportive come campi da tennis, piscine, palestre e centri sportivi che offrono una varietà di attività ricreative per tutte le età.

         

L’articolo è stato presentato anche durante l’evento TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio 

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Il territorio dell’Alto Sile

VI PRESENTO IL TERRITORIO DELL’ALTO SILE di Martina Corrent, Nicole Didonè, Miriam Lamon, Aurora Manera, Alberto Pilo – Classe terza A, indirizzo “Turismo” ITT MAZZOTTI TREVISO per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Questo approfondimento, riguardante la zona dell’alto Sile della pianura Padano Veneta, ha come scopo la promozione del territorio e delle sue numerose, ma ancora poco conosciute, risorse naturali e culturali oltre ai suoi servizi ristorativi e ricettivi.

Con questa breve presentazione vogliamo far conoscere ai lettori le tradizioni, la storia, la cultura, gli eventi, la cucina e le attività da svolgere nei luoghi che ci hanno visto crescere e che noi abbiamo visto crescere in ambito turistico e culturale.

Le località da noi approfondite sono state scelte per il legame che abbiamo con esse e con la speranza che possano essere valorizzate nel migliore dei modi.

Sempre più numerose forme di turismo si stanno sviluppando in epoca moderna e altrettante, come il turismo fluviale che proporremo, stanno aumentando la loro popolarità.

A nostro favore è la recente legge regionale sul turismo fluviale del 13 marzo 2024 che propone varie disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione del turismo fluviale e il sostegno delle comunità rivierasche.

Questo provvedimento si propone di sviluppare un turismo fluviale che si basi sulla stretta interrelazione tra fiume e territori circostanti, integrando varie componenti come il patrimonio, il paesaggio e il tempo libero.

Territorio, Storia ed Eventi

Il territorio dell’alto Sile è segnato da curiose origini storiche, avvenimenti passati e tradizioni che si ricordano tutt’oggi.

Nella parte più settentrionale della zona considerata, incontriamo Cavasagra, una piccola frazione di Vedelago, che nasconde una storia importante.

Fino agli inizi del Novecento il suo territorio era occupato da palude e vari ritrovamenti archeologici quali strumenti in selce, frecce e reperti di civiltà esistenti fanno pensare ad un insediamento palafitticolo, lungo le vicine sorgenti del Sile, risalente al neolitico.

Gli eventi più celebri del paese sono la sagra paesana dedicata alla Madonna del Rosario, a novembre. Di interesse era la tradizionale festa dei Pomi ingranài (Melograni) la prima domenica di ottobre, appuntamento oggi dimenticato.  Dagli anni settanta si svolge invece nella borgata di Carpenedo la “Festa della Birra”. A Cavasagra, presso le Barchesse di villa Corner, risiede l’associazione culturale Veneto Jazz, promotrice di rassegne jazzistiche in tutto il Veneto.

Territorio dell'Alto Sile

Spostandosi poco più a sud si incontra la terra dell’asparago I.G.P, Badoere, abitato sviluppatosi in tempi recenti intorno alla tenuta del Badoer nella quale si svolgeva già da tempo un importante mercato settimanale che si continua a svolgere la prima domenica del mese: il mercatino dei Trovarobe.

Il paese oggi è conosciuto, oltre che per il mercatino settimanale, per la “mostra dell’asparago di Badoere IGP”, quest’anno giunta alla 57^ edizione, che si svolge tra fine aprile e inizio maggio. Celebra il processo di coltivazione di questo ortaggio e le tipiche ricette tradizionali con esso realizzate, da provare negli stand gastronomici presenti in paese.

Territorio dell'Alto Sile

Altrettanto conosciuti sono i mercatini dell’artigianato e della creatività nella celebre rotonda, e quelli di Natale.

Meritevole di presentazione è sicuramente la località di Trebaseleghe, abitata fin dal periodo romano grazie all’abbondanza di risorse idriche presenti, ma citata per la prima volta solo nel 1152 in una bolla papale che la confermava tra i domini del vescovo di Treviso.

La posizione strategica la portò ad essere coinvolta nelle varie guerre che insanguinarono il Trevigiano sino all’arrivo della Serenissima.

Il paese è rinomato per la “Fiera dei mussi” celebrata annualmente dal 7 settembre 1185, manifestazione nata per scopi commerciali e religiosi, collegati alla festa patronale dell’8 settembre; un altro pensiero è che possa essere legata al passaggio di S. Ambrogio che si recò a Milano, per il concilio di Aquileia del 381, percorrendo un’antica via per evitare le strade romane in disfacimento.

Del territorio dell’alto Sile fanno, inoltre, parte i territori di Scorzè, parte dell’antico regno dei Longobardi e in seguito del Sacro Romano Impero, al confine tra Padova e Treviso.

Il paese è oggi conosciuto per la sagra di San Benedetto Abate, da cui prende il nome la famosa azienda di acqua minerale che ha sede proprio in questa località, per la festa dello sport e per il “rally città di Scorzè”, corsa automobilistica.

Altra località, meno conosciuta, è Santa Cristina di Quinto di Treviso, unica frazione del comune di Quinto di Treviso, che ospita la riserva naturalistica “Oasi di Cervara”, la sagra paesana di Santa Cristina in luglio e la recente festa dello sport.

Risorse Culturali e Naturali

Il territorio Trevigiano dell’alto Sile è ricco di risorse naturali e culturali da conoscere: ne citiamo alcune.

A Santa Cristina di Quinto di Treviso è presente l’Oasi Naturalistica del Mulino Cervara, una riserva naturale, in un terreno paludoso del fiume Sile, che ospita animali allo stato selvatico, osservabili dai visitatori che desiderano un contatto con la natura.

Il mulino che si trova all’interno dell’oasi fu avviato nel 1325, in seguito distrutto e poi adibito a magazzino e stalla , ed è oggi visitabile grazie a sponsor privati .

La Treviso Ostiglia, un’ex ferrovia realizzata tra 1921 e 1941 lunga 116 km, collegava la città di Ostiglia (in provincia di Mantova) a Treviso.

L’infrastruttura, danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, è oggi una pista ciclabile di circa 70 km, che collega Treviso a Montegalda (Vicenza), passando per borghi, oasi naturalistiche e servizi dedicati al cicloturista. E’ tra le maggiori arterie del cicloturismo Veneto e consente la diramazione verso altre importanti piste venete.      

Risorse culturali di altrettanta importanza sono l’antica piazza di Badoere, barchessa della villa dei Badoer distrutta nel 1920 dai contadini delle Leghe Bianche, che ospita, oggi come in passato, il mercatino e Villa Corner della Regina a Vedelago. La struttura, di impronta palladiana circondata da un giardino ricco di statue, fu sede del comando dell’ottava armata italiana durante la Prima guerra mondiale.

Non lontano si trovano le sorgenti del Sile, in cui da pochi anni è stato istituito il parco regionale del Sile per proteggere e valorizzare i 96 km di corso d’acqua; la zona, occupata da paludi, è visitabile tutto l’anno.

Nonostante la poca segnaletica si può giungere ai “Fontanassi”, cioè l’area della pianura veneta dove l’acqua fuoriesce spontaneamente dal terreno in polle.

Territorio dell'Alto Sile

Tradizioni e Curiosità

La tradizione culinaria dell’alto Sile evidenzia la coltivazione dell’Asparago di Badoere, promosso dalla “mostra provinciale dell’Asparago” fin dal 1968.  La sua coltivazione è radicata nella cultura locale, con tecniche tramandate di generazione in generazione a cui si aggiungono processi produttivi che hanno contribuito alla fama dell’asparago di Badoere.                                                                                                      

Questi ortaggi, apprezzati per il loro sapore e fragranza, sono protagonisti di varie ricette: lessati, grigliati e aggiunti a risotti o panini.                                                           

Tradizioni, curiosità e leggende riguardano il “mercatino trova robe” di Badoere, ogni prima domenica del mese accoglie 120 espositori che offrono oggetti d’antiquariato, cornici, quadri, mobili, strumenti da lavoro di epoche passate.

Una curiosità storica che segna il territorio è la “rivolta di Cavasagra” nel 1907, data in cui villa Persico, (ora Frova), al suono di una campana, venne assalita da contadini infuriati per l’aumento del canone di locazione. Distrussero le statue del giardino, devastarono le serre e incendiarono la scuderia e il fienile; i sospetti indicavano i socialisti di Castelfranco Veneto come colpevoli ma l’ipotesi risultò infondata. I colpevoli dell’accaduto sono tuttora anonimi.  

Servizi Ricettivi e Ristorativi

Le strutture ricettive e ristorative più accoglienti e suggestive dell’alto Sile sono situate nelle zone di Badoere, Trebaseleghe e Quinto di Treviso; proponiamo con questo approfondimento la nostra personale classifica dei tre servizi di accoglienza e tre migliori posti in cui mangiare.

· Hotel Antico Mulino, Scorzè. Offre un immersivo soggiorno in una residenza d’epoca a tre stelle, oltre ai classici servizi di buffet, parcheggio gratuito, wifi. Permette uno stretto contatto con natura circostante, cucina e cultura locale nell’adiacente Ristorante.

· Relais la Rotonda b&b, Badoere. Affittacamere a 100 m dalla nota barchessa, offre ospitalità e accoglienza oltre alla possibilità di raggiungere facilmente le zone da noi approfondite.

· Ca’ del Sile b&b, Morgano. Affittacamere a 100 m dalla nota barchessa, offre ospitalità e accoglienza oltre alla possibilità di raggiungere facilmente le zone da noi approfondite.

· Ristorante Cantina Mediterraneo, Badoere. Locale in centro paese che offre calore, accoglienza e prodotti tipici locali e contadini.

· Baracca Storica Hostaria, Trebaseleghe. Propone piatti veneti in un locale raffinato e adatto ad ogni occasione.

· Agriturismo Al Sile, Quinto di Treviso. Atmosfera familiare accompagnata da piatti tradizionali e caserecci con vista sul fiume Sile.

Potete trovare Vi prestno il territorio dell’ Alto Sile  nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

L’articolo è stato presentato anche durante l’evento TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio 

                                                                

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Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili?

Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili?di Benedetta Strippoli (VB  ITSET A. Martini Castelfranco Veneto -TV -) per il Q18 TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio

Il turismo sostenibile è un tema sempre più rilevante per chi ama viaggiare e vuole contribuire alla tutela dell’ambiente e al benessere della comunità. Ma cosa significa esattamente “turismo sostenibile”? Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo (OMT), il turismo sostenibile è una forma di turismo che “protegge e migliora le opportunità future, soddisfacendo al contempo le esigenze dei viaggiatori e delle comunità ospitanti”. Le sue caratteristiche principali includono la protezione delle risorse ambientali per preservare l’ambiente naturale e culturale della destinazione turistica. In secondo luogo, il turismo responsabile consente alle comunità locali di beneficiare delle attività turistiche in termini di reddito e qualità della vita. Inoltre, il turismo sostenibile mira a fornire ai viaggiatori esperienze autentiche e significative.

Viaggiare è un’esperienza meravigliosa, ma con attenzione e consapevolezza. Gli italiani ne sono consapevoli durante il loro soggiorno, indipendentemente dalla destinazione, dal gruppo di riferimento o dallo scopo del soggiorno. Agli studenti, del campione intervistato, provenienti dalla Calabria e dal Veneto è stato chiesto di rispondere a questa domanda attraverso un questionario. Degli intervistati, oltre il 77% vive nel Nord Italia, quasi il 57% in paesi e il 19% in piccole città. Potete scaricare i risultati del questionario QUI

Il passo successivo è stato quello di verificare l’atteggiamento delle persone nei confronti dei visitatori del loro luogo di residenza.    

Quando partecipiamo a esperienze turistiche che dovrebbero esporci alla cultura e alle tradizioni locali, dobbiamo chiederci quanto sia autentica l’esperienza. Stiamo effettivamente contribuendo alla conservazione del patrimonio culturale o stiamo solo partecipando alla commercializzazione di tradizioni autentiche? Le ricerche dimostrano che i giovani preferiscono recarsi in zone conosciute durante i viaggi con la famiglia e soggiornare in strutture ricettive della zona. Secondo i dati raccolti, la struttura preferita è quella alberghiera, sia per i servizi offerti che per il comfort. Per le altre strutture sono emersi altri tipi di motivazioni, come l’indipendenza, il budget e lo scopo del viaggio.

Il sondaggio ha inoltre chiesto agli intervistati di immaginarsi come organizzatori di un viaggio, creando un pacchetto di viaggio per un piccolo gruppo di persone.

Tipi di itinerari proposti

L’itinerario che è risultato più comunemente suggerito, è quello di visitare una città storica e di soggiornare in un hotel che permetta di godere delle attrazioni locali pur mantenendo le proprie comodità.

Turismo e sostenibilità

Un fattore sconosciuto, prima del sondaggio, era il rapporto tra turismo e territorio o, meglio, l’importanza secondo i ragazzi delle relazioni che si possono instaurare tra viaggiatori e filiera locale oppure tra turista e residenti del luogo. Questi rapporti sono risultati fondamentali per far sì che il viaggio sia indimenticabile.

I giovani hanno rivelato che è importante valorizzare la cultura e le tradizioni locali, facendo conoscere ai turisti la storia del luogo, in modo che i turisti tornino arricchiti dal viaggio a livello culturale e non solo con dei souvenir. Come già accennato, le “relazioni” che i locali instaurano con i turisti, e viceversa, sono particolarmente rilevanti, lo si evince dalle risposte affermative rispetto alle seguenti affermazioni: “Il turismo aiuta lo sviluppo e la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali” e “Fondamentale è far conoscere ai turisti la storia e il folklore locale per farla apprezzare”.

Ogni luogo ha una storia unica, fatta di eventi, tradizioni e cambiamenti nel corso dei secoli, conoscere ciò ci aiuta a interpretare meglio le abitudini, le usanze e le relazioni sociali della popolazione locale. Conoscere la storia di una meta ci rende più consapevoli dell’importanza di preservare il patrimonio culturale, di conseguenza, ciò porta a essere turisti sostenibili e responsabili.

Turismo esperienziale

Nel tempo, il fronte si è ampliato e sono emerse nuove tipologie di turismo. Un esempio è il turismo esperienziale, una forma di viaggio che si concentra sulle esperienze personali, sull’interazione con le persone e sulla condivisione di momenti unici e memorabili.       

In questa prospettiva, la destinazione turistica diventa secondaria e l’individuo è il protagonista. Le attività espongono il viaggiatore alla storia, alla cultura, alla gente e alle tradizioni locali e hanno un forte impatto personale, sociale ed emotivo.

Questo tipo di turismo comprende la partecipazione a corsi di cucina locale e degustazioni di cibi tradizionali, escursioni in aree naturali, safari, ecc. La maggior parte dei giovani associa questo tipo di turismo al “vivere il territorio” e non al “fare nuove esperienze”.

Tornando al tema della sostenibilità, è stato chiesto ai viaggiatori “cosa li spinge a fare turismo sostenibile”. La maggior parte delle risposte riguarda il miglioramento dell’ambiente, infatti la parola chiave più utilizzata è “ambiente”. Anche “non so” e “non applicabile” rappresentano una percentuale significativa di risposte. Sebbene questa domanda si concentri sul “perché”, vogliamo anche capire alcune idee di base sulla sostenibilità. Come nel caso del turismo esperienziale, se non si comprendono appieno le diverse sfumature del turismo, si può creare confusione e non è possibile segmentare o indirizzare le offerte.

E ora la domanda che si è rivelata essere la più critica del sondaggio: “Cosa si considera un cittadino temporaneo?” La maggior parte delle risposte si è concentrata sulla variabile del tempo.

Tenendo in considerazione la variabile tempo, il cittadino temporaneo è stato considerato come “cittadini italiani o stranieri che, essendo dimoranti nel comune da non meno di quattro mesi, non si trovano ancora in condizione di stabilirvi la residenza per qualsiasi motivo.”  

Il passo successivo dell’indagine è stato quello di coinvolgere altre zone del Sud Italia e confrontare le diverse risposte. Anche in questo caso, la maggior parte dei ragazzi vive in paesi e non in piccole città.

Le prime differenze diventano evidenti quando si chiede ai ragazzi di scegliere l’alloggio. Questa volta non c’è una totale polarizzazione verso gli alberghi, ma c’è un pari numero di agriturismi e bed and breakfast, che vengono scelti per il relax e il contatto con la natura. Punti simili sono stati riscontrati nel confronto delle risposte alla domanda sul ruolo del turismo nello sviluppo e nella valorizzazione della cultura locale.

Turismo e sostenibilità

                                                                                                                     Le domande che prevedono risposte più aperte, come “Che cos’è il turismo esperienziale?”, “Che cos’è una forma temporanea di cittadinanza?” e “Che cosa motiva i viaggiatori al turismo sostenibile?”, hanno ricevuto risposte chiare che, nella maggior parte dei casi, comprendono le stesse risposte delle domande presentate in precedenza.

A questo punto sarebbe opportuno accertarsi autonomamente se si è un viaggiatore sostenibile ponendosi tre domande principali:

· a chi appartiene la struttura in cui si alloggia? Se appartiene a una multinazionale, è probabile che i suoi ricavi vengano portati altrove, mentre se appartiene a un imprenditore locale, è probabile che tragga vantaggio direttamente dall’ospitare i turisti sul proprio territorio.                                                                                                                                                                                

· dove consumare i pasti? Si mangerà in una catena di ristoranti internazionali o cibo autentico e tradizionale in un ristorante locale. 

· si è a conoscenza della cultura locale? Grazie a guide selezionate localmente, potrete entrare in contatto con la popolazione locale.

Potete trovare Turismo e sostenibilità: gli italiani sono viaggiatori sostenibili? nel Q18 Turismo 20.0 – Scuola, turismo, territorio edito da il prato publishing house

L’articolo è stato presentato anche durante l’evento TURISMO 20.0 Scuola, turismo, territorio 

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